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Missione e dialogo interreligioso, serata a Casalmaggiore con padre Bongiovanni, missionario in Sierra Leone

Venerdì 18 ottobre alle ore 21 presso l’auditorium Giovanni Paolo II della parrocchia di Santo Stefano in Casalmaggiore si terrà un incontro dal titolo “Dialogo interreligioso. Dall’Italia alla Sierra Leone”.

Promossa dalla parrocchia di S. Stefano in occasione della 93ª Giornata Mondiale Missionaria per affrontare il tema della missione e del dialogo interreligioso, la serata avrà come protagonista la testimonianza del padre saveriano Vittorio Bongiovanni, nato a Bozzolo 78 anni fa, divenuto saveriano nel 1960 e da oltre 40 anni stanziato in Sierra Leone, paese con la maggioranza della popolazione di fede islamica.

«Qui in Sierra Leone noi cattolici viviamo in armonia con i musulmani, ci vogliamo bene e ci rispettiamo: siamo uniti nella diversità. Insieme ne abbiamo passate tante, persino una spaventosa epidemia di ebola due anni fa». Sono le parole di padre Bongiovanni riportate in un articolo apparso sul sito dei Saveriani un paio di anni fa.

Come ogni saveriano, il rientro al paese di origine avviene ogni tre anni. Questa è quindi la prima occasione, dopo l’epidemia di ebola, per capire dalla sua viva voce come è possibile vivere in pace, confrontandosi e aiutandosi reciprocamente, in un paese afflitto da fame (la Sierra Leone è tra le nazioni più povere del mondo), malattie e analfabetismo. Un’occasione da non mancare.

Locandina




Enzo Bianchi tuona contro «l’afonia» dei cattolici in politica e richiama l’appello di don Mazzolari (audio completi e video intervista)

Un appuntamento molto partecipato e apprezzato dai presenti quello che si è svolto a Bozzolo sabato 5 ottobre dal titolo “Questa è l’ora: appello ai cattolici”.

L’incontro, organizzato da “Amici del dialogo-Associazione di cultura e politica area Oglio Po”, in collaborazione con la Fondazione don Primo Mazzolari e la Parrocchia di San Pietro Apostolo di Bozzolo, ha visto tra i relatori il prof. Giovanni Borsa direttore della rivista mazzolariana “Impegno”, padre Giuseppe Riggio caporedattore della rivista gesuita “Aggiornamenti sociali” e padre Enzo Bianchi fondatore della “Comunità monastica di Bose”.

I cattolici devono essere visibili. Papa Francesco e prima ancora il Vangelo portano a fare una scelta di campo pre-politica, apartitica, non ideologica. Ma portano a scegliere. Per il bene della polis, della città, per il bene pubblico. Questo in sintesi quanto è stato condiviso dai relatori presenti.

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A partire da don Luigi Pisani, parroco di Bozzolo, che nell’introdurre i lavori ha confidato che «non è stato facile preparare questo incontro ma noi abbiamo insistito perché ci fosse questo momento in questo momento. Tante le resistenze interne alle parrocchie e dentro l’ecclesialità stessa nel parlare di politica». Perché pare ci si dimentichi il senso proprio delle parole, nel suo significato originale. «Per superare la tentazione di tanti cattolici di rintanarsi nelle sagrestie sazi di un culto privato e personale -continua don Pisani – occorre spingerli a decidersi in quale chiesa vorrebbero riconoscersi. Nella chiesa di don Primo e di papa Francesco, che è quella del Concilio Vaticano II? O in quella di alcune ideologie tradizionaliste o dietrologie, che vorrebbero riportarci al medioevo clericale, alle vecchie dogane, ai muri del silenzio, ai reticolati assassini magari ammantati dall’idea della difesa dei nostri valori e della nostra fede? Quale chiesa vogliono scegliere i cristiani?».

Dopo queste sollecitazioni, è stato il momento di una riflessione da parte del prof. Borsa che, a partire dagli studi promossi dalla Fondazione Mazzolari, ha attualizzato il motto di don Primo “il Vangelo è un invito a fare, fare è la prima beatitudine”. «La fede è incarnata – ha dichiarato – nella lucida osservazione della realtà che la circonda, sia essa la pieve sull’argine oppure le trincee, l’Italia del fascismo o quella della ricostruzione. Fra la gente a cui don Primo andava incontro scorgeva allora la necessità di un’azione riformatrice». La stessa di cui c’è necessità oggi. La stessa, per utilizzare i citati termini di don Primo dalle pagine della sua “Rivoluzione cristiana”, che  gli faceva dire che «nessuno può eguagliare la passione rivoluzionaria del cristiano perché nessuno può eguagliare la sua sete di salvezza. E ci si salva con gli altri. Ci si salva salvando».

