1

03/04/2024 – Pellegrinaggio adolescenti a Roma – 3° giorno




15/08/2023 – Chiusura Giubileo al Santuario della Fontana (Casalmaggiore)




07/10/2023 – Presentazione restauri della cupola del Duomo di Casalmaggiore




Adolescenti a Roma, la seconda giornata alla riscoperta dei Sacramenti

Photogallery del secondo giorno di pellegrinaggio

 

Dopo le fatiche dell’arrivo e le prime uscite in alcuni dei luoghi più suggestivi di Roma, nella giornata di martedì 2 aprile gli adolescenti della Diocesi di Cremona hanno continuato il loro pellegrinaggio tra cultura e preghiera. La giornata, infatti, si è sviluppata in un itinerario di fede. Punto di partenza è stato il momento di riflessione comunitario a Santa Maria Maggiore, una delle prime chiese del mondo dedicate alla Vergine. Circondati dagli splendidi mosaici dorati di Jacopo Torriti, lungo il perimetro della navata centrale e nella raffigurazione dell’Ascensione nell’abside, i giovani, in rispettoso silenzio, hanno  meditato sulla figura della Madre di Dio. «Maria ci può aiutare a essere maestra e modello per essere splendidamente piccoli e meravigliosamente grandi insieme, in un modo bello; perché lei si è dichiarata piccola come una serva, e Dio l’ha dichiarata grande», è stato il pensiero di don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale.

Finita la preghiera, i ragazzi hanno potuto anche visitare la chiesa e le reliquie della mangiatoia, dove il san Francesco Spinelli, il fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Saramento di Ricolta d’Adda, ebbe l’ispirazione di fondare il la congregazione dedicata all’adorazione e al servizio ai più fragili.

Il numeroso gruppo si è poi spostato nella basilica di San Giovanni in Laterano, la “chiesa bianca”, sede della cattedra del vescovo di Roma (il Papa) e, dunque, la “madre” di tutte le altre dell’urbe (della città) e dell’orbe (del mondo). Accompagnati dagli sguardi delle monumentali statue marmoree degli apostoli, i ragazzi hanno vissuto il secondo momento di preghiera, dedicato ai sacramenti e alla loro riscoperta, dando così nuovo significato e profondità al Battesimo, alla Comunione e alla Cresima. «Senza cibo non si vive, sarebbe pericoloso vivere senza stimolo della fame; vale così anche per la sopravvivenza della fede se non viene nutrita con i sacramenti, Confessione e Comunione. Pensate dunque a ringraziate il Signore per la fede, ma anche per gli “alimenti” per tenerla viva», ha detto don Fontana ai circa 400 ragazzi degli oratori cremonesi.

Prima del pranzo e del pomeriggio libero, i pellegrini si sono infine ritrovati vicino al Colosseo, alla Domus Aurea, nel parco del Colle Oppio, dove gli animatori Federazione Oratori Cremonese hanno spiegato l’ultima grande attività di gruppo: ogni oratorio ha realizzato un’opera d’arte (da riprendere in massimo dieci secondi) con per titolo “la fede è una buona notizia che non possiamo tenere per noi”, quasi a riepilogare il cammino spirituale della giornata come una testimonianza condivisa.

A conclusione di questa seconda tappa sulle orme dei primi discepoli della Chiesa è stata quindi celebrata la Messa in Santa Maria in Trastevere, presieduta da don Piergiorgio Tizzi, “aiutato” nell’omelia da don Pierluigi Fontana e don Stefano Montagna per permettere ai giovanissimi pellegrini di comprendere l’aspetto più affascinante quanto complesso della fede. «Anch’essa ha bisogno di segni; nelle chiese che abbiamo visitato oggi c’erano oggetti di vario genere; purtroppo, a volte facciamo fatica a vederne le tracce perché siamo “distratti” da tante altre passioni», ha detto il vicario dell’unità pastorale “Maria della Speranza” di Cremona. Così i sacerdoti della città hanno arricchito l’omelia con una proposta particolare: mostrare tre piccoli “segni” e condividerne altrettanti brevi racconti di vita personali, così da incoraggiare i ragazzi e le ragazze «a cercare di essere germogli di speranza nelle proprie quotidianità». 

