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All’interno dell’annuale “Equocena” promossa da Nonsolonoi Altromercato una riflessione sul tema del volontariato (Audio)

La bottega Nonsolonoi Altromercato di Casalmaggiore, insieme al locale circolo ACLI, ha organizzato sabato 30 novembre, all’interno dell’annuale “Equocena”, una riflessione sul tema del volontariato dal titolo “Crisi e opportunità del volontariato oggi”. A moderare l’incontro Francesca Bignelli, già presidente della cooperativa del commercio equo solidale “Nonsolonoi” che ha introdotto il relatore Vittorio Rinaldi, già presidente di Altromercato.

Molti gli interrogativi posti in essere quali spunti di riflessione meritevoli di approfondimento.

«Il volontariato di qualche decennio fa era legato a una condizione di benessere» spiega Rinaldi «che in passato era accompagnata con maggiore forza da sistemi di pensiero fondati sulla speranza in un futuro migliore». Oggi le condizioni sono cambiate e di conseguenza anche il turn over con le nuove generazioni sono messi in crisi dalla condizione di molti giovani, che non hanno sicurezze nel domani.

Il significato da attribuire al volontariato dipende, allora, dall’attuale contesto socio-economico e lavorativo, dove la precarizzazione costringe molti giovani a non impegnarsi a lungo termine essendo sprovvisti degli strumenti che radicano al territorio. Risulta così diffusa, in ogni settore del volontariato, una certa lontananza dei giovani, purtroppo percepita erroneamente quale «pigrizia riluttanza indifferenza».

«Precarizzazione e fluidità portano i giovani a vivere una condizione di lavoro e un senso di appartenenza molto più frammentato che in passato». È quella che la sociologia definisce «individualizzazione dei destini», termine che significa un cambiamento nel sistema di partecipazione alla res publica, al bene comune, ai destini dell’umanità.

Se è vero che il «noi» negli ultimi decenni è stato parcellizzato, nell’oggi ne recepiamo la diretta conseguenza, che si attua nella difficoltà di concepire il senso del dono tout court.

Ciò nonostante, se le attuali proposte di volontariato sapranno mantenersi salde attorno a un nucleo fondante e tessere reti territoriali forti e disponibili alla loro espansione, questo periodo di crisi potrà tramutarsi in un nuovo inizio.

 




Sabato 30 novembre torna la “Equocena” a Casalmaggiore. Ospite Vittorio Rinaldi, ex presidente di Altromercato

La bottega Nonsolonoi Altromercato di Casalmaggiore, insieme al circolo ACLI, organizza per sabato 30 novembre l’annuale “Equocena”, che si svolgerà a partire dalle ore 19 presso l’Oratorio S. Leonardo in Casalmaggiore.

Scopo della serata sarà riflettere sul tema del volontariato e della crisi che sta vivendo, attraverso la relazione del professor Vittorio Rinaldi, ex presidente di Altromercato, che è la principale organizzazione di commercio equo e solidale in Italia e a livello internazionale. A moderare l’incontro sarà Francesca Bignelli, già presidente della cooperativa del commercio equo solidale Nonsolonoi.

«Rifletteremo sui legami sociali – dichiara Francesco Lunardini, referente di Bottega Nonsolonoi- e su come è cambiato il volontariato negli ultimi decenni e come tornare a valorizzarlo, per renderlo volano dell’attuale sistema economico sociale, facendo del valore etico anche un valore economico».

Per la buona riuscita della serata e per evitare sprechi di cibo è richiesta prenotazione al numero 3281790826.

Locandina




L’omaggio di Casalmaggiore a don Paolo Antonini nel decennale della morte

Auditorium Giovanni Paolo II gremito venerdì 22 novembre, in occasione del convegno  “Don Paolo. Un prete tra noi”. Casalmaggiore ha voluto rendere omaggio, a dieci anni  dalla morte, a don Paolo Antonini, parroco di Casalmaggiore presso la parrocchia di Santo Stefano dal 1978 al 1997 e scomparso il 23 novembre 2009 a Bozzolo.

Non un memoriale sterile ma «un modo di comprendere e di rileggere questa figura» secondo le parole con cui don Claudio Rubagotti, attuale parroco casalese, ha introdotto la serata.

