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I sacerdoti anziani: cura, accompagnamento, soluzioni abitative

La cura, il sostegno, l’accompagnamento, le soluzioni abitative per i sacerdoti anziani: il Consiglio presbiterale diocesano, riunitosi in videoconferenza la mattina di giovedì 17 dicembre, ha incentrato l’attenzione su quanto la comunità cristiana e, in particolare, la Diocesi, è chiamata concretamente a esprimere e a realizzare per loro, in un autentico spirito di fraternità e di gratitudine. Un tema, questo, che il vescovo Antonio Napolioni ha manifestato essergli particolarmente caro fin dall’inizio del suo ministero a Cremona.

L’incontro è stato introdotto dalla recita dell’Ora Media, nella quale il Vescovo ha riflettuto sulla Chiesa, bisognosa di una nuova fecondità, in relazione non tanto ai “numeri”, quanto all’ “onore” (prerogativa dei semplici, dei bisognosi) e in “gloria” (prerogativa di Dio): a noi l’invito alla sequela allargando le braccia, con una mano che riceve tutto e l’altra che questo tutto lo consegna.

Don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la Pastorale, ha quindi illustrato una dettagliata e aggiornata relazione sulla situazione del clero nella diocesi di Cremona. In essa, alcuni dati, fra gli altri, tutti comunque significativi, alcuni sono risultati particolarmente utili a delineare la realtà dei nostri giorni: in poco più di 12 anni il numero totale dei sacerdoti diocesani è sceso da 353 a 279; di questi 129 sono oltre i 65 anni (66 oltre i 75 anni); negli anni di ministero del vescovo Napolioni sono stati celebrati 41 funerali di presbiteri a fronte di 3 ordinazioni; l’età media dei sacerdoti è di 63,19 anni; in 30 anni il corpo sacerdotale ha perso il 16% dei suoi effettivi, con un conseguente forte invecchiamento. Si tratta di una crisi sia di carattere oggettivo (riflette il processo di secolarizzazione in atto nella modernità avanzata, l’attenuarsi del senso del sacro…) e soggettivo (non è facile, oggi, interpretare una vocazione e un ruolo, che hanno perso il riconoscimento sociale consolidato nel tempo). Si è indebolito, altresì, lo status sociale del prete, con la conseguenza di non poche incertezze anche nel modo in cui il clero si autocomprende e si autodefinisce nell’epoca attuale.

Tutto ciò comporta sfide e tensioni, nella vita del prete (alle prese con molte incombenze, più impegnato a celebrare la morte dei fedeli che ad accogliere vite nuove, messo in relazione  con un mondo cattolico sempre più differenziato, chiamato a realizzare la nuova configurazione delle comunità in unità pastorali).

Inevitabile e doveroso, dunque, confrontarsi con il tema della vecchiaia – che rappresenta anche per i presbiteri una forte preoccupazione – venendo incontro a tutte le esigenze che, soprattutto in questi ultimi decenni, si sono palesate.

Attualmente si sta offrendo con attenzione e grande disponibilità ad ogni sacerdote, soprattutto se ammalato o anziano, una vicinanza particolare tramite il Vescovo, i suoi vicari o altri preti legati da amicizia; nei limiti del possibile si cerca di valorizzare la presenza dei presbiteri anziani o ammalati come collaboratori o di aiuto in ambito pastorale; se necessario, si aiuta il sacerdote attivando una assistenza domiciliare nelle forme possibili (badante, servizio mensa, assistenza sanitaria domiciliare…) e, pure, un sostegno concreto per la gestione amministrativa oculata delle proprie sostanze.

Preziosa, in questo, è la presenza in diocesi della “Società di Mutuo Soccorso e Previdenza per i Sacerdoti”. E necessaria, urgente e doverosa, ora più che mai, l’individuazione di soluzioni abitative per i sacerdoti autosufficienti; per coloro che si trovano in una situazione fisica aggravata operano in diocesi la residenza per anziani “La Pace” e diverse altre strutture.

Ha preso quindi la parola don Daniele Piazzi, presidente della “Società di Mutuo Soccorso”, che ne ha dettagliatamente illustrato la storia, il numero dei soci, il patrimonio e la gestione, l’attività di assistenza, oltre che le prospettive, sulla base dei previsti programmi di risanamento, incentrati su tre azioni di fondo: snellimento della società; riqualificazione del patrimonio: trasformazione della struttura di Villa Flaminia. Quest’ultima operazione permetterà di trasformare l’edificio, ora non più adeguato ad accogliere clero anziano bisognoso di assistenza, in mini alloggi autonomi, riservando il pian terreno alla sede dell’Istituto diocesano Sostentamento Clero. Il reddito prodotto permetterà di rispondere meglio alle aumentate necessità di assistenza del clero.

Ecco allora – ha spiegato don Piazzi – la “scommessa”: il graduale spostarsi dalla assistenza sanitaria e di invalidità generica per tutti i soci a quella più mirata per i soci anziani; la collaborazione stretta con la diocesi per sussidiare il soci là dove risiedono, se ancora autosufficienti; la produzione di risorse per integrare le rette delle RSA sul territorio in assenza di assegni o risparmi personali sufficienti.

L’intervento di don Antonio Mascaretti, Economo diocesano, ha presentato – con precisione e soffermandosi sui criteri e le opportunità di realizzazione e di utilizzo – gli immobili attualmente abitati dai sacerdoti e quelli loro destinabili: minialloggi o appartamenti, nella città di Cremona, possono trovare luogo in Seminario, nell’ex-oratorio Silvio Pellico, nella “Casetta di don Mario”, al Centro pastorale dicoesano, negli stabili di via Gerolamo da Cremona e di via S. Giuseppe, senza trascurare l’eventualità dell’utilizzo di tante case parrocchiali sparse sul territorio della diocesi.

Il Vescovo ha sottolineato la necessità dell’importanza della collaborazione del Consiglio presbiterale diocesano, perché queste importanti scelte siano individuate come confacenti ai bisogni del clero cremonese.

È stato poi aperto il dibattito, in cui è stata richiamata la singolarità di ogni prete anziano, che richiede di tenere conto di storie, sensibilità, abitudini consolidate in una intera vita; la necessità e l’efficacia dell’esercizio di una autentica fraternità sacerdotale; l’attenzione a far sì che l’aspetto abitativo sia coniugato con un effettivo servizio che ancora può essere svolto, se autosufficienti; il fare in modo che il prete anziano, sempre, ‘si senta a casa’, protetto, accudito, atteso…

Il vescovo Napolioni ha concluso l’incontro sottolineando il ruolo che la comunità può rivestire nella vita del presbitero anche anziano, oltre al valore che può rappresentare la reciproca e rispettosa accoglienza tra i sacerdoti successori nella cura pastorale e i predecessori. Dunque – ha raccomandato – sempre un “sentirsi a casa”: “che i nostri luoghi abbiano sempre il sapore di una trama di relazioni improntate alla vitalità e alla qualità”, nell’ottica di un attento accompagnamento delle fragilità.

Dopo l’annuncio che l’attività di accompagnamento dei preti giovani svolta finora dal “Pio X” confluirà nella Commissione di formazione permanente del clero, mons. Napolioni ha impartito la benedizione, augurando di affrontare i prossimi tempi “nella contemplazione e nella testimonianza”.