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Il commosso addio a don Stefano Moruzzi: «Ora è nella pace piena»

Una chiesa di San Pietro al Po gremita in tutte le sue tre navate ha dato l’ultimo saluto al parroco don Stefano Moruzzi, mancato improvvisamente lo scorso 27 dicembre all’età di 68 anni. A presiedere le esequie nella chiesa di Cremona il vescovo Antonio Napolioni alla presenza del vicario generale don Massimo Calvi, del vicario per la pastorale e il clero don Gianpaolo Maccagni e di diverse decine di sacerdoti diocesani. Tra loro i parroci delle parrocchie dell’unità pastorale in costituzione mons. Alberto Franzini (Cattedrale) e don Antonio Bandirali (S. Imerio) con il vicario don Michele Rocchetti e il diacono permanente Franco Margini, collaboratore parrocchiale.

La celebrazione, straordinariamente partecipata dalle comunità che hanno accompagnato il ministero sacerdotale di don Stefano (Cavatigozzi, Martignana di Po e Calcio prima di San Pietro al Po), dai confratelli del clero cremonese e da tanti fedeli che lo hanno conosciuto ed apprezzato ed hanno voluto essere presenti alle esequie, al fianco della mamma, del fratello e dei famigliari che seduti nei primi banchi, hanno seguito il funerale in un dolore composto e in commosso raccoglimento. A pochi passi la bara con il paramento bianco e il libro del Vangelo aperto.

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Iniziando la sua omelia, mons. Napolioni ha portato i saluti e la vicinanza spirituale del vescovo emerito Dante Lafranconi, impegnato in un corso di esercizi spirituali, e di mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo cremonese di Ferrara-Comacchio.

«Siamo qui non per fare un mosaico del passato – ha esordito il Vescovo – ma per celebrare, vivere la speranza di cui don Stefano si è fatto obbediente ministro». E la riflessione, a partire dal brano del Vangelo di Luca proclamato durante la liturgia, si lascia guidare da «tre luci» che emergono dal racconto della presentazione di Gesù Bambino al tempio di Gerusalemme.

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Il primo tema sottolineato è quello della vocazione, in particolare quella particolare che ha chiamato don Stefano al sacerdozio: «Oggi – riflette mons. Napolioni – portiamo all’estrema conseguenza ciò che fu avviato in lui: nel rito dell’ordinazione il vescovo ci ha detto “Dio porti a compimento ciò che ha iniziato in te”. Dunque la morte è compimento, è traguardo, porto… è l’abbraccio e la presentazione definitiva, l’abbandono filiale». Per questo – aggiunge – «se andiamo da Colui che ci ha chiamati alla fede, a servirlo, a parlare e operare in suo nome per tutta una vita, l’anima di don Stefano non può che essere felice».

Il secondo richiamo è quello alla pace, presentato dalla preghiera di Simeone: “Ora lascia che il tuo servo vada in pace”. Parole che – sottolinea il vescovo con la recita della compieta saranno state sulla bocca di don Stefano anche la sera del 26 dicembre, prima della morte. A due giorni dal Natale «celebrato come il bambino che viene a prenderci per mano perché ci introduce nella realtà tutta intera, di cui la comunione di oggi – osserva guardando all’assemblea – è un bellissimo segno» di quella «pace piena» che si riconosce «faccia a faccia con il Signore» oltre l’imperfezione della «pace imperfetta sulla terra».

Infine il pensiero per la madre. Simeone si rivolge a Maria – rilegge il Vescovo – anticipandole un destino di dolore per la partecipazione al mistero pasquale del figlio. «Il nostro pensiero va oggi alla mamma di don Stefano e al suo dolore, ma anche alla madre Chiesa che «è altrettanto vera se partorisce nel dolore i suoi figli, se lascia che la Parola di Dio ci apra il cuore e ci sveli il disegno del Padre che misteriosamente trasforma il male in bene. La morte in vita». E questo è il «miracolo della fede» che si manifesta anche «attraverso le ferite, il distacco, per renderci più leggeri, più simili a Gesù e per confidare solo in Dio». E’ «la tenerezza di Dio – conclude il vescovo – che ci rimette al mondo, in quel mondo nuovo nel quale crediamo e speriamo. E per il quale don Stefano ha speso la sua vita».

La celebrazione si è poi conclusa nel silenzio della preghiera con la benedizione della salma e l’ultimo saluto sul sagrato della chiesa di San Pietro, prima del trasferimento nel cimitero di Longardore, il paese natale di don Stefano.


Biografia di don Moruzzi

Don Stefano Moruzzi è nato a Longardore il 25 dicembre 1950 ed è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1975. La sua prima Messa l’ha celebrata proprio nella parrocchia cittadina di San Pietro al Po.

Laureato in Lettere a Milano ha svolto numerosi incarichi, anche a livello diocesano. È stato segretario del vescovo Amari (1975-1976), vicario di Sant’Archelao in Castelverde (1975-1980), vicerettore del collegio Gregorio XIV in Cremona (1980-1983), assistente spirituale dell’università Cattolica di Milano (1983-1985), insegnante presso il Seminario vescovile “S. Maria della Pace” (1985-1992), responsabile dell’anno di propedeutica del Seminario vescovile (1986-1987), amministratore parrocchiale di Casalsigone (1986-1987).

Nel 1987 è stato nominato parroco di Cavatigozzi e nel 1995 è stato trasferito, sempre in qualità di parroco, nella comunità di Martignana di Po. Nel 2002 la nomina a parroco di Calcio, popolosa cittadina bergamasca.

Nel 2012 il trasferimento a Cremona, come successore di mons. Arcagni alla guida della comunità di San Pietro al Po. Dal 2014 al 2017 è stato anche parroco della parrocchia cittadina di S. Agostino.