1

Testimoni di pace, al Centro pastorale l’incontro con Anselmo Palini

Ha riscosso interesse l’incontro che il circolo cremonese di Pax Christi ha tenuto sabato 21 maggio presso la sala Spinelli del Centro pastorale diocesano di Cremona intitolato “Non esistono guerre giuste. Da don Primo Mazzolari a Papa Francesco”. La riflessione, a cui ha assistito un pubblico attento e dialettico nonostante le alte temperature, è stata introdotta da Carla Bellani per Pax Christi ed è stata condotta da Marco Pezzoni in rappresentanza della Tavola della Pace cremonese e da Anselmo Palini.

Autore di numerosi testi che narrano la storia di «testimoni di pace, di libertà e di non-violenza, persone che nella notte dei totalitarismi e delle dittature hanno tenuto acceso una piccola luce ed hanno dimostrato che nella storia l’ultima parola non spetta al male», Palini ha tracciato un excursus storico all’interno del magistero della Chiesa, da santt’Agostino a Papa Francesco, senza dimenticare figure altre come Oscar Romero in El Salvador e i ragazzi della Rosa Bianca nella Germania nazista, o Dietrich Bonhoeffer ed Etty Hillesum. Fino a soffermarsi su una riflessione più approfondita dedicata alla vita di don Primo Mazzolari, che con il suo “Tu non uccidere” rappresenta il risultato finale di un lungo percorso di coscienza, che conduce oggi Papa Francesco a definire la guerra «il fallimento della politica», tuonando contro i fabbricanti di armi e definendo il solo possesso delle armi nucleari «immorale ed eticamente inaccettabile».

«Ciascuno nel suo contesto storico ha dimostrato che è possibile affrontare il male della guerra anche senza armi – ha dichiarato Palini –. Soprattutto in questo tempo dobbiamo riscoprire le figure dei testimoni di pace e di giustizia, che ci dimostrano che un’altra strada è possibile». E ha proseguito «Abbiamo un patrimonio nel mondo cattolico e nella società civile di ogni parte del mondo ricco di percorsi già tracciati, che ci permettono di sentirci parte di una storia che viene prima di noi e ci insegna ad abbandonare la logica dei blocchi contrapposti, che portano a preparare la guerra e non la pace».

Ed è proprio sulla logica dei blocchi contrapposti che si è voluto soffermare Marco Pezzoni, invitando i presenti a comprendere quanto la scelta di investire in armamenti e un’informazione parziale conducano il Paese a dare un certo tipo di risposta al conflitto ucraino.

«La comunicazione tende a dividerci, a portarci a tifare per una parte piuttosto che per l’altra anziché scegliere quei valori che sia il mondo cattolico che quello laico del nostro Paese sanno incarnare. Non violenza, risposta pacifica, inutilità di ogni guerra».

La riflessione proseguirà con altri incontri, tra cui “Italia, una Repubblica che ripudia la guerra? Dialogo con le coscienze”, che si terrà giovedì 2 giugno alle ore 17,30 presso la sede provinciale delle ACLI in via Cardinal Massaia 22.




Uno sguardo costruttivo post Covid: sabato convegno presso la Croce Rossa di Casalmaggiore

“Uno sguardo costruttivo post Covid. Per essere veramente umani” è il titolo del corso di formazione organizzato nella mattinata di sabato 21 maggio dall’Associazione New Tabor, in collaborazione con la commissione bioetica “Save the Life”, la cappellania dell’Ospedale Oglio Po e con il patrocinio dell’Ufficio diocesano di Pastorale della salute.

Il corso – aperto a tutti ma rivolto in particolare a medici, farmacisti, infermieri, operatori tecnici e sanitari, volontari – si terrà dalle 8.45 presso la sede della Croce Rossa Italiana a Casalmaggiore e avrà per finalità porre l’attenzione sull’approccio cristiano alla sofferenza, in un tempo segnato dalla pandemia, per procedere a una riflessione etica sul tema del dolore e del malato.

I lavori saranno introdotti da don Alfredo Assandri, cappellano dell’Ospedale Oglio Po, e vedranno tra i relatori mons. Pierre-Jean Welsh, assistente ecclesiastico internazionale dei farmacisti, mons. Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu, già membro della Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa e segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari della Santa Sede.