L’audio dell’intervento del prof. Borsa

A seguire, è stato il momento di un lungo excursus storico di padre Riggio che, partito dal Non expedit di Pio IX (che impediva ai cattolici di impegnarsi nella politica sia attiva che passiva), passando attraverso “l’Appello ai liberi e forti” di don Sturzo, per arrivare all’Assemblea costituente del dopo guerra e al caso Moro, ha ripercorso per tappe la partecipazione dei cattolici alla vita politica del loro Paese. Fino ai tempi attuali. Dato significativo nel presente è il forte astensionismo alle ultime elezioni europee, il che significa un profondo disinteresse per la politica, «da troppi dileggiata». Mentre grande è «la sfida della vocazione all’impegno politico», per ricordare l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco.

L’audio dell’intervento di padre Riggio

Da ultimo, l’intervento probabilmente più atteso, perché si sa che padre Enzo Bianchi, oltre che essere il fondatore della comunità monastica di Bose, è anche molto vicino agli ambienti papali. E ci si aspetta da lui delle provocazioni e delle novità. Le quali non sono tardate ad arrivare.

«Viviamo nel tempo della crisi ma il vero problema si chiama aporia, aporia come incertezza, come non comprendere e non sapere, non saper dire né decidere né operare delle scelte -ha dichiarato- Questo perché manca l’operazione faticosa e paziente del discernimento, della lettura dei segni dei tempi».

E, sollecitando a interrogarsi su quello che è necessario nell’hic et nunc, qui e ora, nel mondo europeo del secondo millennio, ha portato l’auditorium a riflettere, con partecipazione a tratti commossa, sull’incapacità dei cattolici, dei cristiani, a stare nella polis. «Un’afonia dovuta a un’astenia della loro fede. Continuiamo a interrogarci sui mezzi con cui i cattolici possono essere presenti in politica. Ma il problema è più radicale. C’è stato un allontanamento. I cattolici sono stati delegittimati e sostituiti da soggetti ecclesiastici che hanno avocato a sé il discernimento della politica italiana. Si è negata ai fedeli laici la possibilità di essere cristiani adulti e maturi. La loro voce è stata impedita». Bianchi addita pertanto a una certa visione di chiesa la colpa di non aver lasciato spazio al laicato di vivere nella polis l’ispirazione cristiana, che è quella che nasce dalla parola di Dio e che chiede di essere partecipi alla vita della città. L’ispirazione che non si accontenta del servizio agli altri nella verità e nella carità, ma che è anche un’assunzione di scelta e di azioni nella politica, nell’economia, nel governo della città.

«Spetta ai cattolici la funzione immediata nel partecipare in prima persona alla vita pubblica».

La concezione cristiana della politica, allora, dev’essere «eversiva e anormale», perché solo così si distacca da ciò che nella storia è vincente. «La fede cristiana chiede oggi una rifondazione. Il fondamento è e resta Gesù Cristo ma il modo di vivere il cristianesimo in questa società di oggi è nuovo e chiede che noi rifondiamo la nostra prassi e la nostra presenza. Ma questo dipende da una fede che abbia una vera passione per Gesù Cristo, il che significa una vera passione per l’uomo. Altrimenti la nostra sterilità continuerà ad essere attestata».

L’audio dell’intervento di Enzo Bianchi

Erano presenti il sindaco di Bozzolo, l’on. Giuseppe Torchio, la senatrice Albertina Soliani, l’on. Bruno Tabacci e l’on. Pierluigi  Castagnetti.

 

A BREVE IL VIDEO INTEGRALE DEL CONVEGNO




Impegno in politica: “Questa è l’ora: appello ai cattolici”. Il 5 ottobre serata a Bozzolo con Enzo Bianchi

Nell’ambito delle celebrazione per il 60° dalla morte di don Primo Mazzolari, interprete del suo tempo e riferimento per una larga fetta della politica a lui contemporanea, “Amici del dialogo-Associazione di cultura e politica area Oglio Po”, in collaborazione con la Fondazione don Primo Mazzolari e la Parrocchia di San Pietro Apostolo di Bozzolo, organizza sabato 5 ottobre il convegno “Questa è l’ora: appello ai cattolici”.