«Non è la commemorazione di un morto – ha aggiunto Sebastiano Fortugno a nome del comitato organizzatore- bensì è un invito a parlare ancora con don Paolo, e non di don Paolo, perché i relatori ci ricorderanno le parole, i gesti, le azioni che don Paolo ha compiuto passando tra noi». Da sacerdote e da cristiano, come indicato dal suo personale crocifisso condiviso per la serata dall’amico Renzo Zardi.

Della testimonianza evangelica di questo sacerdote, che ha speso la sua vita alla sequela di Cristo incarnando il Vangelo in tutte le sue sfaccettature, hanno parlato don Luigi Pisani, Enza Mazzoli e Giacomo Daina. A ciascuno è andato il compito, arduo, di descrivere il rapporto di don Paolo con la società del suo tempo, quella che andava dal dopoguerra alla fine gli anni ’90, segnata da nuove forme di povertà sociali indissolubili. La solitudine di giovani e anziani, le dipendenze da droghe e alcol, la malattia divenuta una componente del privato ad imporre marginalità e non condivisione, la risposta del mondo politico non sempre soddisfacente.

A questo don Paolo fece fronte ripartendo dal Concilio Vaticano II. Chiesa come popolo di Dio e non mera gerarchia, sacerdote come colui che supera la legge per stare «dalla parte dell’uomo», nuovo umanesimo fondato sui temi dalla Dottrina Sociale della Chiesa. La sua vicinanza a don Primo Mazzolari, come è stato ricordato dall’attuale parroco di Bozzolo don Pisani, lo ha portato a percorrere strade non ancora battute nella Casalmaggiore degli anni ’90. Non solo l’apertura della Casa dell’accoglienza per migranti, per cui è spesso ricordato, ma molte altre azioni pastorali innovative che lo hanno reso sacerdote di tutti e per tutti. L’apertura di una sede AVO (associazione volontari ospedalieri) a Casalmaggiore, in cui era coinvolto anche il mondo del volontariato laico perché «don Paolo l’ha voluta laica per evitare barriere», la nascita della cooperativa Santa Federici (tutt’ora attiva) per andare incontro alle famiglie che avessero al loro interno casi di disagio psichico, l’esperienza dei centri di ascolto per indagare la Parola di Dio attraverso la guida di un teologo e la riflessione comunitaria, la trasmissione via radio della Messa per arrivare ad anziani e malati impossibilitati ad essere presenti in chiesa, la possibilità che i laici portassero l’Eucaristia nelle case, l’attenzione verso i poveri, le missioni, il recupero della chiesa di San Francesco e molte altre.

Così come molte furono le parole che don Paolo scrisse e che sono state lette per raccontarlo quale «maestro e compagno di viaggio», come «colui che indica la strada e la percorre», «testimone credibile» del Vangelo. E che sono state accompagnate dal personale saluto da parte di due ex ragazzi della Casa dell’accoglienza, che hanno voluto dirgli il loro grazie.




Il 22 novembre a Casalmaggiore una serata nel ricordo di don Paolo Antonini

Per ricordare il decennale della morte di don Paolo Antonini, parroco a Casalmaggiore presso la parrocchia di Santo Stefano dal 1978 al 1997 e scomparso il 23 novembre 2009 a Bozzolo, venerdì 22 novembre si svolgerà il convegno “Don Paolo. Un prete tra noi”. L’incontro si terrà presso l’auditorium Giovanni Paolo II della parrocchia di Santo Stefano in Casalmaggiore e sarà aperto alle ore 20.30 dalla proiezione del docu-film “Don Paolo, il prete dell’accoglienza” per la regia di Gigi Bonfatti Sabbioni.

 Già presentato durante le celebrazioni mazzolariane a Bozzolo lo scorso giugno, il film vuole essere il tentativo di tracciare una biografia di don Paolo tra le parrocchie di Breda Cisoni, Gazzuolo e Casalmaggiore, che lo videro distinguersi per la sua pastorale, ispirata a don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, cardinal Carlo Maria Martini e molti altri preti di periferia.

