1

Tornano le messe a Viadana: da Pentecoste una celebrazione “riservata” a famiglie e ragazzi

A Viadana e Buzzoletto, le celebrazioni feriali e festive tornano negli orari e nelle chiese consueti, con accessi contingentati in base alle capienze. Al fine di suddividere un po’ le presenze, e anche per iniziare a ricostruire il gruppo e permettere finalmente ai più giovani di rivedersi, a partire da Pentecoste sarà celebrata una messa riservata ai soli bambini, ragazzi e adolescenti (con genitori): primo appuntamento alle 18 di domenica 31 maggio, sotto la tettoia dell’oratorio di Castello. Entrata e uscita da via Lisbona, con mascherine.


«Non tutte le nubi si sono sciolte – scrive il parroco don Antonio Censori alla comunità – ma in cielo sta tornando il sereno. Con speranza guardiamo all’estate e godiamoci la ripresa degli incontri che alimentano la gioia di vivere, tra cui l’eucarestia domenicale. Ne sentiamo il bisogno, e ringraziamo il Signore per questo grande dono».
Gli orari delle messe feriali: alle 7.30 presso le suore di San Pietro, alle 9 in San Rocco, alle 18 in San Pietro e alle 18.30 in Castello. Le messe festive: il sabato alle 18 in San Pietro e alle 18.30 in Castello; la domenica alle 8 e alle 10 in San Pietro (con l’Adorazione e i Vespri alle 17), alle 9 in San Martino, alle 10.30 e 18.30 in Castello, alle 11.15 a Buzzoletto e alle 11.30 in Santa Maria.
Per ogni chiesa è stata individuata una capienza massima di fedeli (che comunque dovrebbe essere sufficiente per coprire gli accessi): 150 a Castello, 100 a San Pietro, 80 a Santa Maria, 75 a San Martino e 60 a Buzzoletto. Il solo ingresso sarà il portone centrale, mentre si uscirà dalle porte laterali. Ci si dovrà sedere sui segnaposti nei banchi o sulle sedie, rispettando le distanze; e, per uscire, si dovranno attendere le indicazioni del sacerdote. Chi farà la Comunione, esclusivamente sulla mano, la attenderà al proprio posto in piedi.




A Dosolo-Cavallara-Correggioverde-Villastrada tutte le messe all’aperto

Per la ripresa delle celebrazioni liturgiche pubbliche, la comunità pastorale Dosolo-Cavallara-Correggioverde-Villastrada ha deciso di celebrare tutte le messe all’aperto, nel rispetto ovviamente del protocollo Governo-Cei e delle indicazioni specifiche emanate dal vescovo Antonio Napolioni. L’obiettivo è facilitare il mantenimento delle distanze tra i fedeli, aggiungendo un surplus di precauzione e sicurezza.


Il parroco don Stefano Zoppi ha stilato l’orario provvisorio delle celebrazioni: il lunedì alle 20 al cimitero di Villastrada, il martedì sera al cimitero di Dosolo, il mercoledì sera al cimitero di Correggioverde, il giovedì sera al cimitero di Cavallara, il venerdì sera davanti al santuario dell’Alberone, il sabato alle 17 sul sagrato di Cavallara e alle 18.30 all’oratorio di Correggioverde, la domenica mattina alle 9.30 al parco giochi dell’oratorio di Villastrada e alle 8 e alle 11 sotto la tensostruttura nel cortile dell’oratorio di Dosolo.
«In questi tempi difficili – scrive intanto lo stesso don Stefano in una lettera indirizzata ai parrocchiani – risuona ovunque lo slogan “Andrà tutto bene”. E’ l’istinto della vita che ci fa gridare così! Non lo dobbiamo soffocare, perché è il desiderio di vita infinita che Dio ha messo nel cuore di ogni persona».

È tuttavia chiaro a tutti, come nota lo stesso sacerdote, che non è per niente scontato che tutto andrà bene: troppi i lutti, e le difficoltà economiche e personali patite, cui il parroco esprime vicinanza (oltre alla gratitudine per chi si è speso per sostenere la comunità). «Siamo di fronte a una trasformazione che chiede che siano ben chiari in noi i valori che fondano la nostra vita».

Da qui l’invito: «La solidarietà emersa dal buon cuore di molti, da assistenziale dovrà trasformarsi in nuovi stili di vita. Occorrerà anche un ripensamento pastorale: ognuno è chiamato da subito a fare responsabilmente la propria parte. Allora sì che l’augurio “Andrà tutto bene” avrà avuto un senso. Ancora di più se guardiamo al sepolcro vuoto, dicendo con fede “Cristo è vivo, e ci vuole vivi!”. Con Cristo, ogni oscurità può essere trasformata in luce, ogni delusione in speranza».




