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Giovedì 16 gennaio a Sant’Ilario la Veglia ecumenica con il vescovo Napolioni

Come ogni anno, dal 18 al 25 gennaio si celebra la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’annuale ricorrenza in diocesi sarà anticipata dalla consueta veglia ecumenica. Appuntamento la sera di giovedì 16 gennaio, alle 21, nella chiesa di Sant’Ilario, a Cremona. A presiedere la celebrazione saranno il vescovo Antonio Napolioni e il pastore Nicola Tedoldi della Chiesa metodista di Piacenza e Cremona. Ad animare il momento di preghiera un gruppo corale formato da diversi cori della diocesi. “Ci trattarono con gentilezza” (Atti 28, 2) è il tema scelto per la Settimana 2020.

Locandina dell’evento

L’evento è promosso, in collaborazione con la Chiesa cristiana metodista, dalla Diocesi di Cremona attraverso l’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso che si occupa di instaurare un confronto proficuo tra cristiani e tra le diverse religioni. Ne abbiamo parlato con l’incaricato don Federico Celini.

«Per quanto riguarda l’ecumenismo, è molto interessante il percorso avviato con la Chiesa metodista, con quella avventista del settimo giorno e con la Chiesa ortodossa rumena. Professiamo lo stesso credo, ma esistono ancora differenze dogmatiche molto difficili da superare, anche se è sicuramente confortante vedere che in fondo sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono. Abbiamo però voluto un cambio di passo, andare oltre quell’ecumenismo delle coccole che per troppo tempo ha dato enfasi alla “possibilità” del ritrovarsi (che forse in certi tempi si poteva considerare già un successo) piuttosto che al mettere in atto propositi concreti ed esistenzialmente sperimentati di un comune percorso».

Quale, dunque, la strada seguita insieme oggi? «Abbiamo lavorato e stiamo lavorando a una piattaforma comune, su cui poi è stato impiantato il grande convegno nazionale ecumenico tenutosi a Milano pochi mesi fa, incentrato sul tema dei migranti. Un momento di presa di coscienza, di confronto, di proposta evangelica in merito a una realtà nei confronti della quale non possiamo restare indifferenti, ma siamo chiamati ad assumere atteggiamenti concreti e profetici. Abbiamo organizzato alcuni incontri – invitando anche i pastori e i rappresentanti della altre chiese – per approfondire anche il tema dell’ecologia integrata, un’ecologia che abbia a cuore il creato e l’uomo nella sua interezza e che non sia relegata solo a filosofie verdi che lasciano il tempo che trovano. Un altro momento bellissimo è stata la veglia ecumenica, con sette cori che hanno proposto insieme i canti di Taizé. Per il nuovo anno immaginiamo, oltre alla veglia ecumenica di gennaio altre iniziative per condividere le numerose realtà che compongono il cristianesimo oggi. Ecco, in sintesi quello che vogliamo proporre non è una serie di eventi più o meno belli, ma un cammino».

Lo stesso cammino desiderato e perseguito anche con chi professa religioni diverse da quella cristiana. «In Diocesi abbiamo avviato un dialogo veramente costruttivo con la realtà Sikh: la loro energia, il loro modo di accoglierci, di essere disponibili a un confronto è quanto di più bello potessimo trovare. Ho incontrato i loro capi religiosi in diverse occasioni e sono rimasto colpito dalla finezza, dalla grazia, dalla correttezza che hanno avuto nel modo di porsi verso noi cristiani. Incontri così spalancano il cuore. Un dialogo lo abbiamo cercato anche con il mondo musulmano locale, sebbene sia più difficile. Non per diffidenza, ma perché risulta complicato trovare un interlocutore preciso. Non perdiamo però la fiducia, un tentativo sarà sempre fatto. Siamo consapevoli che il nostro lavoro non sarà a breve termine, ma che la prospettiva è quella del lungo periodo».

Del resto, non è stato così anche per le grandi cattedrali della Storia? Nessuna venne eretta in un giorno. Alcune, come la bellissima Sagrada Familia, sono ancora da terminare. Ma svettano nella loro bellezza, testimonianza silenziosa del lavoro infaticabile, minuzioso e appassionato di migliaia di persone di buona volontà che nei secoli hanno contribuito a costruirle. Uomini e donne coscienti che – forse – non avrebbero mai visto finita la cattedrale in questa loro vita, ma consci della grandezza del compito che era loro assegnato. Questo è il lavoro dell’Ufficio per la Pastorale ecumenica e del dialogo interreligioso. Un’opera che cresce paziente, senza fretta, ma che inizia a portare frutto qui e ora.