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Il messaggio «inascoltato» di don Primo Mazzolari

Si svolgerà giovedì 29 novembre a Parigi il convegno internazionale dedicato alla figura e al pensiero di don Primo Mazzolari organizzato da Missione Permanente della Santa Sede presso l’UNESCO e Diocesi di Cremona con il patrocinio dell’UNESCO e in collaborazione con la Fondazione «Don Primo Mazzolari». Il tema su cui interverrà anche il segretario di Stato Vaticano card. Pietro Parolin è «Il messaggio e l’azione di pace di Don Primo Mazzolari». Un tema toccato anche da don Bruno Bignami, postulatore della causa di Beatificazione di don Mazzolari, nell’intervista rilasciata al settimanale Mondo Padano. 

Nell’intervista, realizzata da Carla Parmigiani per il settimanale cremonese, don Bignami affronta alcuni dei temi più cari a don Primo: il rapporto tra Chiesa e mondo, l’attenzione agli ultimi, il legame con la terra, il dialogo con la cultura del proprio tempo, l’esperienza del dolore e del rifiuto, e – appunto – il grande discorso sulla pace.

Qui il pdf dell’intervista

«Quanto poi al suo messaggio sociale, pacifista e attento ai poveri, è stato una conseguenza della sua spiritualità evangelica. “Tu non uccidere” è un comandamento che interpella la storia di ognuno e la prossimità ai poveri non può che avvenire nel coraggio della condivisione».

«Oggi qualsiasi messaggio sociale è inascoltato – riflette don Bruno Bignami -. Siamo così intrisi di individualismo che leggiamo qualsiasi tema sociale come un intruso nella nostra vita e ci siamo anestetizzati alle grandi questioni del nostro tempo. Tutto passa sopra le nostre teste e nessun problema che riguardi le persone e la società ci scalda il cuore. Preferiamo divano e pantofole alla strada e al volto dei fratelli. Abbiamo bisogno di ricostruire la nostra umanità a partire dalla vocazione che ci contraddistingue: siamo fatti per la comunione e per vivere nella società». «Lo stile – aggiunge – era quello di aiutare le persone a smuoversi dall’indifferenza e dal torpore. Nella vita ognuno deve imparare a scendere in campo: è una sconfitta per tutti lo stare in panchina…»