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12/0372024 – Messa Interforze (Cattedrale Cremona)




21/10/2023 – Veglia missionaria (Seminario di Cremona)




05/02/2023 – A Cristo Re festa a sorpresa per il vescovo Enrico (Cremona)




05/11/2023 – Concerto per la pace (Cattedrale di Cremona)




13/11/2023 – Secondi Vespri di sant’Omobono (Cattedrale di Cremona)




Colombe per la casa circondariale dalla Quaresima di Carità: «Non dimentichiamoci di chi vivrà la Pasqua da solo»

 

Giustizia e speranza sono i valori su cui la Quaresima di Carità di quest’anno ha invitato a riflettere le comunità e i fedeli della Diocesi, rivolgendo particolare attenzione a chi ne ha più bisogno. Ed è proprio con lo sguardo rivolto verso chi sconta una pena in nome della giustizia che Caritas Cremona ha promosso la raccolta delle colombe di Pasqua, un progetto reso possibile dalla generosità dei cittadini e dei gruppi che si sono impegnati per donare il tipico dolce pasquale alle persone detenute nella casa circondariale di Cremona.


Tante le persone che, personalmente o attraverso le parrocchie, hanno aderito e che nella mattinata di sabato hanno consegnato le colombe presso l’oratorio della Beata Vergine di Viale Concordia a Cremona, nella parrocchia sul cui territorio è presente il carcere. Qui i cappellani di Ca’ del Ferro, don Roberto Musa e don Graziano Ghisolfi, si sono adoperati insieme a suor Mariagrazia delle Suore Adoratrici per accogliere tutti quelli che han deciso di condividere un piccolo gesto che, però, per qualcun altro significherà molto. Dopo la consegna don Roberto ha tenuto un momento di riflessione e preghiera per meditare sui temi che la Quaresima propone in preparazione alla Pasqua.
«L’iniziativa della raccolta delle colombe fa parte del percorso della Quaresima di Carità – ha spiegato suor Mariagrazia – lo scopo è quello di promuovere il tema della giustizia e soprattutto far conoscere la casa circondariale di Cremona». Un’iniziativa che già dalle prime ore di sabato ha visto arrivare persone pronte a donare una colomba, al punto che in meno di un’ora se ne erano già raccolte più di 70, in aggiunta alle molte altre arrivate nel corso della giornata.
E le colombe sono arrivate da tutte le zone della diocesi, segno di una Quaresima vissuta nello spirito comunitario della condivisione, ben rappresentato dal gruppo dei giovani di Azione Cattolica Ragazzi di Cassano d’Adda, arrivati alla parrocchia della Beata Vergine su un furgone carico di colombe donate per chi è stato più sfortunato.
Anche in carcere si festeggia la Pasqua, ma in una forma più minimale e contenuta, «con l’avvicinarsi della Pasqua ci si prepara alla speranza e alla salvezza del Signore – racconta don Roberto Musa, cappellano del carcere di Cremona – come ogni celebrazione, però, in cella la festa è portata ad essere vissuta all’essenziale. Non ci sono bisogni particolari, se non quello di vivere intimamente e profondamente il mistero della Pasqua del Signore». QUest’anno con un segno speciale: «Il dono delle colombe darà un tono di unicità e diversità al pranzo pasquale – sottolinea don Musa – questo è un gesto di carità e condivisione per il quale ringraziamo profondamente, rivolgendo però una richiesta a chi sta fuori: non dimenticatevi di chi in questi giorni è solo e senza il supporto della propria famiglia».

 

“Dare speranza alla giustizia” per una Quaresima di carità




Una meditazione del Vescovo Napolioni per l’ultima “Pausa… Digiuno” in Cattedrale

Si è conclusa con l’ultimo venerdì prima della Domenica delle Palme l’esperienza quaresimale della “Pausa… Digiuno” in Cattedrale, iniziativa proposta da alcuni anni dalla Zona Pastorale 3 che ha aperto le porte del Duomo a tutti i fedeli che, durante la pausa pranzo dei venerdì di Quaresima, hanno trovato un momento per poter pregare e riflettere davanti al Santissimo Sacramento esposto sull’altare.

Un momento di pace che risana e ristora, nel quale è stato proposto a chi ha partecipato il gesto di carità del dono del pasto: devolvere l’equivalente di quello che si sarebbe speso per pranzare al sostegno del progetto Caritas per la Quaresima in favore del carcere di Cremona.

A guidare l’ultimo appuntamento è stato il vescovo di Cremona Antonio Napolioni, che per aiutare i fedeli nella meditazione e nella preghiera, durante l’adorazione eucaristica ha proposto un brano tratto dal libro di Alda Merini, “Poema della croce”. Tema portante del passo gli ultimi istanti della vita di Cristo, riproposti attraverso lo sguardo di un Gesù veramente fatto uomo, che ripercorre alcuni momenti della sua vita con pensieri, meditazioni e paure che prendono forma all’avvicinarsi dalla sua Passione.

