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I cattolici italiani e lo sviluppo delle casse rurali: iniziative a Bozzolo e Crema nel segno di don Mazzolari

La Fondazione Don Primo Mazzolari di Bozzolo, in collaborazione con la Banca Cremasca e Mantovana, organizza sabato 17 settembre, dalle ore 10 alle 13, presso la sala civica di Bozzolo, il convegno “Gli uomini hanno bisogno di pane. Don Primo Mazzolari, i cattolici italiani e lo sviluppo delle casse rurali”. L’iniziativa, che sarà replicata il 20 ottobre a Crema, verte sul rapporto tra don Primo Mazzolari e la Cassa rurale di Bozzolo e nasce dal desiderio della Banca Cremasca e Mantovana, che è erede della Cassa Rurale di un tempo, di celebrare il rapporto della cassa rurale, da cui l’attuale banca discende, con la figura di Mazzolari, tanto importante per il territorio quanto attivo nel dare vivacità all’attività economica della sua terra.

«Don Mazzolari – dichiara Paola Bignardi, presidente di Fondazione Mazzoliari – ha sostenuto cordialmente l’attività della banca, come si può comprendere dal discorso che ebbe a fare in occasione dei 50 anni della Cassa Rurale di Bozzolo». «L’azione di don Mazzolari – prosegue – si inseriva nella viva attenzione che il mondo cattolico del tempo ebbe verso le casse rurali, che contribuivano a sostenere l’attività economica di piccoli imprenditori e coltivatori del territorio». E conclude: «Il convegno ha l’intenzione di far conoscere questo capitolo della storia dei nostri territori e dell’azione di promozione svolta in essi dai cattolici nella prima metà del Novecento».

Tra i relatori Pietro Cafaro, docente di Storia economica dell’Università Cattolica di Milano, Giorgio Vecchio, docente di Storia Contemporanea e Storia dell’Europa contemporanea presso l’Università di Parma, oltre che presidente del Comitato scientifico della Fondazione Mazzolari, don Giovanni Telò, sacerdote della diocesi di Mantova consigliere della Fondazione, e Matteo Truffelli, già presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana e docente in Storia delle Dottrine politiche presso l’Università di Parma.




Al Maristella una serata nel ricordo del card. Martini

Venerdì 9 settembre, alle ore 21, presso la parrocchia dell’Immacolata Concezione, nel quartiere Maristella di Cremona, le Acli provinciali hanno ricordato il cardinal Carlo Maria Martini in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa. L’incontro, che ha visto la partecipazione di un folto pubblico, è stato introdotto dalla proiezione di “Carlo Maria Martini, un uomo di Dio”, docu-film di Salvatore Nocita del 2013, e da alcune riflessioni di Marisa Rosa, responsabile alla vita cristiana della Presidenza Acli.

«Il cardinal. Martini fu convinto sostenitore della necessità di una nuova riforma per la Chiesa cattolica perché diceva che la Chiesa è stanca, che la nostra cultura è invecchiata, che i nostri riti e i nostri abiti sono troppo pomposi. Che le nostre chiese sono grandi, ma vuote», ha introdotto Rosa dopo aver citato la “Cattedra dei non credenti” (iniziativa avviata nel 1987 dal cardinale) ed essersi soffermata sui temi di giustizia sociale, pace e lavoro a cui il cardinal Martini ha dedicato ampio studio e interesse personale. «Pertanto – ha concluso – si interrogava su quali fossero i reali bisogni dei cristiani di allora, che sono poi quelli di oggi».

L’incontro è proseguito con l’intervento di don Antonio Agnelli, assistente spirituale delle Acli provinciali che, riprendendo interviste rilasciate da Martini e alcuni suoi di testi, ha tracciato il suo percorso di uomo pubblico e religioso, capace di sostituire le categorie di credente/non credente e pensante/non pensante. «Martini ci offre la via per dare un senso alla storia indicando i valori di giustizia e pace – ha dichiarato don Agnelli –. E lo fa attraverso l’ascolto della Parola e l’Eucaristia come Parola nella sua massima densità». E ha terminato citando alcune sue Lettere pastorali che definisce «una riflessione sulla verità».

