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A Caravaggio la Giornata della fraternità sacerdotale

Appuntamento dedicato a tutti i presbiteri anziani e malati quello che si è tenuto giovedì 19 settembre al santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio dove l’Unitalsi regionale e la Conferenza episcopale lombarda hanno organizzato la quinta “Giornata della fraternità sacerdotale”. Perché non si smette mai di essere sacerdoti, sia quando si è giovani e in forze sia quando si è in là con gli anni e il fisico non è più quello di una volta.

Per l’occasione, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha celebrato in basilica, alle 11.30, la Messa solenne. Presenti una ventina fra vescovi e vescovi emeriti della Lombardia (radunati a Caravaggio per il periodico incontro della Cel) e numerosi sacerdoti oltre ai barellieri e le dame dell’Unitalsi guidati dal presidente regionale Vittore De Carli.

All’inizio della Messa l’assistente unitalsiamo monsignor Roberto Busti, vescovo emerito di Mantova, ha letto un messaggio che papa Francesco ha inviato appositamente a Caravaggio per questa giornata. «Desidero esprimervi la mia vicinanza spirituale – ha scritto il Pontefice rivolgendosi ai preti anziani e ammalati – affinché il peso degli anni e le infermità non facciano calare il profumo della sacra unzione, ma anzi accrescano la consapevolezza che essi lo rendono più efficace. La Vergine Maria vi renda consapevoli che i giovani hanno bisogno della vostra saggezza e della vostra solidarietà spirituale per essere come li pensa la Chiesa». Un messaggio unito al dono di un crocifisso per ognuno dei partecipanti.

Nell’omelia l’arcivescovo Delpini ha raccomandato ai presenti di non cedere alle tentazioni. Tentazioni del passato, del presente ma anche del futuro, per resistere alle quali c’è l’esempio di Maria. «Siamo esposti – ha detto dal pulpito – a tutte le tentazioni del tempo che hanno lo scopo di allontanarci da Dio. Una di queste è la nostalgia. Per non parlare del risentimento, del rimorso. Una tentazione del presente è il lamento, l’insofferenza per la situazione per cui mi trovo. Poi c’è la tentazione del futuro, di guardare avanti e di sentirsi smarriti e perduti, di chiederci dove andremo a finire. Allora noi siamo venuti qui, in questo santuario, davanti alla Vergine Maria, per portarle le nostre tristezze e le nostre tentazioni. La liturgia di oggi ci aiuta a respingerle, a contemplare in lei quella fede che ci permette di essere forti e vincere proprio quelle stesse tentazioni. Nelle parole di Maria – ha proseguito – troviamo il modo di vincere le nostalgie del passato cantando il Magnificat e lodando le opere di Dio che sono salvezza e sorgente di vita».

Al termine della Messa il saluto del presidente regionale Unitalsi Vittore De Carli che si è rivolto ai presenti citando i due sentimenti che uniscono tutti i sacerdoti che oggi erano a Santa Maria del Fonte. «L’amore e l’amicizia – ha affermato –. L’amore che voi avete dato a Dio. A Lui avete dato la vostra vita, il vostro cuore e questo per noi è un grande dono. Amicizia. È difficile oggi questa parola. Abbiamo delle conoscenze, delle simpatie ma non conosciamo nessuno. Voi invece voi vi conoscete, conoscete i vostri vescovi ed i vostri parrocchiani. Quante volte i vostri parrocchiani vi ringraziano per quanto avete fatto quando erano giovani. È importante la vostra attenzione». De Carli ha concluso citando il progetto dell’Unitalsi di realizzare una casa d’accoglienza per famiglie di bambini malati di tumore al santuario della Madonna dell’Ortica. «Speriamo – ha sottolineato – di tornare qui ancora fra un anno ad annunciare che questo progetto è stato realizzato».

Dopo messa, all’esterno della basilica, l’arcivescovo Delpini ha benedetto il nuovo pulmino che l’Unitalsi utilizza per il trasporto dei malati di Sla.

