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L’unità pastorale Beata Vergine delle Grazie accanto agli anziani della comunità

L’unità pastorale Beata Vergine delle Grazie (che riunisce le parrocchie di Cicognara, Cogozzo e Roncadello) fa la sua parte per contrastare la diffusione del contagio da coronavirus.
Il parroco don Andrea Spreafico e il consiglio pastorale, riunitisi nei giorni scorsi via skype, hanno deciso innanzitutto di attivare un servizio di sostegno per gli anziani della comunità.

A tutti è stato inoltrato un avviso: «Trascorri tanto tempo da solo in casa? Ti serve qualcosa, ma hai più di 65 anni e non puoi uscire? Vuoi scambiare due parole o hai un dubbio da chiarire?». A chi si trova in questa situazione, viene offerta l’opportunità di ricevere un aiuto e un conforto: basterà telefonare al parroco don Andrea Spreafico, il quale si premurerà di far richiamare il parrocchiano «da un fratello o una sorella fidàti, che poi saranno sempre a disposizione per la spesa o altre richieste».

Poiché nel fine settimana i Comuni di Viadana e Casalmaggiore hanno attivato il servizio di consegna a domicilio mediante la protezione civile, in tale ambito la parrocchia passerà la palla; ma il lavoro di supporto telefonico resterà comunque in piedi.
C’è il rischio naturalmente che qualcuno tenti di approfittare della situazione, ad esempio suonando il campanello a nome del parroco; è però lo stesso don Spreafico a mettere sul chi va là: «Se qualcuno si presenterà a mio nome, evitate di aprire ma per sicurezza chiamatemi».

Intanto, in conseguenza delle note restrizioni, l’anno catechistico si è con ogni probabilità già chiuso anzitempo. Le occasioni di incontro e i momenti per socializzare e costruire qualcosa insieme si sono praticamente azzerati. I catechisti, col permesso dei genitori, si impegneranno comunque a chiamare ogni tanto i loro bimbi a casa: una telefonata per non perdere i legami e scambiare due parole.

Per adulti e bambini sono inoltre partiti gli incontri “virtuali” di catechesi, che potranno essere seguiti da casa in collegamento skype col parroco, oppure nelle dirette sui canali social.

I ragazzi delle superiori hanno infine già iniziato a lavorare da casa per la preparazione del Grest estivo.


#restiamocomunita – #chiciseparera




Il “Cortile dei sogni”: scambio di esperienze e prospettive tra gli oratori della Zona V

«Qual è la nostra idea di oratorio? Quanta passione siamo disposti a metterci per concretizzarla?»: una serata sul tema si è tenuta martedì 14 gennaio all’oratorio di Viadana Castello. Introdotto e moderato da don Paolo Arienti, incaricato diocesano per la pastorale giovanile, l’incontro costituiva la fase zonale del progetto “Il cortile dei sogni”, percorso di ripensamento e rilancio dei centri giovanili della diocesi cremonese. Al momento di confronto sono intervenuti una cinquantina tra sacerdoti e collaboratori d’oratorio.Dopo la preghiera e la riflessione iniziali, diversi tra don e animatori hanno preso la parola per condividere peculiarità, problematiche, aspettative, timori, idee e propositi, tracciando uno sguardo a 360 gradi sulla situazione attuale e sugli scenari futuri degli oratori della Zona pastorale V. La situazione di partenza è per certi versi simile, nonostante le inevitabili differenze: si osservano ad esempio un calo generalizzato delle frequenze, la dispersione degli adolescenti, la gestione in certi casi problematica di strutture e convivenza, la difficoltà di coinvolgere adulti e famiglie, la faticosa costruzione di un cammino unitario tra parrocchie, la complessità del dialogo coi giovani non cristiani. «Ci servirebbero – ha sintetizzato Patrizia (insegnante di Pomponesco) – una lente d’ingrandimento speciale, per riuscire a leggere la realtà in modo più approfondito, e un binocolo, per vedere più da vicino i bisogni dell’oggi».

«I due binari principali che dovremo tenere assieme – ha notato don Luca (vicario a Viadana) – sono l’educazione alla fede e l’accoglienza».

Come fare? Non sono mancate le proposte, da quelle più “tradizionali” (rilanciare le attività di Azione Cattolica e Csi) a quelle più “innovative” (assemblare un calendario delle proposte per adolescenti e giovani in zona, così da permettere ai gruppi di spostarsi anche tra oratori diversi; rimettere al centro la Messa, più che la catechesi; saper rinunciare se necessario persino ai Grest, se ciò dovesse significare tenersi la libertà di inventare qualcos’altro d’estate per rispondere ai bisogni nuovi dei più giovani).

