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Vidalengo, mons. Fusar Imperatore: «L’impegno di crescere in un cammino di unità sia testimoniato dalla condivisione di vita di noi sacerdoti»

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«Vengo con l’umiltà di chi deve imparare a conoscervi». Così monsignor Giansante Fusar Imperatore nel suo saluto ai parrocchiani di Vidalengo al termine della Messa che nel pomeriggio di sabato 7 ottobre ne ha sancito l’ingresso ufficiale come nuovo parroco in sostituzione di don Edoardo Nisoli. Una celebrazione, quella presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, nella quale più volte sono stati richiamati i concetti di comunione e di comunità.

Accompagnato dalle note della banda musicale di Caravaggio, monsignor Giansante Fusar Imperatore è arrivato in corteo sul sagrato della chiesa parrocchiale, in piazza San Giovanni, poco prima delle 18. Lì ha ricevuto il saluto del sindaco di Caravaggio Claudio Bolandrini: «È una vigna piccola, quella di Vidalengo – ha affermato il primo cittadino – ma dal grande cuore. È una realtà semplice, ma per certi aspetti complessa, perché di confine e negli ultimi decenni è cresciuta di numero, ma soprattutto di presenze, che avvertiamo debbano essere coinvolte in un processo relazionale per diventare una vera comunità». «Il mio augurio al nuovo parroco – ha detto ancora il sindaco di Caravaggio – è di un lavoro sereno proficuo, nell’interesse anche di questo gregge che le è stato assegnato».

 

Saluto del sindaco Bolandrini

 

Subito dopo è cominciata la Messa, animata con il canto della schola cantorum parrocchiale. In presbiterio, con il Vescovo e il nuovo parroco anche il rettore del santuario di Caravaggio, monsignor Amedeo Ferrari, il vicario parrocchiale di Caravaggio don Andrea Piana e i tre collaboratori: don Bruno Grassi e i nuovi arrivati don Gabriele Filippini e don Paolo Ardemagni. Ufficialmente questi ultimi due sono stati nominati anche collaboratori della parrocchia di Vidalengo. Ha prestato servizio all’altare il diacono permanente Roberto Cavalli di Caravaggio.

Il saluto della comunità è stato affidato ad Antonio Lazzarini: «Domenica scorsa – ha detto – abbiamo dato il saluto a don Edoardo, ringraziandolo per i suoi 15 anni con noi. Oggi siamo felici di ritrovarci attorno a questa mensa». E ancora: «Tramite i vostri servizi la parrocchia aiuti noi laici ad essere più corresponsabili». «Augurandovi buon lavoro – ha concluso – vi accompagneremo con la nostra preghiera».

 

Intervento del rappresentante della parrocchia

 

Per l’occasione la comunità ha donato al nuovo parroco un calice, al vicario e ai collaboratori una stola ciascuno.

Il Vescovo ha aperto e chiuso la sua omelia parlando di guerre e di divisioni. Guerre sanguinose per una terra, come è quella fra Israele e Palestina, di nuovo, drammaticamente, attuale in queste ore. Ma anche divisioni e “guerre” che non dovrebbero esistere nemmeno nei paesi e nelle comunità. Nel mezzo, il riferimento al Vangelo e la sottolineatura del concetto di vigna del Signore, dove chiunque è prezioso. «La vigna del Signore – ha detto il Vescovo – siamo noi. Quante vigne ha Dio? Una e tutte. Una è l’umanità. Tutte perché ognuno di noi è un tralcio di questa vigna». «La vigna di cui parla il Vangelo – ha proseguito – portava grandi frutti. Non si chiede di produrre champagne, ma di essere disposti a lasciarci spremere, insieme, tutto il meglio della comunità di Vidalengo con quella di Caravaggio con quella della Diocesi con quella della Chiesa italiana?». E ha proseguito: «Avrete non un parroco soltanto, ma cinque sacerdoti che porteranno frutto per voi e con voi nella misura in cui si vorranno bene, si stimeranno, si aiuteranno, non spaccheranno le loro comunità, ma vi aiuteranno a sentirvi incoraggiati ad aprire il cuore e a dialogare». «Stasera – ha detto il Vescovo –preghiamo perché non ci siano guerre, ma noi per primi non dobbiamo farne nei paesi e nelle parrocchie».