 

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A Casalmaggiore festa per il decennale della comunità ghanese

Domenica 15 settembre la parrocchia di Santo Stefano in Casalmaggiore ha assunto un aspetto diverso dal tradizionale, animandosi di colori e sonorità che potevano far pensare di trovarsi dall’altra parte del Mediterraneo. Invece, in pieno centro cittadino, nel cuore della cristianità, si stava celebrando la Messa di ringraziamento per il decennale dalla fondazione della comunità cattolica ghanese di Casalmaggiore. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, affiancato dal parroco don Claudio Rubagotti e a don Prince Ampong, don Samuel Owusu Piesie e don Felix Baffour Gyawu della Comunità Ghanese di Casalmaggiore, Reggio Emilia e Modena.

«Sono felice – ha esordito il Vescovo – che la comunità si integri con questa semplicità e concretezza in tutte le occasioni che riuscite a creare con l’aiuto dei sacerdoti».

Attualizzando la Parola di Dio (Es. 32), Napolioni ha poi aggiunto una riflessione attorno al tema del concetto di popolo di Dio. «Il Signore aveva promesso a tutta la sua discendenza la terra, il futuro, l’alleanza, la pace. Dunque chi è davvero amico di Dio sa che Dio non diventa di parte. Invece la storia degli uomini, e anche la storia dei cristiani, è una storia insanguinata perché la tentazione è quella di dire “il mio popolo, la mia nazione”. È bello avere l’orgoglio nazionale, ma mai per fare di un popolo un nemico, quanto piuttosto per essere amici nella diversità, nella ricchezza e nella fantasia di Dio».

Un’occasione preziosa, questa, per ribadire che non ci sono cristiani migliori di altri per la propria origine o appartenenza culturale. Ma che è cristiano «chi si prende cura dei piccoli, dei bambini, dei malati, dei più deboli», perché costui «ha in sé qualcosa della tenerezza e dell’amore grande del Padre. Siamo qui per questo, da ogni parte del mondo».

Ad animare la celebrazione due cori: il locale Joy Voices (diretto da Abele Zani) e il ghanese Ghana Union Choir (diretto da Peter Oppong), che non hanno retto alla tentazione di mescolarsi e nel canto successivo all’Eucaristia si sono uniti per rendere lode a Dio in lingua Twi, l’idioma ghanese più comune tra i migranti che abitano a Casalmaggiore.

Nata da una costola della comunità ghanese di Reggio Emilia, il 15 agosto 2009 la comunità casalasca ha celebrato la sua prima Messa presso la chiesa di San Leonardo, che da allora sua chiesa di riferimento.

Le attività svolte dalla comunità, composta da una quarantina di persone, si rivolgono principalmente all’accompagnamento delle famiglie migranti accolte sul territorio, sia per assisterle nel mantenimento della loro fede che per aiutarle concretamente nella ricerca di casa e lavoro. Oltre a ciò, grazie a una costante raccolta fondi, la comunità implementa azioni di sviluppo nelle città di origine.

«La nostra Chiesa è stata in grado di aiutare a costruire una parte del Seminario nell’arcidiocesi di Kumasi in Ghana – dichiara il coordinatore della comunità, Francis Asamoah -. Ma abbiamo anche aiutato i nostri conterranei a continuare a proclamare la fede che abbiamo come cattolici qui a Casalmaggiore, attraverso canti e preghiere, e incoraggiando i membri della nostra comunità a celebrare il sacramento del matrimonio e del battesimo».

Grazie all’impegno dei suoi collaboratori la comunità è entrata a far parte della vita della parrocchia, partecipando al Consiglio pastorale e a svariate altre attività. E ha saputo riempire il Duomo di Casalmaggiore per una celebrazione durata poco più di due ore.