A relazionare sul tema saranno presenti il prof. Giovanni Borsa direttore della rivista mazzolariana “Impegno”, padre Giuseppe Riggio caporedattore della rivista gesuita “Aggiornamenti sociali” e padre Enzo Bianchi fondatore della “Comunità monastica di Bose”.

La volontà degli organizzatori è ricordare come don Primo si sia impegnato nella costruzione di uno stato democratico, relazionandosi con le forze politiche nate a seguito della fine della Seconda Guerra Mondiale, a partire dalla stesura della Costituzione.

«Anche oggi, come allora, c’e una forte necessità di ristabilire i fondamenti della democrazia, ritornando ad alcuni valori essenziali che sono tipici del cristianesimo: accoglienza, solidarietà, multiculturalità, attenzione ai poveri» dichiara il parroco don Luigi Pisani «I problemi di ieri sono ancora presenti oggi. I cattolici devono dare il loro contributo perché hanno una grande responsabilità, in primis facendo una scelta, scegliendo l’opzione preferenziale del Vangelo».

Ai relatori sarà affidato il compito di ragionare sulle sollecitazioni che don Primo fece ai cattolici del suo tempo, interpretandole alla luce della presenza cattolica e democratica nella cultura politica attuale, senza tralasciare gli aspetti spirituali che contraddistinguono chi decide di dedicare la propria vita e il proprio lavoro all’impegno per il bene comune.

Il convegno si svolgerà presso la Sala Civica di Bozzolo (piazza Europa) e avrà inizio alle ore 15.30 con i saluti del Sindaco Giuseppe Torchio.

Locandina




Vicomoscano ha accolto il nuovo parroco don Giuseppe Manzoni

Si è svolto domenica 6 ottobre linsediamento del nuovo parroco di Casalbellotto, Fossacaprara, Quattrocase, Vicomoscano don Giuseppe Manzoni.

Come dabitudine è stato rispettato il protocollo che ha previsto laccoglienza, sul sagrato della Chiesa di S. Pietro apostolo in Vicomoscano, dellautorità civile che ha parlato a nome dellintera comunità. Per loccasione era presente il sindaco di Casalmaggiore e frazioni Filippo Bongiovanni, che si è impegnato a nome dellamministrazione comunale a essere a disposizione per eventuali future collaborazioni nel nome del «più alto fine che è il bene comune».

La celebrazione eucaristica è stata presieduta da mons. Antonio Napolioni, alla presenza di numerosi sacerdoti, tra cui don Claudio Rubagotti parroco di Casalmaggiore e don Davide Barili vicario della Zona 5, a significare la vicinanza delle parrocchie limitrofe e di tutta la zona pastorale.

Significativo il saluto iniziale del Vescovo, durante il quale ha presentato la comunità come un unicum per laffluenza e la partecipazione attiva di tanti giovani e famiglie. «Ecco il segno che questa comunità ha grande cura delle famiglie, dei ragazzi, delloratorio, della loro crescita». E ha proseguito con un ringraziamento a don Baronio, parroco per nove anni. «Il pensiero va a don Ottorino e a tutti coloro che con lui hanno operato con tanto impegno e va alla staffetta che ora il Signore ci fa compiere con don Giuseppe».

Dopo la lettura del decreto di nomina proclamato da don Barili, la comunità parrocchiale ha dato il benvenuto a don Giuseppe e, attraverso le parole di una parrocchiana, ha promesso di affiancarlo nel suo nuovo cammino «come un unico gregge dietro lo stesso Signore».

Nella sua omelia il Vescovo ha invece valorizzato il tema del servizio come dono ricevuto, a partire dallattualizzazione della Parola del giorno. «Se facciamo il nostro dovere come un dono ricevuto, quel dovere cambia sapore». E ha ribadito la centralità della fede come testimonianza cristiana. «La vostra testimonianza di fede che ci date oggi è meravigliosa. Perché se la fede divide, non è fede. Se unisce è fede cristiana».