A seguire, dopo il saluto di don Rubagotti, parroco a Casalmaggiore, la lettura di alcuni scritti di don Antonini, «perché – come dichiarato dagli organizzatori – non si parli di lui ma con lui».

Al tavolo dei relatori ci saranno il parroco di Bozzolo don Luigi Pisani per raccontare il profondo legame che ha unito don Paolo a don Primo; Enza Mazzoli, parrocchiana di Santo Stefano che con don lui ha condiviso la testimonianza della fede nel servizio e nel volontariato; Giacomo Daina, segretario della Democrazia Cristiana a Casalmaggiore negli anni ’80, che ripercorrerà la sua passione politica.

Locandina dell’incontro




«Non ci si può dire cristiani se non si considera come nostro compito vivere la carità»

Una comunità si interroga sul ruolo della carità nella vita del cristiano. E lo fa a partire da Bozzolo dove, nella serata di lunedì 11 novembre, gli operatori della carità della Zona pastorale 5 hanno incontrato don Pierluigi Codazzi e Marco Ruggeri, rispettivamente direttore e operatore della Caritas diocesana. Scopo della serata, il cui titolo “La speranza dei poveri non sarà mai delusa” richiama il messaggio di papa Francesco scritto in occasione della III Giornata mondiale dei poveri che si celebrerà il prossimo 17 novembre, è stato quello di confrontarsi con le varie comunità presenti sul territorio per coglierne le ricchezze e raccogliere le criticità.

Presenti, oltre a don Davide Barili (vicario zonale della Zona 5) e don Maurizio Lucini (responsabile dell’area pastorale “Nel mondo con lo stile del servizio”), una folta rappresentanza di laici impegnati in azioni di carità per le comunità di San Martino, Bozzolo, Vicomoscano, Rivarolo del Re, San Martino dell’Argine, Rivarolo Mantovano, San Matteo delle Chiaviche, Calvatone,  Casalbellotto, Viadana e Casalmaggiore.

In un dialogo franco e reciproco con i relatori, i volontari hanno descritto i servizi offerti in questi ultimi anni a chi vive nel fabbisogno per le più svariate ragioni esistenziali. E hanno immaginato insieme quanto implementare per estendere il livello di attenzione alle nuove forme di povertà attualmente presenti nel territorio: famiglie separate, giovani privi di lavoro e prospettive, anziani soli, malati, migranti, donne vittime di violenza domestica. Questi solo alcuni degli ambiti a cui un cristiano che voglia vivere fino in fondo il suo essere di Cristo dovrebbe andare incontro.

«La carità fa parte dell’essere cristiano – ha dichiarato don Davide Barili, referente per la zona 5 -. Non ci si può dire cristiani se non si considera come nostro compito vivere la carità».

Non il bisogno al centro dello sguardo della comunità, dunque, ma la persona. La centralità dell’essere umano alla guida di ogni scelta cristiana, perché si evitino inutili quanto pericolose categorizzazioni, classificazioni, inquadramenti. Tornare al fulcro del messaggio di vita cristiano che è la relazione, attraverso la quale cogliere poi anche, ma solo in un secondo tempo, la necessità dell’altro su cui intervenire. Vivere in un rapporto di orizzontalità la propria intimità con Cristo. Solo passando dall’uomo si scopre il Dio incarnato dei cristiani. Riecheggiano così le parole di don Primo Mazzolari, che lo stesso pontefice ha citato nel suo messaggio preparatorio: «Il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie». Così come quelle del Salmo 9, la cui lettura ha aperto l’incontro: «Il Signore non dimentica il grido dei poveri» (Sal 9,13).

«Occorre avere il coraggio che avevano i profeti – sollecita don Codazzi – che alzavano la voce per gridare l’ingiustizia, spesso alla base della povertà. Ma Dio è giudice giusto».

Tante le sollecitazioni arrivate dagli operatori presenti. Tante le riflessioni a partire da esperienze personali vissute nel contesto ecclesiale. Ma anche la richiesta di venire messi nelle condizioni di operare al meglio in un contesto sociale sempre più complesso e delicato. Immancabile una promessa da parte di don Codazzi: presto partirà una formazione diocesana (31 gennaio, 7 e 14 febbraio 2020) finalizzata ad analizzare il tema della cura dell’altro, dal fratello, alla comunità, fino al creato, nell’ottica dell’ecologia integrale con cui è stata pensata l’enciclica Laudato si’. Tutti gli operatori saranno invitati a partecipare e a far propria una visione di cristianità che permetta a tutti i poveri della terra di sentirsi inclusi in un panorama di speranza e di fraternità operosa.