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Ezio Aceti e la sfida dell’educazione, da vincere «ammalandoci di positività» (AUDIO)

“Educare oggi. Una sfida possibile”. Questo il tema del momento formativo della festa dell’oratorio Don Bosco, ad Agnadello, affidato allo stile colloquiale, diretto, istrionico di Ezio Aceti, psicologo lecchese specializzato in dinamiche educative, che nella serata di venerdì 13 settembre ha parlato a una quarantina di presenti nel teatro dell’oratorio. Una sfida difficile quella di educare al giorno d’oggi, che secondo Aceti si può vincere «ammalandoci di positività».

La riflessione dello psicologo è partita dalla storia dell’educazione, un concetto che in ogni epoca ha punti di debolezza e punti di forza e da lì è derivato il primo ammonimento del relatore: «Se qualcuno dice che era meglio prima, io vado a casa subito: quello non è un credente. Un credente che brontola, non crede, perché Dio ha amato in modo infinito l’epoca precedente come ama allo stesso modo questa epoca».

Seconda riflessione: la crisi educativa, che si riflette nella crisi della famiglia – i dati statistici sono lì a dimostrarlo –, nella crisi della società, nella crisi della scuola. Una crisi che, citando il priore della comunità di Bose Luciano Manicardi, è paragonabile alle doglie del parto. «Di fronte a questa crisi – ha precisato Aceti – vi sono due grandi errori educativi che facciamo tutti, io compreso: il primo è pensare che fosse meglio una volta. Oggi pensiamo ancora che il castigo funzioni? Questo è uno degli errori. Un secondo sbaglio è il modernismo che al suo interno, a sua volta, ha due grandi errori interni: l’infantilismo degli anziani e l’adultizzazione infantile. Non solo non vogliamo più i vecchi ma non vogliamo nemmeno i bambini. Anche il bambino oggi deve crescere: bisogna essere tutti adolescenti, giovani, sgamati. Non dico che tutto sia così, per l’amor del cielo, ma sono questi gli errori che si fanno in questa crisi».

Nella seconda parte della serata Aceti ha parlato di cosa voglia dire veramente educare. «Per poter educare qualcuno – ha proseguito – occorre togliersi dalla testa tre stupidaggini, tre pregiudizi. Il primo. Non c’è un carattere bello o brutto. Dite ad un bambino che è cattivo che crescerà cattivo. Siamo in una società dove l’80% delle cose che si dicono sono negative. Il secondo pregiudizio è peggio del primo: dobbiamo avere il coraggio di disfarci dei nostri genitori. Dobbiamo avere il coraggio di seppellire i morti. Il terzo pregiudizio è sull’amore. È sempre possibile, l’amore. Noi siamo per l’amore. Amiamoci e diventeremo l’uno per l’altra».

Allora cosa dire ai nostri bambini? Che contenuti dare loro? «Come dice Benedetto XVI – ha sottolineato Aceti –, ci vuole un colpa d’ala e scoprire che la speranza è già in noi. Diciamo loro le cose vere. Non mettete mai nel cuore di un bambino la paura dell’altro, chi fa questo uccide l’anima di quel bambino; l’altro è coessenziale alla nostra esistenza. Noi siamo relazione. È l’altro che mi fa esistere. E poi dite il vero. Il vero genera gioia ed il falso tristezza. Ancora, dite ai vostri figli che è sempre possibile ricominciare, rialzarsi. Sosteneteli sempre, non date castigo e punizioni, che non servono a nulla ma fate quello che faceva Gesù, che mazzolava tutti ma tirava su tutti. Poi dite ai vostri figli che hanno un orecchio interiore, quello che è capace di ascoltare il trascendente, lo spirito. Come possiamo dare queste verità ad un bambino queste cose? Ammalandoci di positivo mentre noi continuiamo a parlare del negativo. La realtà non è quella che vediamo ma quella che facciamo esistere».

Aceti ha concluso la serata con un’esortazione ai genitori presenti: «Nessuno di voi si senta inadeguato. Dio stesso ci dice rialzati, ricomincia, chiedi scusa».




