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Gemellaggio terremoto/53. L’esperienza dell’Oratorio di Castelverde tra le ferite del sisma

Castelverde, 27 agosto 2017

Dal 6 al 13 agosto una quarantina di ragazzi dell’Oratorio “Sacro Cuore” di Castelverde, accompagnati dal vicario don Enrico Ghisolfi, hanno vissuto un’esperienza di volontariato nelle zone del Centro Italia colpite dal terremoto dello scorso anno, nel contesto del gemellaggio tra la Diocesi di Cremona e l’Arcidiocesi di Camerino-S. Severino Marche. Nello specifico, all’interno del progetto “Diamoci una mano” coordinato da Caritas Cremonese e Federazione Oratori Cremonesi, sono stati impegnati in attività di animazione nelle parrocchie di Pian della Pieca e di San Severino.

Più che redigere un rendiconto, è giusto lasciare la parola a chi in primo piano ha vissuto una possibilità concreta di carità. Ciascuno con la propria sensibilità ha riletto gli eventi del terremoto dello scorso agosto alla luce della relazione che si è potuta instaurare con altri fratelli d’Italia.

Forse l’intera esperienza ha questo valore umano e spirituale: rendere ciascuno più degno di essere uomo, più sensibile, cioè capace di commuoversi nel profondo, non in un semplice moto di indignazione o vittimismo, ma in una presa di coscienza del bene ricevuto e delle potenzialità da offrire, in un moto di coraggio e di responsabilità verso la vita e le sue sfide che trova nella forza di ricominciare un segno e un alba di Resurrezione.

«Mi sono resa conto di quanto diamo tutto per scontato, di quanto non ci accontentiamo e pretendiamo sempre di più. Confrontando con chi ha perso tutto, vedere con i nostri occhi i disastri che sono stati causati dalla terra, ci aiuta a renderci conto di quanto la vita sia importante di cui rendere grazie e la cosa più preziosa da servire». Ilaria

«Sono stata colpita dalla capacità dei bambini di superare con il sorriso quegli avvenimenti che hanno modificato il loro modo di vivere. Chi ha dovuto lasciare molto, se non tutto, non ha perso la gioia di vivere condividendo la bellezza dell’amicizia». Elena

«Coinvolte in un gesto di volontariato portiamo a casa qualcosa in più: la soddisfazione di aver dato il nostro seppur piccolo contributo ad un cammino di rinascita per quelle comunità servite, soprattutto nei confronti dei più piccoli, capaci di reagire con energia e voglia di vivere ad una situazione molto instabile. E’ questo il grande valore che ci ha toccato nel profondo, un mattone in più per la nostra crescita come singoli e come gruppo di oratorio. Tutto questo rafforza e arricchisce». Silvia e Ramita

«Come un’avventura in mare aperto, non sai mai cosa potresti aspettarti. Così, se chiunque penserebbe ad una realtà dove prevale preoccupazione, invece questa esperienza ci ha messo a contatto con persone e in particolar modo con ragazzi e bambini tutt’altro che angosciati. Ci hanno donato serenità e collaborazione, disponibilità alle nostre proposte. Condividendo una piccola parte della loro vita con noi, abbiamo potuto stupirci del coraggio di guardare e di andare avanti». Riccardo

«Con un po’ di fatica e impegno, portiamo a casa il messaggio di guardare oltre le nostre piccole realtà. Il servizio del Grest svolto, toccare con mano case e quartieri feriti, rallegrarsi di un sorriso donato da un bambino, … tutto ciò ci interroga su quali siano davvero le cose importanti per la nostra vita». Margherita e Rossana

«Siamo arrivati con un po’ di apprensione, con tante domande e incertezze, sul da farsi, sulle modalità con cui inserirsi in una situazione così, ecc… le persone e i ragazzi incontrati ci sono venuti incontro davvero con entusiasmo, trascinandoci nelle varie attività e nei racconti della loro vita. Possiamo dire di essere stati noi a tornare a casa più ricchi di relazioni e di fiducia nelle persone e nelle possibilità di bene. Questo ci aiuta a guardare diversamente anche le nostre realtà». Chiara e Chiara

«L’esperienza è stata caratterizzata da uno spirito di comunione e condivisione. Le giornate passate assieme, i momenti di animazione presso le parrocchie di Pian di Pieca e San Severino, i momenti di lavoro e le visite serali nelle città vicine, (Assisi, Spoleto, il mare…) hanno accresciuto la nostra amicizia e la coesione del gruppo. I momenti più piacevoli sono però indubbiamente stati quelli passati con i bambini. Infatti abbiamo avuto la possibilità di conoscere, parlare, giocare e divertirci con bambini e ragazzi con cui si è stretto un saldo legame che è stato doloroso sciogliere». Luigi

«Lascia impresso la forza che dai più piccoli arriva a noi e alle loro famiglie, ancora spaventate. La voglia di vivere e dare un senso a tutto ciò è il più bel messaggio di speranza». Giulia

«Aspetto importante di questa esperienza è stato l’incontro con le persone e la visita in alcuni luoghi colpiti dal terremoto. Ci sono ancora paesi “fantasma” (un esempio Caldarola, transitabile sono in una via principale ma completamente disabitato e puntellato) ed altri solo parzialmente vivibili. Ho avuto la possibilità di andare a San Ginesio: un paese bellissimo (bandiera Arancione Touring e inserito nei Borghi più belli d’Italia). Anche qui tutto transennato, compresa la Maestosa Chiesa Collegiata. Un tuffo al cuore ed una profonda commozione passando a piedi nelle vie (quelle percorribili). Qui solo un bar aperto, un fruttivendolo e la Banca (tutta transennata) sono i soli segni di vita percepibili. Ti freni anche nel fare fotografie perché ti sembra quasi di mancare di rispetto alla gente. Le poche persone incontrate però ti salutano con sguardo sorridente, quasi a ringraziarti per essere passato da loro. Ho parlato con alcuni genitori che mi hanno raccontato della notte del terremoto, delle paure ma anche del desiderio di non farsi sopraffare da questo nemico invisibile. Quanta dignità nelle loro parole e nel loro modo di essere». Renato (accompagnatore)