Torna la “Tenda della Misericordia” nel Duomo di Casalmaggiore

Anche quest’anno, durante il tempo della fiera e della festa cittadina di Casalmaggiore, torna la “Tenda della Misericordia”. Tenda sarà il duomo di Casalmaggiore, Piazza Marini, che aprirà le porte per due momenti di adorazione eucaristica.

Il primo momento sarà venerdi 1 novembre 2019, festa di tutti i Santi, dalle ore 18.30 alle ore 20.00, e sarà animato dalle Povere Suore di Gesù e Maria.

Il secondo sarà il 3 novembre 2019, sempre, dalle ore 18.30 alle 20.00. Questo evento di evangelizzazione sarà animato dai Minorock, gruppo musicale della Pastorale Giovanile della Diocesi di Mantova.

L’obiettivo è dare testimonianza dell’Amore di Dio, un Dio che si è fatto pane e che attende ognuno di noi, così come siamo, a braccia aperte.

Saranno presenti confessori al servizio di chi vuole (ri)accostarsi a Lui.




«La casa brucia», intervento del professor Petrella a Bellaguarda

La Comunità Laudato Si’, in collaborazione con l’associazione Persona-Ambiente, Slow Food Oglio Po, ACLI Casalasca-Viadanese, Distretto BIO Casalasco-Viadanese, Consulta del Volontariato Viadanese, Noi Ambiente Salute, Circolo Culturale Gulliver ha organizzato lunedì 21 ottobre l’ultimo incontro del ciclo «Quante sono le tue opere, Signore», dal titolo «La casa mondiale brucia. I secchi d’acqua non saranno sufficienti».

Introdotto da Maria Luisa Paroni (rappresentante della Comunità), l’evento ha avuto per relatore il prof. Riccardo Petrella, economista italiano, già docente presso l’Università di Lovanio in Belgio e presidente dell’Università del Bene Comune di Verona.

Al centro del dibattito la critica sul mancato accesso ai beni comuni da parte di una larga fetta della popolazione mondiale, attraverso un excursus tra cibo, acqua, proprietà privata intellettuale e politica.

«La casa brucia perché stiamo bruciando i beni comuni» è l’idea da cui è partito il prof. Petrella, identificando con la reificazione e la mercificazione di ogni forma di vita la causa che sta portando la casa comune alla perdita di senso.

«Negli ultimi anni il concetto di differenza è stato usato come sinonimo di diversità, il che ha significato divergenza nei diritti. Dire che la differenza comporta l’ineguaglianza nei diritti è stata l’opera del processo tecnologico mercantile della vita, che ha mercificato, monetizzato, finanziarizzato ogni forma di vita». Da questo momento, secondo la riflessione condotta da Petrella, la differenza in termini di utilità e di produttività è stata strettamente concatenata con il valore che la persona, la comunità, la stessa specie umana ha assunto. Più vali, in questo periodo storico in cui il valore non è assiologico ma monetizzato, più sei portatore di diritti. Meno vali, meno conti.

«Occorre privilegiare la ricostruzione di beni e di servizi comuni in un contesto di rigenerazione della politica a livello locale e mondiale e cambiare il sistema finanziario attuale, che comporta bandire la guerra come attività economica determinante».

«L’OMPI (Organizzazione mondiale proprietà intellettuale) sta brevettando i robot soldato, il business del futuro. Combattendo una guerra “pulita”, perché priva di vittime, verrà ripreso in considerazione il concetto di “guerra giusta”. E così brucerà l’idea stessa di pace».

Ascolta l’intervento 




«Fermiamo i barconi con l’educazione», l’impegno di padre Bongiovanni in Sierra Leone tra formazione e dialogo con l’Islam

Nell’ambito delle celebrazioni con cui la Diocesi di Cremona ha voluto onorare il Mese missionario straordinario indetto da papa Francesco, si situa la testimonianza di Vittorio Bongiovanni, padre saveriano dal 1960, originario della terra di don Primo Mazzolari, da 44 anni in Sierra Leone, paese a maggioranza islamica, ospite di una serata all’oratorio Maffei di Casalmaggiore.