A Bozzolo una visita guidata sui luoghi della storia ebraica

La città di Bozzolo organizza domenica 15 settembre, in occasione dell’annuale Giornata della Cultura Ebraica, una visita guidata al cimitero ebraico e ai luoghi simbolo della città.

A partire dalle ore 16 i volontari del gruppo culturale “Per Bozzolo” condurranno i presenti a visitare il cimitero sito in via Cremona e il quartiere ebraico (non fu mai costituito un vero e proprio ghetto), fornendo informazioni sulla storia della comunità ebraica di Bozzolo e del territorio.

«Il cimitero ebraico – spiega il volontario Giuseppe Valentini – sarà aperto dalle 9 alle 18. All’interno della camera di servizio è collocata una piccola mostra di documenti, testimonianze e Kettubah (contratti nuziali). Qui si potranno acquistare i testi del prof. Ludovico Bettoni, che si occupa di storia locale».

La visita, a ingresso libero, riconduce alla memoria l’impegno profuso da un giovane prete di campagna, che in seguito sarà definito «tromba dello Spirito Santo in terra mantovana», che nel 1943 fece il possibile per nascondere e proteggere quanti il regime fascista perseguitava a Bozzolo. Anche a costo della sua stessa vita. Quel giovane prete porta il nome di don Primo Mazzolari e nel 2017 l’associazione Giardino dei Giusti di Milano lo ha inserito nel Giardino Virtuale, dove vengono segnalate le persone che, con la loro vita e testimonianza, si sono opposte a qualsiasi genocidio.

 foto: cortesia Giuseppe Valentini




“I sette peccati capitali dell’economia italiana” secondo Carlo Cottarelli (AUDIO)

«Come non bastano le antiche glorie a darci la grandezza presente, così non bastano i presenti difetti a toglierci la grandezza futura, se sappiamo volere, se vogliamo sinceramente rinnovarci»; questa citazione di Piero Gobetti – utilizzata quale chiosa conclusiva -, racchiude il succo della serata “I sette peccati capitali dell’economia italiana”, vivacemente condotta dal professor Carlo Cottarelli, ospite di eccezione dell’incontro organizzato dalle Acli con il patrocinio dell’Amministrazione comunale e svoltosi mercoledì 11 settembre a Cassano d’Adda, presso l’auditorium di Villa Borromeo.

Cottarelli, economista, editorialista, già Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica e attualmente Direttore dell’Osservatorio dei Conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, fu a un passo – un anno e mezzo fa – dal diventare Presidente del Consiglio . “Incarichi prestigiosi  – come evidenziato dal prof. Paolo Sabbioni, docente universitario ed ex sindaco di Melzo, cui è toccato il ruolo di moderatore della serata – che tuttavia non gli hanno impedito di rimanere, pur in una epoca di sguaiatezze, una persona moderata e con i tempi del ragionamento”.  Sette, sono, secondo  Carlo Cottarelli i “peccati capitali “ che bloccano l’Italia: l’evasione fiscale, la corruzione, la troppa burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, il divario tra Nord e Sud, la difficoltà a convivere con l’Euro.

“In questi ultimi venti anni il potere di acquisto nel nostro Paese non è aumentato; – ha spiegato l’economista – si tratta di un fatto eccezionale mai accaduto dal 1861 in poi”. Uno sconfortante scenario di attualità che evidenzia la gran mole di lavoro che vi è da fare, innanzitutto sul piano del recupero dell’evasione fiscale: “La tassazione elevata genera alta evasione che fa molto male all’economia, – ha rilevato  – basti pensare che si stima in 130 miliardi di euro all’anno, l’evasione totale.

