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Giornata di lotta all’AIDS, il Vescovo a Casa Speranza: «Siete testimoni della speranza del Vangelo»

Nella vigilia della “Giornata mondiale della lotta all’Aids”, che ricorre ogni anno il 1° dicembre, il vescovo Antonio Napolioni ha fatto visita alla Casa della Speranza, opera segno di Caritas Cremonese che accoglie e supporta le persone malate di Aids, per la celebrazione dell’Eucarestia e un incontro con gli ospiti residenti nel pomeriggio di martedì 30 novembre 2021.

Presenti insieme al vescovo, le suore Catechiste di Sant’Anna e alcuni volontari che prestano il loro servizio nella struttura, insieme ad alcuni sacerdoti: don Pier Codazzi, direttore della Caritas diocesana, don Vilmo Realini, collaboratore parrocchiale della parrocchia “Beata Vergine Lauretana e S. Genesio” in Borgo Loreto, e don Flavio Meani, segretario vescovile.

Nella sua omelia mons. Napolioni ha commentato il Vangelo del giorno: «Gesù chiama Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni come suoi apostoli: noi cosa vogliamo fare? Seguire Gesù migliora il mondo perché si diffonde la buona notizia che Dio ti ama, lasciati pescare, aiutare. Sosteniamoci l’un l’altro – ha quindi proseguito il Vescovo – questo è il contagio del bene che cerca e sconfigge il male che si diffonde, non solo i nostri mali personali ma anche quelli della società, ciò che è superficiale».

«Per tutta la terra si diffonde l’annuncio degli apostoli, un loro annuncio silenzioso perché fatto di gesti concreti: la speranza si basa sui fatti e questa casa da anni è segno silenzioso e sicuro di questa speranza che nasce dal Vangelo» ha quindi proseguito Napolioni.

Infine, ha concluso il vescovo Antonio Napolioni nella sua omelia: «Anche ognuno di voi che abita e opera qui è un apostolo, anche se non andate in giro, perché voi potete raccontare un incontro con Gesù che vi ha messo un po’ in piedi, vi ha rimesso un po’ in piedi e vi ha permesso di essere famiglia, testimoni che la speranza è possibile».

Al termine della celebrazione un momento di riflessione tenuto dall’infettivologo Giuseppe Carnevale sul tema del virus dell’Hiv e della malattia dell’Aids: «A quarant’anni dalla scoperta di questa infezione oggi si parla meno, anche per colpa della pandemia, ma ogni anno in Italia vengono scoperti ancora oltre duemila nuovi pazienti con infezione da Hiv e oltre cinquecento da Aids conclamato: questi sono solo i casi di infezione denunciati perché poi nel sommerso ce ne sarebbero anche più del doppio che possono diffondere l’infezione, principalmente tramite via sessuale».

Ha pertanto proseguito il dott. Carnevale: «Nel 1986 la ricerca ha prodotto farmaci molto importanti per questa malattia, senza però mai trovare una vera e propria cura anche se oggi ci sono terapie sempre più innovative con prospettive di arrivare a iniezioni ogni 2 o 6 mesi in sostituzione delle medicine quotidiane che oggi vengono somministrate».

Da questo quadro l’appello di Carnevale: «È importante abbassare questa soglia e informare, soprattutto i giovani, che ci si può infettare per via sessuale. I nostri figli e nipoti devono essere informati, anche se purtroppo è solo una giornata all’anno e soprattutto quest’anno, a causa del Covid, sarà una notizia meno rilevante».

Quindi il ricordo degli anni in cui questa malattia ha colpito più diffusamente: «Negli anni ‘90 il vescovo Nicolini veniva nel mio reparto e vedeva i giovani morire, all’epoca anche sessanta morti all’anno e capì che era importante avere un luogo per poter aiutare persone che non hanno un adeguato sostegno familiare ad affrontare questa situazione: questa casa è andata avanti anche grazie a molti volontari».

Il vescovo Napolioni ha quindi aggiunto un ringraziamento a quanti hanno contribuito negli anni a continuare a sostenere la Casa della Speranza: «Aggiungo che vedo facce splendide, insieme alle suore e agli operatori formate questa grande famiglia e siete un segno di speranza: non vedo l’ora che si possa vivere un momento insieme senza darla vinta al male, quello grande e quelli piccoli di ogni giorno. Ricordiamo anche quanti hanno sostenuto questa opera economicamente come Fondazione Cariplo».

Anche don Codazzi ha voluto augurarsi di poter tornare presto a condividere la vita degli ospiti con visite dall’esterno e progetti al di fuori della Casa con il ritorno della bella stagione. Infine, anche il saluto di don Vilmo Realini, il quale settimanalmente visita questa piccola comunità situata in una delle parrocchie in cui presta il suo servizio.

Al termine non sono mancate alcune poesie lette dagli ospiti e lo scambio degli auguri per il trascorrere di un buon Avvento.