A Dosolo il Venerdì Santo in processione con il crocifisso settecentesco

La comunità pastorale di Cavallara-Correggioverde-Dosolo-Villastrada ha celebrato il Venerdì Santo in modo inconsueto, a causa delle normative in vigore dovute alla situazione pandemica. Nel pomeriggio il parroco don Stefano Zoppi ha portato in processione lungo le vie, con l’aiuto di un mezzo attrezzato della protezione civile, il crocifisso settecentesco venerato nella chiesa arcipretale e la reliquia della Santa Croce, fermandosi in più punti per la benedizione.

I dettagli organizzativi della via crucis itinerante erano stati condivisi con il Comune e la protezione civile. Diversi fedeli hanno partecipato commossi dalle abitazioni, senza assembramenti, unendosi nella preghiera da finestre e cortili ed esponendo drappi o ceri.

«Questa via crucis – spiega don Stefano – è stata un segno esteriore di cui la nostra gente sentiva il bisogno, per ricordare le tante persone che si sono malate o hanno perso la vita in queste settimane. Voleva costituire un momento di speranza, per riaffermare che, anche lungo questa strada di dolore che stiamo percorrendo, Gesù non ci lascia soli. Il Signore è presenza e conforto, e ci annuncia che, dopo la Passione, vedremo la luce della resurrezione».

L’unità pastorale ha intanto suggerito ai fedeli di partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa e del triduo pasquale in comunione con il Vescovo, seguendo le trasmissioni in diretta sul portale internet e i canali social diocesani. «Per sottolineare il nostro essere famiglia – nota però il parroco – il Consiglio pastorale ha deciso di mantenere come appuntamento le messe domenicali e festive delle 10: nelle settimane a venire, la celebrazione a porte chiuse dalla chiesa di Dosolo sarà trasmessa in diretta sulla pagina facebook “Comunità pastorale delle parrocchie di Dosolo e Uniti”».

La domenica di Pasqua, grazie ad alcuni cittadini che si sono offerti di posizionare gli altoparlanti sui balconi, lungo le vie dei paesi verranno allestiti punti di ascolto a beneficio dei fedeli che non hanno accesso ai canali social.




Dalla parrocchia di Cicognara il “kit” per la Pasqua arriva per posta

L’unità pastorale Beata Vergine delle Grazie (che riunisce le parrocchie di Cicognara, Cogozzo e Roncadello) ha fatto pervenire una busta “pasquale” alle famiglie: 1899 plichi, depositati dal parroco don Andrea Spreafico in tutte le cassette delle lettere.


La missiva contiene rami d’ulivo benedetti, un’immagine sacra col testo di una preghiera, le indicazioni per seguire da casa, via internet e sui canali social, le celebrazioni della Settimana Santa, e una duplice lettera “ai fratelli cristiani” e “agli amici non cristiani” firmata dal parroco stesso assieme al consiglio pastorale.
«La Settimana Santa – si legge nella missiva rivolta ai fedeli cattolici – ci fa rivivere la consegna del Signore Gesù per il sacrificio, la sua sepoltura e la resurrezione. Dio è capace di prendere la cosa peggiore che sappiamo fare (uccidere un fratello) e tirarci fuori il regalo più bello: il perdono e la sua paternità estesa su di noi. Dio è capace! Ma allora è anche capace di prendere tutta la sofferenza di questa epidemia e tirarci fuori del bene».

Alcuni esempi sono sotto gli occhi di tutti: «Chi avrebbe pensato che dalla tragedia che stiamo vivendo sarebbe uscita così tanta fede, così tanto volontariato, così tanto amore per la patria, affetto, e un senso di umanità genuina mai visti prima? Sta venendo fuori un’umanità nuova, come dalla croce di Gesù».
Simbolo pasquale per eccellenza è l’ulivo: «L’albero viene spogliato dei suoi rami, il frutto spremuto, e col suo olio si dà lucentezza, sapore e forza medicinale alle cose». L’invito ai fratelli cristiani è di ricordare «che siamo tutti consacrati col suo stesso Olio, il Sacro Crisma. Siamo tutti immagine di Gesù Cristo, e quindi anche la nostra fatica, pazienza, sacrificio e potatura lo aiutano a salvare l’uomo malato e disperato di oggi. Diamogli volentieri i nostri rami e i nostri frutti. Come Maria e gli Apostoli, diamo la nostra disponibilità».