Una cifra enorme, pensando come tutta la pubblica istruzione costi allo Stato, in un anno, circa 65 miliardi di euro”. Grandi mali pervengono anche dal fronte burocrazia: “Su cento dipendenti che lavorano in una impresa – ha semplificato Cottarelli – ben venti sono costretti a compilare moduli”. “Siamo un grande Paese che ha perso terreno – ha proseguito il relatore –. Sono necessarie politiche diverse  per cambiare. Occorre far capire alla gran parte della gente quali siano le vere priorità”, anche intervenendo con una politica di più ampio respiro che non guardi solo al vantaggio contingente ma alla crescita complessiva ed armonica su lungo termine. “I soldi non piovono dal cielo – è stato il suggestivo monito lanciato alla vasta platea – per ogni promessa elettorale che si trasforma in provvedimento,  occorre trovare le adeguate fonti di finanziamento”. Grande l’interesse dimostrato dal numeroso pubblico. Al termine della serata sono intervenuti – tra gli altri -, il Sindaco di Cassano Roberto Maviglia, l’ex senatore Natale Ripamonti e il Presidente dell’Unione commercianti Giuseppe Legnani.

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Istituto degli studi teologici riuniti, a Lodi aperto ufficialmente il nuovo anno accademico

Con l’avvio del nuovo anno pastorale anche il Seminario diocesano ha ripreso la sua attività. Come ogni anno, non solo riprendono per i seminaristi i vari impegni pastorali e comunitari, ma anche il percorso di studi in preparazione al ministero. Lunedì 16 settembre è stata proprio l’occasione e il momento per definire il nuovo anno ormai alle porte e dare il benvenuto agli ultimi arrivati.

Gli anni di Teologia, ovvero quelli compresi tra l’anno di propedeutica e l’anno del diaconato, sono cinque. Divisi in un biennio prettamente filosofico e un triennio che dà maggiore attenzione alle materie teologiche e che preparano al ministero.

Da alcuni anni gli studenti del seminario di Cremona studiano a Lodi dal lunedì al giovedì. Tra il viaggio e le lezioni la scuola impegna l’intera mattinata. A Lodi frequentano i corsi insieme ai seminaristi delle diocesi di Lodi, Crema, Vigevano e Pavia. Gli studenti del biennio sono 10, di cui 6 seminaristi di Cremona. Quelli del triennio 18, con 7 cremonesi.

In mattinata i seminaristi hanno iniziato le lezioni, tenute da docenti delle diocesi coinvolte nell’istituto degli studi teologici riuniti, che comprende le diocesi di Crema, Cremona, Lodi, Vigevano e Pavia.

Se la mattinata ha visto l’occupazione dei seminaristi, il pomeriggio è stato occupato per buona parte del tempo dal collegio docenti, formato appunto dai sacerdoti impegnati nell’insegnamento e dai vescovi Antonio Napolioni (Cremona), Maurizio Malvestiti (Lodi), Maurizio Gervasoni (Vigevano) e Daniele Gianotti (Crema).

Concluso il collegio docenti è stato il momento della celebrazione della Messa, alla quale ha preso parte anche il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti, dato che tra i vari studenti degli studi teologici riuniti ci sono anche seminaristi pavesi, unitisi ai corsi l’anno scorso. La Messa, presieduta da mons. Gervasoni, affiancato dagli altri vescovi, è stata celebrata nella cappella superiore del Seminario di Lodi ed è stata l’occasione di affidamento del nuovo anno.

Mons. Gervasoni ha ricordato durante l’omelia l’importanza dell’approccio allo studio, non tanto per essere grandi sapienti, ovvio il sapere è doveroso, ma la sottolineatura fatta è stata quella sull’importanza che ciò che si studia e quindi ci aiuta a comprendere meglio il pensiero cristiano deve avere come scopo l’avvicinamento a Lui. Ha poi continuato mons. Gervasoni: «Qualcosa dunque che ci debba cambiare, che ci faccia interrogare dal profondo. Questo non sia acquisizione di competenze o saggezza in senso generale, ma sia l’opportunità per verificare fino a che punto quella Parola è rivolta a voi». Un invito chiaro e deciso quello del vescovo di Pavia, che ha sottolineato più volte l’importanza allo studio che alla base deve avere una domanda che ciascuno si pone e un obiettivo al quale aspira.

