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Giornata del migrante e del rifugiato: le comunità cattoliche straniere insieme in preghiera a Borgo Loreto

Pomeriggio di gioia domenica 25 settembre in occasione della la celebrazione della 108ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, con la Messa vissuta nel chiesa della Beata Vergine Lauretana e San Genesio, nel quartiere Borgo Loreto di Cremona.

Don Irvano Maglia, moderatore dell’unità pastorale “Cittanova” di Cremona nella quale si ritrova la comunità cattolica romena, ha presieduto la liturgia, affiancato da don Pierluigi Codazzi, direttore di Caritas Cremonese, don Pietro Samarini, vicario zonale della zona pastorale 3 e parroco di Borgo Loreto, e don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano dell’Ufficio Migrantes. Al suo fianco anche i cappellani delle comunità africane, don Nicolas Diene e don Patsilver Okah, e il collaboratore parrocchiale di Borgo Loreto don Vilmo Realini.

«Il Signore è con noi tanto più quando ci sono tante differenze e tante presenze diverse – ha esordito don Maglia accogliendo l’assemblea –. Lo Spirito privilegia le differenze e le fa diventare ricchezza per tutti. E fa diventare così la Chiesa più ricca, più bella, più dipinta».

I colori degli abiti tradizionali non sono certo mancati tra le comunità africane francofona e anglofona, che insieme alla comunità romena e ucraina hanno intonato canti e danze e hanno condotto le letture e le preghiere dei fedeli in lingua nazionale.

«Sappiamo che in questa assemblea ci sono generazioni integrate nella nostra realtà religiosa – ha introdotto don Ghilardi – ma le origini, le radici e le differenze positive religiose e culturali meritano di essere curate e non negate, per far fiorire stili di vita nuovi accoglienti e sempre più evangelici anche per chi sembra non trovare novità e bellezza nel Vangelo». E ha concluso valorizzando la capacità delle comunità presenti di essere seme presso i migranti che hanno da poco raggiunto l’Italia «anche le persone che stanno muovendo i primi passi nella nostra chiesa meritano di essere accompagnate e di trovare nella chiesa diocesana un punto di approdo per la loro vita».

A don Maglia, invece, il compito di condurre l’omelia a partire dalla riflessione sulla Parola del giorno, che narrava la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro. Soffermandosi sul valore della condivisione della propria ricchezza, che diventa problematica quando fa dimenticare il prossimo, ossia colui che è vicino nella necessità e nella fatica, ha così approfondito. «Tutto ciò che Dio ha insegnato è racchiuso dentro al comandamento dell’amore. Il tuo cuore riconoscente verso il Signore – ha proseguito don Irvano- diventa capace di amare gli altri e il prossimo». E ha proseguito «Come voi avete esperienza della fatica che fate per entrare nella nostra società italiana, così anche noi italiani cristiani dobbiamo fare un cammino per l’integrazione e l’apertura alla diversità. La fatica condivisa, nostra e vostra, ci permette di integrarci e di diventare persone del mondo che si valorizzano l’un l’altro. Voi siete chiamati a conoscere ed entrare nelle leggi e istituzioni. Noi abbiamo un problema nella capacità di valorizzare i doni di Dio, che passano anche attraverso le persone di altre culture e tradizioni». E ha concluso con un segno di speranza: «Questo sforzo non è uno sforzo solo umano ma è possibile soltanto se lo Spirito Santo, fonte di unità, agisce nel nostro cuore. L’incontro tra queste due fatiche genererà frutti belli».

Al termine della celebrazione, nei ringraziamenti finali, don Ghilardi ha portato anche il saluto del vescovo Antonio Napolioni che, a Matera per il Congresso eucaristico nazionale, non ha potuto quest’anno presiedere l’Eucaristia della Giornata del migrante e del rifugiato, volendo comunque esprimere la propria preghiere e vicinanza alle comunità cattoliche straniere presenti in diocesi.

Il pomeriggio si è quindi concluso con un momento di festa condiviso, all’insegna delle diverse tradizioni culturali.