Proprio l’aspetto della fede è quello più evidente nei partecipanti e nei loro accompagnatori quando il pellegrinaggio romano sta per concludersi. «Con questa esperienza – ha detto Elisabetta di Sant’Ilario – mi sono accorta che la fede è qualcosa da coltivare ogni giorno e si può partecipare alla Messa con più entusiasmo». Per Lorenzo, accompagnatore del gruppo dell’unità pastorale “Città di Casalmaggiore”, «mi ha colpito la grande organizzazione della Federazione Oratori Cremonesi e i loro eventi e, da un punto di vista umano, la compattezza e la condivisione di bei momenti dei ragazzi. Mi porto a casa l’impegno di ascoltare di più le loro esigenze». Alessandra e Luca, di Rivolta d’Adda, mettono l’accento sul rapporto con la Messa come momento culminante della propria spiritualità. 

Mercoledì 3 aprile ultima giornata del pellegrinaggio vivendo l’udienza generale in Piazza San Pietro insieme a Papa Francesco.

 

Adolescenti a Roma. La carica dei 400 sulle orme degli apostoli: il primo giorno tra pioggia, giochi e preghiera




Adolescenti a Roma. La carica dei 400 sulle orme degli apostoli: il primo giorno tra pioggia, giochi e preghiera

Photogallery completa del primo giorno di pellegrinaggio

 

Nonostante il maltempo fin dalle prime luci dell’alba, sono quattrocento circa i ragazzi e le ragazze partiti nella mattinata di lunedì 1° aprile da tutta la Diocesi verso Roma per il pellegrinaggio conclusivo del loro percorso di mistagogia.

«Siamo qui per concludere il loro percorso iniziato con il Battesimo con un gesto importante: la professione della nostra fede sulla tomba degli apostoli» ha ricordato don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e per la Pastorale vocazionale. «Il senso di questi giorni è quello di metterci in movimento e in cammino per le strade della capitale e della città che ha visto la testimonianza dei santi e martiri che hanno annunciato la loro fede. L’idea è aiutare questi ragazzi a far germogliare la propria fede per diventare poi nella chiesa delle piante che portano dei frutti maturi». Un percorso animato anche grazie ai volontari della Federazione Oratori Cremonesi, con una serie di attività tra divertimento e spiritualità che culmineranno con l’udienza con il papa in Vaticano.

Nel lunedì di Pasquetta i giovani partecipanti sono così partiti in treno dalle stazioni di Parma, Fidenza e Milano negli orari comunicati ai vari gruppi. Le immancabili occhiaie della leva mattutina, le ultime raccomandazioni dei genitori e poi via, in viaggio verso la capitale, in un clima comunque elettrizzante per molti di loro. «Per me si tratta della prima volta a Roma – racconta ad esempio Alma di Viadana –. Me la immagino piena di cose stimolanti. Il pellegrinaggio sarà un’esperienza che potrà arricchire ognuno di noi». 

Dopo i primi arrivi e le sistemazioni nei rispettivi alloggi, i pellegrini si sono dati appuntamento ai piedi della scalinata della basilica di Santa Maria in Ara Coeli per celebrare l’Eucarestia, prima tappa che ha dato inizio ufficialmente al cammino di fede nella Città Eterna. Nonostante il maltempo abbia seguito il gruppo fin da Cremona, l’entusiasmo degli adolescenti non è venuto meno, grazie al primo grande gioco di benvenuto proposto dagli animatori Focr di salire i suoi 124 scalini a suon di domande e risposte verso l’antichissima chiesa. 

«Non dobbiamo tenere Gesù a distanza» ha detto poi don Andrea Bani, vicario dell’unità pastorale di Viadana e il sacerdote più giovane degli accompagnatori a Roma, nel corso della breve omelia nello splendido presbiterio della basilica e davanti ai giovani pellegrini inzuppati. «La gioia e il timore, letti nel Vangelo di oggi, possono essere due sentimenti che sono parte della nostra vita: l’entusiasmo di iniziare un’avventura nuova ma allo stesso tempo esserci qualcosa in noi che paralizza. Anche noi di fronte di ad un’avventura nuova, quando ci viene chiesto di fare un passo in più verso il Signore e gli altri, possiamo avere paura di non sapere cosa ci sta chiedendo, dove ci sta conducendo, cosa possiamo trovare negli altri». L’incontro gioioso con il Signore e muoversi in direzione del prossimo sono il modo migliore di vivere la relazione di fede con lui, come avvenne per le donne di ritorno di corsa dal sepolcro. «Il Vangelo ci suggerisce che per fare esperienza di lui, bisogna andare incontro agli altri – ha ribadito don Andrea – non fuggire da loro o ripiegarsi nelle proprie sicurezze. Tante volte crediamo di coltivare una fede intimistica; è importante certo coltivare una fede propria, tuttavia non dobbiamo restare indifferenti all’esterno perché le donne e i discepoli, quando Egli appare loro, lo abbracciano. Vogliamo avere quindi questo desiderio di ascoltare Gesù e incontrarlo e non rimanere a distanza, di coltivare questa relazione grazie agli altri con lui che ci dice “non temere”». Senza ignorare gli ostacoli della falsità e dell’inganno verso la buona notizia, «dobbiamo avere il desiderio di conoscere Gesù perché Lui è vivo, fai il tifo per noi e vuole donarci tutta la sua amicizia in numerosi occasioni della nostra vita, lasciandoci coinvolgere da lui e dal suo amore».