È seguito il saluto di don Giuseppe, che si è soffermato su due punti in particolare: il valore delle relazioni e la preghiera. Le amicizie «sanno durare nel tempo e anche nella comunione dei santi nella vita ultraterrena» ha dichiarato ringraziando i tanti parrocchiani presenti, compresi quelli provenienti da parrocchie lontane. E, citando Bruno il Certosino e Benedetto XVI che hanno fatto della preghiera «il centro della loro vita», ha rivelato come la preghiera sarà il fulcro nodale della sua pastorale. «Non ho programmi da proporre a queste comunità vive ma se sapremo pregare vuol dire che crederemo nel Signore. Allora sarà tutto possibile».

La celebrazione, che è stata allietata dal coro della comunità interparrocchiale beato Vincenzo Grossi, diretto dal maestro Cesare Visioli, si è conclusa con un banchetto in oratorio per dare il benvenuto al nuovo parroco.

Photogallery (di Filippo Peschiera e Stefano Ponzoni)

 

Biografia di don Manzoni

Classe 1958, originario di Caravaggio, don Giuseppe Manzoni è stato ordinato nel giugno 1985. Ha iniziato il proprio ministero pastorale a Fornovo S. Giovanni in qualità di vicario. In quegli anni ha intrapreso gli studi presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, continuando poi alla Pontificia Università Lateranense, dove ha ottenuto la licenza in Teologia Pastorale. Insegnante in Seminario dal 1999 (fino al 2003 è stato anche vicerettore ed economo), dal 1999 al 2007 è stato assistente Giovani AC e dal 2002 al 2005 assistente ecclesiastico FUCI e MEIC. Dal 2005 al 2007 ha ricoperto l’incarico di vicecancelliere di Curia e notaio del Tribunale ecclesiastico. Don Manzoni, che dal 2003 è assistente ecclesiastico AGESCI, dal 2007 al 2013 è stato parroco delle comunità di S. Marino, Gadesco e Pieve Delmona. Dal 2013 era parroco delle parrocchie di Piadena, Vho e Drizzona. Ora mons. Napolioni gli ha affidato l’incarico di parroco dell’unità pastorale di Vicomoscano, Quattro Case, Fossa Caprara e Casalbellotto.




Il Santuario di Vigoreto accoglie le suore della Beata Imelda. Il Vescovo: “Con loro la Chiesa sia una sinfonia di voci che rende gloria a Dio” (AUDIO E VIDEO)

Il piccolo Santuario dedicato alla Madonna delle Grazie in Vigoreto di Sabbioneta (provincia di Mantova ma diocesi di Cremona), si è vestito a festa venerdì 27 settembre durante una Messa davvero speciale, durante la quale la comunità ha dato il benvenuto a tre suore domenicane della famiglia delle Imeldine, che vivranno il loro impegno e la loro vocazione in quello che non hanno mancato di definire un angolo di pace”.

Suor Mariagrazia, suor Giuliana e suor Valeria, infatti, si sono trasferite da altre comunità (la congregazione è presente in diverse regioni italiane e in Brasile, Cameroun, Filippine, Bolivia, Indonesia, Messico e Albania) per mettere al servizio di Vigoreto le loro competenze e la loro preghiera.

A presiedere la Messa, affiancato dal parroco di S. Maria Assunta di Sabbioneta don Samuele Riva, ha voluto essere presente il vescovo Antonio Napolioni, che ha esordito con un monito rivolto alla comunità locale.

«Oggi siamo in festa perché questo Santuario può ospitare ed essere animato da una nuova presenza, quella delle Suore Domenicane della Beata Imelda, che accogliamo con vera gioia come un dono. Ma invito i laici che fino ad oggi si sono presi cura del Santuario a continuare la loro opera, insieme alle suore, perché la Chiesa sia una polifonia di vociche rende gloria a Dio».

Omelia del vescovo Napolioni

Com’è dato dal loro carisma, che prevede di contemplare e trasmettere agli altri ciò che hanno contemplato, così «con il sorriso, con la preghiera, anche nei momenti della stanchezza, voi pregherete  come tutti noi per le necessità del mondo e per le nostre e le vostre» ha proseguito il Vescovo nel corso dellomelia.

Nel giorno che la liturgia ha dedicato a San Vincenzo dePaoli, santo della carità, e nellanniversario dei 150 anni dalla nascita di don Carlo Riva, fondatore della prima comunità delle Suore Imeldine, si è manifestato un segno della grazia di Dio, che ha portato a compimento il suo disegno, nellapertura di questa nuova casa.

