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Soresina, tornano i Lunedì d’estate promossi dal Gruppo culturale San Siro

Da oltre un decennio, il Gruppo culturale San Siro organizza a Soresina un ciclo di appuntamenti estivi dedicati alla cultura in collaborazione con la Parrocchia, l’Amministrazione comunale e la Pro loco. Ogni ciclo ha sottolineato un anniversario, una celebrazione, una tradizione, sposando spesso letteratura, arte e musica, senza dimenticare la storia locale e persino la cucina come momento di condivisione e socialità. Quest’anno i Lunedì d’estate saranno ispirati ad “Alessandro Manzoni e il suo tempo”, nel 150° anniversario della morte. Interverranno due relatori noti ed apprezzati: Renata Patria e Gianpiero Goffi e l’Ensemble “A. Vivaldi” di Cremona diretto dal maestro Giuseppe Caffi.

I primi due appuntamenti (19 e 26 giugno) si svolgeranno presso l’Arena Sirino dell’Oratorio (in caso di maltempo all’interno della chiesa del Buon Pastore). Il terzo ed ultimo presso la Sala del Podestà (Via Matteotti 4). Gli argomenti in programma riguardano Lucia e la sua “voce” ne I Promessi Sposi, l’umanità e la fede sempre contestualizzate nel romanzo del Manzoni e l’arte musicale al tempo dello scrittore.

 

PROGRAMMA

 

Lunedì 19 giugno ore 20.45
La “voce” di Lucia ne I Promessi Sposi
Relatrice: prof. Renata Patria, già docente di Letteratura Italiana, critico letterario e saggista
Arena Sirino (in caso di maltempo, Chiesa del Buon Pastore)

 

Lunedì 26 giugno ore 20.45
Umanità e fede ne I Promessi Sposi
Relatore: dott. Gianpiero Goffi, letterato, storico e giornalista
Arena Sirino (in caso di maltempo, Chiesa del Buon Pastore)

 

Lunedì 3 luglio ore 20.45
L’arte musicale al tempo del Manzoni
Concerto per archi e voci soliste
Ensemble “A. Vivaldi” di Cremona – Direttore maestro Giuseppe Caffi
Sala del Podestà – via Matteotti 4 – Soresina




Il Vescovo al Santuario di Ariadello: «La Chiesa non sia sorda verso chi ha bisogno e ritrovi la parola per evangelizzare con la Buona Notizia vissuta»

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Il ritorno della sagra di Ariadello è stato accolto con grande entusiasmo, tanto che il Santuario soresinese ha ritrovato i “colori” dei tanti visitatori e di tutte le sue iniziative. Lunedì 9 maggio, ultimo giorno di festa, la Messa solenne è stata presieduta dal vescovo Antonio Napolioni che ha fatto il suo ingresso in processione, di fronte ai fedeli in attesa sul sagrato.

La chiesa, vestita dei colori bianco e azzurro, finalmente ha ritrovato la presenza dei fedeli che hanno partecipato all’Eucarestia animata dal Coro Psallentes.

Il parroco don Angelo Piccinelli, nel suo saluto iniziale, ha ringraziato il vescovo per la sua presenza e sottolineando come la comunità abbia sentito, in questi due anni di pandemia, la mancanza di questa festa. Una festa e una devozione mai dimenticate di cui il sacerdote ha quindi ricordato la storia plurisecolare, tratteggiandone le caratteristiche e le tradizioni tramandate fino ad oggi.

E tanta devozione e tanto attaccamento per il luogo, la festa e la sua spiritualità hanno piacevolmente colpito il vescovo Napolioni che nell’omelia ha così esordito: «Finalmente mi godo questa festa e partecipo alla vostra gioia e alla vostra preghiera a Maria, che chiamiamo Regina della Pace perché ci insegni le vie della pace e perché davvero si realizzino i nostri desideri più belli».

Riflettendo sulle letture, il Vescovo ha sottolineato che «vero motivo di gioia è che il Signore ha spezzato le armi e vinto la violenza». Parole di forte attualità che hanno aiutato e riflettere anche sul senso della famiglia e sulla costruzione di relazioni feconde.

Quindi, ricordando il miracolo avvenuto secoli prima proprio al Santuario di Ariadello (una bambina sordomuta a cui la Madonna ridiede voce e udito), ha detto: «Come la bambina sordomuta è stata guarita dalla Vergine qui dove sorge questo santuario, preghiamo perché la Chiesa non sia “sorda” verso chi ha bisogno e ritrovi la parola per diffondere la Parola di Dio ed evangelizzare il mondo con la Buona Notizia vissuta».

 

Insieme al parroco hanno concelebrato l’Eucaristia i collaboratori don Giuseppe Rigamenti e don Enrico Strinasacchi, mons. Giuseppe Quirighetti e l’ex vicario don Andrea Piana, con don Alberto Bigatti che ha coordinato il gruppo di ministranti sotto la guida del cerimoniere vescovile don Flavio Meani.

A Messa conclusa, il Vescovo ha affidato i bambini da 0 a 6 anni alla Vergine Maria. Per compiere questo gesto è stato scelto il sagrato, perché la benedizione arrivasse a tutti, anche a chi era sui prati circostanti. Un gesto per raggiungere tutti ed essere vicino a tutti.

Nell’occasione monsignor Napolioni ha anche incontrato i ragazzi che riceveranno i sacramenti della Cresima e dell’Eucarestia e di tutti ha voluto conoscere il nome: un gesto paterno per accompagnarli in questo momento fondamentale della loro vita cristiana.