Brochure informativa




Questione femminile, a Drizzona evento dedicato al tema della violenza sulla donna e della tratta

“Dedicato a Viola” è il primo incontro sulla questione femminile, dedicato al tema della violenza sulla donna e della tratta, organizzato da Luana Capelletti Griffini e Nunzia Camisani. L’evento, che ha ottenuto il patrocinio dal Comune di Piadena Drizzona e la collaborazione con l’Unità pastorale di Piadena Vho e Drizzona, si terrà domenica 15 maggio alle ore 17 presso la Cascina Pontirolo in via Piave 2 A in località Drizzona e vedrà tra le relatrici la dottoressa Lara Raffaini, direttrice del progetto SAI di Cremona e istruttore direttivo del Comune di Cremona esperto in processi di integrazione, e la mediatrice linguistica culturale Sanaa Omari.

Il pomeriggio affronterà gli aspetti metodologici di intervento sociale in favore di donne vittime di maltrattamenti e di tratta, partendo dai servizi presenti sul territorio rappresentati dalla dottoressa Raffaini e da don Antonio Pezzetti, parroco dell’Unità pastorale Drizzona, Piadena e Vho.

«Abbiamo aderito volentieri a questo ciclo di incontri -dichiara don Pezzetti- perché crediamo che la sensibilità su queste tematiche vada coltivata durante tutto l’anno e non solo in date prestabilite». E conclude «La cronaca ce ne ricorda l’urgenza e sappiamo che la risposta sta nel fare rete tra istituzioni ed enti di solidarietà. Di questi è ricco il nostro territorio e la loro collaborazione si rende sempre più indispensabile».




“Radio del Rey”: inaugurata la nuova emittente della parrocchia di Rivarolo del Re

È stata inaugurata nel pomeriggio di domenica 8 maggio, presso l’oratorio di Rivarolo del Re, “Radio del Rey – Una radio che fa rete”, la prima web radio nata in seno alla parrocchia di San Zeno grazie al sostegno di Federazione Oratori Cremonesi, Movimento lavoratori di Azione Cattolica (MLAC), Caritas Italiana, Progetto Policoro e Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro.

Nata il 30 gennaio 2021, “Radio del Rey” è una delle quattro esperienze di progettazione sociale vincitrici del bando che il Movimento lavoratori di Azione cattolica (Mlac) ha emesso nel 2020. La festa, organizzata dal responsabile tecnico Luca Maffi e dagli speaker, è stata l’occasione perché tutti i protagonisti si ritrovassero a dare avvio pubblicamente al progetto di una radio che non è solo musica e informazione, ma anche supporto alle azioni di comunità e perno di uno sviluppo sempre maggiore della rete sociale territoriale.

Il pomeriggio si è svolto all’insegna del gioco per i bambini presenti e di buona musica, senza dimenticare il motore che ha generato la volontà di tanti giovani di impegnarsi in questo settore. Alle 16, infatti, l’incaricato diocesano per la Pastorale giovanile, don Francesco Fontana, ha benedetto lo studio, alla presenza del sindaco di Rivarolo del Re Luca Zanichelli e del presidente nazionale Mlac Maurizio Biasci. Tante le aziende e le associazioni del territorio che sono intervenute.

La scelta del mezzo radio nasce dalla competenza in materia e dall’entusiasmo di alcuni volontari dell’oratorio di Rivarolo del Re. Lo slogan della nuova radio – “Una radio che fa rete” – rappresenta a pieno l’intento dell’iniziativa, ossia quello di creare una rete interpersonale, in modo che tutta la comunità possa beneficiarne.

L’obiettivo è quello di una web radio attiva giorno e notte tutta la settimana, con una programmazione iniziale di canzoni, gradualmente arricchita di programmi radiofonici di ogni genere e con la trasmissione delle Messe.

La sede è posta nell’oratorio di Rivarolo del Re, ma la natura stessa della web radio permetterà la trasmissione dei programmi anche da qualsiasi altro posto, purché collegati con il server principale.




Il 7 maggio a Gussola apertura speciale con visita guidata della chiesa di Borgolieto

Speciale apertura, con visita guidata, della chiesa di San Benedetto a Borgolieto, quartiere di Gussola, sabato 7 maggio alle 15.30. L’iniziativa è a cura dell’Istituto comprensivo Dedalo 2000 di Gussola: la classe 2ª B dell’istituto cittadino, infatti, ha seguito un laboratorio fotografico condotto da Fotocine Casalasco 1966 aps di Casalmaggiore, che ha fatto parte del progetto “Ritrovare Borgolieto 3.0″, e che nel pomeriggio di sabato diventerà un’esposizione allestita all’interno della chiesa.