«La provvidenza ci voleva qua – dichiara la priora provinciale suor Enrica Gallerani -. Pensiamo che ciò che noi faremo con gli abitanti di Vigoreto è vivere il comando che il Signore ci ha dato:  amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi».

Saluto del parroco don Riva

Saluto della madre

La celebrazione eucaristica è stata allietata dai cori del Santuario e della Parrocchia, diretti dal maestro Galimberti.

 

 

 

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Le Suore Imeldine in servizio al santuario di Vigoreto




Padre Borghesi a Casalmaggiore: noi Saveriani in prima linea per l’Amazzonia

Giovedì 26 settembre presso lauditorium Giovanni Paolo II, nella Parrocchia di Santo Stefano in Casalmaggiore, si è tenuto un incontro con il padre saveriano Giuseppe Borghesi, missionario in Amazzonia dal 1979, dal titolo “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per unecologia integrale.

A partire dalla sua biografia e dalla visione di Sinodo para a Amazonia(Verbo Filmes), p. Borghesi ha trasmesso alcune suggestioni per permettere ai presenti di capire cosa significhi vivere in Amazzonia, terra di cui si sente tristemente parlare per i numerosi incendi che la devastano ultimamente.

«A differenza di quanto dichiarato recentemente dal presidente del Brasile Bolsonaro -afferma il relatore- lAmazzonia non è del Brasile ma di nove nazioni confinanti tra cui anche il Brasile. Ma se pure fosse brasiliana al 100%, se le politiche del Brasile danneggiano le nazioni vicine o il mondo tutto, allora bisognerebbe intervenire. Grandi sono gli interessi economici. Il petrolio era nazionale adesso è stato privatizzato. E come il petrolio anche i minerali, di cui li paese è ricco, vengono venduti alle grandi multinazionali che occupano il paese».

Il relatore ha infatti descritto come le multinazionali straniere sfruttino la terra dellAmazzonia, ricca di nichel, oro, ferro, rame, pietre preziose. Minerali che nella maggior parte dei casi vengono venduti a paesi stranieri per alimentare le batterie dei devices occidentali, quali computer, smartphone, cellulari, tablet. Mentre la popolazione muore di fame, di malnutrizione e di malattie. Molti dei lavoratori utilizzati per lestrazione dei minerali, infatti, sono cooptati irregolarmente e subiscono la coercizione di dover pagare dei debiti contratti quasi senza rendersene conto.

Ad aumentare il grado di pericolosità della missione dei saveriani, è la continua denuncia di questo tipo si sfruttamento. Manodopera a basso costo o a costo zero, schiavitù, violenze, sono solo alcune delle conseguenze di una pessima gestione del Paese, che i missionari non si sottraggono dal condannare pubblicamente. A cui si aggiunge lesternalizzazione ad aziende straniere della costruzione di dighe, che chiudono i fiumi e bloccano le acque. «Ne hanno fatte molte e distruggono unenorme quantità di foreste. La gente che abitava là è dovuta andar via. Lo scopo di questo ennesimo intervento è usare lenergia per produrre elettricità da vendere ad altri stati. E anche nelle dighe c’è il lavoro schiavo».

Deforestazione, manomissione dei corsi dacqua con conseguente siccità, nonché avversità dovute ai cambiamenti climatici, sono alla base dei conflitti sorti in seno alle popolazioni ataviche che vivono in Amazzonia e che vivono lAmazzonia da secoli. «Gli Indios sono 3 milioni (ndr esiste una missione saveriana che lavora solo con loro). Loro hanno non solo la terra ma anche la loro cultura e la loro lingua. Una ricchezza enorme. Per loro la terra è madre. Gli alberi contengono gli spiriti. Cultura che viene dai loro antenati. Ma se la terra viene venduta ai latifondisti o se la foresta viene devastata, ad andare a fuoco non è solo una fetta di polmone del mondoma anche la cultura di un popolo sul rischio di scomparire per sempre».