Fra spiritualità e tradizioni popolari, torna la “sagra” al Santuario mariano di Ariadello

Dopo due anni di stop torna la tradizionale sagra di Ariadello, santuario soresinese dedicato alla Beata Vergine eretto a fine Seicento sul luogo dove la tradizione tramanda il racconto della guarigione miracolosa di una bimba sordomuta ad opera della Madonna raffigurata in un lacerto pittorico su un più antico rudere nella campagna.

I momenti centrali delle celebrazioni quest’anno si svolgeranno durante il secondo weekend di maggio, anche se il Santuario sarà al centro di tante iniziative di incontro e di preghiera durante tutto il mese.

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Il santuario mariano, la cui devozione affonda radici nel lontano 1600, sarà teatro di questa plurisecolare e sempre rinnovata devozione, soprattutto attraverso le celebrazioni dell’8 e 9 maggio. Domenica 8 maggio, in occasione della sagra della Beata vergine di Ariadello, il santuario sarà aperto e saranno celebrate Messe alle 7, alle 9, alle 11 e alle 17.30. Alle 16 è fissata l’ora mariana. Celebrerà la Messa solenne delle 11 mons. Giuseppe Quirighetti, segretario della nunziatura apostolica in Australia, originario di Soresina. Lunedì 9 maggio, giorno del “feren” particolarmente sentito e molto frequentato, la Messa solenne delle 18 sarà celebrata dal vescovo Antonio Napolioni. Seguirà, alle 19, l’affidamento alla Vergine Maria e benedizione dei bambini da 0 a 6 anni.

La preparazione alle celebrazioni centrali della fiera di Ariadello è iniziata già dal 1° maggio e le occasioni di spiritualità proseguiranno fino alla fine del mese. In particolare, fino all’8 maggio, ogni giorno alle 20.45,  è in programma il Rosario davanti all’Eucarestia: una novena per invocare la pace in tutto il mondo, in particolare nella vicina Ucraina. Sabato 7 maggio, al termine del rosario, seguirà l’adorazione eucaristica. Giovedì 5 maggio, durante la Messa del 16.30 saranno ricordati i defunti dell’Azione Cattolica; martedì 10 maggio, invece, la Messa delle 18 sarà per tutti i benefattori del Santuario. Lunedì 30 maggio, infine, a chiusura del mese mariano, il Santuario sarà meta di un pellegrinaggio notturno con partenza dalla chiesa di San Siro alle ore 20.15, recita del rosario durante il percorso e celebrazione della Messa all’arrivo al Santuario con affidamento della comunità alla Vergine.

Durante tutti i giorni della sagra funzioneranno a pieno ritmo i punti di ristoro organizzati presso il santuario, le giostre e le bancarelle tipiche di una fiera popolare. Nel corso dei secoli, infatti, sacro e profano si sono fusi in un’unica gioiosa tradizione.

 

Il miracolo di Ariadello 

La storia di Ariadello*, del miracolo e della costruzione del Santuario sono indissolubilmente legate alla storia della famiglia Barbò, signori di Soresina alla fine del sec. XVI. Giovanni Battista Barbò (1604-1664), feudatario dal 1629, nonostante la carriera di “mastro di campo”, le ricchezze e i dieci figli, pare avesse il cruccio di una bimba sordomuta dalla nascita, la quartogenita Teresa Gertrude. Secondo la tradizione popolare (su questo aspetto i documenti d’archivio non aiutano), un giorno di maggio (anno imprecisato) la famiglia Barbò avrebbe sostato in contrada Ariadello, in un campo con dei ruderi. Su una parete di quei ruderi, protetta da un portico, era dipinta una Madonna col Bambino che era meta di devozione per i contadini del luogo ed i pellegrini. Mentre la famiglia Barbò si trovava in preghiera davanti all’immagine della Madonna, la piccola Teresa Gertrude si allontanò dal gruppo per cogliere alcuni fiori di campo. Tornando, la bambina si avvicinò alla marchesa madre e avrebbe detto: «Vedi, mamma, la Madonna di Ariadello!». L’evento sarebbe stato subito attribuito all’intervento miracoloso della Madonna e la notizia dell’evento prodigioso si diffuse rapidamente.

L’allora vescovo di Cremona, Francesco Visconti, per timore del diffondersi della superstizione e del fanatismo, ordinò che l’immagine della Madonna del portico di Ariadello fosse protetta da un tavolato di legno e il portico recintato.

Nonostante l’ordine del Vescovo di Cremona, la devozione alla Madonna di Ariadello non diminuì, ma l’autorità ecclesiastica indugiò diversi anni prima di approvare il culto della Madonna di Ariadello e permettere ai soresinesi di costruire sul luogo del miracolo un santuario mariano.

Il 26 settembre 1663, il capitano Pietro Maria Barbò, fratello del marchese Giovanni Battista, istituì un “beneficio semplice” per l’altare maggiore della costruenda chiesa. L’11 maggio 1664 fu posta la prima pietra dal parroco di Soresina, don Orazio Malossi. Il 30 maggio 1666, lo stesso parroco benediceva la nuova chiesa dove, sull’altare maggiore, veniva trasportato il lacerto di muro con l’affresco della Madonna.

* Il prof. Roberto Cabrini (storico locale) prima e il Gruppo Culturale San Siro (sotto la guida della responsabile Adele Emilia Cominetti) hanno raccolto notizie sulla storia del Santuario di Ariadello, partendo dal miracolo a cui seguì la costruzione come ringraziamento alla Madonna, garantendo così una ricca documentazione sul luogo sacro




Soresina, don Marco Pozza apre i Quaresimali dedicati ad “Amoris Laetita”

In preparazione alla Pasqua, durante il periodo della Quaresima, la Parrocchia di Soresina propone i Quaresimali 2022, ispirati all’esortazione apostolica Amoris Laetitia di papa Francesco.