 

Omelia del vescovo Napolioni

 

Alla fine della Messa il saluto del neo-parroco di Vidalengo. «Vengo con l’umiltà di deve imparare a conoscervi – ha detto monsignor Giansante Fusar Imperatore – e la disponibilità a spendermi anche per voi. Confido nell’aiuto dei confratelli». E ha sottolineato: «Sarà mia cura favorire la comunione fra di noi perché l’impegno chiesto ai parrocchiani di Vidalengo e di Caravaggio di crescere in un cammino di unità sia testimoniato dalla condivisione di vita da parte di noi sacerdoti».

 

Saluto del nuovo parroco

 

 

Al termine, rinfresco per tutti in oratorio. Un primo momento di incontro con la comunità. Con già un nuovo appuntamento domenica, quando monsignor Furar Imperatore presiederà la Messa delle 10 nella chiesa parrocchiale di Vidalengo.

 

 

Biografia dei sacerdoti interessati dalle nomine

Monsignor Giansante Fusar Imperatore, classe 1956, originario di Romanengo, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1980. Ha iniziato il proprio ministero come vicario della parrocchia “S. Maria Assunta e S. Cristoforo” in Viadana; quindi nel 1984 è stato nominato vicerettore del Seminario di Cremona. Nel 1990 ha assunto l’incarico di segretario vescovile. È stato successivamente parroco di Bozzolo (2002-2008) e della parrocchia “S. Maria Immacolata e S. Zeno” in Cassano d’Adda (2008-2021); oltre che amministratore parrocchiale di Rivolta d’Adda (2016) e della parrocchia “Cristo Risorto” in Cassano d’Adda (2019). Nel 2021 è stato nominato parroco di Caravaggio e nel 2022 vicario zonale della Zona pastorale 1. Ora è stato nominato anche parroco di Vidalengo.

 

Don Paolo Ardemagni, classe 1962, originario di Misano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1986. È stato vicario delle parrocchie “S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo” in Soncino (1986-1996) e “Ss. Nazario e Celso in S. Abbondio” in Cremona (1996-1999). Nel 1999 è stato nominato parroco di Fengo, dove è rimasto sino al 2009; negli stessi anni ha ricoperto l’incarico di consulente ecclesiastico del CSI di Cremona; inoltre dal 2000 è stato anche amministratore parrocchiale di Luignano e dal 2004 anche parroco di Acquanegra. È stato successivamente parroco della parrocchia “Annunciazione” in Cassano d’Adda (2009-2017). Nel 2017 è stato nominato parroco di Robecco d’Oglio. Ora è stato nominato collaboratore delle parrocchie di Caravaggio e Vidalengo.

 

 

Don Gabriele Filippini, classe 1971, originario di Casirate d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1997. È stato vicario a Robecco d’Oglio (1997-2001), Fornovo San Giovanni (2001-2004) e nelle parrocchie di Sospiro, Longardore, San Salvatore e Tidolo (2004-2010). Nel 2010 è stato nominato sacerdote cooperatore presso il Santuario di Caravaggio. Ora è stato nominato collaboratore delle parrocchie di Caravaggio e Vidalengo.

 

 

