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Grest, emozioni e inclusione: don Francesco Fontana ed Emanuele Bergami ne parlano a Chiesa di Casa

Chiesa di Casa, il talk di approfondimento pastorale della Diocesi di Cremona, ritorna dopo la pausa pasquale parlando di Grest. Ospite in studio don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e presidente della Federazione oratori cremonesi; in collegamento, invece, Emanuele Bergami, educatore e collaboratore della FOCr.

Il dialogo in studio, con la conduzione di Riccardo Mancabelli, ha riguardato l’organizzazione e formazione degli animatori, che il sacerdote dichiara «già partita» a tutti gli effetti. Partenza, o meglio, ripartenza, perché non si vuole dare avvio a questa iniziativa prescindendo dagli eventi storici degli ultimi anni, come la pandemia: «L’esperienza che abbiamo fatto, sicuramente drammatica – spiega il presidente della FOCr riferendosi alla pandemia – è stata utile per le comunità cristiane: non si tratta di ripartire come se questi due anni non fossero capitati nella nostra storia, si tratta piuttosto di farne tesoro». Per quanto riguarda, poi, il dramma della guerra, il desiderio è quello di non vivere il Grest come una parentesi di spensieratezza, ma piuttosto come occasione per imparare, pur sempre attraverso il gioco e l’animazione, un’accoglienza e una disponibilità verso chi ha bisogno.

Bergami ha poi messo in luce l’aspetto di sfida di questa «scommessa sui più giovani», ma anche la necessità di «riprogettazione» che proprio questi anni così particolari hanno fatto emergere.

Con lo slogan di quest’anno, “Batticuore”, si intuisce che il tema sarà quello delle emozioni. «Non ci nascondiamo il fatto che per tanto tempo sia nella formazione che anche nell’educazione alla fede il tema delle emozioni sia rimasto decisamente ai margini: si tratta ora di riabilitarlo, di riscoprire come non si possa essere autenticamente uomini se non facendo i conti, chiamando per nome ciò che si “muove nel nostro cuore”», spiega don Fontana, sottolineando anche come le emozioni siano presenti in tutte le relazioni, anche «nell’esperienza della relazione con Dio» che il Grest intende scoprire.

Questa pausa di due anni ha generato voglia di fare e «una mancanza che poi diventerà sicuramente un desiderio; infatti, quando i ragazzi hanno a fianco delle figure che li vogliono accompagnare sono capaci di stupire ed essere loro stessi delle figure educative. Diventano capaci di prossimità». La prossimità che si può sperimentare solo in una comunità, come aggiunge Fontana: «Non c’è un Grest senza la comunità cristiana che si mette in gioco per trasmettere e annunciare la vita buona del Vangelo ai più giovani, ai più piccoli. Il Grest vuole essere un’azione della comunità».

I destinatari del Grest sono quindi bambini e ragazzi, anche se «i veri destinatari sono gli adolescenti», ai quali viene offerta «un’occasione unica di essere protagonisti», a partire dalle responsabilità più o meno grandi che vengono affidate loro. Secondo il sacerdote, poi, l’esperienza del Grest è la «più inclusiva che ci sia, perché non discrimina per censo, per quota, nemmeno per appartenenza religiosa; infatti, a tutti, anche ai non cristiani, l’esempio di Gesù fa bene».

Oltre alla dimensione comunitaria, il Grest, secondo Emanuele Bergami, è significativo per le emozioni che vengono messe a tema e vissute nella relazione con gli altri e nella responsabilità. È questo, nell’esperienza dell’educatore cremonese, anche lo spazio nel quale è lecito «interrogarsi sulle questioni di senso» e in cui «tentare di ricercare delle risposte».

Il dialogo si è quindi concluso con l’augurio che la preparazione di questi mesi sia una riconferma e un approfondimento di questi spunti.