Terminata la Messa, la pioggia ha concesso tregua ai giovanissimi partecipanti per godersi il fascino di Roma di notte. Ad aiutare i vari gruppi oratoriani della diocesi a camminare per le strade del centro storico sono stati gli animatori Focr, i quali hanno dato appuntamento in luoghi carichi di bellezza quali Piazza di Spagna, Piazza Navona, il Pantheon e il Campidoglio per svolgere qualche attività all’insegna del movimento e della cultura. Poi il rientro ai propri soggiorni per il riposo in vista delle importanti visite della seconda giornata romana. 




In una Pasqua senza tregua, l’invito del vescovo Napolioni a «Fare Pasqua senza tregua!»

Una giornata di festa, nonostante il tempo uggioso e ventoso, con il cielo coperto dalle nubi di pioggia. Una giornata di felicità, malgrado il clima di guerra. Si è gioiosi perché si festeggia un nuovo inizio: «celebrare la Pasqua significa ricevere l’onnipotenza dell’amore che tutto rigenera», ha detto il vescovo Antonio Napolioni nell’introdurre la Messa Pontificale di Pasqua presieduta nella Cattedrale di Cremona nella mattinata di domenica 31 marzo. Insieme a lui hanno concelebrato i canonici del Capitolo con gli studenti di Teologia del Seminario diocesano che hanno prestato servizio all’altare.

Una domenica nella quale si invita a guardare al futuro e non più al passato; perché «le cose di prima sono passate e ne sono nate di nuove», come ha ricordato il Salmo nella Veglia di Pasqua. Si spiega così la visita nel mattino di monsignor Napolioni alla Casa circondariale di Cremona per la Messa di Pasqua concludendo idealmente l’inizia diocesana di carità per la Quaresima – “Dare speranza alla giustizia” – dedicata proprio al carcere di Cremona che al pranzo di Pasqua potrà contare anche sulla generosità di tanti che hanno voluto donare alcuni dolci pasquali alle persone detenute.

Lo stesso spirito con cui si è vissuta l’indulgenza plenaria concessa al termine della solenne celebrazione in Cattedrale e il rito dell’aspersione che ha aperto la celebrazione: «un nuovo inizio – ha affermato il vescovo – di cui il mondo intero ha bisogno. A cominciare da noi credenti».

L’energia di ricominciare a vivere si esprime con la musica e la lode: ecco, dunque, il ritorno dell’Alleluia già intonato nella Veglia notturna, il Gloria e i canti accompagnati dal maestro Fausto Caporali all’organo Mascuoni e dalla tromba di Giovanni Grandi, insieme al Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi. «Siamo grati ai nostri musicisti e ai nostri cantori – ha detto il Vescovo nell’omelia – e immaginiamo quanta altra bellezza in queste ore si stia sprigionando nella liturgia cristiana, dalla più solenne alla più semplice, con quell’Alleluia instancabile che vogliamo vinca i rumori di guerra e metta a tacere le nostre passioni violente».

Eppure, nonostante risuoni l’annuncio della Risurrezione dal Vangelo di Giovanni, «le nostre speranze di vivere una Pasqua di pace non si sono realizzate», ha aggiunto subito dopo il Vescovo. «Abbiamo fatto una “Pasqua senza tregua”: senza rispetto per i luoghi santi per le memorie dei cristiani, per il Ramadan dei fratelli musulmani, per lo Shabbat in cui i figli di Israele hanno imparato a condividere il riposo stesso di Dio». Questo cupo denominatore è la guerra. «Quando c’è la guerra si giustifica tutto, si dimentica tutto, si è accecati. C’è un odio e una violenza senza tregua. Ma non nascondiamo che anche nelle nostre vite personali e familiari questa Pasqua può essere stata senza tregua – ha continuato deciso il vescovo –. Le malattie non vanno in vacanza; le croci che si portano nel silenzio, magari nel giorno della festa, si sentono di più; certe solitudini o certe separazioni, la tristezza non può essere cancellata da uno squillo di tromba per quanto entusiasmante».