«Fermiamo i barconi con l’educazione» è il motto di colui che ha scelto di impegnarsi nella sua missio ad gentes partendo dall’educazione di bambini e giovani che in Sierra Leone mancano di opportunità formative, essendo costretti a sottostare a vessazioni e privazioni di ogni sorta, dal lavoro minorile ai matrimoni combinati.

«Quando sono arrivato a Kabala, il villaggio in cui vivo, non c’erano molte scuole e quelle presenti erano a pagamento. Insieme ai sierraleonesi ne abbiamo aperte altre a disposizione della popolazione più fragile – dichiara padre Vitttorio – Oggi dirigo una cinquantina di scuole, in cui ogni classe conta circa 70 bambini e bambine senza differenza di origine religiosa».

In questa terra a occidente del grande continente africano, dove la povertà è sempre più acuita dai cambiamenti climatici e la mancanza di prospettiva conduce tanti giovani a fare la scelta di arruolarsi nelle milizie di Boko Haram, c’è spazio per un’alternativa, c’è spazio per un progetto di vita. Perché di questo si tratta: aiutare i giovani ad andare a scuola per costruire il futuro del loro Paese, costruendo una classe dirigente responsabile che porti avanti i valori cristiani, spesso condivisi anche dalla popolazione di fede musulmana.

«Le nostre scuole sono frequentate indistintamente da cristiani e musulmani. Anche all’ultimo grest estivo erano iscritti più di 1000 bambini, 50 cristiani e 950 musulmani. Con loro ci troviamo uniti nella diversità rispettando l’identità di ciascuno».

Là dove la Parola di Cristo è proposta con la testimonianza di vita e senza imposizioni, capita anche che alcuni membri della comunità islamica si convertano al cristianesimo senza che le famiglie si oppongano.

«Nel giugno scorso ho battezzato circa 70 giovani musulmani che sono diventati cristiani» racconta padre Vittorio. E poiché la conversione è un cammino, questo percorso viene attraversato dal giovane con la sua famiglia, che mai si oppone alla scelta di entrare a far parte della comunità cristiana. «Purché continui a pregare, mi dicono i padri dei ragazzi battezzandi, che vada pure e che segua quel che vuole» racconta padre Bongiovanni. Addentrandosi, così, in un terreno molto delicato, fatto di differenze tra islam «moderato e aperto a questa amicizia con noi cristiani» e islam radicale, costituito da quella parte di musulmani che considerano i cristiani «gente del libro», eretici, bestemmiatori, nemici da perseguitare.

In Sierra Leone, capitale Freetwon, colonia britannica per quasi 200 anni, dichiarata indipendente nel 1961, la popolazione di fede islamica è moderata.

E questo produce, oltre alle conversioni, anche la nascita di famiglie miste, dove i coniugi sono musulmani e cristiani. Matrimoni liberi ma complessi, talora valutati con ponderatezza dalla Chiesa stessa che ne riconosce la problematicità.

«Sono stato direttore del Centro Catechistico Diocesano e il Vescovo mi ha chiesto di studiare il problema dei musulmani che sposano i cristiani». Ogni anno padre Vittorio conduce corsi di formazione per le coppie miste, perché la scelta del matrimonio sia consapevole e matura. Eppure, nonostante l’impegno profuso, è ancora alto il tasso di separazione nei primi anni di matrimonio (circa il 70%).

Ma non per questo ci si arresta in un percorso di integrazione.

«Quando il Papa parla di dialogo con i musulmani – dice padre Bongiovanni riferendosi all’esortazione apostolica “Amoris laetitia” di papa Francesco (2016) – dice che occorre comprendere le radici comuni, vedere le differenze delle nostre identità religiose e contribuire più efficacemente all’edificazione di una società che apprezza la diversità e favorisce il rispetto, la fratellanza e la convivenza pacifica».