Al termine della celebrazione il momento informale della cena ha permesso quindi di trascorrere del tempo tra i vari insegnanti e seminaristi, di solito abituati a vedersi solo nelle ore di lezione.

Inizia quindi un nuovo anno di studio, conoscenza e ricerca, consapevoli dell’importanza che ha per ciascuno di noi, e per il nostro futuro.




A Calvenzano l’intervento di Johnny Dotti sulla sfida (im-possibile) dell’educare

Educare oggi? Una missione impossibile. Eppure si può e si deve ancora provare ad educare. E l’oratorio è il luogo dove questo impossibile può diventare possibile. Ne ha parlato mercoledì sera Johnny Dotti, pedagogista, padre ed imprenditore sociale di Carobbio degli Angeli (Bergamo), ospite della prima serata della festa dell’oratorio Santa Croce di Calvenzano. Alle 21, in chiesa parrocchiale, Dotti ha incontrato i genitori proponendo una serata sul tema “Educarci ad educare”.

Una sfida alla nostra libertà”. “La società di oggi – ha detto il pedagogista – non prevede l’educazione. Non la prevede la scuola e non la prevedono le dinamiche sociali. Essere padri e madri oggi è quasi impossibile, perché nel mondo delle macchine, dove le macchine fanno tutto, dove è la scienza a fare il possibile, all’uomo cosa è rimasto da fare se non l’impossibile? E quindi è impossibile educare”.

La situazione descritta da Dotti è quella di una la società vecchia, opulenta, e priva della volontà di rischiare. Tuttavia, secondo lui anche l’impossibile può diventare possibile. Come? Iniziando a porci la domanda “Che patrimonio lascerò ai miei figli?” e guardando alla tradizione. “Dalla tradizione – ha proseguito – possiamo prendere alcuni grandi perle per aiutarci in questo compito umanamente impossibile. Come l’oratorio. L’oratorio è il luogo dell’alleanza fra educatori che si aiutano ad educare i loro figli. In questo senso l’oratorio è un tempo prima ancora che uno spazio. È il tempo educativo in cui possono accadere cose per le quale io genitore mi fido dell’altro genitore. L’oratorio comincia dando concretezza alla comunione. E poi dopo il tempo l’oratorio diventa uno spazio. E così in oratorio si comincia a lavorare. In questo modo ce la possiamo fare ad educarci ad educare? Spero di si».

Conclusione affidata al saluto del parroco, don Franco Sudati. La festa prosegue fino a domenica. Stasera suonano I leggenda, la band del sindaco di Vailate Paolo Palladini. Domani sera (venerdì 13) ballo liscio con Daris Group, sabato sera karaoke e domenica la conclusione con i giochi pomeridiani ed una serata-cori.




Castelleone, la polisportiva dell’oratorio festeggia 10 anni con Cremonese, Vanoli e Pomì (AUDIO)

La Polisportiva Oratorio Castelleone ”Don Eugenio Mondini” compie dieci anni, traguardo importante per una società che conta attualmente più di quattrocento associati e per festeggiare il decennale è stato organizzato un evento dedicato allo sport nell’ambito della settimana della festa dell’oratorio. Nella serata di martedì 10 settembre, presso la sala San Bernardino, si è svolto l’incontro “Sport per crescere insieme”, condotto dal giornalista Patrizio Pavesi che ha intervistato giocatori e dirigenti di importanti realtà sportive del territorio.