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Cari parrocchiani, mentre sto per iniziare il mio servizio come parroco anche di Vidalengo, entro volentieri nelle vostre case. È un entrare, il mio, in punta di piedi, di chi non vuole disturbare ma ha piacere di aprire un canale di dialogo che durerà il tempo che il Signore mi darà ancora da vivere e nella misura in cui vorrete aprirmi la vostra porta. Arrivo senza la pretesa di inventare cose nuove. Sono riconoscente al Signore per il lavoro che i miei predecessori hanno fatto in mezzo a voi, a partire da don Pierino (che ho conosciuto e incontrato varie volte) e poi continuato assiduamente da don Edoardo. Se è vero che non sarò parroco solo di Vidalengo (perché devo continuare il servizio anche a Caravaggio) è anche vero che avrete a disposizione ben cinque preti. So bene che non posso garantirvi la mia assidua presenza: nel mio modo di pensare il parroco dovrebbe essere colui che sta in mezzo alla sua gente, così ho imparato fin da piccolo e così mi piacerebbe fare. Le contingenze dei tempi ci impongono di pensare diversamente e siccome non posso dividermi in due, posso solo lavorare perché ogni parrocchiano affidato alle mie cure possa imparare a sentirsi “uno” con tutti coloro che il Signore chiama a costruire la comunità parrocchiale. Tutti percepiamo la consapevolezza di essere diventati pochi dopo essere stati molti, sia come numero di preti che come partecipazione dei parrocchiani alla vita della comunità, in primis la partecipazione alla messa domenicale, segno esplicito del sentirsi chiesa. Non si tratta di tornare ad essere molti ma di imparare ad essere contenti del regalo che il Signore ci ha fatto: abbiamo ricevuto il dono di sapere e di vivere l’essere famiglia intorno all’altare, dono che tanti nostri fratelli hanno messo da parte, perdendosi il meglio della vita cristiana. A noi custodire questo dono, sapendo che non è il trovarsi fisico in una chiesa ma il sentirsi parte della Chiesa che dobbiamo annunciare: valore assai annebbiato oggi, in una società che si rifugia nell’individuale. L’impegno a camminare, anche come parrocchia, in sintonie con parrocchie vicine, non può che evidenziare questo dono. È questo il senso e il dono di una comunità di preti, ben cinque, a servizio di più comunità. Non nego che lo stare insieme tra noi, impegno faticoso e non scontato, ci fa bene. Sono certo che farà bene anche al crescere di cristiani in cammino verso l’unità con il Signore Gesù. Per questo, in punta di piedi, vi chiedo: fate un po’ di posto, almeno nelle vostre preghiere, a me e ai miei collaboratori perché impariamo ad essere in cammino con le due comunità che ci sono state affidate.

 

 

Tutte le news relative agli ingressi 2023

 




Vidalengo, sabato la Parrocchia di S. Giovanni a Porta Latina accoglie i nuovi sacerdoti

Nominato parroco di Vidalengo con decreto vescovile del giugno scorso, nel pomeriggio di sabato 7 ottobre monsignor Giansante Fusar Imperatore, parroco di Caravaggio e vicario zonale della Zona pastorale 1, farà il suo ingresso ufficiale come parroco anche della parrocchia di S. Giovanni a Porta Latina, nella frazione di Caravaggio, dove succede a don Edoardo Nisoli, che si è ritirato per raggiunti limiti d’età.

Insieme a al nuovo parroco, la comunità di Vidalengo accoglierà anche i nuovi collaboratori delle parrocchie di Caravaggio e Vidalengo: don Paolo Ardemagni e don Gabriele Filippini. La Parrocchia di Caravaggio conta inoltre sul vicario don Andrea Piana e il collaboratore parrocchiale don Bruno Grassi.

Il programma prevede l’accoglienza di monsignor Fusar Imperatore alle 17.30 ai confini del paese, in fondo a via Bolagnos. Da lì il nuovo parroco, in corteo, arriverà nella piazza del paese dove riceverà il benvenuto del sindaco Claudio Bolandrini e dell’Amministrazione comunale. Alle 18 avrà inizio la Messa solenne, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. A seguire, rinfresco per tutti.

In preparazione a questo momento la parrocchia di S. Giovanni a Porta Latina ha organizzato due appuntamenti: giovedì 5 ottobre, alle 20.30, in chiesa parrocchiale un incontro di preghiera; venerdì 6 ottobre, sempre alle 20.30, Messa in suffragio di tutti i defunti della parrocchia.

Domenica 8 ottobre don Giansante Furar Imperatore presiederà la Messa delle 10 nella chiesa parrocchiale di Vidalengo.

 

Biografia dei sacerdoti interessati dalle nomine

 

Monsignor Giansante Fusar Imperatore, classe 1956, originario di Romanengo, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1980. Ha iniziato il proprio ministero come vicario della parrocchia “S. Maria Assunta e S. Cristoforo” in Viadana; quindi nel 1984 è stato nominato vicerettore del Seminario di Cremona. Nel 1990 ha assunto l’incarico di segretario vescovile. È stato successivamente parroco di Bozzolo (2002-2008) e della parrocchia “S. Maria Immacolata e S. Zeno” in Cassano d’Adda (2008-2021); oltre che amministratore parrocchiale di Rivolta d’Adda (2016) e della parrocchia “Cristo Risorto” in Cassano d’Adda (2019). Nel 2021 è stato nominato parroco di Caravaggio e nel 2022 vicario zonale della Zona pastorale 1. Ora è stato nominato anche parroco di Vidalengo.