La stessa fratellanza che ha dato il titolo al documento siglato tra il Pontefice e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb durante il viaggio apostolico del febbraio scorso negli Emirati Arabi Uniti “Sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza civile” e che padre Bongiovanni considera centrale quando opera come pastore della sua parrocchia, testimonianza  perfetta di pluralismo religioso vissuto.

L’intervento di padre Bongiovanni




“Conoscere don Primo Mazzolari“, mostra all’IIS Romani di Casalmaggiore

É allestita presso lo spazio “Incontri” dell’Istituto di istruzione superiore “G. Romani” di Casalmaggiore  la mostra “Conoscere don Primo Mazzolari“ a cura della Fondazione don Primo Mazzolari.

Predisposta in occasione della celebrazione dal sessantesimo anno dalla morte del parroco di Bozzolo, la mostra itinerante è composta da pannelli, video, audio, foto, e corredata (su richiesta) da un tablet comprensivo di tutte le opere di don Primo e da alcune sue citazioni.

Fortemente voluta dal Dipartimento di Religione dell’IIS Romani, per il valore e l’impegno nel far conoscere la figura di un sacerdote profetico che San Giovanni XXIII soprannominò «tromba dello Spirito in terra mantovana», la mostra resterà a disposizione delle scuole che facciano richiesta di visitarla e del pubblico (ingresso libero) dal 19 ottobre al 7 Novembre compresi.

E’ previsto per giovedì 24 ottobre alle ore 15 un incontro aperto al pubblico dal titolo “Don Primo Mazzolari: uomo, pastore, profeta”. Sarà presente don Umberto Zanaboni, vicepostulatore della causa di beatificazione di don Primo.

Per informazioni e prenotazioni: 0375 43295 oppure cris00100p@istruzione.it




Il Vescovo al successore di don Ferretti in partenza per il Brasile: «L’arrivo di don Ettore è altrettanto una scommessa missionaria»

Le comunità di Ca’ de’ Soresini, Castelponzone, Cingia de’ Botti, Motta Baluffi, S. Martino del Lago, Scandolara Ravara, Solarolo Monasterolo e Vidiceto, dell’erigenda unità pastorale nella Zona pastorale IV, hanno accolto nella mattina di domenica 20 ottobre, presso la chiesa di S. Maria Assunta in Scandolara Ravara, il nuovo parroco e futuro moderatore dell’unità pastorale, don Ettore Conti. Con lui anche il nuovo collaboratore don Paolo Tonghini. Tra i concelebranti anche don Marco Genzini e don Luigi Carrai, già collaboratori parrocchiali in alcune delle parrocchie della nuova unità pastorale.

La celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Napolioni, è stata preceduta dal saluto del sindaco di Scandolara Ravara, Ennio Roberto Oliva, accompagnato dai primi cittadini degli altri Comuni Fabio Rossi (Cingia de’ Botti), Dino Maia (San Martino del Lago), Matteo Carrara (Motta Baluffi) e Stefano Belli Franzini (Gussola).

«La parrocchia è il fulcro della coesione sociale e quindi troverà sempre in noi amministratori il massimo della collaborazione – ha dichiarato Oliva a nome di tutti gli amministratori intervenuti -. Speriamo in un rapporto in cui si possano progettare e realizzare opere che possano migliorare nel tempo le relazioni e il buon vivere dei nostri cittadini».

La Messa ha avuto inizio con la lettura del decreto di nomina, cui è seguito il saluto di benvenuto di una parrocchiana, che a nome delle comunità si è soffermata sul ruolo del sacerdote. «Il sacerdote non è sacerdote per sé ma sacerdote per noi. Tutti abbiamo bisogno del parroco e di qualcuno che ci parli di Dio, che ci aiuti a mettere insieme le nostre sensibilità e diversità».

Il fulcro dell’omelia del vescovo Napolioni, invece, è stato incentrato sulla Giornata missionaria mondiale, celebrata proprio in questa giornata, ricordando don Davide Ferretti (in partenza per Salvador de Bahia come “fidei donum”), che dal 2007 era stato parroco di Motta Baluffi e Solarolo Monasterolo e dal 2014 anche di Scandolara Ravara e Castelponzone.

