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“Il mio parroco don Primo”: il libro di mons. Franzini

In occasione della visita di Papa Francesco a Bozzolo la NEC-Nuova Editrice Cremonese ha pubblicato il libretto “Il mio parroco don Primo. Una introduzione alla figura e al pensiero di don Primo Mazzolari”, di mons. Alberto Franzini, originario di Bozzolo e che da bambino ebbe come parroco proprio don Primo. La pubblicazione è in distribuzione presso la Cattedrale di Cremona.

Il sacerdote oraginario di Bozzolo, oggi canonico e parroco della Cattedrale, apre il suo libro rileggendo la figura di Mazzolari alla luce del Concilio. Non mancano certo ricordi del tutto personali, accanto alla presentazione biografica di don Primo.

In una recente intervista alla Radio Vaticana mons. Franzini torna al giorno del funerale di Don Mazzolari, nel 1959 (in foto, con mons. Franzini in veste di chierichetto), quando i ragazzi dell’oratorio si resero conto di quanto il loro parroco fosse una persona importante per tanta gente, ben oltre i confini del loro piccolo paese.

«Io ho scoperto la grandezza di don Primo soprattutto nel giorno dei funerali quando, facendo il chierichetto, ho visto una calca, una marea di gente proveniente da tutta Italia; e lì, per noi ragazzi di allora, è chiaro che si è come aperto un velo, uno scenario sulla figura di questo prete che sapevamo singolare, sapevamo già allora molto famoso, ma ovviamente non ce ne rendevamo conto. E’ evidente che il funerale mi ha come aperto lo scenario su questo prete e poi, entrando in seminario – un anno o due dopo – e incominciando a leggere i suoi libri, i suoi scritti, i suoi articoli che allora – tra l’altro – erano abbastanza proibiti nella Chiesa, e quindi nei seminari si vedevano di malocchio i libri di don Primo Mazzolari, perché era stato diverse volte censurato da parte anche dell’autorità ecclesiastica … quindi, è evidente che poi durante gli anni di seminario c’è stata una scoperta della grandezza autentica di questo prete».

Lei, peraltro, fu con don Primo Mazzolari proprio il giorno in cui si sentì male e poi morì, l’ultimo giorno della sua vita terrena …
«Esattamente. Sì, sì: io ero in chiesa il giorno in cui lui stava predicando; si sentì male durante l’omelia e quindi lo sorressero, lo portarono in sagrestia; si è accasciato su una sedia e poi è stato trasportato a Cremona, direttamente da Bozzolo, e morì esattamente la domenica dopo: da domenica a domenica. Vidi quindi anche questo processo di sofferenza forte, in don Primo; e poi non lo vedemmo più se non da morto, nella canonica di Bozzolo».

Una testimonianza che continua, quella di don Primo … A un giovane che magari ne ha solo sentito parlare in modo superficiale, che cosa direbbe? Chi era don Primo Mazzolari?
«È difficile condensare un poche parole, ma certamente era un uomo intanto di una profonda spiritualità, uomo di grande preghiera e di grande fede. Io lo ricordo, da bambino: veniva sempre in chiesa al mattino presto, gli servivamo la Messa ma lui alle cinque e mezza del mattino era in chiesa, nel suo banco, e pregava. Quindi, forte spiritualità. Una robusta attrezzatura culturale e intellettuale – era un uomo che leggeva moltissimo, soprattutto autori di area francese; e poi, un uomo di grande spessore anche sociale e politico, nel senso – ovviamente – ampio del termine, perché sentiva il bisogno di partecipare alla vita pubblica, alla vita sociale; voleva che i cristiani fossero presenti nella vita pubblica a partire al secondo dopoguerra, per ricostruire una società che aveva perso molti valori, durante l’epoca fascista».

Cosa rappresenta la visita di Papa Francesco? Visita privata, ma di grande valore …
«Rappresenta certamente la chiusura di un cerchio, nel senso che finalmente la massima autorità della Chiesa – ma direi già sulle orme di alcuni pontefici precedenti, Papa Giovanni e Paolo VI in modo particolare, porta a compimento una stima verso questo sacerdote, travagliato in vita – proprio come disse il grande Papa Paolo VI: “Come tutti i profeti, lui correva troppo avanti e noi non si riusciva a stargli dietro …».