Elia (ventenne di Casalmaggiore) ha posto l’accento sull’importanza dei sacerdoti: «Sono loro, con le loro attenzioni e il loro esempio, che aiutano i ragazzi a star bene e a sentirsi voluti bene in oratorio, stimolandoli a fare gruppo e a impegnarsi».

Non è mancato qualche intervento sconsolato, ma Don Andrea (parroco dell’unità pastorale Cicognara-Cogozzo-Roncadello) ha invitato tutti a rimanere sereni: «Siamo o non siamo la Chiesa del Signore risorto? Non è da noi vedere le cose come troppo complicate».

«Di strutture e organizzazioni – ha ribadito don Davide (vicario zonale) – ne ho viste passare e cambiare tante. Più di quelle, l’importante è la passione che ci si mette e la fede in Cristo che le sostiene». Anche don Paolo ha voluto concludere all’insegna dello spirito costruttivo: «Ripensare gli oratori non significa deprimersi, ma guardare avanti: rilanciarci, tenendo bene a mente perché ci siamo».

In programma il 17 aprile a Cremona l’incontro conclusivo, per un momento di condivisione diocesano.

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San Matteo delle Chiaviche, il presepio vivente occasione di contemplazione e aggregazione

Ha riscosso un grande successo il presepio vivente organizzato dalla parrocchia di San Matteo e Sabbioni: un momento di contemplazione e aggregazione cui hanno partecipato numerosi fedeli e semplici cittadini. L’evento si è svolto il 6 gennaio 2020 presso l’antica e suggestiva Corte Buvoli: dal primo pomeriggio la rappresentazione degli antichi mestieri e delle scene di vita, con la partecipazione di circa sessanta figuranti in costume. Non sono mancati gli interventi musicali, a cura di un gruppo di zampognari e del coro “Joy Voices” di Casalmaggiore, nonché la rappresentazione drammatizzata, a cura del gruppo teatrale dell’oratorio di Viadana, dell’arrivo di Maria e Giuseppe a Betlemme, con le porte delle locande chiuse per loro.

Alle 17 la Natività. La Sacra Famiglia è stata interpretata dai giovani coniugi Angelo e Serena Zanichelli con la figlia Allegra. Quindi il corteo nella nebbia sino al sagrato della chiesa parrocchiale, dove è stato inscenato l’arrivo dei Magi. La conclusione con un momento di preghiera guidato dal parroco don Angelo Maffioletti.

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Acli, servizio di doposcuola attivo presso l’oratorio di San Matteo delle Chiaviche

Le Acli della sezione di Mantova, in collaborazione con la parrocchia di San Matteo delle Chiaviche, gli Amici della biblioteca e il locale istituto comprensivo, organizzano un servizio doposcuola a frequenza gratuita. Le lezioni, iniziate nei giorni scorsi, si svolgono presso l’oratorio: due ore ogni martedì, giovedì e venerdì, concluse da mezz’ora di gioco collettivo.

Hanno aderito alla proposta diversi alunni della scuola elementare e media. Divisi in piccoli gruppi per età ed esigenze, e gestiti sulla base di un principio di sussidiarietà, i partecipanti vengono seguiti da un’animatrice, retribuita dall’associazione grazie alle risorse del 5 per mille, e da alcuni volontari. Obiettivo è sostenere i bambini dal punto di visto cognitivo e relazionale, rafforzandone l’autostima anche attraverso il metodo educativo dell’incoraggiamento e della gratificazione. Vengono altresì valorizzate la collaborazione efficace coi compagni e la capacità di auto organizzarsi nell’esecuzione delle consegne e nell’uso dei materiali.

Poiché la maggior parte dei frequentanti sono di origini straniere, le volontarie cercano di attivare strategie per l’ampliamento e l’uso corretto del lessico. Corretto dev’essere anche il comportamento: rispetto delle persone, delle regole, dell’ambiente e del materiale. L’iniziativa sembra essere molto apprezzata tanto dai ragazzi quanto dalle famiglie, oltre che dal corpo docente, che ha modo di verificarne gli influssi benefici: senza doposcuola, molti di questi bambini sarebbero infatti abbandonati a se stessi per gran parte del pomeriggio. A intercettare tale esigenza erano stati proprio i circoli Acli del territorio.