Le conclusioni della serata sono state affidate al presidente provinciale delle Acli Bruno Tagliati, che ha tirato le somme degli interventi proposti, dando voce al Cardinale stesso attraverso alcune sollecitazioni fornite in diversi momenti di incontro tra il card. Martini e le Acli milanesi. «Durante questi momenti il card. Martini ci ha richiamati a essere sentinelle, figure di mediazione tra la Chiesa e la società civile, con al centro i nostri valori insiti nella Dottrina sociale della Chiesa, quali la difesa del lavoro, della democrazia dettata dalla nostra Costituzione». Ricordando la triplice fedeltà associativa secondo quattro registri (la fedeltà alla Parola e alla comunità, alla realtà del lavoro, alla realtà sociale e alla carità politica), Tagliati a invitato poi i presenti alla lettura del documento “Martini e le Acli. Un Padre e un Maestro. Dalla dignità di ogni essere umano deriva la dignità di ogni lavoro”, dal quale ha riportato alcune riflessioni di Giovanni Bianchi, già presidente nazionale Acli.

«Martini si è a lungo soffermato sul tema di una spiritualità del lavoro, che si esprime in uno stile di sobrietà e di essenzialità di vita per la quale occorre una mobilitazione non solo del mondo operaio, bensì di tutto il mondo imprenditoriale, finanziario e politico per guidare i processi mondiali affinché – ha terminato Tagliati – lo sviluppo di alcune economie e mercati sia il più possibile omogeneo e rispettoso di altre economie e mercati».

Un approccio contemporaneo al pensiero di un grande uomo e sacerdote, vero profeta del suo e del nostro tempo.

La serata si è conclusa con la lettura della preghiera di Martini “Ma tu stai alla mia porta”, cui ha partecipato l’intera assemblea.




Acli, il 9 settembre a Cremona il ricordo del cardinale Carlo Maria Martini

Venerdì 9 settembre, alle 21, presso la chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione (via Agresti 3), nel quartiere Maristella di Cremona, le Acli provinciali ricordano il cardinal Carlo Maria Martini, in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa.

Gesuita, teologo, docente, arcivescovo di Milano, fu uomo di profonda osservanza della Parola di Dio, sia nella dimensione più contemplativa e spirituale che in quella più concreta, di dialogo e di impegno sociale. Questa sua indole lo portò a interessarsi anche a variegati aspetti della vita quotidiana, tra cui spiccò il suo interesse per il tema del lavoro, della giustizia sociale, della solidarietà, del rispetto della vita e della tolleranza.

«Il 2022 è un anno particolarmente significativo – dichiara il presidente provinciale Bruno Alessio Tagliati –. Ricorrono infatti i 70 anni dall’ordinazione sacerdotale del cardinal Martini, avvenuta nel luglio del 1952, i 20 anni dalla conclusione del suo ministero episcopale a Milano nel luglio 2002 e i 10 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 31 agosto 2012». E aggiunge: «Con il contributo del nostro assistente spirituale don Antonio Agnelli e l’introduzione della responsabile alla vita cristiana della presidenza Acli, Marisa Rosa, ripercorreremo il suo magistero, attraverso la visione di un breve filmato che ricorda le tappe salienti della sua storia sacerdotale e degli approfondimenti sul suo rapporto con il mondo delle Acli».




“Alta moda in mostra”, il 9 settembre a San Giovanni in Croce iniziativa a sostegno della Tenda di Cristo

“Casa Paola”, realtà dell’associazione “Tenda di Cristo”, organizza per venerdì 9 settembre “Alta moda in mostra”, esposizione di 40 abiti da cerimonia estivi e invernali, di svariate taglie e fattezze, che saranno illustrati e messi a disposizione di chi vorrà provarli, per una sfilata informale.

L’evento, che si terrà dalle ore 18 alle 23 presso il “Bistrot Zia Nena”, in via Palvarino 5, a S. Giovanni in Croce, sarà finalizzato a raccogliere fondi per le comunità della “Tenda”. Sarà possibile, infatti, scegliere liberamente il proprio abito da portare a casa grazie a una semplice offerta.




Festa dei popoli all’insegna della Laudato si’

In occasione della Festa del creato e delle creature, l’associazione “Comunità Laudato si’ – Oglio Po” ha organizzato domenica 4 settembre, presso il centro di spiritualità “Piccola Betania” di Bozzolo, un momento di riflessione e convivialità interreligiosa.

