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Il presidente di Caritas Italiana al clero cremonese: «Come si fa a iniziare alla fede senza la carità?»

La carità vissuta e testimoniata da comunità sempre più accoglienti, al passo con i tempi, fedeli al mandato del Vangelo. Nella mattinata di giovedì 6 ottobre, in un’ideale prosecuzione dell’assemblea diocesana degli operatori della carità e del servizio della sera precedente, il presidente di Caritas Italiana, l’arcivescovo di Gorizia Carlo Roberto Maria Redaelli, ha intrattenuto il clero diocesano, riunito in plenaria in Seminario, sul tema «Camminare insieme sulla via degli ultimi: il ruolo del prete nella comunità».

Il presidente di Caritas Italiana è stato accolto dal vescovo Antonio Napolioni, che ha introdotto l’incontro focalizzando l’attenzione sull’obiettivo, sul messaggio e sul metodo della nostra vita: «essere uniti nella carità». Perché tutto chiama a essere uniti e in questo «in prima linea»: il cammino che anche la Chiesa cremonese, in comunione con la Chiesa italiana, sta compiendo e che il vescovo ha richiamato con precisione lo evidenzia con chiarezza.

Ha quindi preso la parola monsignor Redaelli, articolando la propria coinvolgente riflessione a partire dalla necessità della riscoperta del ruolo generativo della comunità in ordine alla carità, non facendo mancare l’irrinunciabile riferimento alla Parola di Dio, che deve illuminare e sostenere sempre più il discernimento e la corretta lettura della realtà. Una Parola che diventi proposta anche catechistica ed esperienziale di carità. «Come si fa – ha suggerito – a iniziare alla fede senza la carità?».

Nelle parole del vescovo Redaelli sono risuonate le vie indicate da Papa Francesco alla Caritas Italiana: la via degli ultimi e la necessità di ripartire da loro, la via del Vangelo con l’impegno di assumere uno stile evangelico nel nostro operare e la via della creatività per sprigionare quella fantasia della carità che ci libera dalla tentazione di rimanere legati solo al passato.

Non sono poi mancate le raccomandazioni a una accorta e sensibile attenzione agli “ultimi” di oggi, alla necessità di recuperare le comunità all’accoglienza, al cammino sinodale, che postula una comunità dinamica e non statica, ai ministeri, alla preghiera per i poveri.

Dopo i lavori di gruppo, il vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale, don Gianpaolo Maccagni, ha sottolineato la necessità di «rifare con la carità il tessuto cristiano delle comunità ecclesiali». Quindi don Pierluigi Codazzi, direttore della Caritas diocesana, ne ha richiamato storia, identità, azione e prospettive in occasione del 50° anniversario di fondazione.

 

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