Iniziative analoghe si svolgono anche in altri oratori del territorio, come Bellaguarda, Casaletto (Comune di Viadana) e Villastrada (Dosolo); e vedono il coinvolgimento pure dell’associazione Auser. Complessivamente gli alunni coinvolti sono oltre sessanta. Tra i volontari, anche giovani e neodiplomati, che hanno così modo di dare nuova linfa alle comunità di appartenenza ancorandola alle proprie radici.




“L’amore, fattelo bastare”: meditazione di don Luigi Verdi mercoledì 8 gennaio a Viadana

“L’amore, fattelo bastare”: una meditazione sul tema si terrà mercoledì 8 gennaio alle 21 nella chiesa viadanese del Castello. A guidare la riflessione e la preghiera sarà don Luigi Verdi, fondatore e responsabile della fraternità di Romena.

Nato a San Giovanni Valdarno (Ar) nel 1958, don Verdi ha iniziato il cammino sacerdotale a Pratovecchio, nel Casentino. Nel ’91, dopo una profonda crisi personale e spirituale, ha chiesto al vescovo di Fiesole di poter avviare un’esperienza di fraternità. È cominciato allora il cammino di Romena: un’antica pieve romanica tra Camaldoli e La Verna, sino ad allora visitata da pochi turisti e utilizzata per sporadiche attività parrocchiali, è divenuta in pochi anni luogo d’incontro e crocevia per migliaia di viandanti, alla ricerca di una qualità di vita più autentica e desiderosi di riscoprire con Dio il valore e la ricchezza delle relazioni. L’insegnamento di don Luigi si focalizza sul perdono – “qualità divina” – attraverso l’ascolto e la comprensione.

Nello scorso mese di novembre, don Verdi ha condotto “Le ragioni della speranza”, il consueto appuntamento di commento al Vangelo della domenica inserito nel programma televisivo “A sua immagine” (in onda ogni sabato alle 16 su Rai1). E’ stato inoltre spesso ospite di Tv2000.

Locandina




A Viadana parole di pace, sulla strada del dialogo

“Parole di pace. La strada del dialogo”: se n’è parlato lunedì 30 dicembre a Viadana, in auditorium Gardinazzi, nel corso di un incontro promosso dalla Zona pastorale V e dall’Azione cattolica insieme ad Acli, Age e Amici del dialogo. «L’obiettivo – ha spiegato Silvia Corbari, presidente diocesana Ac – è di riflettere insieme, valorizzando alcune esperienze che sul territorio si impegnano a costruire pace».

La prima testimonianza è stata affidata a Gilberto Pilati, responsabile formazione Csi Mantova. «Lo sport, quello vero – ha spiegato il professore – può diventare esperienza di pace e inclusione, perché incentrato su un incrocio di sguardi tra ragazzi, allenatori, dirigenti, volontari e genitori. Lo sport può testimoniare buone pratiche: e noi sappiamo che gli esempi trasformano più dei discorsi».

Pierangela Cattaneo (volontaria della Tenda di Cristo, coordinatrice della comunità Casa Paola a Rivarolo del Re) ha assicurato che la pace è una sfida che può essere vinta: «Noi oggi accogliamo circa sessanta persone, provenienti dalle più diverse situazioni di povertà e disagio. Costituiamo una comunità variopinta ed eterogenea, in cui convivono età, religioni, culture e problematiche diverse: eppure le nostre giornate sono all’insegna di dialogo, accettazione, accompagnamento e collaborazione. L’ingrediente fondamentale è l’amore, perché è creativo e costruisce sentieri di speranza».

La riflessione finale è stata affidata a don Pierluigi Codazzi, direttore della Caritas diocesana. A partire dall’esperienza presso la Casa della carità, il sacerdote ha offerto una testimonianza particolarmente accorata e sofferta, ma anche concreta e costruttiva, soffermandosi in particolare sui fondamenti e le dimensioni della pace: «La prima cosa è far pace col nostro passato personale e coi contesti da cui proveniamo: la memoria inchioda, i rancori rischiano di trascinarsi per una vita. Fondamentale poi è il tema della dignità: la pace è possibile solo dove c’è giustizia, e se il dono che si riceve genera a sua volta autonomia e responsabilità». Secondo don Codazzi, non c’è vera accoglienza se l’altro diventa uno “sgabello” per la nostra realizzazione, e se non si riconosce con umiltà che tutti abbiamo bisogno: «Non c’è pace senza mitezza, senza accantonare il desiderio di essere forti e primeggiare, foss’anche nella generosità».

L’incontro si è chiuso con un breve confronto con il pubblico.