E allora quale risposta scaturisce dal celebrare la morte e risurrezione del Signore Gesù? Che cosa significa recarci anche noi alla tomba vuota e sentire l’invito a farci testimoni della sua risurrezione? La risposta è altrettanto netta: «È fare Pasqua senza tregua!» afferma con forza monsignor Napolioni. «Quello che sembrava un fallimento, per noi cristiani diventa un compito! Pasqua non è questo giorno, questo pranzo o questo pontificale. Pasqua e l’agire incessante di Dio dentro la miseria umana per rigenerare vita, amore e speranza!» Questo straordinario evento e appello «è il metodo di Dio e di coloro che credono in lui. Davvero ce la faremo insieme a lui se faremo Pasqua tutti i giorni». Quel sentimento di rinnovamento, «la possibilità di rigenerare il tempo, i cammini, le relazioni attingendo tutte le volte che vogliamo a quel mistero di corpo e di sangue che è il Cristo vivente tra noi», è prima di tutto «un cambiamento del cuore e della prospettiva interiore».

Fare “Pasqua senza tregua”, allora, è «mettere mano al cambiamento con pazienza, coraggio, umiltà, con lo Spirito Santo che ci viene donato con la comunità che ci circonda». Insomma, «il nostro destino è la trasfigurazione della vita». E ancora: «Ciò che è iniziato in noi è la fioritura dell’amore, è la possibilità di lasciare una traccia che non venga lapidata, ma venga valorizzata da coloro che hanno incontrato un briciolo d’amore nella nostra esistenza». Da qui la grande sfida, il compito dei cristiani: «se il mondo ci ha fatto fare una “Pasqua senza tregua”, faremo noi “Pasqua senza tregua” – ha affermato ancora il vescovo –, senza smettere di credere, di sperare, di amare, di ricominciare a cercare le cose di lassù e a farci plasmare dallo spirito del Signore ad andare incontro gli uni agli altri, a ricominciare relazioni di pace, partendo da chi ci sta accanto».

L’augurio pasquale di monsignor Napolioni, in definitiva, è quello di benedire il Signore anche in questo tempo, «perché egli ci è fedele, egli è misericordioso, egli è creativo e ci coinvolge in questa sua nuova creazione. Facciamolo con obbedienza, fiducia ed entusiasmo infantile innocente e disarmato e disarmante. E allora la pace verrà; a caro prezzo, come è avvenuto per Cristo Gesù, ma verrà».

La Messa si è conclusa con l’indulgenza plenaria annessa alla solenne Benedizione apostolica.

 

Il video integrale della celebrazione

 

 

«Siamo fatti per lodare Dio»: nella Veglia di Pasqua l’Alleluia diventa colonna sonora della vita

Colombe per la casa circondariale dalla Quaresima di Carità: «Non dimentichiamoci di chi vivrà la Pasqua da solo»

Gli auguri del Vescovo per la Pasqua: «Passioni da far morire e risorgere»




La Messa nella Cena del Signore: «Gesù si consegna, per riportarci al Padre».

Sfoglia la fotogallery completa

«Gesù, sapendo che era giunta la sua ora, ha assaporato il tradimento e l’ha trasformato in dono; e a quel punto si cena. La consegna di sé diventa nutriente, riempie il cuore di pace perché permette di sperimentare una nuova comunione che ci fa sentire già nel cuore di Dio». Le parole del vescovo Antonio Napolioni, nell’omelia della Santa Messa della Cena del Signore presieduta in Cattedrale, hanno arricchito «l’apertura gloriosa» del primo grande momento del Triduo Pasquale.


I tre giorni che porteranno alla Pasqua di Resurrezione sono introdotti dalla «sera del tradimento, dell’agonia e del suo consegnarsi totalmente al Padre e agli uomini: non c’è un amore più grande, ed è tutto per noi» ha detto il vescovo.
La celebrazione, concelebrata dal vescovo emerito mons. Dante Lanfranconi e dai canonici del Capitolo, ha visto anche la partecipazione di dodici ragazzi e ragazze del cammino neocatecumenale per il tradizionale segno della lavanda dei piedi. «Non è un gesto poetico», ha sottolineato il vescovo, bensì è un’umile azione con il quale ci si offre al prossimo, ci si consegna ai fratelli «per ritrovarsi nella pienezza della pace».