Don Elio Culpo, fondatore di “Piccola Betania”, ha dato il benvenuto ai presenti a partire dall’icona posta all’ingresso della comunità, che rappresenta l’incontro di Gesù con Marta e Maria secondo il vangelo di Giovanni.

«La prima ecologia – ha dichiarato don Culpo – è la capacità di accoglierci l’un l’altro. L’accoglienza fa parte del mistero di Dio fatto uomo. Dove c’è desiderio di incontrarsi c’è Dio».

La riflessione è stata poi condotta da don Roberto Fiorini, consulente teologico di parte cattolica del Segretariato attività ecumeniche, che si è soffermato su alcuni passaggi del documento di Papa Francesco per il Tempo del Creato di quest’anno.

«La conversione ecologica – ha spiegato don Fiorini – passa dai singoli, dalla comunità e dall’associazionismo. Tutti insieme per dare voce a questa terra». E ha proseguito: «Le reti locali che entrano in comunicazione tra loro possono costruire una vera resistenza politica rispetto alle scelte concrete da fare, per dare risposta all’appello di Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, rimasto tuttora inascoltato. Dobbiamo pertanto sostenere queste forme di incontro che rappresentano un altro modo di essere umani, che è poi il modo giusto di essere umani».

All’iniziativa ha partecipato anche una rappresentanza della comunità Sikh di San Giovanni in Croce e dell’istituto religioso buddista italiano Soka Gakkai.




A Bozzolo l’omaggio di mons. Sapienza alla memoria di don Primo

È stata una mattinata di profondo spirito comunitario quella che si è svolta domenica 12 giugno presso la chiesa arcipretale di San Pietro a  Bozzolo, dove, nell’ultima giornata delle annuali celebrazioni mazzolariane, ha celebrato la Messa mons. Leonardo Sapienza, Reggente della prefettura della Casa Pontificia.

Numerosa e partecipe la presenza dei giovani, che oggi hanno ricevuto dal parroco don Luigi Pisani, che ha concelebrato l’Eucaristia, il mandato ad essere educatori e animatori presso il grest estivo parrocchiale.

Nella sua omelia mons. Sapienza ha proposto una riflessione sulla festa della Santissima Trinità che la Chiesa celebra in questa domenica.

«Siamo proprio sicuri di conoscere il Dio di cui parliamo e scriviamo? – ha esordito – Il pensiero di Dio mette alla prova intellettuali e analfabeti. Questo è tanto più vero in questa giornata. Oggi è la festa di Dio, grande verità e grande mistero».

Per attualizzare il concetto di amore trinitario, sulla testimonianza di Sant’Agostino che per primo ha spiegato il concetto di trinità come relazione d’amore, Sapienza ha ricordato la sua vicinanza a don Primo Mazzolari e, citandone il pensiero, ha ricordato la sua omelia del 1956, quando don Primo parlava di una “religione del mistero” a partire proprio dall’unicità di un Dio che si manifesta in tre persone.

«Don Primo, forse proprio in questa chiesa o in quella della Santissima Trinità, nel giorno di questa festa del 1956, diceva del mistero di Dio: “Io non so dirvi nulla. La nostra è una religione del mistero”. Allora – ha concluso mons. Sapienza – davanti a un mistero, noi possiamo soltanto tacere. Tacere e adorare. E pensare a Dio».

 

Ascolta l’audio dell’omelia

Al termine dell’omelia Sapienza si è lasciato andare anche a un ricordo personale. A quando, da giovane seminarista, ascoltava la voce di Don Primo registrata su un 33 giri, «la predica del Venerdì Santo che tutti conosciamo». Fu dopo quell’ascolto che «mi ripromisi che, qualora fossi diventato prete, avrei fatto come lui». E ha concluso dichiarando l’emozione provata a predicare, oggi, dallo stesso ambone da cui predicava proprio don Primo.

Non è mancato anche un appello a tutti e in particolare ai giovani presenti numerosi, affinché riconoscano in Dio «il sole di cui abbiamo bisogno per vivere perché – ha aggiunto – dimenticare Dio significa spegnere la luce nella nostra vita. Dio è la felicità, Dio è la gioia, Dio è la pienezza della nostra vita».