 




A Scandolara Ravara festa per il ritorno del “San Gregorio Magno” rubato nel 2000

Quella del 20 marzo è stata una giornata di particolare significato per la comunità di Scandolara Ravara che ha visto tornare a casa un’opera trafugata il 9 maggio 2000 proprio dalla chiesa parrocchiale. Il dipinto, olio su tela risalente al XVIII secolo, raffigurante San Gregorio Magno è stato riconsegnato al parroco don Ettore Conti dal tenente colonnello Giuseppe Marsiglia, comandante del Gruppo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza.

La riconsegna è avvenuta proprio davanti alla chiesa parrocchiale, in una piazza gremita dai bambini della scuola elementare del paese che hanno partecipato all’evento sventolando bandierine dell’Italia. Presente anche don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, alla presenza anche del collaboratore parrocchiale don Luigi Carrai, dei militari che hanno reso possibile il ritrovamento dell’opera e i Carabinieri della locale stazione.

L’indagine condotta dal Nucleo Carabinieri TPC di Genova, coordinato dalla Procura della Repubblica di Bergamo, ha avuto origine nel luglio 2022 quando l’opera d’arte è stata localizzata su un catalogo di una casa d’asta del capoluogo ligure. L’individuazione del bene all’interno della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, gestita dal Comando TPC, la più grande banca dati di settore esistente al mondo per il volume di immagini e dati informatizzati in essa contenuti, ha dato avvio all’attività investigativa finalizzata al rintraccio della tela trafugata.

L’indagine ha portato al sequestro del significativo dipinto, rintracciato in provincia di Bergamo, e ha permesso di identificare, in tre soggetti del luogo, i responsabili della commercializzazione dello stesso.

Il dettagliato quadro probatorio fornito all’Autorità Giudiziaria Bergamasca ha determinato l’emissione del provvedimento di dissequestro e restituzione dell’opera d’arte alla sua comunità parrocchiale.

Il lavoro non è però finito. Ora sarà necessario analizzare l’opera per capirne la derivazione e le origini. A una prima analisi non sembrano essere stati fatti interventi di restauro moderni sulla tela.

«Gregorio Magno è uno dei quattro padri della Chiesa e sicuramente in passato questa opera era posta vicino alle altre tre oggi conservate nella sagrestia, e dove ora anche questa tela farà ritorno».




Università Cattolica, con il Dies academicus inaugurati i festeggiamenti per i 40 anni di presenza a Cremona

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Con il dies academicus celebrato nella mattinata di mercoledì 20 marzo presso il campus di Santa Monica, l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha ufficialmente aperto le celebrazioni del quarantesimo anniversario di presenza a Cremona.

La mattina di festa in via Bissolati è iniziata alle 10 con la Messa presieduta dal vescovo di Cremona Antonio Napolioni nella cappella del campus, un momento di preghiera concelebrato da don Maurizio Compiani, assistente dell’Università Cattolica di Cremona, don Luca Ferrari, assistente del campus di Piacenza, padre Scaria Thuruthiyil e don Matteo Tolomelli.

«Il rischio di non avere futuro fa soffrire, spinge a chiudersi ulteriormente in se stessi – ha detto Napolioni nell’omelia – ma i giovani sono capaci di intuizioni radicali, di bellezza, di slancio, di dono, di amore, di poesia, di musica, dove la musica non è evasione, ma canto dell’anima». Rivolgendo un augurio agli studenti, il vescovo ha spiegato che «la possibilità di rimanere nella prova, nel tempo che cambia davanti alle sfide, in compagnia della Parola che ci libera, che genera la vera libertà, è la grande notizia che certi nostri attaccamenti miopi non riescono ad accogliere, ma che il cuore di un giovane può sempre accogliere, specie se incontrano maestri e testimoni dello stesso percorso di ricerca di vera libertà».

Dopo la celebrazione è stata scoperta la targa dedicata di ringraziamento alla Fondazione Arevedi Buscini che ha reso possibile il restauro e la nascita del campus Santa Monica, nel contesto di un più ampio progetto universitario per la città del Torrazzo. Presente insieme alla moglie Luciana Buschini il cav. Giovanni Arvedi: «Il futuro è qui – ha detto al termine della breve cerimonia – facciamo sì che questi ragazzi trasformino l’energia in materia. Non abbiate paura di andare avanti e accettate le sfide».

 

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Quindi in aula magna il magnifico rettore Franco Anelli ha tenuto il discorso introduttivo dell’anno accademico, nel quale ha in più occasioni ricordato la generosità di chi ha reso possibile la creazione di questo Campus all’avanguardia sia dal punto di vista architettonico sia per quanto riguarda la proposta curricolare dei corsi di formazione. Il magnifico rettore ha ripercorso i momenti che nel corso degli anni hanno reso l’Università Cattolica di Cremona una delle realtà protagoniste del panorama innovativo e culturale di Cremona, sottolineando che «la creazione di questo ateneo nasce da un bisogno antico di formazione, di istruzione e di condivisione delle conoscenze che già si segnalava alla fine dell’Ottocento». La Cattolica di Cremona emerge per competenze e per qualità, infatti «lo sforzo dell’ateneo prosegue intensamente: abbiamo potenziato l’offerta formativa con l’aggiunta di tre corsi di studio magistrale e un altro arriverà il prossimo ottobre. Lo scopo è quello di formare protagonisti competenti e autorevoli nel mondo del mercato moderno».