Nel corso della serata, l’attore Simone Coroni ha letto alcuni brani del “Tu non uccidere” di don Primo Mazzolari. Del grande sacerdote bozzolese è stato diffuso pure un contributo audio, che ha impressionato i presenti per la passione che si percepiva nella voce di don Primo. Il coro della chiesa viadanese di San Pietro ha animato l’incontro con l’esecuzione di alcuni canti: “Grazie alla vita”, “Vivere la vita” e “Pace sia”.




Il 6 gennaio a San Matteo delle Chiaviche torna “Il grande presepe vivente”

Dopo gli apprezzamenti registrati in occasione delle scorse festività, nel pomeriggio del 6 gennaio, presso l’antica e suggestiva Corte Buvoli di San Matteo delle Chiaviche, tornerà “Il grande presepe vivente”. Dalle 14.30 la rappresentazione degli antichi mestieri e delle scene di vita, con la partecipazione di decine di figuranti in costume.

Non mancheranno il racconto ai bambini delle fiabe natalizie e gli interventi musicali degli zampognari e del coro “Joy Voices” di Casalmaggiore. Alle 17 la sacra rappresentazione della nascita di Gesù; quindi il corteo seguirà la Sacra Famiglia fino al sagrato della chiesa, dove sarà inscenato l’arrivo dei Magi. La conclusione con un momento di preghiera.

Nelle settimane scorse, papa Francesco ha diffuso da Greccio una sua riflessione sul significato del presepe: «Rappresentare l’evento della nascita di Gesù – ha scritto il pontefice – equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia». La lettera del papa è stata inviata dal parroco don Angelo Maffioletti a tutte le trecentocinquanta famiglie di San Matteo e Sabbioni. Un gesto che ha provocato anche un simpatico scompiglio: sulle buste era infatti scritto solamente “Per te, da Francesco”; e diversi cittadini, forse tratti in inganno, prima ancora di aprirle, le hanno riportate in Posta o imbucate nelle cassette di conoscenti di nome Francesco. Chiarito l’equivoco, la curiosità si era accresciuta, fornendo a tutti un’ulteriore opportunità di riflessione sul tema del presepio.




Furto sacrilego a San Matteo delle Chiaviche: rubata la statuetta di Maria ai Correggioli

Ignoti vandali hanno rubato la statuetta di Maria collocata nei pressi della Madonna dei Correggioli, un’antica cappella della golena di San Matteo. Era stata installata davanti alla chiesetta, lì dove ci si ritrova per momenti di preghiera durante la bella stagione, da Giuseppe Gozzi, un parrocchiano recentemente scomparso. La scultura non è realizzata in materiali di pregio, non è antica e non ha particolare valore artistico, ma il furto ha provocato molto dispiacere in paese per la sua natura sacrilega e per il valore affettivo del simulacro.

Il gesto è stato compiuto probabilmente nottetempo, e scoperto la mattina del 27 dicembre da alcuni passanti, che hanno subito avvisato il parroco don Angelo Maffioletti. Il sacerdote non intende dare eccessiva enfasi all’episodio, che potrebbe essere motivato semplicemente da noia e stupidità e non da una precisa volontà blasfema, ma chiede a tutti una preghiera.

Anche il sindaco di Viadana Alessandro Cavallari è voluto intervenire pubblicamente: «Con dolore constatiamo che la mano di ignoti incivili ha colpito ancora un luogo tanto caro alla fede della nostra gente. Si prega chiunque avesse notato movimenti strani attorno alla chiesetta di non rimanere nel silenzio. Chiediamo all’autore di questo insensato gesto di riflettere e rivedere il suo comportamento, riportando la Madonnina anche in modo anonimo: non è mai troppo tardi per ripensare ai propri sbagli».

Non è tra l’altro la prima volta che si verifica qualcosa del genere: la notte di Capodanno 2016 i soliti ignoti ruppero le braccia del Crocifisso – proprio davanti alla Madonnina rubata ieri – e staccarono la statua dalla croce in legno, gettandola poi ai piedi della piccola scarpata. Come gesto simbolico di riparazione, la statua coi monconi spezzati venne esposta da don Angelo nelle chiese di San Matteo e Sabbioni.

La Madonna dei Correggioli venne dipinta da un anonimo pittore dopo la peste del 1630. Collocata su un altarino emergente dalla palude di Torre d’Oglio, divenne ben presto oggetto di devozione popolare. Nel Settecento venne eretta la cappella, presso la quale ancora oggi numerosi passanti si fermano per un momento di raccoglimento e per lasciare un pensiero sul libro degli ospiti.




