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Il Meeting anche a Cremona, Mirri: «Mai come in questo momento abbiamo bisogno di ripensare il nostro domani a partire dall’oggi»

«Sarebbe stato impensabile, fino a poco fa, immaginare di poterci ritrovare per il Meeting. Eppure siamo qui, collegati da oltre centoventi piazze. Ecco un segno di speranza vivo, tangibile». Con queste parole Juliàn Carròn ha aperto il proprio intervento al Meeting di Rimini nella serata di giovedì 20 agosto. L’evento, trasmesso in diretta, è stato seguito anche da Cremona. Il movimento di Comunione e Liberazione, infatti, si è attivato per rendere possibile il collegamento, e, grazie anche alla disponibilità di don Antonio Bandirali, parroco di S. Pietro al Po, ha potuto concretizzare il progetto.

«La speranza ha bisogno di una ragione, di un appoggio» ha spiegato Carròn «per resistere davanti alle sfide. Ed è proprio nel momento della prova che ciascuno si deve chiedere quale sia il proprio punto fermo. Perché se questo dovesse vacillare, non ci sarebbero alternative alla passività: bisognerebbe semplicemente aspettare che la situazione difficile passi». E proprio su questa lunghezza d’onda si è mosso, per tutto il suo intervento, il presidente della fraternità di Comunione e Liberazione, tentando di dare una lettura profondamente spirituale ed umana dei temi della fatica e della speranza.

Alle parole di don Carròn hanno fatto eco quelle di Paolo Mirri, responsabile diocesano di CL: «Per una settimana abbiamo scelto di dare la possibilità a tutti, qui in diocesi, di seguire gli interventi del Meeting, di incontrarsi e di riflettere, perché mai come in questo momento abbiamo bisogno di ripensare il nostro domani a partire dall’oggi, da ciò che la realtà pone di fronte ai nostri occhi». L’iniziativa, in effetti, ha riscosso un discreto successo: «Ogni sera, più di cinquanta persone hanno scelto di partecipare» ha proseguito Mirri, precisando però che «non sono i numeri a doverci interessare, ma le riflessioni che incontri di questo tipo possono suscitare. In noi ci sono domande le quali chiedono risposte, risposte che ciascuno di noi è chiamato a formulare a partire anche dal proprio vissuto, riletto però alla luce di Cristo». L’esperienza della pandemia, dunque, non ha fermato il desiderio di guardare al futuro. Il presidente di CL, infatti, ha ribadito più volte l’importanza di «confidare in Cristo anche quando il presente sembra insormontabile. È Lui la fonte della speranza, e la prova non è altro che l’occasione per verificare quanto sia radicata la nostra fiducia nel Signore».

L’intervento di Carròn è stato seguito da migliaia di persone, sparse per l’Italia e per il mondo. Proprio come a Cremona dove, insieme ai numerosi presenti, hanno partecipato alla serata anche il vescovo Antonio Napolioni e il sindaco Gianluca Galimberti. Entrambi hanno voluto sottolineare, a modo loro, l’importanza di serate come questa.

Monsignor Napolioni, prima di impartire la benedizione, ha ricordato la «generatività che momenti di formazione e di crescita spirituale come quello condiviso in questa serata possono portare a tutti i presenti: sono espressione di una Chiesa che è desiderosa di ascolto e di confronto. E questo fa un gran bene a tutti».

Galimberti invece ha voluto mettere in luce le ricadute positive che iniziative come quella del Meeting di Rimini hanno sulla società, «risvegliandone il desiderio di guardare al futuro con gli occhi della speranza. Anche in una città segnata dal dolore come la nostra – ha detto il sindaco – è importante saper cogliere, nelle fatiche che abbiamo affrontato insieme, i doni e la bellezza che l’incontro con gli altri ci possono offrire».

Le iniziative del Meeting, dunque, non solo non si sono fermate a causa della pandemia, ma sono state estese oltre i confini tradizionali. Cremona ne è un piacevole esempio. E si prosegue ancora sino a domenica: appuntamento sempre nel salone del Refettorio della parrocchia di San Pietro al Po di  di via Cesari 18 (scarica il programma).

Parlare di speranza, in questo tempo, potrebbe sembrare anacronistico, eppure la tematica ha portato decine di persone a volersi incontrare e confrontare. Questo è un segnale forte: il desiderio di ripartire c’è.