«Crescere insieme è la vocazione dell’oratorio e di chi vuole in qualche modo, anche attraverso, la fede umanizzare la storia». Con queste parole don Vittore Bariselli, vicario dell’oratorio, ha aperto la serata, ricordando che proprio il desiderio, attraverso lo sport, di rendere le persone più umane, più capaci di stare con gli altri, di guardarsi negli occhi, di sorridersi e di mettersi in gioco ha fatto nascere nel 2009 la Polisportiva ”Don Eugenio Mondini”. Società formatasi dalla fusione del Centrolimpia che si occupava dell’attività motoria dei bambini e della Folgore, società sportiva dell’oratorio femminile, per sviluppare le attività sportive ed educative dei bambini. Quest’anno anche l’U.S. San Bernardino si è sciolta ed è confluita nella Polisportiva Don Eugenio Mondini, dando vita a una nuova e unica società sportiva dell’Oratorio di Castelleone.

Dopo il saluto del sindaco di Castelleone, Pietro Fiori, Patrizio Pavesi ha presentato gli ospiti: le pallavoliste Marianna Maggipinto e Letizia Camera della Pomì Casalmaggiore, Francesco Migliore, centrocampista della Cremonese, il vice allenatore Flavio Fioretti e il giocatore Giulio Gazzotti per la Vanoli Basket. Poi le interviste hanno permesso un confronto tra chi rappresenta il mondo dello sport a livello professionistico e la realtà oratoriana. Le domande del conduttore hanno messo in evidenza come lo sport abbia consentito agli atleti di conquistare più rapidamente autonomia e maturità perché la scelta di seguire la propria passione sportiva li ha condotti molto presto a lasciare casa e famiglia d’origine. Tutti gli intervistati  hanno sottolineato come lo sport provoca sempre effetti positivi, permettendo di raggiungere un migliore equilibrio interiore, imparando  a superare e affrontare le sconfitte e a gioire per le vittorie senza inorgoglirsi troppo. Il consiglio che gli sportivi professionisti hanno voluto dare ai dirigenti e agli allenatori dell’oratorio è stato quello del rispetto tra allenatori e ragazzi, valorizzando i ragazzi nelle loro peculiarità, senza sottolineare in modo eccessivo gli errori, puntando anche al divertimento senza l’assillo del risultato.

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A Caravaggio affidato a Maria il nuovo cammino pastorale nel segno della cura (VIDEO e FOTO)

Con la celebrazione eucaristica di domenica 22 settembre, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni presso il santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, è stato solennemente inaugurato il nuovo anno pastorale della Diocesi di Cremona. L’avvio era stato dato, nella giornata precedente, dal convegno diocesano, tenutosi presso il Seminario Vescovile, che ha tematizzato, grazie alla riflessione della professoressa Isabella Guanzini, l’esperienza comunitaria della fede cristiana. Clicca qui per saperne di più

Sulla stessa lunghezza d’onda si è sviluppata l’omelia proposta dal Vescovo durante la Messa presso il santuario di Caravaggio. Il pastore della Chiesa cremonese ha declinato, su più fronti, la dinamica della cura, mantendendo sempre uno sguardo sociale e comunitario.

Dapprima, partendo dalla liturgia del giorno, si è soffermato sulla cura che l’uomo deve avere per ciò che lo circonda, «per quel creato che Dio ci ha affidato e di cui ci ha chiesto di essere amministratori», senza dimenticare che, per ciascuno, «vale l’invito a custodire l’ambiente anche in vista di chi verrà dopo di noi, investendo sull’educazione dei più giovani e delle generazioni future». Quella citata dal Vescovo non vuole porsi semplicemente come una riflessione ecologica, ma come «preoccupazione di chi sa che tutto ciò che lo circonda gli è stato donato e che, egli stesso, è chiamato a ri-donare a propria volta».

La seconda declinazione della cura che il vescovo Napolioni ha invitato a tener presente è quella del prossimo. Rifacendosi al punto precedente, ha sottolineato l’importanza della vita comunitaria invocando per ciascuno «il dono della pace, che non può essere privilegio esclusivo di alcuni eletti, ma condizione universale entro cui tutti possano rispecchiarsi». Affinché questo accada «è necessario riscoprire l’amore per il prossimo, non semplicemente come atto di generosità, ma con la volontà di mettere in circolo quell’amore di cui ogni uomo è destinatario: l’amore di Dio; solo così sarà possibile amare Dio per amare il prossimo».