I saveriani, ha raccontato in ultimo p. Borghesi, fanno il possibile, rischiando anche la loro vita,  per difendere le popolazioni inermi, denunciando soprusi e irregolarità. «Il latifondista che ha molta terra ha bisogno di molti lavoratori. Ma questi lavoratori vengono tratti in schiavitù, privi di un orario di lavoro dignitoso e di un salario sufficiente per vivere. Questa si chiama schiavitù. Noi abbiamo liberato in una retata 223 schiavi e in unaltra 180. Questo crea vari pericoli. Bisogna stare attenti. Come dice Cristo Siate puri come colombe ma astuti come serpenti”».

Ancora molto c’è da fare, a partire da tutti, a partire dal prendersi cura di questo pianeta, come sollecitato nellenciclica di papa Francesco Laudato sì. Perché la salvaguardia dellintero pianeta, a partire dallAmazzonia, dipende da tutti. Anche da noi.




Don Daniele Piazzi ha aperto il corso di formazione degli insegnanti di religione (AUDIO)

Venerdì 27 settembre ha preso avvio, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, la formazione specifica dei docenti di Religione cattolica della diocesi con l’incontro “La ragionevolezza della fede: fede pensata e fede celebrata?”, che ha visto come relatore don Daniele Piazzi, dottore in Teologia, con specializzazione in Liturgia pastorale, docente di Religione presso il liceo classico e linguistico “D. Manin” di Cremona e di Teologia liturgica presso l’ISSR “San Francesco” di Mantova.

Introdotto da don Giovanni Tonani, incaricato diocesano per la Pastorale scolastica e per l’Insegnamento della Religione cattolica nelle scuole, il tema è stato affrontato dal relatore attraverso un excursus storico che a partire dal 400 d.C., tra concili e scismi, ha portato a considerare come la fede e la religione siano un tutt’uno e come la fede della Chiesa preceda necessariamente quella del singolo credente, completandola e rendendo l’assemblea luogo della teologia.

«La liturgia è azione e nell’azione ci sono alcuni codici che vanno interpretati – sintetizza don Piazzi -. L’agire liturgico non è necessariamente logico e razionale ma è certamente esperienziale e ragionevole». Come a dire che per coltivare la propria fede si ha bisogno di un’azione rituale che permetta di entrare nel clima celebrativo, anche senza spiegare quanto sta avvenendo.

«Noi da occidentali abbiamo la tentazione che tutto vada spiegato -procede il sacerdote-. Nonostante secoli di monachesimo e di spiritualità, siamo e restiamo figli di Platone e di Aristotele e scendiamo a patti con il positivismo».

Eppure, anche se non ci si pensa, il Mistero Pasquale avviene ugualmente nella comunità durante la liturgia ed è grazie al linguaggio della fede che lo si può comprendere. E poiché la liturgia dice cose essenziali è per sua natura ripetitiva. Il rito, quindi, si fa «tessera di riconoscimento della fede» di una comunità e il modo di dire l’oggettività della fede, anche se nella diversità di un’assemblea che è per sua natura multiforme e polimorfa.

«La liturgia si pone nell’ambito della fede agita e veramente vissuta. Forse dovremmo recuperare, nella dimensione sacramentale delle liturgia, come verbale e non verbale si possono combinare insieme».

Il prossimo appuntamento teologico, dal titolo «Il contesto e le sfide: è ancora possibile credere oggi?», sarà condotto da don Massimo Epis e si terrà giovedì 26 marzo 2020.

 

Formazione docenti: disponibile la guida




Una pianta da far curare e far cresce per le parrocchie della Zona 5

Luogo incantato quello che ha accolto domenica 15 settembre la 14esima Giornata per la custodia del Creato, celebrata per il primo anno in maniera coesa e capillare in diocesi. Ogni zona pastorale ha dedicato una giornata al tema della biodiversità, scelto dalla CEI quale tema centrale su cui soffermarsi nell’anno pastorale in corso. Per la zona 5 l’organizzazione è stata affidata alla parrocchia di Bozzolo che, in collaborazione con altre realtà sociali ed ecclesiali, ha scelto la località Tezzoglio quale luogo di preghiera e di incontro. Ad accogliere i presenti don Luigi Pisani, parroco di Bozzolo, e don Paolo Tonghini, fondatore della Comunità Laudato si’ viadanese.

