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Il Papa: siamo in emergenza, preghiamo insieme il Rosario

Papa Francesco fa sentire ancora una volta la sua vicinanza a quanti in Italia stanno soffrendo a causa dell’epidemia da Covid-19 perchè ammalati o familiari di persone contagiate o ancora perchè, come medici e infermieri, al lavoro per assistere chi sta male. Lo ha fatto nel suo saluto ai fedeli di lingua italiana all’udienza generale di questa mattina, facendo poi suo l’appello dei vescovi italiani “che in questa emergenza sanitaria hanno promosso un momento di preghiera per tutto il Paese”. “Ogni famiglia – ha esortato Francesco – ogni fedele, ogni comunità religiosa: tutti uniti spiritualmente domani alle ore 21 nella recita del Rosario, con i Misteri della luce”. Aggiungendo a braccio: “Io vi accompagnerò da qui”.   

Nel mondo l’iniziativa “24 ore per il Signore”

Papa Francesco ha anche ricordato l’iniziativa “24 ore per il Signore” promossa per i prossimi 20-21 marzo, “un appuntamento importante della Quaresima – ha affermato – per la preghiera e per accostarsi al sacramento della riconciliazione”.  In Italia e in altri Paesi non potrà essere vissuta nelle forme consuete, ma solo “con la preghiera personale”, lo si potrà fare però in molte altre parti del mondo. “Incoraggio i fedeli – ha proseguito dunque Francesco – ad accostarsi in maniera sincera alla misericordia di Dio nella confessione e a pregare specialmente per quanti sono nella prova a causa della pandemia”.

Il grazie della CEI a Francesco

Alle parole del Papa è seguito immediatamente un comunicato con cui la Conferenza episcopale italiana esprime la propria gratitudine a Francesco. Noi abbiamo sentito Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della CEI:

Ascolta l’intervista a Vincenzo Corrado

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2020/03/18/11/135529822_F135529822.mp3

«Innanzitutto da parte della Conferenza Episcopale Italiana c’è un sentimento di gratitudine per le parole di oggi di Papa Francesco. Sono parole che confortano in questo momento e che incoraggiano nell’iniziativa intrapresa. Crediamo e siamo convinti che la forza della preghiera possa unire le nostre case. In questo momento l’invito è a restare a casa, ma nelle case c’è una vitalità che sicuramente la preghiera riuscirà ancora di più a vivificare e le parole del Papa di questa mattina, il suo pensiero a 360 gradi, in modo particolare per gli ammalati, per tutte quelle persone che stanno soffrendo, ma anche per chi sta portando soccorso, sono di grande conforto. Sentiamo tantissimo la vicinanza del Santo Padre e la Chiesa italiana, i suoi vescovi e i fedeli tutti, non possono che ringraziarlo per questo gesto di attenzione e di condivisione».

La Chiesa italiana si è subito messa in moto, in particolare ha avviato una piattaforma digitale, una presenza insomma sul digitale, che ha questo titolo: “Chi ci separerà? Le iniziative della CEI per questo tempo di prova”.  Ecco, di che cosa si tratta e perché questa iniziativa?

«Abbiamo sentito emergere forte dal territorio una domanda di condivisione, una domanda che portava con sé anche una richiesta evidente, quella di sentirsi parte di una comunità grande, di una comunità che ci rende in questo momento Paese e Chiesa e abbiamo cercato di dare una risposta a questa domanda che possa andare oltre l’emergenza. “Chi ci separerà” ovviamente rimanda a un brano delle Sacre Scritture e non è semplicemente un interrogativo ma è anche una certezza. Sappiamo che la fede che ci unisce e ci rende figli e fratelli in questo momento è anche un’appartenenza a un amore più grande. Con questo amore noi riusciamo ad andare oltre l’emergenza e questo luogo, questo ambiente digitale, vuole essere una condivisione di buone prassi che sono in atto nelle diocesi italiane, ma vuole anche essere un’offerta di sussidi pastorali, di notizie, di tutto ciò che può costituire un’alternativa al grigiore che magari possiamo vivere perché sottoposti allo smarrimento. Allora è nato questo sito: chiciseparera.chiesacattolica.it, dove si possono trovare le notizie che riguardano la Chiesa italiana, tutto ciò che si sta mettendo in atto per sopperire alla prossimità non fisica e, quindi, c’è tutta questa creatività in atto nelle diocesi italiane che convoglia su questo portale e poi ci sono una serie di sussidi pastorali per poter vivere i momenti di catechesi, i momenti di fede nelle mura domestiche. Mi verrebbe da concludere che effettivamente la famiglia in questo caso è la nostra chiesa domestica e abbiamo una grande opportunità per sentirci uniti in una Chiesa più grande che è la nostra Chiesa».