 

Don Paolo Ardemagni, classe 1962, originario di Misano Gera d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1986. È stato vicario delle parrocchie “S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo” in Soncino (1986-1996) e “Ss. Nazario e Celso in S. Abbondio” in Cremona (1996-1999). Nel 1999 è stato nominato parroco di Fengo, dove è rimasto sino al 2009; negli stessi anni ha ricoperto l’incarico di consulente ecclesiastico del CSI di Cremona; inoltre dal 2000 è stato anche amministratore parrocchiale di Luignano e dal 2004 anche parroco di Acquanegra. È stato successivamente parroco della parrocchia “Annunciazione” in Cassano d’Adda (2009-2017). Nel 2017 è stato nominato parroco di Robecco d’Oglio. Ora è stato nominato collaboratore delle parrocchie di Caravaggio e Vidalengo.

 

 

Don Gabriele Filippini, classe 1971, originario di Casirate d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1997. È stato vicario a Robecco d’Oglio (1997-2001), Fornovo San Giovanni (2001-2004) e nelle parrocchie di Sospiro, Longardore, San Salvatore e Tidolo (2004-2010). Nel 2010 è stato nominato sacerdote cooperatore presso il Santuario di Caravaggio. Ora è stato nominato collaboratore delle parrocchie di Caravaggio e Vidalengo.

 

 

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Cari parrocchiani, mentre sto per iniziare il mio servizio come parroco anche di Vidalengo, entro volentieri nelle vostre case. È un entrare, il mio, in punta di piedi, di chi non vuole disturbare ma ha piacere di aprire un canale di dialogo che durerà il tempo che il Signore mi darà ancora da vivere e nella misura in cui vorrete aprirmi la vostra porta. Arrivo senza la pretesa di inventare cose nuove. Sono riconoscente al Signore per il lavoro che i miei predecessori hanno fatto in mezzo a voi, a partire da don Pierino (che ho conosciuto e incontrato varie volte) e poi continuato assiduamente da don Edoardo. Se è vero che non sarò parroco solo di Vidalengo (perché devo continuare il servizio anche a Caravaggio) è anche vero che avrete a disposizione ben cinque preti. So bene che non posso garantirvi la mia assidua presenza: nel mio modo di pensare il parroco dovrebbe essere colui che sta in mezzo alla sua gente, così ho imparato fin da piccolo e così mi piacerebbe fare. Le contingenze dei tempi ci impongono di pensare diversamente e siccome non posso dividermi in due, posso solo lavorare perché ogni parrocchiano affidato alle mie cure possa imparare a sentirsi “uno” con tutti coloro che il Signore chiama a costruire la comunità parrocchiale. Tutti percepiamo la consapevolezza di essere diventati pochi dopo essere stati molti, sia come numero di preti che come partecipazione dei parrocchiani alla vita della comunità, in primis la partecipazione alla messa domenicale, segno esplicito del sentirsi chiesa. Non si tratta di tornare ad essere molti ma di imparare ad essere contenti del regalo che il Signore ci ha fatto: abbiamo ricevuto il dono di sapere e di vivere l’essere famiglia intorno all’altare, dono che tanti nostri fratelli hanno messo da parte, perdendosi il meglio della vita cristiana. A noi custodire questo dono, sapendo che non è il trovarsi fisico in una chiesa ma il sentirsi parte della Chiesa che dobbiamo annunciare: valore assai annebbiato oggi, in una società che si rifugia nell’individuale. L’impegno a camminare, anche come parrocchia, in sintonie con parrocchie vicine, non può che evidenziare questo dono. È questo il senso e il dono di una comunità di preti, ben cinque, a servizio di più comunità. Non nego che lo stare insieme tra noi, impegno faticoso e non scontato, ci fa bene. Sono certo che farà bene anche al crescere di cristiani in cammino verso l’unità con il Signore Gesù. Per questo, in punta di piedi, vi chiedo: fate un po’ di posto, almeno nelle vostre preghiere, a me e ai miei collaboratori perché impariamo ad essere in cammino con le due comunità che ci sono state affidate”.

 

 

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A Caravaggio il pellegrinaggio regionale dei preti anziani e ammalati: «Ci ricordate il valore dell’unità, della comunione e della corresponsabilità»

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«Testimoni di una vita donata a Gesù». Così monsignor Michele Di Tolve, vescovo ausiliare di Roma e rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, ha definito i preti e i diaconi anziani e malati della Lombardia ospiti giovedì 21 settembre al Santuario di Caravaggio della nona edizione della Giornata regionale loro dedicata. Un vero e proprio pellegrinaggio al Santuario regionale della Lombardia promosso dalla Conferenza episcopale lombarda in sinergia con l’Unitalsi.