Hanno raccolto l’invito ad essere presenti diverse parrocchie della zona, che hanno ricevuto in dono un albero da piantare presso i propri oratori, per rispondere simbolicamente e concretamente alla campagna nazionale “60 milioni di alberi” lanciata pochi giorni fa dalla stessa Comunità Laudato si’. “Un albero per ogni italiano: 60 milioni di alberi che dal loro primo istante di vita – si legge sul comunicato stampa – realizzano la loro opera di mitigazione dei livelli di CO2 nell’atmosfera. Dall’innalzamento della temperatura derivano i problemi che affliggono oggi il pianeta: carestie, fame, guerre, migrazioni, catastrofi naturali”.

Il pomeriggio, dopo un momento di preghiera comunitaria, ha visto le testimonianze di Francesco Cecere (oasi Le Bine di Calvatone) e di Mimma Vignoli (Distretto agricolo biologico casalasco-viadanese), che si sono soffermati sulla perdita di biodiversità che il territorio locale ha subìto negli ultimi trent’anni a causa di un’agricoltura convenzionale poco attenta al bene comune e alla  salvaguardia del pianeta. A seguire, un intervento di Mauro Ferrari, sociologo delle migrazioni, attualmente interessato al tema della botanica sociale in un’ottica di ecologia delle migrazioni. A lui è andato il compito di ripensare l’accoglienza quale moto di fraternità, manifestazione che può accettare la vicinanza anche di ciò che non è necessariamente produttivo, in nome della natura sociale dell’uomo. «Con l’ambiente e con ciò che non ci è utile abbiamo un rapporto non pacificato. Lo stesso che si vive nelle relazioni tra esseri umani. Questo è dovuto a una sorta di inconsapevolezza del rapporto totalmente gratuito che possiamo godere nei confronti della natura e dell’uomo». Come a dire che si fatica a dare valore a ciò che non ha un costo (o non produce beneficio) in termini economici.

La giornata si è poi conclusa con i saluti dei vari sacerdoti presenti. Don Paolo Tonghini, dal canto suo, ha richiamato la comunità cristiana a rispondere all’appello ad agire subito rivolto da papa Francesco a “ogni persona che abita questo pianeta” per la salvezza della Terra e dell’umanità intera, perché «è ancora poca è l’attenzione su questi temi anche e soprattutto all’interno delle nostre parrocchie».

Accanto a lui è intervenuto don Maurizio Lucini, responsabile diocesano dell’area “Nel mondo con lo stile del servizio” e incaricato diocesano di Pastorale della salute, che ha richiamato alla crisi delle coscienze. «La crisi ecologica che viviamo è anche crisi umana e soprattutto delle coscienze. Tutto si può ricondurre alla crisi spirituale dell’uomo, alla sua coscienza smarrita. Momenti come quello di oggi servono per sensibilizzare le nostre comunità».

Da ultimo don Davide Barili, vicario zonale della zona 5, che ha concluso la giornata soffermandosi sul titolo dato all’iniziativa. «Dicendo che oggi si celebra la giornata per la salvaguarda del creato (e non della natura) si intende ricondurre il tutto all’artefice di ogni cosa, al creatore. Preoccuparsi di alberi e fiumi può essere una strada per tornare a Dio. O forse, per custodire il creato, occorre proprio ripartire da Lui».

Hanno aderito all’iniziativa, collaborando all’organizzazione e presenziando con loro rappresentanti, la Comunità Laudato si’ di Viadana, il Distretto agricolo biologico, la Consulta del Volontariato viadanese, l’associazione New Tabor e Slow Food Oglio-Po.




A Casalmaggiore festa per il decennale della comunità ghanese

Domenica 15 settembre la parrocchia di Santo Stefano in Casalmaggiore ha assunto un aspetto diverso dal tradizionale, animandosi di colori e sonorità che potevano far pensare di trovarsi dall’altra parte del Mediterraneo. Invece, in pieno centro cittadino, nel cuore della cristianità, si stava celebrando la Messa di ringraziamento per il decennale dalla fondazione della comunità cattolica ghanese di Casalmaggiore. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, affiancato dal parroco don Claudio Rubagotti e a don Prince Ampong, don Samuel Owusu Piesie e don Felix Baffour Gyawu della Comunità Ghanese di Casalmaggiore, Reggio Emilia e Modena.

«Sono felice – ha esordito il Vescovo – che la comunità si integri con questa semplicità e concretezza in tutte le occasioni che riuscite a creare con l’aiuto dei sacerdoti».