«Il progetto “Ritrovare Borgolieto 3.0” – spiega la dottoressa Franca Filipazzi – nasce dalla collaborazione tra la dottoressa Giovanna Pierina Bertoglio (dottoranda dell’Università di Modena-Reggio Emilia), l’Istituto Dedalo 2000 e alcuni cittadini interessati alla valorizzazione della chiesa». Per questo particolare desiderio di diventare guide per un giorno, all’interno del progetto è stata inserita la collaborazione con Fotocine Casalasco 1966 aps, che ha permesso agli alunni di sperimentarsi nell’arte della fotografia.

«È eccezionale la capacità di recepire al volo e mettere in pratica i suggerimenti – racconta Antonio La Montanara suo presidente, che ha condotto il laboratorio –. Nonostante l’attrezzatura fotografica usata non fosse del tutto idonea, gli studenti hanno dimostrato che un buon occhio, un interesse generato da ottimi docenti e qualche suggerimento riescono a dare risultati eccezionali».




Domenica a Martignana la presentazione del “Tu non uccidere” di Mazzolari

Domenica 1 maggio, dopo il rosario delle ore 17, nella chiesa parrocchiale di Martignana di Po, in occasione dell’apertura del mese mariano, sarà presentato il testo di don Primo “Tu non uccidere”, con l’intervento di don Umberto Zanaboni, vicepostulatore della causa di beatificazione di don Primo. L’evento chiuderà la settimana mazzolariana promossa dal 24 aprile al 1 maggio e durante la quale nella chiesa di Santa Lucia (dalle 9 alle 18.30) si può visitare la mostra per pannelli intitolata “Conoscere don Primo” sulla vita di don Mazzolari, correlata da due multivisioni. L’iniziativa è a cura del circolo Acli di Martignana in collaborazione con il Consiglio pastorale parrocchiale.




Il Vescovo alla Veglia di Pasqua: «Siamo qui per “fare Pasqua” oggi, non da sopravvissuti ma da risuscitati»

Sono quattro i momenti in cui si è articolata la liturgia della Veglia della notte di Pasqua presieduta in Cattedrale dal Vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dal Vescovo emerito Dante Lanfranconi, con il Capitolo della Cattedrale. Quattro come i segni significativi della celebrazione più importante dell’anno liturgico: la luce, la Parola di Dio, l’acqua del Battesimo e l’Eucaristia.

Clicca qui per la fotogallery completa con tutti i momenti della Veglia

A introdurre la veglia il rito del “Lucernario”, benedizione del fuoco e accensione del cero pasquale, avvenuta nel cortile del palazzo vescovile, cui ha fatto seguito la processione con il cero, con il Vescovo, i ministri e i fedeli che hanno fatto il loro ingresso nella Cattedrale che, avvolta nel buio, attendeva la luce della resurrezione, giunta al terzo canto del diacono: “La luce di Cristo”.

«I segni del fuoco, del cero e della luce ci mettono al cospetto del Verbo» annuncia il Vescovo prima dell’inizio del secondo momento, la liturgia della Parola durante la quale sono state lette quattro letture tratte dall’Antico Testamento e quelle dei Salmi.

«Queste pagine grandi diventano vive quando un’assemblea le accoglie con umiltà, lasciando che si rigeneri in noi lo stesso stupore di Pietro», ha commentato mons. Napolioni aprendo la sua omelia. «Non siamo qui semplicemente per “un’altra Pasqua” – ha aggiunto –. Siamo qui per fare Pasqua oggi, e le pagine della scrittura ridiventano palpitanti grazie alla vita di ciascuno noi ma anche alla storia collettiva».

VIDEO: La riflessione del Vescovo

Vi è sempre un riferimento all’attualità nelle parole del Vescovo, una attualità drammatica che imbarazza ma di fronte a cui non si può tacere. In particolare, citando una pagina della lettera di San Paolo ai Romani, lo sguardo torna alle strazianti immagini delle fosse comuni che giungono «orripilanti» dall’Ucraina.