Agli amici islamici, sikh, induisti, testimoni di Geova e credenti in altre divinità, la lettera della comunità pastorale illustra brevemente il significato del suono delle campane durante le celebrazioni del triduo. Don Andrea ricorda poi la comune appartenenza al genere umano, con le stesse fatiche e sofferenze: «Nella busta trovate alcuni rametti d’ulivo, la pianta comunemente usata per rappresentare pace e concordia, anche per i non cristiani. Un richiamo universale al motivo per cui i nostri Dei ci hanno creati: non per farci guerre, ma per costruire ponti e custodire con cura questo mondo».
A tutti, naturalmente, l’invito a restare in casa, per rivedersi presto magari in oratorio.




La Zona pastorale 5 sostiene il presidio ospedaliero di Vicomoscano

La Zona pastorale 5 sostiene le esigenze del presidio ospedaliero di Vicomoscano, in questi giorni in prima linea nel contrastare l’emergenza Covid-19: le parrocchie e le unità pastorali hanno devoluto all’associazione “Amici dell’ospedale Oglio-Po onlus” il corrispettivo delle offerte raccolte in media nel corso delle celebrazioni di una domenica “normale”.

La raccolta fondi tuttavia non si ferma: famiglie e fedeli possono dare un contributo ulteriore, affinché tutti possano essere aiutati e curati. Obiettivo: sostenere medici, infermieri, operatori sanitari e volontari in questo momento di estremo bisogno. È disponibile un conto corrente (Iban IT51V0877058020000000501552, intestato a “Barili Davide – Zona5”) su cui effettuare un versamento indicando come causale “Emergenza Coronavirus”: ogni lunedì quanto raccolto sarà girato agli Amici, e ogni settimana sarà diffuso il resoconto dell’ammontare devoluto. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il vicario zonale don Davide Barili telefonando al 339-2007754 oppure scrivendo all’indirizzo e-mail zona5cremona@gmail.com.

La sottoscrizione avviata dalla comunità cristiana si aggiunge alle altre testimonianze di solidarietà e incoraggiamento messe in campo da privati cittadini, aziende e associazioni.

Il presidio di Vicomoscano è stato interamente riconvertito alla cura dei pazienti Covid-19, e il venti per cento circa del personale è già risultato positivo al test del tampone: ogni forma di sostegno alla struttura non potrà che donare una vera e propria boccata d’ossigeno ai pazienti e a chi si prende cura di loro.




A Viadana chiusa la “Casa dei talenti”, ma la carità continua

La Caritas della zona viadanese non si ferma, anche se l’emergenza sanitaria in corso impone un cambiamento di abitudini e modalità operative. La più evidente è la sospensione, per ovvi motivi, dell’abituale apertura al sabato pomeriggio della Casa dei talenti: la necessità di evitare assembramenti impedisce ai volontari di svolgere in sede l’attività di distribuzione dei pacchi alimentari. «Provvediamo comunque a consegnare il pacco a domicilio alle famiglie che ne fanno richiesta».

Oltre ai soliti assistiti, in questa fase la Caritas si occupa anche delle situazioni e delle famiglie in difficoltà segnalate dai Comuni della zona.

Ma se i bisogni crescono, a causa della mancanza di lavoro (anche quello precario o in nero), cominciano a scarseggiare i generi alimentari da redistribuire, in quanto – con la sospensione delle celebrazioni – è venuto a mancare tutto quanto si raccoglieva mensilmente nelle chiese della zona.

«Al momento servono soprattutto farina bianca, zucchero e scatolame (tonno, carne, legumi). Possono andar bene anche frutti e verdure che si conservano a lungo, come mele, patate, finocchi e cipolle. Sempre utili i prodotti per l’igiene della casa e della persona». Chi desidera contribuire alla colletta, può far avere il materiale al proprio parroco: tutto confluirà poi nella sede Caritas per la redistribuzione.

«Se siete a conoscenza di persone in difficoltà – concludono i volontari Caritas – comunicatelo ai preti, oppure lasciate un biglietto di segnalazione nella postazione “Cassa continua” presso la Casa dei talenti».




Deceduto a Parma padre Sandro Parmiggiani, saveriano originario del Viadanese

Si è spento nella serata di domenica 5 aprile, in conseguenza di una trombosi, padre Sandro Parmiggiani, missionario saveriano originario del Viadanese e figura nota in diocesi e a Cremona, dove a lungo ha risieduto presso la struttura di via Bonomelli. Aveva 84 anni ed era da tempo malato. Il decesso nella casa madre dei Saveriani di Parma, dove risiedeva dal novembre 2014.