E’ vero, c’è tanta creatività. Può farci qualche esempio di cose che appunto vengono fatte, proposte ecc…?

«Sì, per esempio abbiamo ad Asti un’iniziativa che parte da un tam tam sui social network che si rivolge soprattutto  ai più anziani, sono i ragazzi che si rendono disponibili per andare a fare la spesa alle persone più anziane e tutto questo è convogliato dalla diocesi. Mi viene in mente anche Cremona dove è stato creato un oratorio via web per portare l’oratorio nella casa dei ragazzi, mi viene in mente anche un’altra iniziativa passata attraverso l’Ufficio per il tempo libero e lo sport della Conferenza Episcopale Italiana che sono degli esercizi particolari per imparare ad educarsi a vivere il tempo nella maniera più opportuna e poi c’è una grande creatività da parte dei vescovi che stanno indirizzando veramente tante lettere ai propri sacerdoti per poter vivere con prossimità questo tempo e gli stessi vescovi si stanno mettendo in gioco con delle catechesi che stanno viaggiando on-line».

Sempre oggi il Papa ha parlato anche di un’altra iniziativa “24 ore per il Signore” un appuntamento importante durante la Quaresima per la preghiera e per la confessione. Una confessione che in questo momento non si può fare tradizionalmente. Cè qualche idea in proposito?

«Le chiese in Italia continuano comunque ad essere aperte quindi i sacerdoti sono a disposizione, ovviamente con le precauzioni che ci sono state fornite dalle autorità, per ritagliarsi quello spazio necessario per la confessione delle persone. Lì dove questo non è possibile,  la misericordia del Padre in questo momento si rende vicina a tutti e quindi anche quella preghiera che può essere svolta in maniera personale, nella difficoltà del momento presente, è sicuramente un balsamo di misericordia e di amore che ci viene donato».

Qual è la sfida, se si può usare questo termine, oggi per la Chiesa italiana?

«In questo momento il nostro invito e il nostro appello rimane sempre quello di far proprio quel senso di responsabilità che ci sta unendo e ci sta rendendo Paese. Più persone a più livelli stanno utilizzando questa espressione: “siamo in guerra, siamo in trincea”, noi diciamo che siamo uniti da un senso di responsabilità che è quella unità di intenti rappresentata dal Presidente della Repubblica. La Chiesa italiana ha fatto proprio e rilanciato l’invito a utilizzare al massimo livello la responsabilità: tutti siamo cittadini, tutti siamo parte di un Paese che in questo momento sta soffrendo, tutti siamo chiamati a fare nostro l’appello alla responsabilità personale che ha un risvolto pubblico perché tesa alla salvaguardia della salute di tutti, soprattutto dei più deboli, dei più indifesi».

Responsabilità e solidarietà o, in altri termini, carità… 

«La carità è la massima espressione dell’amore e in questo frangente la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha fatto un doppio stanziamento nei giorni scorsi: mezzo milione di euro al Banco Alimentare e 10 milioni di euro alla Caritas italiana, cui si sono aggiunti i 100mila euro donati dal Santo Padre. Questi soldi saranno distribuiti alle Caritas diocesane che sono i presidi sul territorio, sono loro a darci il senso delle difficoltà vissute dalla gente, dai più deboli, dalle persone che ancora di più vivono l’emergenza di questo momento. E allora i progetti che sono messi in cantiere in queste ore sono davvero tanti e variegati: della spesa a domicilio all’apertura delle mense, ai dormitori per chi purtroppo non ha una casa e a tutte queste persone va il nostro pensiero e va in modo particolare la nostra solidarietà che non è semplicemente verbale, ma diventa anche un qualcosa di concreto e di operoso».