Infine il Vescovo ha voluto porre l’attenzione sulla cura per la vita, «in ciascuna delle sue forme, specialmente le più fragili». «Ogni cristiano ha il dovere di farsi carico della vita, di non sentirsene padrone, di accompagnare chi vive il dolore in prima persona – ha insistito Napolioni – perché ogni istante è prezioso, è dono da non sprecare per tutta la comuità».

Maria è stata presa come «esempio e modello per la vita di ogni cristiano e per la Chiesa intera, perché ha saputo declinare, come madre e discepola, la cura per tutto ciò che le è stato affidato», ed a lei il Vescovo ha affidato la diocesi di Cremona, di cui, insieme a s. Omobono, è co-patrona.

La celebrazione, che si è svolta all’interno della basilica del santuario a causa del maltempo, è stata concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi e dai numerosi sacerdoti presenti, che hanno accompagnato le proprie comunità parrocchiali.

Come da tradizione, la partecipazione è stata corposa e vivace, anche grazie alla presenza dei volontari dell’Unitalsi che hanno permesso a molti ammalati e anziani di essere presenti.

L’anno pastorale della Diocesi di Cremona ha dunque preso il via nel segno della riflessione comunitaria, affidandosi a Maria che della comunità cristiana è madre e compagna di viaggio.

 

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Domenica 8 settembre Viadana inaugura la “Casa dei talenti”

La “Casa dei talenti” sarà benedetta e ufficialmente inaugurata domenica 8 settembre, al termine della messa festiva delle 10.30 (che, in occasione della conclusione del Grest, sarà celebrata all’oratorio di Castello).

La struttura (l’ex banca Cariplo di largo De Gasperi) ospiterà la nuova sede della Caritas parrocchiale e zonale. Gli spazi, che occupano una superficie complessiva di ben 640 metri quadrati, consentiranno di gestire con maggiore agio le attività caritative (distribuzione pacchi alimentari, raccolta e redistribuzione abiti usati, colloqui di sostegno e orientamento per cittadini e famiglie in difficoltà). Negli auspici espressi dal parroco don Antonio Censori, la “Casa dei talenti” diventerà un vero e proprio luogo di incontro e accoglienza, a disposizione anche per riunioni, feste e conferenze.

La stessa domenica, nelle chiese cittadine, saranno esposti i cesti della raccolta Caritas, nei quali i fedeli potranno conferire generi alimentari a lunga conservazione e prodotti per la casa da redistribuire a chi ne ha bisogno. Gradito anche il materiale scolastico: biro, matite, gomme, pennarelli, quaderni di ogni formato, zaini e astucci usati purché in buone condizioni.

Per vari motivi, i prossimi saranno giorni intensi per le parrocchie unite viadanesi: è in calendario infatti pure la festa degli oratori cittadini. Come tradizione, l’edizione di settembre si tiene in Castello.

Il calendario. Mercoledì 4 settembre, dalle 19.30, cena sotto le stelle e proiezione delle foto dei campi estivi. Venerdì 6, sul sagrato della chiesa di San Pietro, giochi di San Nicola, per una serata di sfide e divertimento, e mercatino dei giochi usati. Sabato 7 alle 21 spettacolo “Le argonautiche” a cura del laboratorio teatrale giovanissimi. Domenica 8 alle 10.30 la messa al campo e alle 21 la festa di conclusione del Grest. Sarà l’occasione per salutare don Piergiorgio Tizzi e don Marco Bosio, destinati dal vescovo Antonio Napolioni ad altri incarichi dopo rispettivamente dieci e tre anni di servizio a Viadana. Sabato e domenica sera sarà possibile trattenersi a cena al centro giovanile.

Martedì 10 settembre, infine, la città celebrerà il patrono San Nicola da Tolentino: messa solenne alle 10.30 nella chiesa di San Martino, alla presenza delle autorità civili e militari cittadine.