È qui, di fronte ai drammi della storia e della miseria umana, che giunge dirompente la luce della Pasqua di risurrezione: «Gesù ha condiviso la miseria umana fino alla morte – ha proseguito il Vescovo nella sua omelia –. Gesù ha fatto comunione con noi per diventare come lui più forti della morte; perché questo seme di immortalità, la potenza della risurrezione da oggi in avanti ci accompagni sempre, ci rinnovi, ci ringiovanisca, ci aiuti a ricostruire, faccia sì che noi cristiani non ci sentiamo dei sopravvissuti, mai dei risuscitati».

Chi è risuscitato – ha spiegato concludendo l’omelia – «ha attraversato quel muro, quella porta, ha sperimentato un amore più forte della morte. Essere cristiani rigenerati dalla Pasqua significa vivere la risurrezione eterna della carne, un giorno. Ma nella vita sperimentare altre risurrezioni: la risurrezione esistenziale, quella delle svolte della vita, i momenti chiave in cui il Signore ci viene a cercare, ci converte, ci restituisce alla dignità che pensavamo di avere smarrito: quella svolta della vita in cui Cristo non è più un’informazione ricevuta a scuola, un elemento coreografico delle nostre città, ma è il vivente, l’amico, lo sposo, colui con il quale tutto viene vissuto in maniera nuova. E questo – ha concluso – rende possibili anche le risurrezioni quotidiane, quei piccoli momenti in cui la tristezza, la pigrizia, il peccato fanno capolino… e c’è da lottare e Lui in noi ci permette di dire i giusti “sì” e i giusti “no”, ci aiuta a essere forti, ci parla e ci guida nel momento del bisogno. La preghiera diventa vita e la vita diventa testimonianza».

Clicca qui per la fotogallery completa con tutti i momenti della Veglia

Una vita nuova, come quella che il Battesimo e i sacramenti della iniziazione cristiana, proprio durante la Veglia, consegnano a Kenneth Ikponwosa Uhunoma e Sofia Friday, sposi provenienti dalla parrocchia di San Michele in Cremona, Regi Fida della parrocchia di San Zeno in Cassano d’Adda e Alice Tagliavini della parrocchia di Torricella del Pizzo. Sono loro i catecumenti adulti che in questa notte di Pasqua hanno ricevuto dal Vescovo, accompagnati da madrine e padrini, la possibilità di entrare a far parte della comunità cristiana cattolica.

Dopo aver versato l’acqua sul capo dei catecumeni, il Vescovo li ha raggiunti in mezzo all’assemblea per porre loro sulle spalle la veste bianca, per rivestirli di Cristo. Come ultimo segno battesimale, i padrini e la madrine hanno acceso la loro candela al cero pasquale e l’hanno consegnata ai catecumeni per significare il loro divenire “luce in Cristo”.

Il rito è proseguito con la crismazione dei quattro per poi passare al momento conclusivo della Veglia, la liturgia eucaristica, con la Comunione a cui i catecumeni hanno partecipato per la prima volta.

Clicca qui per la fotogallery completa con tutti i momenti della Veglia

Il Vescovo ha poi congedato l’assemblea con una benedizione che «contiene la sicurezza che il Signore è all’opera per chi si affida ad essa con cuore umile» e con un ultimo pensiero gioioso rivolto ai quattro nuovi battezzati, segno tangibile di una Chiesa capace di missione e rinnovamento: «Saremo sempre di più – ha detto concludendo la Veglia monsignor Napolioni – una Chiesa di convertiti, ritrovati, aggiunti, resuscitati, recuperati… Non basta quello che facciamo per i bambini, dobbiamo testimoniare il vangelo agli adulti in ogni circostanza e questa ragione di speranza non cesserà ti toccare il cuore di tanti uomini e donne».

 

VIDEO: la Veglia trasmessa in diretta

 

 

Incontri e scelte per una vita nuova. Le storie dei catecumeni che riceveranno i sacramenti durante la Veglia di Pasqua




Incontri e scelte per una vita nuova. Le storie dei catecumeni che riceveranno i sacramenti durante la Veglia di Pasqua

Durante la solenne Veglia pasquale di sabato 16 aprile nella Cattedrale di Cremona il vescovo Antonio Napolioni amministrerà i sacramenti dell’iniziazione cristiana a quattro catecumeni che, nella notte più importante dell’anno liturgico, riceveranno Battesimo, Cresima e Prima Comunione.

«Una delle cose più belle per la comunità è vedere persone che scoprono la fede da adulte», ha dichiarato a margine della celebrazione don Luigi Donati Fogliazza, incaricato diocesano per il Catecumenato. «Incontrare persone che da adulte hanno scelto il Battesimo ci fa interrogare su che portata dovrebbe avere la fede nella nostra vita». E ha proseguito: «Per i catecumeni è un dono incontrare la comunità che li accoglie. Ma anche per la comunità è un dono incontrare loro».

