Gen Verde, il Choral workshop concluso animando la Messa presieduta dal Vescovo: «Cantiamo per immergerci ancora di più nel cuore di Dio»

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«Gesù ha portato nella storia un ribaltamento di prospettiva che ancora oggi salva il mondo, consegnandoci ragioni profonde di fiducia, di perseveranza, di impegno e di gioia. Per questo cantiamo: non per distrarci, ma per immergerci ancora di più nel cuore di Dio e nel bisogno profondo di speranza che c’è nel cuore di ogni uomo». Così il vescovo Antonio Napolioni, che domenica 16 novembre a Cremona, nella chiesa parrocchiale della Beata Vergine di Caravaggio, ha presieduto l’Eucaristia animata con il canto dai partecipanti al Choral workshop del Gen Verde International Performing Arts Group, iniziato il 14 novembre proprio presso la parrocchia della Beata Vergine e organizzato in collaborazione con il Coro InCanto di Pace dell’unità pastorale delle parrocchie di Persico, Dosimo, Quistro, San Marino, Gadesco, Pieve Delmona.

L’iniziativa ha messo in campo un programma di formazione sul ruolo della musica nella liturgia, come servizio e aiuto alla preghiera e si è conclusa animando l’Eucaristia domenicale presieduta alle 12 dal vescovo.

Gen Verde è una band al femminile oggi composta da 19 artiste provenienti da 14 Paesi. Il gruppo ha all’attivo quasi 60 anni di attività, 70 album prodotti in 9 lingue e ha sin qui avuto quasi 150 componenti tra musiciste, cantanti, tecniche, attrici e danzatrici.

L’esperienza del Choral workshop è stata estremamente apprezzata dai molti partecipanti, provenienti da diverse parrocchie e gruppi del territorio. In un momento di restituzione, alla fine delle prove per la celebrazione domenicale, molte sono state le espressioni di ringraziamento e di entusiasmo rivolte alla direttrice, l’americana Nancy Uelmen, e alle altre componenti del gruppo, presenti a Cremona rispettivamente in veste di coach e strumentiste.

«Lavorare insieme a voi – ha detto una delle partecipanti – ci ha fatto comprendere meglio il senso al nostro cantare, ma anche il fatto di “spezzare la parola attraverso il canto” e di “masticarla”, proprio come facciamo con l’Eucaristia». Mentre un’altra ha sottolineato come sia apparso evidente durante il workshop «come il canto può essere davvero una preghiera». E ancora: «Ci siamo sentiti come in una famiglia, in cui abbiamo apprezzato lo stile per la correzione fraterna. Ci avete fatto notare tante volte che sbagliavamo, però mai con l’intenzione di rimproverare, ma sempre col sorriso e con l’amore, con l’obiettivo di farci migliorare». Uno dei partecipanti ha poi ringraziato dicendo «io suono in tre cori diversi e tante volte mi sono reso conto che passiamo molto tempo a fare le prove con gli spartiti davanti a cercare la nota, l’attacco eccetera. Poche volte, però, ci fermiamo a leggere il testo e a cercare di renderlo al meglio. Voi ci avete mostrato molti “trucchetti” con la bocca e con la voce che non conoscevamo e, devo dirlo da musicista, qui ho avuto modo di capire meglio anche i volumi, gli effetti, tante cose cui tendiamo a dare meno importanza e che invece fanno al differenza». In chiusura un altro partecipante, commosso, ha detto che il workshop «è stato un’esperienza molto forte, mi è venuto da piangere in un paio di canti, e di solito non mi succede, perché una cosa che ci ha colpiti è stata quando ci avete chiesto di far vedere la gioia, e che il canto ci deve uscire da dentro».

Quanto tutto questo abbia smosso gli animi dei partecipanti è apparso chiaro durante la celebrazione con il vescovo, aperta dal ringraziamento di don Andrea Spreafico, parroco della Beata Vergine: «Questa esperienza ci ha ridato motivazioni, ci ha permesso di capire e apprezzare che ciò che cantiamo sia anche vissuto, sia anche abitato, diventi davvero carne e sangue». Entusiasmo cui ha fatto eco il vescovo, che ha ringraziato Gen Verde, tutti i partecipanti e i presenti, tra cui la sindaca di Gadesco Pieve Delmona, cui ha detto «brava e grazie per aver accompagnato qui il parroco, la comunità, segno di partecipazione a tutti i livelli».

Durante l’omelia il Vescovo ha ammonito «chi lavora per seminare paura, per generare paura, per fare i soldi sulla paura e addirittura usa Dio perché sia dalla sua parte, in questo mercato di morte». Ha quindi fatto riferimento al suo recente viaggio in Terra Santa con i vescovi della Lombardia insieme all’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. Luoghi in cui si sopravvive con «la resilienza, come la chiamiamo oggi, la perseveranza, la testardaggine, la fedeltà a se stessi, la lotta per la vita. Ci vuole come ci vuole davanti alle malattie, davanti alle prove che non mancano anche nella vita di tutti noi. Il Signore non ci invita alla pigrizia, non ci dice pregate e lasciate andare, ma lotta, come direbbe Frérè Roger di Taizé, lotta e contemplazione».

In tutto questo c’è, però, «spazio per un canto. Un canto nel profondo del cuore che ci sostiene in questa lotta, affinché non sia una lotta scriteriata, ma sia una lotta illuminata dalla certezza che il Signore ci ama». Il Signore che «ha rovesciato i potenti dai troni, ma che vede suo figlio finire sulla croce. È il mistero della salvezza, che ha affidato ai piccoli e semplici ai poveri. Oggi è la giornata dei poveri, non per fare un’elemosina in più, ma per accogliere il ribaltamento di prospettiva che Gesù ha portato nella storia e che ancora salva il mondo, consegnandoci ragioni profonde di fiducia, di perseveranza, di impegno e di gioia. Per questo cantiamo, non per distrarci, ma viceversa, per immergerci ancora di più nel cuore di Dio e nel bisogno profondo di speranza che c’è nel cuore di ogni uomo».

In chiusura di celebrazione don Spreafico ha regalato al Gen Verde una delle lampade dell’altare: «Abbiamo vissuto insieme l’Eucaristia e le abbiamo dato un sapore che è il suo vero sapore: quello della gioia, in qualsiasi momento».