I giovani di Annicco pellegrini sulla via di S. Francesco

“Buongiorno, buona gente: che la misericordia di Dio entri!”. Con queste parole san Francesco nel 1219 salutò gli abitanti di Poggio Bustone quando vi si recò, insieme ai suoi primi compagni, dopo aver lasciato Assisi. Un saluto di pace, di fratellanza, rimasto celebre in tutta la Valle Santa e che ancora oggi viene utilizzato nei confronti dei pellegrini che camminano lungo i suoi sentieri.

Proprio durante il Giubileo straordinario di Misericordia indetto da Papa Francesco i giovani dell’oratorio di Annicco, insieme al parroco don Antonio Bislenghi, si sono incamminati lungo la via di S. Francesco per una ricerca spirituale personale e per chiedere, attraverso la penitenza, la conversione dei coetanei di Annicco.

Ricevuta la benedizione dai frati francescani nella città natale del Santo, il gruppo si è addentrato nello splendido paesaggio offerto dalle valle Umbra, passando per borghi conosciuti e città medievali come Spello, Foligno, Trevi, Spoleto e Arrone, alla scoperta dei luoghi in cui san Francesco visse e pregò.

Seguendo la sua firma, il tau giallo, che indicava il cammino, i giovani pellegrini hanno proseguito nel Lazio, alla volta di Labro e Poggio Bustone, fino ad arrivare alla tappa finale di questo itinerario a piedi: Rieti.

Il gruppo ha macinato più di un centinaio di chilometri completamente immersi nella natura, tra boschi e campi coltivati, tra conventi, eremi, abbazie e luoghi in cui ritirarsi a meditare, a ritrovare la fede, ad ascoltare se stessi, ad ascoltare Dio. Alcune volte passavano ore prima che si incontrasse anima viva o altri pellegrini.

Tra i momenti più significativi del pellegrinaggio il rosario recitato durante la mattinata, camminando in fila indiana lungo i sentieri, tra le montagne o passando in mezzo ai paesini, tra le case della gente. Oppure celebrare l’Eucaristia all’interno di posti ricchi di storia, come nel convento di San Giacomo a Poggio Bustone o nel monastero delle Clarisse di Santa Chiara a Rieti.

Camminare insieme ha aiutato a sopportare il caldo, la fatica, il dolore ma anche a conoscersi meglio, a superare alcuni limiti o paure.

«È stata un’esperienza – commentano i giovani pellegrini – che ricorda un po’ la vita, fatta di fatiche, di sconforto, di momenti in cui bisogna raccogliere tutte le forze per andare avanti e raggiungere la meta che ci si era prefissati, ma anche fatta di gioia e soddisfazione tentando di sentire la presenza di Gesù accanto a noi. Ci sembrava giusto, essendo anche l’anno del Giubileo, completare il pellegrinaggio a Roma, ma avendo a disposizione una sola settimana, l’ultimo tratto (Rieti-Roma) lo abbiamo fatto in pulmino».

Arrivati a Roma, i pellegrini hanno varcato la Porta Santa. Come ha detto Papa Francesco: “Attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi”. E così è stata lucrata l’indulgenza plenaria.

Nella notte il gruppo ha anche condiviso la paura del terremoto sentendo lo sciame sismico del reatino. Ritornando a casa, ascoltando le notizie via radio, il pensiero e la preghiera è andata alle vittime.

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