È proprio sul verbo “consegnare” che monsignor Napolioni ha posto l’accento nella sua omelia dopo la lettura del vangelo di Giovanni. «Gesù non viene solo tradito, non è solo la notte in cui uno dei discepoli commette il suo peccato. E come capitano in tante vicende umane, anche Gesù fa esperienza della inaffidabilità degli amici, talvolta persino dei parenti, e viene tradito». Con un riferimento alla lingua latina, il vescovo accosta al verbo “tradire” il latino tradere, “consegnare”: «Allora qui il significato si allarga enormemente». Gesù allora non è soltanto un personaggio passivo, che subisce gli eventi: «Gesù si consegna: è lui protagonista» di questo percorso di salvezza che lo vede consegnato a diverse mani: da quelle di Giuda a quelle di Ponzio Pilato. «Quanti uomini, piccoli e poveri vengono fatti oggetto di uno scaricabarile di responsabilità di violenze; c’è tutto un sistema nella società e nel mondo di ogni tempo – ha osservato mons. Napolioni – basato sul tradimento e sul consegnare a qualcun altro la propria vita non in libertà ma in schiavitù». Perciò il significato ultimo di questa azione di Gesù è ancora più profondo. «”Prendetene e mangiatene tutti”: consegna se stesso in un rito perenne a noi discepoli»; quel gesto al quale, ammonisce Napolioni, «noi ancora oggi compiamo col rischio di farci l’abitudine, di usarlo».

L’omelia del vescovo

 

Con l’ultima Cena e il tradimento di Giuda, dunque, «Gesù si consegna alla storia e all’umanità, si fa dono «fino alla fine». Non solo. «È davvero il Figlio di Dio onnipotente eppure, sapendo che il suo cammino è ritornare al Padre, si riconsegna al Padre portando con sé tutti noi. È venuto a consegnarsi per riconsegnare l’umanità dispersa alla comunione col Padre».
In definitiva, la comunione di Cristo con i discepoli prima della sua passione, agonia e morte, «non è solo una scenetta di intimità e di amorevolezza, non è solo un testamento di un condannato a morte, ma è la rivelazione del piano di Dio e il compiersi della sua opera» ha detto Napolioni.
E cosa può dire questo brano del Vangelo a questi tempi? «Mentre dico queste parole penso con delicatezza, ma anche con realismo, a ciò che accade nel mondo dove ci sono ostaggi, prigionieri, vittime, progetti di sterminio, guerre che non solo devono impaurirci perché potrebbero avvicinarsi ma devono scandalizzarci perché sono disumane, sono il contrario di questo consegnarsi». L’invito che dal Vangelo il vescovo condivide con i fedeli e la comunità tutta della Chiesa cremonese, allora, è quello di «cambiare mentalità: non quella della conquista, del comprare o conquistare» bensì del consegnarsi, perché «lui ha reso possibile questo dono in maniera fruttuosa come nuova logica di amore e di salvezza».
E allora, prosegue monsignor Napolioni, «immagino l’agonia, la lotta interiore di chi fa fatica a consegnarsi non solo negli scenari mondiali ma nei letti di dolore; in chi fa fatica a consegnarsi a una persona da cui è stato tradito e che invece avrebbe bisogno proprio di quel perdono non ingenuo ma lungimirante. L’unica via per non cadere nella trappola del buttar via tutto alla prima difficoltà è riconsegnarsi poter ricominciare meglio di prima, su una base più profonda, un rapporto coniugale, un rapporto di amicizia…».

In ginocchio il vescovo ha lavato, asciugato e baciato i piedi ai giovani neocatecumenali, «non un gesto poetico, ma un gesto che deve com-muoverci, muoverci dentro , insieme a cambiamento, a presa di posizione».
Quindi la celebrazione, animata dal Coro della Cattedrale di Cremona, è proseguita con altri due momenti significativi: il suono esteso delle campane e delle voci all’annuncio del Gloria iniziale, prima del loro silenzio come contemplazione dei credenti fino alla domenica di Pasqua, e il momento di adorazione conclusivo. Il trasporto dell’Eucarestia nella cappella del Santissimo Sacramento e lo scioglimento raccolto dell’assemblea hanno infine suggerito il mistero di questa notte «colma di amore quanto di dolore; una notte di obbedienza ma di altissima libertà».

 

Il video completo della celebrazione

 




Il Papa agli adolescenti a Roma: «Possiate essere “pietre vive” per costruire la comunità cristiana»

 

«Con la forza dello Spirito Santo, che nella Cresima vi conferma come battezzati, figli di Dio e membri della Chiesa, possiate essere “pietre vive” per costruire la comunità cristiana». L’augurio diretto di Papa Francesco ai quattrocento adolescenti delle diocesi di Cremona durante l’udienza generale di mercoledì 3 aprile in piazza San Pietro ha concluso il pellegrinaggio diocesano di tre giorni sulle orme dei primi cristiani e sulla bellezza di testimoniare la propria fede.

