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Giornata contro l’Aids, il 1° dicembre il Vescovo a Casa della Speranza

Ogni 1° dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’Aids, ovvero l’occasione per sollecitare più persone possibili a impegnarsi nella lotta contro l’Aids e dimostrare così la loro solidarietà con le persone affette da HIV. Proprio in questa occasione, come tradizione, il vescovo Antonio Napolioni farà visita alla Casa della Speranza di Cremona, dove incontrerà gli ospiti, gli operatori e i volontari della struttura gestita dalla Caritas diocesana.

Parlare di Aids e Hiv è oggi diventato “fuori moda”, ma il fatto che se ne senta parlare sempre meno non significa che il problema stia scomparendo, anzi. Nel 2015 sono state registrate 3.444 nuove diagnosi in Hiv, collocando l’Italia al 13° posto tra le nazioni dell’UE.

Così, come ogni anno, anche Casa della Speranza, struttura diocesana dedicata all’accoglienza di persone affette da AIDS e sindromi correlate e non in grado di far fronte autonomamente alle proprie necessità, aprirà le porte per un momento di preghiera, guidato dal Vescovo.

L’obiettivo è mantenere i riflettori puntati su una problematica ancora fortemente presente sul territorio (ma di cui troppo poco si parla), oltre che portare un messaggio di affetto e fiducia agli ospiti accolti e ringraziare tutte quelle persone che proprio con loro investono ogni giorno – sia con il proprio lavoro che a titolo gratuito – tempo, energie e risorse, già da molti anni.

Era infatti il 2001 quando la struttura, nata dalla volontà dell’allora vescovo Giulio Nicolini, veniva inaugurata. Da allora tanti ospiti sono stati accolti, curati e assistiti.

Oggi la Casa accoglie in regime residenziale fino a dieci persone con particolari necessità di assistenza riabilitativa specialistica a valenza socio-sanitaria e due in regime diurno. Si tratta di una struttura “mista”, dove trovano assistenza uomini e donne di tutte le età e provenienze, italiane e non.

Sono storie di persone comuni, uomini donne e giovani ragazzi che a un certo punto della loro vita hanno trovato sul loro cammino (senza sapere come gestirlo) il virus dell’Hiv: chi per motivi di tossicodipendenza, chi per episodi di malasanità, chi a causa di rapporti sessuali non protetti (proprio quest’ultima è oggi la motivazione maggiore di contagio).

Oltre al personale sanitario, assistenziale ed educativo che si prende cura a 360° della vita di ogni ospite, la casa alloggio di via Loreto può contare sulla presenza di due Suore Catechiste di Sant’Anna, suor Margret e suor Rani, che ivi risiedono e garantiscono la loro presenza 24 ore su 24.

Nel suo piccolo anche Casa della Speranza, grazie a un’idea di Caritas Italiana e in collaborazione con Caritas Cremonese, da un paio di anni è operativamente attiva in una campagna di sensibilizzazione, informazione e formazione sul tema AIDS. Dal 2014, infatti, 16 Caritas diocesane di tutto il territorio italiano sono impegnate in un progetto nazionale che ha come obiettivo principale combattere lo stigma che caratterizza questa malattia attraverso una informazione chiara e precisa. “La lucerna nella nebbia” è il titolo del progetto Cremonese, che in questi due anni è entrato in diverse parrocchie, incontrando giovani e adulti e rompendo il muro di silenzio che aleggia intorno a questa tematica.

Tre sono le criticità su cui con questo progetto intende andare a lavorare. Primo tra tutti proprio abbattere la convinzione che il problema non esista più solo perché si è smesso di parlarne.

In secondo luogo risvegliare la coscienza comune sul fatto che oggi non si può più parlare di “categorie sociali a rischio”, ma è un problema che riguarda tutti, nessuno escluso. Se prima, infatti, c’era la credenza che solo determinate persone potessero essere a rischio di contrarre l’infezione (tossicodipendenti piuttosto che omosessuali o prostitute), oggi i report annuali divulgati in occasione della Giornata mondiale di lotta all’Aids mostrano il contrario: il range delle età delle nuove infezioni si è notevolmente ampliato, andando a toccare minorenni come ultra settantenni, e le modalità di contagio riguardano soprattutto rapporti occasionali non protetti.

Conseguente a questa credenza è la terza criticità su cui lavorare, forse la più difficile da scardinare nel pensiero ordinario delle persone: il luogo comune: “Se la sono cercata”. Questa frase è un pensiero, a volte neppure troppo silenzioso, che emerge ogni volta che si parla di queste situazioni di criticità, e che non fa altro che allontanare in modo pericoloso la problematica, relegandola solo a determinati contesti, causando quindi una ulteriore e pericolosa disinformazione ( perché “tanto il problema non mi riguarda”).

Il silenzio sul tema Hiv/Aids di questi anni sta producendo situazioni drammaticamente nuove: qualcosa ad oggi con questo con questo progetto Caritas Italiana e Caritas Cremonese hanno fatto, sensibilizzando, informando, testimoniando, ma ancora tanto si può e si deve fare.