A Cicognara l’incontro dei chierichetti della Zona V

«Servire all’altare come veri amici di Gesù»: questo l’impegno che si sono assunti sessantotto chierichetti della Zona pastorale V, riunitisi per un momento di festa e di preghiera all’oratorio “Del Fiume” di Cicognara. Il raduno – una novità assoluta – è stato promosso dall’incaricato del Servizio diocesano per i ministranti don Flavio Meani. Significativamente l’appuntamento si è tenuto il 27 dicembre, memoria dell’Apostolo Giovanni, «l’amico – come ricorda il parroco di Cicognara, don Andrea Spreafico – che non ha mai abbandonato Gesù, il primo ad accorrere al sepolcro vuoto e l’ultimo a salire in cielo».

Obiettivo dell’iniziativa era festeggiare il Natale assieme ai bambini e ragazzi che “impreziosiscono” le celebrazioni liturgiche, accostandosi al contempo alla fede da una prospettiva privilegiata. All’invito hanno aderito i ministranti delle unità pastorali Pomponesco-Salina-Casaletto-Bellaguarda, Sabbioneta-Breda-Villa-Ponteterra, Viadana-Buzzoletto e Cicognara-Cogozzo-Roncadello, accompagnati dai rispettivi don.

Dopo l’accoglienza in mattinata e un po’ di gioco libero, gli oratori si sono sfidati in un quiz religioso (vinto per la cronaca da Viadana); quindi il pranzo preparato dalle mamme e nonne del posto, le sfide a calcio e ad altri giochi, e il momento finale di preghiera con la professione di fede nella chiesa che fu di don Mazzolari.

Il vicario zonale don Davide Barili ha spiegato il brano evangelico, mentre don Meani ha portato i saluti del vescovo Antonio. Al termine il segno della pace e la consegna di un piccolo dono: una casetta contenente una stella, per ricordare ai chierichetti l’onore e l’impegno di servire nella casa del Signore.

La giornata si è svolta all’insegna della gioia dello stare assieme: «Abbiamo chiesto a don Flavio – nota don Spreafico – di organizzare un pellegrinaggio per i chierichetti in Terra Santa». Chissà che non ci si riesca davvero.




“Il commissario e l’arciprete”, il passaggio del Risorgimento a Viadana

I rapporti Chiesa-Stato furono oltremodo difficili in epoca risorgimentale. Non fece eccezione il rapporto tra don Antonio Parazzi, l’allora arciprete di Viadana, e il bergamasco Pietro Fornoni, commissario distrettuale del governo austriaco: un conflitto che Ernesto Flisi ha potuto ripercorrere grazie a una mole notevole di notizie e dati, per lo più di natura giuridica, conservati in Archivio di Stato a Mantova. “Il commissario e l’arciprete” (Quaderno n.12 della Società storica viadanese) è però ben più di un saggio: alla ricostruzione storica degli anni compresi tra il 1848 e il ‘62, l’autore affianca infatti lo scavo psicologico della personalità dei due protagonisti.

Le decisioni dell’amministrazione austriaca erano all’epoca ispirate da uno spirito di puro dominio, ben lontano da ogni esigenza di promozione del benessere sociale. Alle difficili condizioni della popolazione, il Parazzi tentò di ovviare con iniziative caritative, nell’ottica di quel liberalismo cattolico risorgimentale cui si ispirava.

Uomo di grande cultura nonostante le umili origini (e fondatore del museo civico viadanese, oggi a lui intitolato), il sacerdote – come tutti i parroci – ricopriva anche funzioni civili, dall’anagrafe all’istruzione: probabilmente inevitabili, si registrarono dunque problemi di convivenza col commissario. Fornoni, già responsabile dell’ordine pubblico a Mantova all’epoca dei Martiri di Belfiore, una volta a Viadana subì ben quattro procedimenti giudiziari, disciplinari e amministrativi per avere intrattenuto relazioni con donne del posto: accuse che lo mandarono in disgrazia presso i superiori, e che furono forse amplificate dallo scaltro arciprete per cercare di screditare politicamente l’autorità austriaca e rilanciare quella clericale, anche sull’onda del recente concordato tra Santa Sede e Impero.

Il volume fornisce, attraverso una “microstoria”, l’occasione per conoscere dettagli ulteriori su un’epoca decisiva per la storia d’Italia, soprattutto per meglio comprenderne il contesto sociale, politico, religioso e culturale.

Flisi, ex insegnante di Lettere e dirigente scolastico, è vicepresidente della Società storica viadanese. Nel 2016 ha pubblicato il volume di poesie “Fiori di campo”. Contatti sul sito societastoricaviadanese.it.