«Partecipare alla catechesi con il Papa è stata un’occasione preziosa come sempre», ha commentato don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale e guida del grande gruppo arancione che ha colorato le strade antiche e affascinanti della capitale. Per molti di questi ragazzi si è trattato della prima l’opportunità di vedere il Pontefice non soltanto da vicino ma anche di ascoltare la sua parola dal vivo e di farlo insieme a una piazza gremita di persone.

Proprio la sua breve riflessione è stata accolta con attenzione dagli adolescenti che hanno concluso gli anni della Mistagogia accompagnati dai loro sacerdoti e catechisti.

 

© Foto Vatican Media / Sir

 

Il Papa ha continuato il ciclo di catechesi sui vizi e le virtù, e ha incentrato la sua riflessione sul tema della giustizia, «la virtù sociale per eccellenza». Infatti, secondo Francesco, essa «non riguarda solo le aule dei tribunali, ma anche l’etica che contraddistingue la nostra vita quotidiana; stabilisce con gli altri rapporti sinceri: realizza il precetto del Vangelo, secondo cui il parlare cristiano dev’essere: sì, sì, no, no; il di più viene dal Maligno».

Prima della conclusione dell’udienza generale, con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica, Francesco ha rinnovato l’auspicio e la preghiera per la fine dei conflitti nel mondo raccontando la storia di giovane soldato morto in guerra in Ucraina a 23 anni e di cui aveva tra le mani il suo piccolo vangelo tascabile, invitando la piazza ad un momento di silenzio. 

 

Photogallery completa del terzo e ultimi giorno

 

Al termine dell’udienza generale, il Papa ha salutato di persona alcuni dei pellegrini presenti e tra loro don Francesco Fontana insieme ad alcuni collaboratori di Federazione Oratori Cremonesi, don Valerio Lazzari e don Giuseppe Valerio (i due diaconi che saranno ordinati sacerdoti l’8 giugno prossimo), il seminarista Leone Maletta e la novizia Bianca Donida, i quali gli hanno consegnato il libretto e la bandana arancione del pellegrinaggio.

«È stato un incontro molto cordiale: ha ascoltato chi eravamo e quando ha scoperto che eravamo di Cremona, ci ha ricordato che siamo bravi a fare il torrone – racconta don Fontana –. Gli abbiamo risposto che la prossima volta non mancheremo di portarglielo».

 

Il testo integrale della catechesi di Papa Francesco

 

I gruppi, infine, si sono ritrovati nel piazzale o all’interno della basilica di San Pietro per l’ultimo gesto: la professione di fede, accompagna dalla consegna ai ragazzi delle croci benedette da Francesco.

Poi l’inizio del viaggio di rientro e i primi bilanci. «Il camminare è il gesto tipico dei cristiani, i quali cercano di mettere le proprie orme su quelle di Gesù. L’itinerario, dal titolo “germogli di fede”, oltre a muoversi fisicamente in diverse tappe lungo Roma, puntava ad arrivare qui per accompagnare i ragazzi a pronunciare la loro fede, proprio in questo luogo della testimonianza dei primi cristiani e dove oggi la voce del papa risuona» riassume don Francesco Fontana.

Per Andrea, uno dei referenti del gruppo di Sospiro, «da questa esperienza spero di portare a casa la quantità necessaria di acqua per far sì che questi germogli possano rimanere in vita e, chissà, magari un giorno sbocciare». Lorenzo, educatore degli adolescenti di Maristella: «Li ho visti molto presi dalle iniziative della Focr e girando Roma abbiamo messo alla prova il nostro il nostro fisico e il nostro spirito. È stato molto interessante pregare insieme, accompagnati dalle parole e dall’esempio dei nostri don».

Grande soddisfazione tra i ragazzi per tutte le attività svolte e per il programma dei tre giorni; tratto comune tra le emozioni degli adolescenti è la visita alle splendide chiese della capitale.

«Mi è piaciuto tutto quello che abbiamo fatto – dice Gianluca di Viadana – perché siamo stati tutti insieme e abbiamo vissuto la parola di Gesù. Torno a casa con più cultura e con più spiritualità da coltivare».

Anche per don Giuseppe Valerio, dopo l’emozione della “benedizione speciale” del Papa in vista della sua ormai prossima ordinazione, è fondamentale la condivisione di quest’esperienza di fede con gli adolescenti: «Abbiamo pregato, riso e camminato insieme e questo fa bene a loro, ma fa bene anche soprattutto a noi che ci prepariamo a vivere questo ministero: perché non è un ruolo solo per te stesso ma è qualcosa che tocca la vita di tante persone e di tanti ragazzi. Qualcosa che mi è stato donato e che a mia volta devo donare agli altri».