«Era un impegno assunto dal Consiglio Pastorale Parrocchiale nella seduta dello scorso giugno 2021: focalizzare gli argomenti dei nostri “Quaresimali a Soresina 2022” su tematiche inerenti all’amore e alla coniugalità, dato che papa Francesco ha voluto dedicare l’anno ecclesiale in corso a “Famiglia: amoris laetitia”», spiega l’iniziativa il parroco don Angelo Piccinelli, indicando l’obiettivo condiviso di far conoscere, ma, soprattutto, vivere nel quotidiano questa esortazione apostolica.

Dal 10 al 31 marzo, per quattro giovedì, interverranno cinque “ospiti” (alcuni già noti al pubblico soresinese, altri un’assoluta novità) e offriranno spunti di riflessione sulla gioia e la bellezza dell’amore nella famiglia. Il primo dei Quaresimali (giovedì 10 marzo) è dedicato all’amore casto. Il compito, non affatto semplice, anzi quasi una sfida, di trattare questo tema è affidato ad un oratore ormai di casa. Tornerà infatti a Soresina don Marco Pozza, Cappellano del carcere “Due palazzi” di Padova, teologo e scrittore, personaggio televisivo, relatore apprezzato e ricercato. Seguirà il 17 marzo l’appuntamento dedicati a Sandra Sabattini (“La fidanzata santa”), la giovane di Rimini morta a soli 23 anni in un incidente stradale e prima fidanzata beatificata nel 2021, di cui parlerà Stefano Vitali, ex segretario di don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Giovanni XXIII, miracolato per intercessione della beata Sandra Sabattini. Il 25 marzo Carlo Mocellin (marito di Maria Cristina Cella) e Alberto Zaniboni (amico, compagno di studi e biografo), racconteranno in “Morire d’amore per essere mamma” la vita di Cristina Cella Mocellin, giovane mamma che sacrificò le cure per la propria grave malattia per salvare la gravidanza della sua terzogenita, proclamata venerabile nel 2021 da Papa Francesco. Infine il 31 marzo il regista, sceneggiatore e attore Angelo Franchini porterà in scena la pièce “Maria e Giuseppe 2.0”.

I primi tre appuntamenti si svolgeranno presso il Salone parrocchiale “Mons. Natale Mosconi”, mentre l’ultimo presso la chiesa del Buon Pastore all’Oratorio Sirino.

 

PROGRAMMA QUARESIMALI 2022 A SORESINA

 

AMORIS LAETIZIA

La gioia e la bellezza dell’amore nella famiglia

 

Giovedì 10 marzo 2022

La sfida e l’arte dell’amore casto

“E a voi giovani, in questo mondo edonista, io dico: Siate casti! Siate casti!” (Papa Francesco)

Don Marco Pozza

Cappellano del Carcere di Padova – Commentatore del Vangelo festivo per RAI 1

Coautore di libri – intervista con Papa Francesco

Salone parrocchiale “Mons. Natale Mosconi” – ore 20.45

 

Giovedì 17 marzo 2022

Sandra Sabattini (1961 – 1984)

La fidanzata santa

Incontro con Stefano Vitali

Ex segretario di don Oreste Benzi (Comunità Giovanni XXIII)

Miracolato per intercessione della beata Sandra Sabattini

Salone parrocchiale “Mons. Natale Mosconi” – ore 20.45

 

Venerdì 25 marzo 2022

Cristina Cella Mocellin (1969 – 1995)

Morire d’amore per essere mamma

Incontro con Carlo Mocellin (marito della venerabile Maria Cristina Cella) e Alberto Zaniboni (amico, compagno di studi e biografo di Maria Cristina)

Salone parrocchiale “Mons. Natale Mosconi” – ore 20.45

 

Giovedì 31 marzo 2022

Maria e Giuseppe 2.0

Pièce teatrale con Angelo Franchini

Autore, regista e interprete

Chiesa del Buon Pastore Oratorio Sirino – ore 20.45

 

 




Al Monastero della Visitazione festa per san Francesco di Sales con l’apertura dell’anno giubilare

Si è aperto lunedì 24 gennaio presso il Monastero della Visitazione di Soresina l’anno giubilare Salesiano, che proseguirà sino al 28 dicembre. L’occasione è stata la festa liturgica di san Francesco di Sales, fondatore dell’ordine claustrale e patrono dei giornalisti. Per l’occasione nel pomeriggio la solenne Eucaristia è stata presieduta da mons. Domenico Sigalini, vescovo emerito di Palestrina. Con lui hanno concelebrato il parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e gli altri sacerdoti della parrocchia: don Alberto Bigatti, don Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi, insieme anche all’ex vicario don Andrea Piana e con il servizio all’altere affidato al diacono permanente Raffaele Ferri.

La celebrazione è stata introdotta dal saluto del parroco don Piccinelli che ha ricordato come la figura di san Francesco di Sales sia, per i soresinesi, sinonimo di fondatore della locale comunità Visitandina: una presenza discreta ed efficace che accompagna le vicende personali, familiari e collettive dei soresinesi da oltre due secoli. E ha aggiunto: «È significativo come, in occasione della posa della targa in memoria delle vittime del Covid, gli intervenuti, a partire dal sindaco, abbiamo rivolto espressioni di speciale riconoscenza e riguardo alle monache che con la loro preghiera e vicinanza spirituale hanno ossigenato le ragioni della nostra speranza, mentre la corsa del contagio rischiava di travolgere tutti nella disperazione. Nei mesi della paura e dello smarrimento, la chiesa del Monastero è diventata il catalizzatore delle angosce di tutti e il cuore pulsante della speranza che viene da Dio». Proprio per l’importanza spirituale delle monache, il parroco ha chiesto il dono di nuove vocazioni per mantenere viva la comunità claustrale.

