IN ASCOLTO DELLA PAROLA (Lc 19, 1-10)

Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura.
Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

 

Il noto episodio, assai testimoniato nelle celebrazioni penitenziali, delinea un cammino di conversione che scaturisce dall’incontro con Cristo, che perdona e riabilita la persona, incrociandone anzitutto lo sguardo, com’è tipico del vangelo di Luca anche nell’episodio del pentimento di Pietro durante la passione (cfr Lc 22,61). Scaturiscono, allora, alcuni interrogativi.

 

 

A LIVELLO COMUNITARIO

  • Ogni celebrazione, in particolare quella eucaristica, è sempre un incontro con Cristo, che ci chiama a seguirlo dall’albero della nostra vita, sul quale siamo appollaiati. Quando ascoltiamo la Parola, ci sentiamo davvero trafiggere il cuore, come i discepoli dopo il discorso di Pietro a Pentecoste (cfr At 2,37), e ci rendiamo disponibili a tradurre nella vita l’insegnamento di quel giorno, oppure restiamo indifferenti?
  • Come accogliamo Cristo nella casa della nostra comunità cristiana: pieni di gioia e apertura a lui, oppure senza nessun particolare entusiasmo?
  • Verifichiamo insieme, qualche volta, non solo nei Consigli pastorali, ma anche in prossimità delle ricorrenze più importanti dell’anno, la nostra modalità di annunciare/evangelizzare/catechizzare; quella di celebrare; quella di testimoniare la carità, nella varietà delle sue esigenze e persone interessate?

 

A LIVELLO PERSONALE

  • Come Zaccheo so concretizzare la “penitenza”, che dovrebbe seguire ogni confessione sacramentale, in maniera più adeguata ai peccati commessi? Oppure mi limito a qualche preghiera, per nulla disprezzabile, ma che non intacca la verità di me stesso, che esige un cambiamento?
  • Ogni volta che mi confesso, mi sento un perduto/salvato dal Signore, che gli devo, quindi, riconoscenza, lodando Dio perché ha dato un tale potere agli uomini (cfr Mt 9,8)?
  • A mia volta, mi rendo disponibile ad aiutare chiunque si crede perduto e ricerca il mio aiuto per sentirsi “salvato” da Dio mediante il fratello, che rende presente il Signore nel perdono?

 

 

PER CHIEDERE PERDONO PRIMA DELL’ASSOLUZIONE

Signore Gesù Cristo,
Agnello di Dio,
che togli i peccati del mondo,
riconciliami con il Padre
nella grazia dello Spirito Santo;
lavami nel tuo sangue da ogni peccato
e fa’ di me un uomo nuovo
per la lode della tua gloria.

Oppure:
Signore Gesù, Figlio di Dio,
abbi pietà di me peccatore.

 

 

RINGRAZIAMENTO DOPO LA CONFESSIONE

Dopo l’assoluzione il sacerdote prosegue:
Lodiamo il Signore perché è buono.

Il penitente conclude:
Eterna è la sua misericordia.

Quindi il sacerdote congeda il penitente riconciliato, dicendo:
Il Signore ha perdonato i tuoi peccati.
Va’ in pace.

 

 

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