La celebrazione si è conclusa con la consegna di due doni sacerdotali particolarmente graditi alla comunità. Il Santo Rosario di Papa Francesco, che mons. Sapienza ha consegnato personalmente nelle mani degli animatori del grest. E la consegna di una casula con stemma papale consegnato al parroco, che ha espresso con gratitudine la speranza di poterlo indossare in occasione della beatificazione di don Primo.

Prima di lasciare Bozzolo, il Reggente della prefettura della Casa Pontificia si è soffermato sulla tomba di don Primo per una breve preghiera silenziosa.

Il ministro dell’Istruzione a Bozzolo: «Scuola aperta, inclusiva e affettuosa. Questa è la scuola di don Primo Mazzolari»




Il ministro dell’Istruzione a Bozzolo: «Scuola aperta, inclusiva e affettuosa. Questa è la scuola di don Primo Mazzolari»

«Scuola aperta, inclusiva e affettuosa. Questa è la scuola di don Primo Mazzolari, che oggi siamo qui a celebrare». Con queste parole si può riassumere l’intervento del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ospite d’onore che ha inaugurato la “3 giorni mazzolariana 2022”, in programma a Bozzolo dal 10 al 12 giugno.

L’apertura di questa edizione, intitolata «La più bella avventura. Don Primo Mazzolari incontra i giovani», si è tenuta venerdì 10 giugno presso la Loggia del Comune alla presenza del ministro Bianchi, introdotto dal sottosegretario Bruno Tabacci alla presenza del vescovo della Diocesi di Cremona Antonio Napolioni, del sindaco Giuseppe Torchio e della presidente della fondazione “Mazzolari” Paola Bignardi.

Ad accogliere il ministro una performance di musica e danza proposta da 50 studenti del Liceo musicale e coreutico “Isabella d’Este” di Mantova, diretti dal maestro Romano Adami. Con gli studenti il ministro si è intrattenuto a lungo per parlare del mondo della scuola e delle relazioni che vi si intessono tra pari e con i docenti. Così come alla fine del suo intervento ha fatto in sala consiliare con studenti e docenti dell’Istituto Comprensivo di Bozzolo.

«Sono qui per pagare un debito di 55 anni» ha esordito Bianchi, che ha avuto modo di fare visita prima dell’incontro alla tomba di don Mazzolari, parlando della fine degli anni’60, quando in un periodo storico molto caotico una voce tra tante si è fatta sentire ai cristiani che cercavano una guida. Una voce che, per citare l’on. Tabacci, «era capace di farsi ascoltare».

«Il suo pensiero stava diventando qualcosa di più di una semplice voce nel deserto – ha detto il Bianchi –. Stava diventando la voce di una Chiesa “cattolica” nel senso originario del termine, trasversale ed ecumenica. La Chiesa del papa dei papi, Giovanni XXIII, e del suo successore Paolo VI». E ha proseguito: «Poco prima dell’avvio del Concilio Vaticano II, che ebbe inizio nel gennaio del ’59, don Primo potè vivere la sua personale riconciliazione con il Vaticano». Il riferimento è a quando Giovanni XXIII lo accolse a Roma con la nota metafora “tromba dello Spirito Santo in terra mantovana”.

Attraverso poi un percorso storico molto preciso, segnato da tappe fondamentali per il nostro Paese – quali il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno – Bianchi ha saputo ripercorrere le riflessioni con cui don Primo conduceva il popolo a comprendere il Vangelo, in un’attualizzazione sempre profetica. «Questa idea di nuovo ecumenismo parte da un piccolo paese, in cui sono nate parole tanto universali. Perché è dai piccoli borghi che nascono idee che fondano il Paese».

Tre i temi a cui don Primo richiama, secondo il ministro. «Una pace da costruire, a partire dai propri conflitti personali e da quelli delle nostre comunità, che si possono risolvere con il contributo dei valori di fratellanza e solidarietà. Ma anche il farsi carico di chi è ultimo, come nel mondo della scuola». E qui Bianchi ha citato il tasso di dispersione scolastica nazionale, che in media supera quello europeo.