Il vescovo Sigalini nella sua omelia ha sottolineato come Gesù sia il vero centro della vita e ja proposto alcune strade per permettere di ritrovare la giusta direzione nella vita di ogni cristiano. «La speranza – ha detto – è poter avere qualcuno che ci dia luce, convinzioni difficili da vivere, ma vere. Oggi siamo arrabbiati con la vita, con la pandemia che non ci dà tregua. Non siamo più capaci di darci fiducia, ma Dio non ci abbandona». Quindi, passando dalla riflessione delle Sacre Scritture alla celebrazione di san Francesco di Sales, ha aggiunto: «Oggi vi invidio, questa festa perché san Francesco di Sales è un uomo affascinante, ha una purezza celestiale; di lui colpisce la sua mitezza, la sua carità. Non urta mai con frasi severe, ma non fa sconti e non è ambiguo sulla verità. La prima misericordia, la più grande carità da fare è la verità. Vuole formare anime forti, a partire dalla donna che ritiene per natura un’innamorata di Dio. È convinto che la santità sia per tutti e trasmette questo messaggio. Ama l’uomo e lo vede redento da Dio, ma lo ama perché, prima di tutti, ama follemente il Signore, infatti l’umanesimo di san Francesco di Sales ha al centro Gesù». Il vescovo emerito di Palestrina ha quindi concluso l’omelia con un messaggio, anzi un monito per le monache della Visitazione: «Ora vi incombe la responsabilità di far bruciare l’amore di Dio nel mondo. In questo anno giubilare il vostro compito è far conoscere e amare san Francesco di Sales».

 

Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.

Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione.

 

Il giubileo salesiano … per recuperare l’ottimismo

Tra il 24 gennaio e il 28 dicembre 2022 corre l’anno “giubilare”, cioè di grazia, per i figli e le figlie spirituali di san Francesco di Sales, universalmente riconosciuto come il santo dell’umanesimo cristiano, ovvero dell’ottimismo realista ma irriducibile. Un “giubileo dell’ottimismo”, cioè della speranza e della fiducia, in tempo di pandemia, è esattamente quello di cui abbiamo bisogno. Secondo il Salesio un credente deve essere ottimista: “per fede” più che per carattere. Per chi crede, infatti, “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8, 28). In questo modo l’ottimismo diventa virtù. La questione, pertanto, non è se il mondo di oggi sia così buono da poter essere amato o talmente cattivo da dover essere odiato. È vero, invece, il contrario: che se amiamo l’umanità, cioè la società e, nel dettaglio, la Comunità soresinese cui apparteniamo … la renderemo certamente migliore; se la ignoriamo, contribuiremo alla sua inesorabile deriva. Come osserva acutamente l’intellettuale inglese convertito dall’ateismo G. K. Chesterton (+ 1936): “Gli uomini non amarono Roma perché era grande; Roma fu grande perché gli uomini la amarono” (“Ortodossia, cap. V). Un “semenzaio” di ottimismo e fiducia, nel nostro contesto cittadino, è certamente la Comunità claustrale della Visitazione: il regalo più bello che, da oltre duecento anni, san Francesco di Sales offre a Soresina. Una famiglia monastica è una grazia speciale ed un privilegio che non ha uguali: ne siamo consapevoli e profondamente riconoscenti al Signore. Ma non ci sfugge l’enorme responsabilità che ne deriva: a non sciupare un’esperienza tanto stimolante e provocatoria, la cui indole contemplativa sollecita, in tutti e in ciascuno, la coscienza di dover continuamente “ripartire da Dio”, tenendo fisso lo sguardo al Regno di Dio cui aspiriamo e verso cui siamo incamminati. Da lì, infatti, dal cielo “squarciato” invocato dagli antichi profeti e aperto per sempre e per tutti da Cristo Gesù, derivano la rugiada, la luce, la speranza per il nostro cammino. Un anno con S. Francesco di Sales ci aiuterà, non “nonostante”, ma attraverso la pandemia, trasformata, in “occasione” per mare di più, a recuperare l’entusiasmo del bene, la bellezza del vivere come famiglia dei figli di Dio, la gioia del Vangelo con cui contagiare vicini e lontani … Ci convincerà a prendere finalmente sul serio le parole di papa Francesco: “Non dobbiamo avere paura della bontà e della tenerezza”.

 

 




Domenica pomeriggio a Trigolo l’insediamento di don Marino Dalè

Sarà don don Marino Secondo Dalè il nuovo parroco di San Benedetto abate in Trigolo. L’insediamento ufficiale avverrà nella celebrazione presieduta domenica 12 settembre alle 18 dal vescovo Antonio Napolioni. Don Dalè prende il testimone da di don Vilmo Realini (parroco di Trigolo dal 2014), con il nuovo incarico che si aggiunge a quello di parroco di San Procopio in Fiesco, ricoperto dal 2019. Presterà la sua nuova opera affiancato da don Silvio Aboletti, nominato collaboratore delle parrocchie di Trigolo e Fiesco.