Le storie di queste persone sono le più disparate. Tra loro c’è una coppia di sposi originari della Nigeria, Kenneth e Sofia, che vive a Cremona con i propri due figli ed è in attesa di un terzo. Dopo aver battezzato i bambini, ora anche i genitori si sentono pronti a fare questo passo.

E ancora, la storia di Regi, giovane ragazza di origine albanese. La sua famiglia è sempre stata cristiana, ma durante il regime comunista ha dovuto abbandonare la pratica religiosa e non ha potuto battezzare i figli. Dopo aver viaggiato tra Europa e America, Regi ha incontrato quello che poi è divenuto suo marito e, attraverso la figura della suocera Antonietta, si è innamorata del Signore.

C’è poi la vicenda di Alice, giovane nata nel 1996 a Sant’Ilario d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, da una famiglia di tradizione comunista che tra i valori impartiti ai propri figli non includeva la religione. Solo la figura del nonno, che viveva una sua dimensione spirituale molto personale, le è stata esempio durante l’infanzia. «Mio nonno leggeva la Bibbia da solo e a volte si rifugiava in chiesa quando non c’erano particolari celebrazioni – ricorda Alice –. Lo osservavo senza capire. Solo da adulta ho iniziato a farmi delle domande e nella fede ho trovato le risposte». Per Alice l’incontro con la religione è avvenuto a piccoli passi, grazie a Severina, madre del compagno, che è stata la porta di accesso verso un mondo a lei sconosciuto. «Serviva un certo percorso e maturazione per arrivare alla rivelazione. Nel 2018, al mio terzo viaggio ad Assisi, sono scoppiata in lacrime e ho capito che qualcosa era definitivamente cambiato». Alice non rinnega però le sue origini. «Il mio avvicinamento alla fede è un’integrazione del percorso precedente. Ci sono valori che possono essere condivisi, come il vivere secondo il bene comune o la genuinità nelle relazioni». La famiglia di Alice ha accolto piacevolmente questo suo desiderio e l’ha sostenuta nel suo percorso di conversione.

Ogni storia si situa in un contesto parrocchiale decisivo, quello del paese in cui si vive e da cui, attraverso l’apporto del parroco e di laici formati, sono stati accompagnati alla consapevolezza e alla scelta definitiva di entrare a far parte della comunità cattolica.

Il cammino del pre-catecumenato può avere durata variabile. Nella Diocesi di Cremona, dopo la richiesta formale al vescovo, dura circa due anni ed è scandito da cinque incontri, svolti in parte all’interno della parrocchia di appartenenza e successivamente a livello diocesano.

«La finalità del percorso – prosegue don Fogliazza – è favorire l’incontro tra i catecumeni che provengono da città diverse e contestualmente approfondire il Vangelo e la preghiera, che permette la crescita della propria fede in un clima molto sereno e familiare».




«Nella croce Gesù ha saputo ri-assumere tutto il male del mondo per disinnescarlo»

Ha preso avvio nella giornata di mercoledì 23 marzo il corso “Ban the bomb”, organizzato da Pax Christi Italia in collaborazione con la sede cremonese e l’Ufficio scuola diocesano, che si svolgerà online tra marzo e aprile. Si tratta di un percorso per insegnanti di religione (ma aperto anche a docenti di altre discipline) delle scuole secondarie di primo e secondo grado, finalizzato a sensibilizzare sull’importante questione delle armi atomiche e sul Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari entrato in vigore il 22 gennaio 2021, non ancora ratificato dall’Italia e dai Paesi Nato. Tra i relatori il vescovo di Cremona Antonio Napolioni, il vescovo Giovanni Ricchiuti (presidente di Pax Christi), il premio Nobel per la pace 2017 Lisa Clark (rappresentante italiana della Campagna Ican), Francesco Vignarca (Rete Pace e Disarmo) e don Fabio Corazzina.

L’incontro inaugurale è stato aperto proprio da monsignor Napolioni, attraverso una riflessione sulle radici bibliche della non violenza. «Occorre rispetto per la Rivelazione, come il Concilio Vaticano II ci ha insegnato – ha detto il vescovo –. La Bibbia è libro di Dio e degli uomini, ricco di contraddizioni scandalose, fino alla pietra di inciampo che è Gesù. Ma qualsiasi semplificazione superficiale che riconosca nel Dio dell’Antico Testamento il Dio violento e in quello del Nuovo Testamento il Dio della tenerezza va superata».