E poi, l’ultimo tema. «La scuola ha un mandato fondamentale. Essere scuola di dialogo, riconquista della parola come verità. Perché il dialogo unisce e bisogna ritrovare la forza dello stare uniti, senza cedere alla tentazione della polemica ad ogni costo, che è diabolica». E si appella ai bambini presenti raccomandando loro di ritrovare il gusto per la scrittura e di reimparare ad ascoltare il silenzio. Per rimettere la scuola al centro di una società che sta cambiando.

Al termine dell’intervento del ministro Bianchi, è stata data la parola a Paola Bignardi, presidente di Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo, che ha introdotto don Bruno Bignami, con un intervento intitolato “Alla scoperta del Mazzolari inedito”. Grazie alla ricerca condotta da don Bignami e don Umberto Zanaboni per il processo di beatificazione di don Primo, sono stati rinvenuti alcuni suoi scritti inediti risalenti al periodo in cui era in viaggio in Sardegna, nel 1953. «Ad una conferenza cui venne invitato presso il Seminario di Cugliari – ha detto don Bignami, postulatore della Causa di beatificazione di Mazzolari – don Primo ebbe modo di parlare di sé da prete anziano che ha riletto la sua vita. Il ritratto di don Mazzolari potrebbe non corrispondere all’immagine che abbiamo di lui».

Due le forme di narrazione di don Bignami: l’autoritratto e il racconto della gente di Bozzolo che ricorda gli anni ’50. I temi portanti che emergono da questi racconti sono la conversione alla parrocchia, «principio di incarnazione», per dirla con don Bignami, che ha inizio durante la guerra vedendo in quali condizioni erano obbligati a vivere i soldati italiani al fronte. «Don Mazzolari capisce che il suo ministero avrà senso se si occuperà di quei giovani mandati in guerra». Conversione che proseguirà poi nella sua permanenza, 100 anni fa, a Cicognara, di cui ricorda «la prima Messa con dodici persone in chiesa» e la visita presso il cimitero di Cicognara, come a dire che avesse accettato che il suo posto era in mezzo alla gente.

E proprio quest’aspetto della cura pastorale è quanto emerge dalle testimonianze dei bozzolesi, che ricordano il loro parroco come sempre presente nei momenti importanti e attento alle necessità di chi aveva bisogno di lui, dalle coppie di fidanzati agli ammalati, dai poveri ai lavoratori. Senza dimenticare i suoi stili di vita tanto sobri da portarlo a morire povero tra i poveri.

È stato questo solo il primo atto di “3 giorni mazzolariana 2022” davvero intensa, con un ricco programma di eventi che accompagnerà sino alla sera di domenica 12 giugno.

 

Venerdì il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi apre a Bozzolo la “3 giorni mazzolariana”




Alle Acli una riflessione sulla guerra e sull’impegno alla pace che richiama le coscienze dei cristiani

Giovedì 2 giugno, in occasione della festa della Repubblica, presso la sede provinciale delle Acli cremonesi si è tenuto il convegno intitolato Italia, una Repubblica che ripudia la guerra? Dialogo con le coscienze.

Lincontro, che ha avuto tra i relatori Giorgio Beretta, analista dellOsservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) e della Rete italiana pace e disarmo, ha voluto riassumere «limpegno che le Acli cremonesi hanno deciso di prendersi per una riflessione condivisa sul ruolo del cristiano nei processi di pace, rivolgendo il loro sguardo a tutti i conflitti in corso nel mondo, a partire dallattuale situazione ucraina» come ha dichiarato in apertura il Presidente Bruno Alessio Tagliati.

In particolare, il convegno va a chiudere una serie di eventi che le Acli hanno organizzato sul territorio provinciale per le date più significative della Repubblica: 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno. «Tutte queste date hanno concorso a fare diventare la nostra Carta Costituzionale quello che è. Un faro nei momenti critici in cui il dubbio ci attanaglia».

Al centro della riflessione larticolo 11 della Costituzione LItalia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionalianche alla luce di quanto sta succedendo in Ucraina, a partire dallanalisi del documento redatto da Acli Lombardia nell’aprile scorso, Da cristiani in tempo di guerra.