In vista all’ingresso del nuovo parroco, il Consiglio pastorale parrocchiale ha predisposto un programma celebrativo per permettere ai parrocchiani di prepararsi nel modo migliore ad accogliere il nuovo pastore. Tre i momenti di preparazione, dedicati rispettivamente a formazione, conversione e adorazione. Primo appuntamento giovedì 9 settembre con la giornata dedicata alla catechesi per tutti i giovani e gli adulti: appuntamento alle 21 in chiesa parrocchiale. Venerdì 10 settembre gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado sono attesi in chiesa parrocchiale alle 16 per le confessioni, mentre i giovani e gli adulti potranno partecipare alla celebrazione penitenziale delle 21. Sabato 11 settembre (sospesa la Messa prefestiva delle 18) adorazione eucaristica in chiesa dalle 15 alle 18, e a seguire i Vespri.

Domenica 12 settembre l’appuntamento sarà alle 18 (sospesa la Messa delle 10.30, ci sarà invece quella delle 8). L’arrivo di don Dalè, a bordo di un’autovettura condotta da un membro del Consiglio pastorale parrocchiale, proveniente dalla casa di riposo e accompagnato dai “Motociclisti Trigolesi”, è previsto per le 17.30 in Piazza del Comune dove è previsto un primo momento di accoglienza e festa alla presenza anche dei componenti dell’Amministrazione comunale con il gonfalone del Comune, i rappresentanti delle forze dell’ordine e delle associazioni operanti in paese, con i rispettivi Labari.

Quindi, in corteo, accompagnati dal Corpo bandistico “Giuseppe Anelli”, sarà raggiunto il sagrato della chiesa parrocchiale. Quindi il nuovo parroco raggiungerà i Disciplini (Oratorio di San Bartolomeo) da dove alle 18 prenderà le mosse la processione d’ingresso con il vescovo Napolioni, il vicario zonale don Giambattista Piacentini, il nuovo collaboratore parrocchiale don Silvio Aboletti e gli altri sacerdoti concelebranti. Dopo il saluto del sindaco sul sagrato, in chiesa prenderà avvio la celebrazione, animata dalla Corale “Monsignor Corrado Moretti”. Seguirà un momento di festa in oratorio, quale occasione di primo incontro con la comunità.

Lunedì 13 settembre, alle 18, il neo parroco celebrerà l’Ufficio per tutti i defunti della parrocchia.

 

Profilo biografico dei nuovi sacerdoti

Don Marino Dalè, classe 1969, originario della parrocchia Cristo Re in Cremona, è stato ordinato il 22 giugno 1996. Ha iniziato il proprio ministero come vicario parrocchiale a Fornovo San Giovanni; nel 2001 il trasferimento a Cremona come vicario di Sant’Ilario. Dal 2002 al 2005 ha svolto l’incarico di coordinatore della pastorale scolastica a Cassano d’Adda, dove dal 2005 al 2006 è stato vicario nella parrocchia dell’Annunciazione. Nel 2006 è stato nominato parroco di Gombito e San Latino e nel 2017 anche di Cornaleto e Formigara. Dal 2019 è parroco di “San Procopio” in Fiesco. Ora monsignor Napolioni gli ha affidato anche la cura pastorale della parrocchia di “San Benedetto abate” in Trigolo.

 

Don Silvio Aboletti è nato a Cassano d’Adda nel 1948 ed è stato ordinato il 26 giugno 1976. È stato vicario parrocchiale a Casirate d’Adda (1976-1979) e successivamente a Soncino nella parrocchia di S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo (1979-1989). Dal 1989 al 1993 è stato parroco di Pozzaglio e dal 1993 al 1996 in servizio presso la diocesi di Cagliari. Nel 1996 è stato nominato vicario di Cingia de’ Botti. Nel 1999 è diventato parroco di Cumignano sul Naviglio e Villacampagna. Dal 2009 era parroco di Cascine San Pietro in Cassano d’Adda. Ora il vescovo Napolioni l’ha destinato alle parrocchie di “San Benedetto abate” in Trigolo e “San Procopio” in Fiesco come collaboratore parrocchiale.

 

Il saluto del nuovo parroco alla comunità 

Cari amici,

Si avvicina il momento del nostro incontro ufficiale nella liturgia dell’ingresso del nuovo parroco. Come ho già avuto modo di sottolineare nel mio primo saluto, non vengo con particolari programmi o “road map” come si usa dire oggi. Tengo davanti a me alcune immagini tipiche della nostra cultura e che anche papa Francesco ha sottolineato facendo visita a Bozzolo, parrocchia di Don Primo Mazzolari. nella nostra diocesi di Cremona.  Il pontefice ha sottolineato come don Primo fosse legato a tre realtà: la cascina, il fiume e la pianura. Trigolo è un paese di pianura che porta con sé la grande tradizione di pazienza, intraprendenza, condivisione tipiche della cultura padana. Non mancano numerose cascine, realtà tipiche della nostra regione, quasi un piccolo mondo, oggi purtroppo spesso ridotte al lumicino quanto a vitalità., Per quanto riguarda il fiume ci accontentiamo del canale Vacchelli ancora oggi meta del bagno di tanti ragazzi.… Questo per dire che l’ambiente mi è consono e che mi dispone bene a lavorare con voi e per voi. Oltre alle tre cose sottolineate ora, mi piace individuare altri luoghi che mi sono molto cari in ogni parrocchia e che devono costituire la struttura portante della nostra esperienza di fede e che, in qualche modo ho già sottolineato nel mio primo indirizzo di saluto. La chiesa parrocchiale e le altre chiese: mi piacciono aperte, luminose e pulite perché possano sempre accogliere qualcuno che ha bisogno di pace, preghiera e “Presenza” di Dio.  L’oratorio, pur con le difficoltà che passa oggi: è ancora un luogo dove si formano legami, si consolidano amicizie e si può fare un po’ di bene per giovani e adulti. La casa parrocchiale, vero fiore all’occhiello di questa parrocchia, vorrei fosse non solo la “casa del parroco” bensì la casa della parrocchia, dove ognuno si senta accolto, amato, invitato…insomma dove ognuno si senta a casa sua. Porte e finestre aperte non solo sulla piazzetta ma soprattutto sulla chiesa e sul mondo. La casa di riposo: luogo prezioso di incontro con i nostri familiari che hanno bisogno di assistenza particolare nell’ultimo tratto della loro vita. Non è un tempo da “binario morto” ma occasione preziosa per dare un significato al passato e disporsi all’incontro con il Signore, non dimenticando naturalmente tutti coloro che gravitano intorno a tale benemerita istituzione: il personale e i parenti degli ospiti.  Il cimitero: luogo non solo di raccolta dei miseri resti mortali dei nostri cari ma luogo da visitare spesso per ricordare che ognuno di noi è limitato nelle forze e nel tempo che non vanno sprecati. Luogo della memoria e di collegamento con il passato, pieno di gratitudine con le generazioni che ci hanno preceduto.