Era nativo di Casaletto di Viadana, anche se la “sua” parrocchia era Salina, località dove risiedono i parenti, dove ancora ogni tanto tornava per celebrar Messa e dove sarà tumulato mercoledì 8 aprile. Aveva collaborato assiduamente anche con il compianto don Dante Leonardi e le comunità parrocchiali di San Matteo e Sabbioni.

Dopo un periodo di formazione presso il Seminario vescovile di Cremona, Parmiggiani aveva sentito la chiamata delle missioni e aveva proseguito gli studi teologici negli istituti della congregazione fondata da monsignor Conforti. Nel 1961, a Parma, i voti perpetui e l’ordinazione sacerdotale; quindi la partenza per il Pakistan Orientale (l’attuale Bangladesh).

Gravi motivi di salute ne imposero il rientro in Italia già nel 1965. Il cruccio di non poter restare in prima linea tra i più poveri è stato per padre Sandro una continua fonte di sofferenza; ciò nonostante, il religioso mantovano non ha mai smesso di fare la sua parte per le missioni: vice maestro dei novizi e direttore spirituale nel Regno Unito, insegnante a Piacenza, prefetto del Collegio internazionale a Roma.

Dal 1983 al 2013 padre Parmiggiani ha risieduto presso la casa dei Saveriani di Cremona, in via Bonomelli, impegnandosi come formatore, economo, animatore missionario, sostituto rettore, ministro. Significativa anche la sua presenza in Cattedrale come confessore.

Con la chiusura della casa di Cremona, il religioso si era trasferito dapprima a Brescia e quindi definitivamente nella casa madre, dove da ultimo era in cura.

Don Floriano Danini, collaboratore parrocchiale a Viadana, ha vissuto con padre Sandro gli anni del Seminario: «Lo ricordo come un amico: sincero, simpatico, burlone. Aveva una grande voglia di vivere il seguito di Cristo come un’avventura piena di rischio e di sorprese. La missione è stata il contenitore di ogni suo sogno. Ha fatto tanto bene».

Questo inizio 2020 è stato particolarmente tragico per i Saveriani della Casa madre: nelle settimane scorse erano deceduti ben quindici religiosi (su una cinquantina di residenti) a causa verosimilmente dell’epidemia di Covid-19. A Parma risiedono i missionari anziani, definitivamente rientrati dopo una vita donata nei Paesi del mondo: «A un certo punto – ha raccontato nei giorni scorsi il superiore regionale, padre Rosario Giannattasio, contattato telefonicamente dai giornali – abbiamo dovuto chiuderci dentro, senza contatti con l’esterno, nemmeno con il personale. Siamo rimasti soli, con il cibo che arriva da un carrello-ascensore, assistiti da un solo medico, un ex missionario in Bangladesh che ha ricevuto istruzioni dall’Azienda sanitaria. Non ci è stato fatto il tampone; ma a chi sta male manca l’ossigeno: cosa volete che sia? Mangiamo a due metri l’uno dall’altro. Preghiamo. Ci ammaliamo e moriamo». Una situazione dolorosa che anche padre Sandro ha vissuto sino all’ultimo.




Edizione rinnovata quest’anno a Pomponesco per la tradizionale rappresentazione della Passione di Cristo

Tre croci sull’argine racconteranno in modo suggestivo la via crucis che la popolazione è chiamata a percorrere in queste settimane di emergenza sanitaria. Per la Domenica delle Palme a Pomponesco era in calendario la “Passione di Cristo”, la tradizionale sacra rappresentazione promossa da Parrocchia e Pro Loco (in foto l’edizione dello scorso anno), ma ovviamente le restrizioni imposte dal Coronavirus hanno obbligato la cancellazione dell’evento. L’appuntamento è rimandato all’anno prossimo; ma gli organizzatori hanno pensato a un modo per «continuare a essere comunità, seppure distanti».

Sull’argine di fronte alla piazzetta saranno pertanto innalzate le croci che avrebbero dovuto simboleggiare il Golgota al termine della sacra rappresentazione. «Un segno di vicinanza a tutte le persone che si stanno facendo carico di questa croce». Niente figuranti né pubblico; alle 21 del Venerdì Santo sarà tuttavia acceso un fuoco, «a fare memoria di tutte le persone che ci hanno lasciato».