Dopo il saluto del sindaco Gianluca Galimberti, la mattina è proseguita con la prolusione del professor Lorenzo Morelli, professore di Microbiologia agraria sul tema “Studiare l’invisibile per la salute: dalla microflora al microbiota” e la lectio di Ettore Bologna dal titolo !Active and Healthy Aging: 40 anni di esperienza della Fondazione Ferrero”.

 

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Il Vescovo alle Forze Armate e di Polizia: «Siete tanti angeli custodi visibili, uomini e donne che custodiscono»»

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«Attenti alla pace, attenti alla vita nel mondo, attenti all’ordine, attenti agli uomini e alle donne come noi, come voi. In questo giorno è la comunità cristiana che è attenta a voi». Con queste parole il vescovo di Cremona Antonio Napolioni ha introdotto la Messa con le forze armate e le forze di polizia, riunite in Cattedrale nella mattina di martedì 12 marzo.

«Celebriamo l’Eucaristia nell’imminenza della Pasqua – ha spiegato il Vescovo all’inizio della Messa – perché la Pasqua generi forza, potenza, secondo Dio. La potenza di Dio si è manifestata nell’impotenza del Figlio sulla croce, nella sorgente d’amore che ne sgorga per riscaldare il cuore degli uomini e delle donne, affinché siano davvero testimoni di Cristo, testimoni e operatori di pace».

Una Messa interforze per consegnare a chi difende lo Stato e i suoi cittadini il Precetto Pasquale, in un contesto attento e rivolto alla pace, dove Carabinieri, Esercito, Guardia di Finanza, corpi di Polizia e Vigili del Fuoco si sono uniti nella preghiera, affinché il loro operato sia guidato dalla fede e dalla carità. Nelle prime file erano presenti le autorità civili e militari del territorio, con il prefetto Corrado Conforto Galli, il questore Michele Davide Senigallia e il sindaco Gianluca Galimberti. Presenti in alta uniforme anche i comandanti delle forze armate e delle forze di polizia, insieme ad ufficiali, sottoufficiali, soldati e agenti. A delimitare il perimetro dell’altare le bandiere e i gonfaloni delle associazioni combattentistiche e d’arma.

I cappellani militari delle varie forze armate e di polizia hanno concelebrato la messa insieme al Vescovo, sottolineando il ruolo che la fede ricopre all’interno della realtà militare: don Andrea Scarabello, cappellano della Guardia di Finanza, don Marco Bresciani, cappellano dell’Esercito italiano, don Lorenzo Cottali, cappellano dei Carabinieri, don Stefano Peretti, cappellano della Polizia di Stato e don Roberto Musa, cappellano della casa circondariale di Cremona. A dirigere il coro della Cattedrale, don Graziano Ghisolfi, che insieme a don Roberto è cappellano della casa circondariale.

 

 

Nella sua omelia il vescovo Napolioni ha ripreso le parole del Salmo Responsoriale: “Il Signore degli eserciti è con noi”, specificando che «Il Signore è di tutti gli eserciti, l’unico Dio che ha creato tutti gli uomini e le donne che si amano e si odiano, che si conoscono e si ignorano, che si combattono e si riconciliano, in questo piccolo teatrino della Terra». Il rischio è quello di rendere il Dio di tutti un Dio personale, «questa è una grande tentazione, la tentazione di tirarlo dalla nostra parte, contro gli altri, la tentazione di sentirlo lontano, assente».

Ma il Signore non abbandona i suoi figli. Rivolgendosi ai militari, il Vescovo ha spiegato che «in effetti Lui mette in campo delle compagnie discrete, invisibili, amorevoli nei confronti di tutti noi, anche nelle situazioni più spinose che voi professionalmente affrontate nei diversi campi. C’è sempre una persona buona, c’è sempre una parola buona, c’è sempre chi dà buona testimonianza, c’è sempre chi sa capirci e incoraggiarci, c’è sempre la possibilità di ricominciare dal profondo del cuore, dallo spirito, da una preghiera». Una mano che veglia su di noi senza chiedere nulla in cambio, «un angelo custode invisibile e tanti angeli custodi visibili, gli uni per gli altri», ha aggiunto il Vescovo. «È un po’ la vostra missione, essere uomini e donne che custodiscono in nome della Patria, delle istituzioni, del bene comune, dunque anche del Signore».

«Tante sono le sfide che aspettano – ha quindi concluso mons. Napolioni, aggiungendo che – con Lui e uniti tra noi, in questa grazia dell’incontro vero con Colui che ci rende umani, allora saremo davvero capaci di essere operatori di pace».

E la riflessione è diventato ringraziamento, anche nel ricordo di chi ha sacrificato la propria vita spendendosi nel servizio per il prossimo, proprio come ha ricordato la Preghiera per la Patria al termine della Messa.