Queste sono cose che ho già ribadito più volte anche a Fiesco. Il nostro compito sincero e convinto deve essere quello di vincere la sfida quotidiana a diventare sempre di più fratelli nella fede nelle nostre due parrocchie. Vorrei sinceramente che i parrocchiani di Trigolo si sentissero a casa loro a Fiesco e viceversa. Ormai il tempo dei campanilismi è finito da un bel pezzo e in un mondo globalizzato non saranno certo due km ad impedire legami e amicizie oltre che condivisione di liturgie e lavoro. Nessuno è così sciocco da pensare che non ci saranno difficoltà o incomprensioni e persino cattiverie. Le affronteremo con la fede e la ragione che sono i due pilastri che sostengono la nostra vita. Un grande aiuto ce lo darà la convinzione che ognuno deve fare bene il proprio compito e seguire la propria vocazione. Brutta cosa è quando si scambiano i ruoli, impedendo così alla provvidenza di agire per il bene di tutti.  Le illusioni sono destinate a diventare presto delusioni mentre il realismo ci aiuta a costruire e a camminare. Sentiamoci tutti apostoli di un sano realismo per incontrarci il 12 settembre. Siete tutti invitati.

Nuovi parroci, ecco il calendario degli ingressi




A Soresina i “Lunedì d’estate” rileggendo Dante

Soresina riapre alla cultura con i “Lunedì d’estate”, tradizionale appuntamento promosso dal Gruppo Culturale San Siro in collaborazione, quest’anno, con la Biblioteca comunale “Roberto Cabrini”, il Dav (Dipartimento Arti Visive) e la Pro Loco. Quattro appuntamenti, due a giugno e due a luglio, per approfondire la figura di Dante, tra parole e immagini.

Si parte lunedì 21 giugno con il giornalista Gianpietro Goffi e il suo intervento “Il ghibellin fuggiasco…”, ovvero Dante nel suo contesto storico e politico. Il 28 giugno sarà la volta del professor Claudio Vela con “Là dove ‘l sì suona”, eseguire la commedia.

Per gli appuntamenti del 5 e 12 luglio interverranno, rispettivamente, don Marco D’Agostino e il Francesco Raffaele Mutti con, nell’ordine, gli interventi “Dante, innamorato sofferente della Chiesa” e “Dante a colori”.

Due incontri (quello del 21 e del 5 luglio) sono curati dal Gruppo Culturale San Siro, mentre i restanti due sono gestiti dalla biblioteca “Roberto Cabrini” e dal Dav (Dipartimento Arti Visive) in un’ottica di collaborazione e sinergia per offrire una proposta culturale e d’attualità. Anche il Gruppo Culturale San Siro, infatti, così come le altre realtà aderenti all’iniziativa, ha voluto ricordare Dante in occasione dei 700 anni dalla morte.

Tutti gli appuntamenti si svolgeranno presso l’Oratorio Sirino di Soresina, a partire dalle 20.45 (in caso di pioggia all’interno della chiesa del Buon Pastore), previa prenotazione, obbligatoria ai fini del rispetto delle disposizioni anti Covid, ai numeri messi a disposizione dagli organizzatori (0374 343134 – 0374 349414 – 331 9184649 – 3405419476), oppure via mail alla biblioteca (biblioteca@comune.soresina.cr.it).

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Il vescovo a Soresina al monastero della Visitazione (AUDIO e FOTO)

Il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato, nel giorno di Pasquetta, la Messa al Monastero della Visitazione di Soresina. Una presenza che è ben riassunta dalle parole di ringraziamento che il parroco, don Angelo Piccinelli, ha rivolto al Vescovo anche a nome della comunità Visitandina, ovvero «attenzione alla comunità».

Nel periodo dell’anno più significativo per i cristiani, perché si porta l’annuncio del Cristo Risorto, il Vescovo non ha dimenticato la comunità claustrale di Soresina ed è venuto personalmente per gli auguri alle sorelle Salesiane. Auguri che, come ha detto il Vescovo, «rischiano di essere vuoti, di rimanere in periferia rispetto al vero messaggio della Pasqua, quando invece dovremmo dirci buona Pasqua ogni settimana, perché ogni domenica è la festa cristiana originale». «Pasqua – ha detto ancora – è non essere prigioniero del male e non dargliela vinta, perché il Signore ha vinto il male e anche noi dovremmo saper fare la medesima cosa. Queste cose le dico oggi al Monastero della Visitazione, quando il Vangelo ci ricorda che le donne sono state le protagoniste della risurrezione di Cristo, pronte con oli per ungere il corpo di Cristo. Mi piace pensare che quell’olio non servito sia stato tenuto in serbo per tutti noi, per la chiesa e per il mondo».