Una fonte d’ispirazione per coltivare, curare e far crescere quei germogli verdi di fede delle giovani generazioni nella Chiesa cremonese.

 

 

Il video integrale dell’udienza (Vatican Media)

 

 

Adolescenti a Roma, la seconda giornata alla riscoperta dei Sacramenti

Adolescenti a Roma. La carica dei 400 sulle orme degli apostoli: il primo giorno tra pioggia, giochi e preghiera




Festa al Santuario della Fontana, «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza

Guarda la photogallery completa

 

Un santuario come una «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza, e nel quale Maria «ci traccia la strada». Così il vescovo Antonio Napolioni nella Messa celebrata lunedì 8 aprile al Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, nella quale ha voluto ricordare come questi luoghi siano «un rifornimento continuo, una fontana zampillante di queste virtù».

In tanti hanno preso parte alla festa patronale del santuario maggiorino – celebrata “in ritardo” rispetto alla data del 25 marzo a motivo della coincidenza con la Quaresima – unendosi alla festa della comunità dei frati Cappuccini che vi presta servizio. Accanto al vescovo Antonio Napolioni anche monsignor Giampiero Palmieri, arcivescovo di Ascoli Piceno e vicepresidente per l’Italia centrale della Conferenza Episcopale Italiana, presente con una piccola delegazione di giovani preti della sua diocesi presenti da qualche giorno in terra cremonese per un’occasione di spiritualità fraterna. Tra i concelebranti anche diversi sacerdoti della zona, con il parroco di Casalmaggiore don Claudio Rubagotti e il diacono permanente Luigi Lena che ha prestato servizio all’altare.

«Non si può non celebrare l’annunciazione, perché questo annuncio è la notizia, è la svolta dell’umanità», ha esordito il vescovo nell’omelia davanti ad un santuario gremito di fedeli, cogliendo quindi tre aspetti dalle letture liturgiche. L’episodio della prima lettura del re Acaz, il quale per orgoglio rifiuta l’aiuto del Signore, ha aiutato a riflettere sull’affidamento a Dio. «Questo – ha detto il vescovo – è un santuario nel quale tante persone vengono a chiedere un segno, un miracolo, una carezza di Dio. Non sempre si ottiene quello che si chiede; qualche volta si ottiene molto di più, cioè la pace del cuore». E ha proseguito: «L’importante non è pretendere, ma fidarsi! Acaz non si fidava. Tanti potenti, e tanti di noi quando pensiamo di avere grosse responsabilità, decidono di far da soli e si fanno solo i pasticci». Per questo «è importante imparare dai piccoli, dai bambini, dai malati: affidarsi a quelle mani senza le quali io non potrei fare nulla». E allora il primo passo è quello «di non fermarci ai segni che vorremmo, non rifiutare i segni che Dio ci manda, ma metterci nella disposizione della fiducia, dell’accoglienza, dell’abbandono», ha sottolineato monsignor Napolioni.

Un atto di fiducia, quello dell’abbandonarsi a Dio, come «quello d’amore di una ragazza che si fida del suo sposo, come la terra si fida della pioggia che scende dal cielo e del seminatore che sparge il grano e genera vita». Proprio come il gesto di Maria, che accoglie «questa rivoluzione introdotta da un “rallegrati”» pur avendo in conto di diventare un giorno madre. Eppure, si è interrogato il vescovo, «quanta gente viene a chiedere un figlio? È forse una preghiera passata di moda». Secondo monsignor Napolioni la contemporaneità è sinonimo di sterilità: «Sempre meno figli, sempre meno giovani, sempre meno fiducia nella vita, perché c’è meno giustizia a favore di chi ha il coraggio di mettersi dalla parte della vita stessa».

Il mistero della Creazione, pur esigendo «estrema delicatezza e rispetto nei confronti della paternità e della maternità», è tuttavia il dono di Dio: «Lui, che ha suo figlio in comunione con sé dall’eternità, lo dona all’umanità perché essa ne faccia ciò che vuole», ha detto Napolioni. L’ incarnazione di Gesù è allora «la fiducia del Figlio di Dio che, attraverso quella della madre Maria, diventa la fiducia del mondo, la fiducia dell’universo, che riceve da Dio il corpo di Gesù, ma anche il corpo di me stesso e di ogni fratello e sorella» per «fare la volontà del Padre», ha aggiunto il vescovo. Un’obbedienza, insomma, «da figli liberi animati dall’amore di Dio», così che ognuno «si senta membro di un unico corpo di questa umanità rigenerata dall’amore di Dio, che ci ha dato suo figlio per la salvezza del mondo», ha concluso il vescovo.

