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Furto sacrilego a Fossa Caprara, l’amarezza del vescovo Antonio

“Ci sono tutti gli elementi per poterlo ritenere un furto sacrilego”. Commenta così a caldo don Ottorino Baronio, parroco di Fossa Caprara – oltre che di Vicomoscano, Casalbellotto e Quattrocase – quanto avvenuto nella notte tra lunedì 3 e martedì 4 ottobre. Presso la chiesa di San Lorenzo, vicino all’argine sul Po, sono stati trafugati 2 tabernacoli e una pisside dorata con ostie consacrate. A scoprirlo il sacrestano che la mattina alle 7.30 ha visto divelta la serratura della porta blindata della chiesa e si è trovato davanti al vuoto dei tabernacoli delle due cappelle laterali della chiesa romanica che custodisce anche preziosi affreschi del XI-XII secolo. Sul pavimento sono rimaste alcune impronte di calzature e qualche calcinaccio. Di ogni particolare hanno preso atto anche i carabinieri di Casalmaggiore intervenuti subito sul posto.

Amarezza da parte del vescovo mons. Antonio Napolioni: “Lo stupore è davvero grande davanti ad un fatto che pare inspiegabile. Al momento attendiamo che le indagini facciano il loro corso”. Prudenza dunque nell’interpretazione dell’accaduto ma anche la volontà di andare a fondo e di procedere ad una riflessione seria che “affida alla misericordia di Dio il gesto compiuto dai malviventi”. Anche la comunità locale è pensierosa e teme che fatti simili si possano ripetere. Nella memoria di qualcuno si annoverano fatti simili avvenuti nella medesima zona.

“Siamo costernati – spiega il parroco – domenica durante la messa procederemo con le preghiere di riparazione”. E ripercorrendo l’avvenuto aggiunge: “E’ vero che si tratta di 2 tabernacoli del 1600 ma non erano di così grande valore anche se di legno intarsiato. Altro non hanno portato via e questo ci fa pensare ad intenzioni negative”. La chiave del tabernacolo della Cappella del Santissimo era in sacrestia e lì è rimasta perché i malviventi lo hanno asportato completamente. “Era di legno intarsiato ma non penso fosse questo il loro obiettivo”, continua don Baronio. La cautela nel tracciare una conclusione è doverosa ma i fatti fanno pensare ad un atto di profanazione.

Maria Chiara Gamba