E che quel profumo degli oli sia profumo di vita e speranza che va oltre la morte. «Un profumo che si deve sentire attraverso di noi. E i monasteri profumano di fiori e santità. Di questa santità spero profumino tutti i monasteri, i conventi, le case parrocchiali, le case di ogni famiglia. Perché il vero profumo è profumare di Cristo Risorto, di vita nuova, di speranza e di amore. La missione che nasce dal giorno dopo la Pasqua è di portare a tutti questo profumo di aria nuova, accoglienza, benevolenza … portare il Signore che ha cambiato la vita, dalle donne al sepolcro a tanti altri. Con Cristo in noi, l’augurio di buona Pasqua diventa un’esperienza di fede e comunione. Vi auguro di portare questo profumo agli altri».

Un gesto paterno di vicinanza, quello del Vescovo, in un periodo, quello scandito dai ritmi della pandemia, in cui si rischiano l’allontanamento sociale e la solitudine. Un gesto reso ancora più significativo dal messaggio del Cristo Risorto sottolineato dall’omelia. Un’omelia che la comunità claustrale e laica mediteranno e che, come auspicato dal parroco don Piccinelli, si trasformi in realtà attraverso i gesti di ciascuno.

La Messa delle 8 è stata presieduta dal Vescovo e concelebrata dal parroco don Angelo Piccinelli insieme al cerimoniere don Flavio Meani.

Photogallery della celebrazione




All’Oratorio di Soresina la Via Crucis del Venerdì Santo diventa un film (TRAILER)

A Soresina, la pandemia non frena né la devozione né l’entusiasmo. E così, in occasione della Settimana Santa, non potendo realizzare le abituali celebrazioni, la Parrocchia di San Siro e l’Oratorio Sirino propongono il film “Via Crucis”, ovviamente in programma il Venerdì Santo.

Il film, una produzione completamente made in Soresina, è la seconda proposta cinematografica, dopo l’esordio, alla regia, di Giovani Talenti (duo composto da Pietro Callini e Simone Barbuto) con il cortometraggio sul presepio vivente 2020. Dietro la macchina da presa, ancora una volta, quindi si sono cimentati Pietro Callini e Simone Barbuto; davanti, ragazzi e adulti, tutti di Soresina, ingaggiati come attori. In totale una cinquantina di persone, tra attori principali e comparse.

L’iniziata, ha sottolineato don Andrea Piana, vicario dell’Oratorio, è stata realizzata per «rivivere questo giorno particolare per noi cristiani inventando questa Via Crucis a mo’ di video». E così, anche a Pasqua, come a Natale, saranno i canali You Tube e Facebook e la televisione a tenere unita la comunità in un periodo in cui anche le celebrazioni religiose devono rispettare le regole anti Covid. Regole che sono state attentamente rispettate anche durante tutte le riprese che hanno avuto come set tutti luoghi soresinesi: in primis l’Oratorio, il santuario di Ariadello, ma anche il Teatro Sociale, il Cimitero e tanti scorci della cittadina da cui si passa spesso senza prestare però troppa attenzione. L’iniziativa, infatti, seppure promossa dalla Parrocchia di San Siro e dall’Oratorio, ha trovato ampia collaborazione da parte dell’Amministrazione comunale, che ha concesso l’uso di propri spazi, e di privati.

 

Un trailer del cortometraggio (della durata complessiva di 29 minuti) è disponibile da domenica 28 marzo sul canale You Tube e sulla pagina Facebook della Parrocchia. Sentiti i registi, hanno spiegato che, anche se si tratta di un cortometraggio a costo zero, è stato reso il più possibile simile alla Passione che viene raccontata nei Vangeli. Hanno anche anticipato che, rispetto al film del presepe vivente, nella Via Crucis sono stati introdotti pezzi recitati come su un vero e proprio set cinematografico e che saranno introdotte scene della Passione di Gesù che nelle Via Crucis realizzate negli scorsi anni non sono mai state mostrate (ne saranno un esempio il rinnegamento di Pietro o la Resurrezione), tanto che dopo il trailer, in attesa della Via Crucis del Venerdì Santo, andrà in onda anche “L’inizio di tutto: l’Ultima cena”.

L’iniziativa ha avuto un riscontro anche mediatico, tanto che andrà in onda anche su alcune emittenti televisive, ovvero su Cremona 1, Lodi Crema TV, Sol Regina TV e Lombardia TV.

Di seguito la programmazione su tutti i mezzi coinvolti.

CANALE YOU TUBE E PAGINA FACEBOOK DELLA PARROCCHIA DI SAN SIRO VESCOVO

Giovedì 1° aprile

Ore 19.30 – L’inizio di tutto: l’Ultima Cena

Venerdì 2 aprile

Ore 20 – La Passione

 

IN TV

Venerdì 2 aprile

Cremona 1 – canale 80 Digitale terrestre – Ore 21

Lodi Crema TV – canale 111 Digitale terrestre – Ore 20.20

Sol Regina TV – canale 88 canale 111 Digitale terrestre – Ore 21

Lombardia TV – canale 99 Digitale terrestre – Ore 23.15

Streaming

www.cremona1.it

www.lombardiatv.com

 




La visita pastorale nell’unità pastorale Frosi con l’impegno per una novità cristiana che scaturisce dal Vangelo (VIDEO e FOTO)

Si è conclusa domenica 21 febbraio la visita pastorale del vescovo Antonio Napolioni alle parrocchie di San Bassano, Cornaleto, Formigara, Gombito, San Latino e Santa Maria dei Sabbioni, unite nel nome e nel ricordo del servo di Dio mons. Angelo Frosi, vescovo di Abaetetuba originario di San Bassano. Tre giorni di incontri e confronti con sacerdoti e laici che, come ha promesso il Vescovo, non si esauriranno con un saluto fino alla prossima visita, ma saranno un punto di partenza per ulteriori spunti e riflessioni che giungeranno alle comunità a partire dalle conclusioni che mons. Antonio Napolioni scriverà e trasmetterà alle comunità già nei prossimi giorni.