Al termine della celebrazione, il superiore dalla comunità cappuccina, padre Francesco Serra, ha ringraziato tutti i presenti e quanti hanno animato la liturgia; i concelebranti si sono recati poi nella cripta, davanti all’antica effigie della Madonna della Fontana, dove il vescovo ha recitato la preghiera di affidamento prima della benedizione. Infine, un breve momento conviviale negli spazi esterni del convento.

 

Omelia del vescovo Napolioni




«ViaVai», il Grest 2024 è un cammino da fare tutti insieme

Le immagini della presentazione a Mozzanica
QUI la gallery di tutte le serate

ViaVai: è questo il titolo scelto dagli Oratori Diocesi Lombarde per il Grest 2024, che accompagnerà le settimane estive anche nelle parrocchie cremonesi. Uno slogan che rappresenta perfettamente il tema – e la grande sfida educativa – del mettersi in cammino in strade e luoghi della contemporaneità.

«Il camminare era il gesto tipico di Gesù fin dal principio, ed è ciò che propone anche a noi che siamo suoi discepoli» ha così introdotto l’intera proposta don Francesco Fontana, presidente Federazione Oratori Cremonesi e incaricato diocesano per la Pastorale giovanile. Insieme ai collaboratori e volontari della Focr, don Fontana ha spiegato il processo creativo e pedagogico alla base dell’offerta estiva, nel corso di tre serate di presentazione a responsabili e coordinatori.

«Il tema di quest’anno fotografa bene la situazione tipica degli oratori nel corso dell’anno: frenetici e caotici – ha introdotto don Fontana –. In alcuni di essi si corre tanto ma con il rischio di andare a caso e nel caos». Proprio quel viavai di persone e sentieri umani e spirituali in grado di creare confusione. Servono perciò indicazioni chiare, o qualcuno, in grado di «prenderci per mano nelle strade della vita e guidare i nostri passi come Gesù»: ecco dunque il sottotitolo, Mi indicherai il sentiero della vita, tratto dal salmo 16, a chiarire il senso del messaggio educativo di questa edizione del Grest. «Il nostro camminare è innanzitutto espressione umana non solo di un gesto fisico ma nell’incontro con e dentro il mondo» ha ribadito don Fontana.

 

Le immagini della presentazione a Casalmaggiore
QUI la gallery di tutte le serate

 

Ed è in questa immagine dell’homo viator, come hanno ricordato gli organizzatori, che emerge la dimensione riflessiva del cammino. «Le domande scandiscono il nostro percorso di vita, scopriamo anche mete che possono non essere definitive» hanno detto i giovani presentatori della Focr. Da qui l’intuizione di organizzare l’intero progetto formativo di ViaVai attorno a dieci domande-guida, declinate nelle sezioni delle attività, storie e preghiere di una giornata tipo del Grest. «In questo modo è possibile costruire un percorso personalizzato sulle singole realtà di comunità e le rispettive esigenze». Un modo di rendere “concreto” il concetto su quale sia la strada da percorrere «per essere testimoni migliori della fede» nelle proprie parrocchie.

Non mancano poi le novità. Tra queste il logo, che esprime in modo astratto «il senso di smarrimento, le domande e il volto di un pellegrino in marcia»; il manuale formativo degli educatori rinnovato nella grafica e nella fruizione in libretti e mappe, «utile a creare una “verifica” sulla preparazione e sulle attività svolte»; e la sigla dedicata al momento della storia nel corso della giornata. E sarà la Divina Commedia di Dante Alighieri, in versione ridotta e adattata per bambini, la proposta narrativa di questa edizione del Grest. Non manca poi l’attenzione del progetto estivo all’inclusività, «con il racconto di figure e del loro impegno nel sociale» anche per i bambini o ragazzi di altre religioni.

Infine, la Pastorale Giovanile offre un pacchetto di proposte artistiche ed espressive tra danza, movimento creativo, teatro e musica a cura di realtà professionali quali Compagnia dei piccoli, Il laboratorio, Il nido dei cuccioli e MagicoBeru. Queste iniziative e il materiale dedicato agli animatori è possibile approfondirle sul sito già attivo www.cregrest.it. Il prossimo appuntamento sarà la giornata dedicata agli animatori il prossimo 20 aprile in Seminario.

 

Le immagini della presentazione a Cremona
QUI la gallery di tutte le serate