«La partenza di don Davide deve segnare la nostra Chiesa diocesana e in particolare queste parrocchie. Esattamente come l’arrivo di don Ettore e don Paolo è altrettanto una scommessa missionaria». In una società in continua trasformazione culturale e religiosa, dove il pluralismo è legittimamente in crescita, la missione di parroci, parrocchiani e laici è e resta ascoltare la voce di Gesù, per vivere umilmente il Vangelo e far fronte alle sfide che la modernità porta con sé. «Meglio essere cristiani senza dirlo che dirlo senza esserlo» la conclusione del Vescovo ispirando alle parole di sant’Ignazio di Antiochia.

La liturgia, animata dal coro interparrocchiale diretto dal maestro Pierpaolo Vigolini, si è conclusa con il saluto del nuovo parroco che ha voluto nuovamente rimarcare la necessità di una sempre maggiore collaborazione – in particolare tra sacerdoti – nella vita della nuova unità pastorale, con il coraggio di saper ripartire anche dopo errori o difficoltà.

A conclusione di questa giornata di festa, alle 21 presso la chiesa parrocchiale di Cingia de’ Botti, l’elevazione musicale mariana “Maria, donna dei nostri giorni”, a cura dal coro dell’Associazione musicale “Giuseppe Denti”, con riflessioni da don Tonino Bello.

 

La photogallery della celebrazione

 

Biografia di don Ettore Conti

Classe 1954, originario di Misano, è stato ordinato il 24 giugno 1978. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Caravaggio; nel 1984 il trasferimento a Robecco d’Oglio, sempre come vicario. Dal 1990 al 2004 è stato parroco di S. Michele Sette Pozzi in Malagnino e dal 1997 al 2004 amministratore parrocchiale di S. Savino. Dal 2004 era parroco di Gussola e dal 2011 anche di Torricella del Pizzo. Nel nuovo incarico pastorale affidatogli dal vescovo Napolioni, prende il testimone da don Davide Ferretti e don Gian Paolo Mauri.

 

Biografia di don Paolo Tonghini

Classe 1975, originario di Piadena, è stato ordinato il 17 giugno 2000. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Covo, nel 2002 è stato trasferito a Soresina sempre come vicario. Dal 2005 ha risieduto presso la Tenda di Cristo di Rivarolo del Re. Nel 2010 è stato cappellano dell’ospedale Oglio Po. Nello stesso anno è stato nominato parroco in solido dell’unità pastorale di Bellaguarda, Buzzoletto, Casaletto Po, Pomponesco e Salina.

 

Il saluto del nuovo parroco

Carissimi,

il Vescovo mi ha scelto per essere un fratello che vive con voi l’esperienza fantastica della fede. Egli manda i suoi sacerdoti nelle comunità per testimoniare la vita in Cristo quale segno dell’Amore e della Misericordia Divina. Vengo a voi, e non sono solo, insieme ad altri confratelli che svolgono lo stesso ministero in Cristo, per esprimere nelle comunità la comunione mediante lo spezzare il pane e l’annuncio della Parola di Dio. Le attività e le esperienze saranno il frutto di un dialogo fra sacerdoti e laici analizzato e attuato alla luce Parola di Dio.

Vivremo esperienze positive sia quando saranno di comune accordo, sia quando le diversità di vedute ci imporranno scelte giuste ma non sempre condivise: niente paura, se ci lasciamo guidare dalla carità di Cristo, la nostra faticosa costruzione sarà salda sulla roccia della Chiesa.

Vivremo grandi e piccoli gesti che daranno valore alle iniziative singole o comunitarie ma non dimenticheremo mai di essere una comunità di parrocchie che hanno un cuore solo e un’anima sola, che tutto fanno nel nome di Cristo Gesù.

Il nostro lavoro, le iniziative umane e pastorali ci dovranno portare ad attuare la parola di Gesù: ” non rallegratevi perché i demòni si sottomettono voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc. 10,20 ).

Ringrazio i sacerdoti che vivranno con me il ministero sacerdotale e mi saranno guida e sostegno in questa nuova esperienza pastorale.

Grazie a tutti voi che mi accogliete come sono e mi sopporterete in tanti momenti della vostra vita.

Pregate per me.

don Ettore Conti