Photogallery dei tre giorni di visita pastorale

Durante i tre giorni trascorsi tra San Bassano, Cornaleto, Formigara, Gombito, San Latino e Santa Maria dei Sabbioni, il Vescovo ha percorso a piedi le strade, raggiunto le chiese, salutato i passanti, visitato i malati, incontrato i giovani e le famiglie, parlato con il Consiglio pastorale parrocchiale unitario ed i singoli Consigli per gli affari economici, nel ricordo anche di chi non c’è più, in particolare perché strappato alla vita dal Covid. Tre giorni intensi la cui esperienza il Vescovo ha voluto riassumere domenica 21 febbraio durante la Messa delle 11 nella parrocchiale di San Bassano.

L’omelia del Vescovo ha toccato trasversalmente più ambiti – la visita pastorale, il particolare momento storico, la conversione a Cristo – per concretizzarsi in un messaggio alle comunità visitate: «Ogni diluvio – ha detto prendendo spunto dalle letture – prima o poi finisce e torna il sereno, ogni traversata nel deserto incontra un’oasi, conduce a una città, e la sofferenza diventa gioia. Questa non è solo una sapienza umana frutto dell’esperienza. Un anno fa tanti arcobaleni comparivano sui balconi e un anno dopo siamo ancora alle prese con la paura e la lotta, ma abbiamo capito un po’ di più come potrà andare tutto bene. Non basteranno l’arcobaleno delle nostre emozioni, o i nostri buoni propositi, né gli sforzi di scienza, politica ed economia. In questo momento così difficile per tutti incontriamo già la tentazione di prevaricare e non condividere con i più poveri, di approfittare per guadagnarci, perché il male è sempre all’opera. Dunque non ci sono solo le malattie e i cataclismi, ma anche il male di cui gli uomini sono responsabili e che noi stessi ci facciamo, con le nostre mani, le nostre scelte e le nostre menti». In tutto questo – ha ricordato il Vescovo – l’annuncio cristiano è decisivo, perché smaschera illusioni e menzogne. «Qui troviamo il senso della visita pastorale, quella di Dio attraverso il suo farsi pastore quotidiano, prendendo per mano le comunità e così rinnovare l’alleanza per mezzo di Suo Figlio Gesù.

«In questo periodo – ha proseguito monsignor Napolioni – Dio fa circolare anticorpi d’amore: questa è la novità cristiana per cancellare le paure e gli egoismi, è il messaggio che si deve respirare nelle parrocchie per disinnescare gli egoismi e vivere con e per gli altri. Questo deve trasmettere il catechismo ai ragazzi, per essere scuola di vita e speranza». E per essere ancora più incisivo, il Vescovo ha voluto così concludere la sua omelia: «Ascoltate il Vangelo, prendetelo sul serio e scommettete su di esso, perché è dinamite di Dio, potenza di Dio per salvarci e vivere nella gioia. Protagonista di questo tempo sia il ‘noi’ in Cristo. Noi disponibili a convertirci in Cristo attraverso l’ascolto della Parola. Credere al Vangelo e seguire Cristo: il programma di sempre, nulla di nuovo, ma giusto. A noi tocca vivificare Cristo e il Vangelo nel cammino che ci attende».

La celebrazione conclusiva a San Bassano, animata dal coro Gabriele, è stata trasmessa in diretta sui canali web diocesani e in tv su Cremon1. Accanto al Vescovo oltre al parroco don Angelo Ruffini c’erano gli altri sacerdoti a servizio dell’unità pastorale: don Mario Della Corna, don Davide Ottoni, don Luigi Pietta e don Luigi Parmigiani. Rappresentata anche la comunità civile, con il sindaco di San Bassano in fascia tricolore.

Prima della conclusione della Messa le parole di saluto di don Ruffini, insieme al grazie al Vescovo «per i giorni vissuti insieme tra comunità, per averci dato la possibilità di sperimentare la fraternità sacerdotale, per il tempo concesso e per la gioia di vedere gli sguardi stupiti delle persone per la sua presenza, le sue parole e la sua vicinanza. Mi auguro che questa esperienza – ha detto – ci sia di sprono per essere capaci di vivere quanto ci siamo detti in questi giorni perché nessuno, nelle nostre parrocchie, si senta solo, anzi trovi il proprio posto».

Il grazie delle comunità è stato trasformato poi in un gesto semplice ma concreto perché il Vescovo non dimentichi San Bassano, Cornaleto, Formigara, Gombito, San Latino e Santa Maria dei Sabbioni: così a monsignor Napolioni è stata consegnata una pergamena con la foto delle realtà visitate e un gesto di carità a favore nella borsa di Sant’Omobono. Un dono offerto al Vescovo dai ragazzi che il prossimo 18 aprile riceveranno i sacramenti dell’Iniziazione cristiana.