L’invito per i cittadini è di illuminare le finestre alla stessa ora con i lumini che saranno recapitati in ogni abitazione: «Per illuminare così di speranza questo momento buio; e per dire a tutte le persone ammalate, ai medici, agli infermieri, a chi combatte in prima linea, che siamo uniti, e che col nostro impegno e responsabilità ce la faremo».

La popolazione è invitata naturalmente a rimanere in casa, cogliendo l’occasione per un momento di riflessione, di preghiera e di silenzio.

Sarà inoltre esposto in piazza il Crocifisso utilizzato nel 1983 per la realizzazione del film su Don Camillo con l’attore Terence Hill.

 




Emmaus, con i mercati chiusi incerto il futuro delle persone accolte

La sopravvivenza della comunità Emmaus di Canove de’ Biazzi (Torre de’ Picenardi) è a rischio. È un altro effetto collaterale dell’emergenza coronavirus. Massimo Bondioli, presidente dell’associazione “Amici di Emmaus” di Piadena-Drizzona, lancia un appello.

L’associazione aderisce al movimento internazionale fondato dall’Abbé Pierre, ed è attiva da 26 anni sul territorio cremonese. Da una ventina d’anni, i volontari accolgono nella comunità di Canove de’ Biazzi persone con difficoltà di tipo economico, sociale e umano. Oltre cento i cittadini sinora accolti: aiutati a ripartire e a ritrovare speranza e dignità.

«Nelle comunità Emmaus – ricorda Bondioli – i poveri escono dal circuito assistenziale e si mantengono attraverso la raccolta a domicilio di materiale usato, che viene rivenduto nei nostri mercatini solidali». Diversi i benefici: i cittadini possono fare del bene semplicemente svuotando soffitte e cantine, gli ospiti della comunità autofinanziano il loro reinserimento sociale e le persone con minori disponibilità economiche possono accedere con una spesa minima all’acquisto di mobili, vestiti e oggetti vari, senza contare la riduzione dello spreco e dei rifiuti.

L’epidemia in atto ha imposto tuttavia una stretta sui contatti sociali e le occasioni di assembramento e, di conseguenza, la chiusura dei mercatini di Piadena, Canove e del Centro del riuso di Cremona. «La disponibilità economica dell’associazione – nota il presidente – ci consente un’autonomia di pochissime settimane, dopo di ché saremo costretti a chiudere. Che ne sarebbe allora delle dodici persone attualmente accolte? Chi se ne farebbe carico?».

Come sempre nei momenti più critici, gli ultimi e gli emarginati sono coloro che rischiano di pagare il prezzo più alto. Per questo, per la prima volta nella sua storia, l’associazione lancia un appello: «Non lasciateci soli». È possibile contribuire con una donazione (detraibile dalla dichiarazione dei redditi) sul conto corrente di Banca Etica intestato ad “Amici di Emmaus odv” (iban IT02T0501811200000000000206, causale Contributo solidarietà coronavirus).

Gli Amici di Emmaus auspicano inoltre che la politica individui azioni di sostegno e agevolazioni per realtà di questo genere.  Info al numero 0375/94167 e alla mail emmaus.piadena@libero.it.




Con il gruppo “Viadana’s Angels” whatsapp diventa un “vaccino spirituale” contro la solitudine

Gli spesso vituperati social permetteranno di mantenere vivi, per quanto possibile, quei legami e quelle abitudini che l’emergenza coronavirus sta mettendo a repentaglio. La parrocchia di Viadana ha attivato ad esempio il gruppo whatsapp “Viadana’s Angels”; ne fanno parte gli oltre cinquanta ragazzi della catechesi delle superiori, assieme al vicario don Luca Bosio e ai loro educatori: l’obiettivo è di condividere spunti di preghiera e riflessione, articoli, consigli di lettura e cinematografici, e insomma proseguire per quanto possibile, anche se in forma diversa, i tradizionali incontri del lunedì sera.


«In questi giorni di forzate vacanze scolastiche e isolamento – spiegano i catechisti – è grande il rischio di trascurare ciò che può aiutarci a crescere umanamente e culturalmente. Ma niente ci impedisce di incontrarci “virtualmente” e rompere la quarantena dell’anima. Questo gruppo whatsapp vuol essere un vaccino spirituale anche contro il contagio della noia e della pigrizia».
Nei primi giorni di attivazione, i ragazzi sono stati sollecitati a mettere in comune parole e frasi ispirate loro dalla situazione che stanno vivendo, e a commentarli liberamente. Sono usciti contenuti molto meditati e profondi, segno che la solitudine di questi giorni potrebbe anche diventare una opportunità di crescita interiore.


#restiamocomunita – #chiciseparera