«Questo incontro è unoccasione per riflettere insieme su quello che si può fare per evitare di fomentare un conflitto già tanto crudele, trovando unalternativa pacifica allazione militare» ha concluso Tagliati introducendo Giorgio Beretta, che ha proposto allassemblea presente unanalisi accurata e dettagliata della situazione del diritto internazionale e della vendita di armamenti da parte europea e italiana.

La proposta di Beretta è partita dal ripensare allinvestimento militare in termini di risorse umane ed economiche. «Che siano il minimo necessario per assicurare un muovo modello di difesa europea, per la quale occorre ripensare anche a un nuovo modello di industria della difesa» ha dichiarato.

Citando a più riprese il discorso fatto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della sua visita al Parlamento del Consiglio dEuropa, Beretta si è poi soffermato sulla guerra in Ucraina e sulla necessità di «trovare soluzioni alternative alla risposta armata, che produce danni inimmaginabili non solo alle nazioni direttamente coinvolte nel conflitto ma anche ai paesi del sud del mondo, che subiranno linnalzamento del prezzo del grano e di altre risorse di prima necessità».

Attraverso passaggi della Costituzione Italiana e della Carta Onu, Beretta ha proposto una lettura attuale di documenti fondanti la democraticità dellItalia e dellEuropa, passando attraverso il tema del nucleare, dellaumento della spesa militare negli ultimi 30 anni (a fasi alterne), del pacifismo come un modello alternativo di mobilitazione dal basso che può portare a risultati tangibili e di notevole spessore.

A questo proposto una parola è stata spesa anche da Rosita Viola, assessore alle politiche sociali e della fragilità del Comune di Cremona, presente allincontro: «Sappiamo che occorre molto tempo, ma alla fine i risultati si possono raggiungere, quindi continuiamo su questa strada, perché se siamo riusciti a mettere al bando le mine antiuomo altri risultati potranno essere raggiunti».

Lincontro si è concluso con un arrivederci a un prossimo evento durante il quale don Antonio Agnelli, assistente spirituale delle Acli cremonesi, affronterà gli aspetti etici della questione attraverso una lettura delle dichiarazioni di Papa Francesco.




Dalla Madonna di Correggioli un messaggio di fraternità e pace per la Chiesa e il mondo

A conclusione del mese mariano presso la parrocchia di San Matteo delle Chiaviche martedì 31 maggio si è svolto un momento di intenso spirito comunitario che ha avuto il suo vertice nella processione, accompagnata dal corpo bandistico di Bozzolo, dalla cappella della Madonna dei Correggioli sino alla chiesa parrocchiale di San Matteo Evangelista.

Anche il Vescovo di Cremona Antonio Napolioni ha scelto di partecipare, accompagnato dai parroci don Massimo Maccalli e don Angelo Ruffini, alla presenza del sindaco di Viadana, Nicola Cavatorta.

La comunità, che ha partecipato numerosa, ha pregato davanti alla cappella della Madonna dei Correggioli per poi partire in processione lungo l’argine e le vie del paese pronunciando il santo rosario.

Lungo tutto il cammino è stata trasportata una copia dell’antica effigie mariana, il cui originale è conservato presso la Chiesa di San Matteo Evangelista in San Matteo.

A conclusione della processione il Vescovo si è soffermato brevemente sul senso del camminare e del farlo insieme, incontrando lungo il tragitto la fatica dell’andare ma anche la bellezza di una «natura da cui sono stato distratto» e che ci ricorda la responsabilità del doverla «custodire come giardino per le generazioni che verranno». Un affondo quindi sul rapporto con i giovani, apportatori di diversità e di valori, e con le persone che provengono da altri contesti e che ci ricordano che siamo tutti fratelli: «È bello riconoscersi fratelli senza timore e darsi una mano se serve – ha proseguito – . Vi chiedo dunque una particolare preghiera per la Chiesa di tutto il mondo, così come noi qui stasera preghiamo per i 140 km della Chiesa cremonese».

Ed ha concluso con un pensiero alla guerra in Ucraina e a tutte le altre guerre nel mondo. E anche ai piccoli conflitti quotidiani che insanguinano le nostre vite.

«La fraternità che abbiamo vissuto questa sera – ha detto il Vescovo a conclusione del pellegrinaggio sul sagrato della chiesa – è un anticipo di paradiso, che Gesù è venuto a rendere possibile in mezzo a noi. Preghiamo per la pace nei nostri cuori e tra le Nazioni».




