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«Gli uomini hanno bisogno di pane»: l’attualità di Mazzolari per il lavoro in tema di lavoro

Erano un’ottantina le persone che hanno preso parte al convegno “Il lavoro e la dignità dell’uomo, oggi”, organizzato a Bozzolo dall’associazione Amici del dialogo, insieme alla Fondazione don Primo Mazzolari, la sera di venerdì 27 maggio.

Quello del lavoro è un tema divenuto particolarmente urgente dopo la pandemia e di grande significato umano e sociale, come ha evidenziato il relatore della serata, don Bruno Bignami, già presidente della Fondazione Mazzolari e ora direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei.

La pandemia ha avuto effetti drammatici proprio sul mondo del lavoro e sta accelerando o quanto meno dando evidenza a processi profondi di cambiamento che erano in atto da tempo. I cambiamenti sociali ed economici più rilevanti hanno bisogno di essere accompagnati dal pensiero, per poterli vivere in maniera consapevole e per poterli governare, senza esserne governati. La crisi del lavoro riguarda soprattutto i giovani e le donne, che della crisi pandemica hanno pagato il prezzo più alto, in termini di maggiore precarietà; di perdita della propria occupazione soprattutto da parte delle donne; di accresciuta difficoltà a entrare nel mondo del lavoro da parte dei giovani.

«Possono essere tante le ragioni per cui una persona lavora: per la paga a fine mese, per realizzarsi personalmente, per fare carriera…. Ma la motivazione che dà dignità umana al lavoro è soprattutto la consapevolezza di contribuire alla costruzione della casa comune, della “cattedrale”», ha detto don Bignami, citando il famoso apologo dei tre lavoratori che stavano facendo tutti lo stesso lavoro di trasportare mattoni; per uno, quel lavoro consisteva semplicemente nel trasportare mattoni, per un altro nel costruire un muro. Solo il terzo – interrogato – rispose che stava costruendo la cattedrale della sua città. È questa consapevolezza di fare qualcosa che non è per sé, ma per costruire la casa comune ciò che dà al lavoro la dignità più alta e che costituisce la motivazione più efficace alla propria attività. Proprio quello di cui hanno bisogno i giovani che, per trovare il gusto del proprio lavoro, devono avere davanti a sé esempi di adulti appassionati e interessati a dedicarsi al proprio mestiere. Si tratta di un tema che apre molte questioni sociali, economiche, politiche, in cui sono in gioco anche valori di equità e di giustizia, cui verranno dedicati ulteriori incontri.

La riflessione si è svolta guardando anche alla testimonianza di don Primo Mazzolari che ebbe caro il tema del lavoro, perché, come ha affermato Paola Bignardi, presidente della Fondazione, nel suo saluto, «ebbe cara la vita della sua gente, che era gente di campagna, abituata ai lavori umili e faticosi». Nel discorso che fece per i cinquant’anni della Cassa rurale di Bozzolo, Mazzolari fece un’affermazione che dice la prospettiva della sua attenzione al tema: «Gli uomini hanno bisogno di pane».
Del resto, a confermare questa sua attenzione alla vita e al lavoro della sua gente, don Primo volle che una delle formelle del pulpito della Chiesa di Bozzolo, realizzato nel 1942, rappresentasse un contadino che ara la terra.

Una serata che ha contribuito a suscitare attenzione su un aspetto della vita che, come ricorda spesso Papa Francesco, è condizione della dignità della persona, così come lo sono le condizioni di esso. I numerosi interventi seguiti alla relazione lo hanno dimostrato. Occasioni di riflessione come questa sono urgenti finché ci saranno giovani che nel mondo del lavoro non riescono ad entrare, o persone sfruttate, sottopagate, o sottoposte a condizioni poco rispettose della dignità umana, e anche della nostra “casa comune” e del suo futuro.