In un susseguirsi di citazioni, il vescovo ha tracciato un file rouge tra primo e secondo testamento, mettendo in evidenza i riferimenti cristologici già presenti in Genesi, Levitico, Profeti e Libri Sapienziali.

«”Non ti vendicherai, ma amerai il tuo prossimo” presente nel libro del Levitico. Oppure il “nessuno tocchi Caino” contenuto in Genesi. Sono un’anticipazione del “perdona il tuo nemico” e “porgi l’altra guancia”. Così come le parole dedicate al disarmo pronunciate dai profeti perseguitati, da Elia a Geremia e in particolar modo da Isaia». In ciascuno di questi testi emerge un Dio non vendicativo, ma misericordioso, che sollecita al perdono e al disarmo. «Facciamo attenzione a non tradire – ha sollecitato il vescovo – la natura della rivelazione biblica che mostra presto il limite delle soluzioni violente e predilige l’alternativa della non violenza».

Basti pensare a episodi della vita di Cristo, ai suoi interventi ai discepoli, tentati dall’imbracciare le armi, persino nell’ultima ora presso il Getzemani. Oppure al discorso della montagna, in cui «Gesù introduce le esigenze di una giustizia più alta, perfetta, vera». Non di sole parole, però è stato il messaggio di Cristo. «Nella croce, infatti, Gesù ha saputo ri-assumere tutto il male del mondo per disinnescarlo. Una croce che non tappa la bocca, non serve solo a spiritualizzare, ma fa da ripartenza per ogni percorso che Cristo ci ha rivelato. Cristo, che va incontro consapevolmente alla violenza opponendo come dono gratuito la propria vita, il suo silenzio e perdono, è il primo operatore di pace della storia», ha precisato monsignor Napolioni.

L’incontro è proseguito con un intervento del vescovo Ricchiuti che, a più riprese, ha citato le parole di Papa Francesco relative alla «follia della guerra». A partire dalla dottrina sociale della Chiesa, che opera per un mondo senza guerre, il presidente di Pax Christi si è interrogato su quale strada possa portare a recuperare il senso di umanità perduto nel vivere attuale. E ha trovato risposta nell’avvento e nel recupero del Cristianesimo, che deve ripartire da una nuova evangelizzazione posta in seno a una «riflessione umana e umanistica». «La guerra è una strada senza uscita? A volte sembra ineluttabile questa disumanizzazione del nostro vivere e relazionarci. Eppure l’avvento del Cristianesimo è la risposta non violenta a chi usava violenza – ha concluso –. Nell’enciclica Fratelli tutti” questo è lo spiraglio, quesa è la feritoia in mezzo alla tenebra, per citare don Primo Mazzolari. La fraternità».




Domenica a Cicognara elevazione spirituale “La parola che non passa” dedicata a don Mazzolari

Domenica 20 marzo, alle 16, nella chiesa parrocchiale di Cicognara, si terrà l’elevazione spirituale “La parola che non passa”, dedicata al centenario dall’arrivo presso la Parrocchia di Cicognara di don Primo Mazzolari, avvenuta il 31 dicembre 1921.

L’evento, organizzato dall’unità pastorale Beata Vergine delle Grazie, verterà sulla lettura di brani tratti dall’omonimo libro, che raccoglie le omelie di don Primo scritte in tempo di guerra.

Alla lettura le voci di Simone Coroni e Francesco Danini, e all’accompagnamento musicale la schola cantorum “P. Pomponazzo”, il Coro civico “M. Boni” e il quartetto d’archi dell’orchestra dei Colli Morenici, diretti dal maestro Marino Cavalca.

Il pomeriggio si situa all’interno di un calendario più fitto di incontri e momenti di riflessione attorno alla figura di don Mazzolari, che si dipanerà durante tutto il 2022. Hanno già avuto luogo nel mese di gennaio la pubblicazione del calendario storico (contenente foto d’epoca e riflessioni di don Primo) e in quello di febbraio la presentazione del libro “Don Primo Mazzolari a Cicognara” di Diego Maianti. È previsto un evento al mese per sollecitare la comunità a non dimenticare la figura di don Primo.

Locandina dell’incontro del 20 marzo