Il Vescovo a Cicognara: «Oggi viviamo un tempo in cui bisogna ascoltare il mondo con le sue sofferenze e le sue novità»

Nel contesto dell’ “Anno 100 Primo”, il percorso verso il centunesimo anniversario dall’insediamento di don Primo Mazzolari nella parrocchia di Cicognara, lunedì 30 maggio si è svolto presso la chiesa di Santa Giulia l’incontro “Non hanno da mangiare”. Alla riflessione, incentrata sul mondo del lavoro a partire dalla lettura delle parole di don Primo tratte da La Parola che non passa, ha preso parte il Vescovo Napolioni, insieme a una rappresentanza del mondo imprenditoriale e finanziario, con Silvano Melegari di Confindustria Mantova e Vincenzo Corbisiero, presidente del Rotary Club di Casalmaggiore Viadana Sabbioneta.

«Oggi che tempo viviamo? – si è domandato Mons. Napolioni – Il tempo in cui la Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II e alla presenza di pontefici del calibro di Giovanni XXIII, Paolo VI e Francesco, sta cercando di ritrovare se stessa. E lo fa – ha proseguito – attraverso il cammino sinodale perché c’è bisogno di fermarsi e di riflettere ascoltando il mondo con le sue sofferenze e le sue novità, aprendosi anche a chi non la pensa come noi».

Dopo i saluti del parroco don Andrea Spreafico, la serata si è incentrata sulla lettura del testo di Mazzolari, da cui il vescovo ha tratto spunti di riflessione da condividere con l’assemblea, fermandosi sui passaggi più significativi, perché capaci di parlare al nostro tempo nonostante fossero stati scritti nel periodo in cui Mazzolari era parroco a Cicognara (dal 1922 al 1932).

“Nessuno può essere indifferente di fronte a una folla o a una sola creatura che non ha niente da mangiare: tanto meno un cristiano che deve essere il cuore e la mano della Provvidenza. Dio non ha mani perché vuole che gli impresti le mie”. La memoria va alla “globalizzazione dell’indifferenza” denunciata da Papa Francesco quale male del nostro tempo sin dall’inizio del suo pontificato, prima ancora che fosse entrato in contatto con la figura del sacerdote. O ancora “Sull’esempio di Cristo dovremmo contare le giornate di fatica di chi sta con noi e lavora per noi”, che ci pone di fronte al rapporto equo e giusto tra datore di lavoro e dipendenti.

Con linguaggio colloquiale e semplice, il vescovo ha invitato i presenti a calare nel proprio vissuto di imprenditori della bassa Lombardia le sollecitazioni raccolte. E l’assemblea è intervenuta ponendo al vescovo riflessioni e interrogativi.

«La Costituzione è il nostro faro – ha detto il professor Ercole Montanari, presidente della Camera di Commercio di Mantova – per costruire tra generazioni diverse il futuro del Paese nel bene collettivo, recuperando i valori giudaico-cristiani minati da estremismi e intolleranze». E ancora «Il problema oggi è il reperimento delle risorse i cui prezzi sono in fortissimo aumento e lo scollamento mondo del lavoro-scuola», ha dichiarato Silvano Melegari, presente a nome di Confindustria, che era partner della serata, accendendo i riflettori sul mondo dei giovani e sulla mancanza di formazione per accedere al mondo del lavoro.

Da ultimo, ha preso la parola Vincenzo Corbisiero, presidente del Rotary Club di Casalmaggiore Viadana Sabbioneta, la cui riflessione «ha approfondito la ricerca dell’essenziale» per il vescovo.

«Non abbiamo più voglia di riuscire. Come possiamo invertire questa tendenza?». Dalla crisi passa il discernimento, la capacità di risollevarsi, di far scattare il passaggio necessario per la crescita. «Da don Primo impariamo che il Vangelo responsabilizza l’uomo, generando dalle situazioni più critiche la rinascita». Il riferimento è alla croce e alla resurrezione, come fondanti un’antropologia cristiana che permette anche in questo tempo di sperare e di ridisegnare un’economia che sia fondata sui valori di pace e di giustizia. Per tutti.