Attualizzando la Parola di Dio (Es. 32), Napolioni ha poi aggiunto una riflessione attorno al tema del concetto di popolo di Dio. «Il Signore aveva promesso a tutta la sua discendenza la terra, il futuro, l’alleanza, la pace. Dunque chi è davvero amico di Dio sa che Dio non diventa di parte. Invece la storia degli uomini, e anche la storia dei cristiani, è una storia insanguinata perché la tentazione è quella di dire “il mio popolo, la mia nazione”. È bello avere l’orgoglio nazionale, ma mai per fare di un popolo un nemico, quanto piuttosto per essere amici nella diversità, nella ricchezza e nella fantasia di Dio».

Un’occasione preziosa, questa, per ribadire che non ci sono cristiani migliori di altri per la propria origine o appartenenza culturale. Ma che è cristiano «chi si prende cura dei piccoli, dei bambini, dei malati, dei più deboli», perché costui «ha in sé qualcosa della tenerezza e dell’amore grande del Padre. Siamo qui per questo, da ogni parte del mondo».

Ad animare la celebrazione due cori: il locale Joy Voices (diretto da Abele Zani) e il ghanese Ghana Union Choir (diretto da Peter Oppong), che non hanno retto alla tentazione di mescolarsi e nel canto successivo all’Eucaristia si sono uniti per rendere lode a Dio in lingua Twi, l’idioma ghanese più comune tra i migranti che abitano a Casalmaggiore.

Nata da una costola della comunità ghanese di Reggio Emilia, il 15 agosto 2009 la comunità casalasca ha celebrato la sua prima Messa presso la chiesa di San Leonardo, che da allora sua chiesa di riferimento.

Le attività svolte dalla comunità, composta da una quarantina di persone, si rivolgono principalmente all’accompagnamento delle famiglie migranti accolte sul territorio, sia per assisterle nel mantenimento della loro fede che per aiutarle concretamente nella ricerca di casa e lavoro. Oltre a ciò, grazie a una costante raccolta fondi, la comunità implementa azioni di sviluppo nelle città di origine.

«La nostra Chiesa è stata in grado di aiutare a costruire una parte del Seminario nell’arcidiocesi di Kumasi in Ghana – dichiara il coordinatore della comunità, Francis Asamoah -. Ma abbiamo anche aiutato i nostri conterranei a continuare a proclamare la fede che abbiamo come cattolici qui a Casalmaggiore, attraverso canti e preghiere, e incoraggiando i membri della nostra comunità a celebrare il sacramento del matrimonio e del battesimo».

Grazie all’impegno dei suoi collaboratori la comunità è entrata a far parte della vita della parrocchia, partecipando al Consiglio pastorale e a svariate altre attività. E ha saputo riempire il Duomo di Casalmaggiore per una celebrazione durata poco più di due ore.

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A Bozzolo una visita guidata sui luoghi della storia ebraica

La città di Bozzolo organizza domenica 15 settembre, in occasione dell’annuale Giornata della Cultura Ebraica, una visita guidata al cimitero ebraico e ai luoghi simbolo della città.

A partire dalle ore 16 i volontari del gruppo culturale “Per Bozzolo” condurranno i presenti a visitare il cimitero sito in via Cremona e il quartiere ebraico (non fu mai costituito un vero e proprio ghetto), fornendo informazioni sulla storia della comunità ebraica di Bozzolo e del territorio.

«Il cimitero ebraico – spiega il volontario Giuseppe Valentini – sarà aperto dalle 9 alle 18. All’interno della camera di servizio è collocata una piccola mostra di documenti, testimonianze e Kettubah (contratti nuziali). Qui si potranno acquistare i testi del prof. Ludovico Bettoni, che si occupa di storia locale».

La visita, a ingresso libero, riconduce alla memoria l’impegno profuso da un giovane prete di campagna, che in seguito sarà definito «tromba dello Spirito Santo in terra mantovana», che nel 1943 fece il possibile per nascondere e proteggere quanti il regime fascista perseguitava a Bozzolo. Anche a costo della sua stessa vita. Quel giovane prete porta il nome di don Primo Mazzolari e nel 2017 l’associazione Giardino dei Giusti di Milano lo ha inserito nel Giardino Virtuale, dove vengono segnalate le persone che, con la loro vita e testimonianza, si sono opposte a qualsiasi genocidio.

 foto: cortesia Giuseppe Valentini