Una giornata iniziata poco dopo le 11.30 con la processione con cui i presbiteri – oltre un centinaio – partiti dal Centro di spiritualità del Santuario, hanno raggiunto, recitando il rosario, la basilica per la celebrazione della Messa solenne presieduta dal Di Tolve, milanese la cui elezione all’episcopato era stata comunicata proprio il 26 maggio scorso durante le solenni celebrazioni a Caravaggio. Hanno concelebrato l’Eucaristia anche gli altri vescovi lombardi, riuniti da mercoledì a Caravaggio in occasione della riunione della Conferenza episcopale lombarda. Presente naturalmente il card. Oscar Cantoni e il vescovo Antonio Napolioni, insieme agli altri vescovi lombardi e anche gli emeriti, e tra loro mons. Dante Lafranconi.

Dell’arcivescovo di Milano e metropolita di Lombardia, mons. Mario Delpini, il saluto iniziale. «Vi dico tre parole. La prima è benvenuti. Benvenuti nella gioia di questo incontro, voi che portate oggi qui la vostra storia, il vostro presente ed il vostro futuro». La seconda parola è grazie: «Grazie all’Unitalsi che si fa carico di questo evento che ci unisce come un unico presbiterio». E infine: «La terza è preghiamo. Preghiamo per la pace, per le famiglie, per le vocazioni e per il sinodo della Chiesa universale».

 

Nell’omelia il vescovo Di Tolve ha esordito leggendo un messaggio di papa Francesco: “Cari fratelli – ha scritto il Santo Padre proprio in occasione della Giornata – vi sono vicino e vi ringrazio per la vostra testimonianza di vita. Prego per voi e voi pregate per me”. Per poi fare un riferimento alla ricorrenza odierna, quella di san Matteo apostolo e al famoso dipinto del Caravaggio che ne raffigura la vocazione secondo i canoni e gli intendimenti del celeberrimo artista. «In questo quadro – ha detto il vescovo ausiliare di Roma – lo sguardo di Gesù è fisso sul volto di Matteo. Vuoi proprio me, Signore? Sì. Questa è la verità della nostra vocazione». «Una chiamata – ha quindi sottolineato – che avviene ogni giorno, in ogni età e condizione». Affermando poi: «E voi, carissimi, siete testimoni di questa chiamata; voi che avete attraversato momenti entusiasmanti, ma anche momenti faticosi; voi che ora vedete, ahimè, la deriva della dignità dell’uomo, siete il segno dello sguardo fisso di Gesù». «In questo particolare momento della vita della Chiesa – ha quindi proseguito – ci ricordate il valore dell’unità, della comunione e della corresponsabilità, perché ognuno di noi è chiamato a rappresentare il volto di Cristo». «Tutti assieme – ha detto ancora – invochiamo la custodia e la maternità di Maria, in particolare per i più piccoli, i più fragili ed anche per voi stessi, esempio di dedizione alla Chiesa».

 

Alla fine della Messa, prima della benedizione conclusiva e della preghiera alle speco della Madonna, il saluto di Luciano Pivetti, presidente di Unitalsi Lombardia: «Ci rallegra la presenza di monsignor Di Tolve. È una bella occasione di incontro e di ringraziamento per un prete ambrosiano che ha ricevuto un incarico così importante e di comunione con papa Francesco. Presto ci recheremo in pellegrinaggio nazionale a e vi assicuro un ricordo nella preghiera”.

 

Dopo le parole di Pivetti il celebrante ha voluto aggiungere un breve ringraziamento: «Ai vescovi lombardi e a voi, carissimi diaconi e sacerdoti. Fra di voi c’è chi mi aiutato nella formazione e nel cammino presbiterale. E a tutti coloro che oggi non sono qui giunga il nostro affetto, la nostra stima e la benedizione del Signore».

 

I vescovi lombardi a Sotto il Monte e Concesio




Al Grest di Agnadello parola d’ordine inclusività

 

L’inclusività. Un tema di cui si parla tanto, oggi. Un tema che al Grest dell’oratorio San Giovanni Bosco di Agnadello conoscono bene e traducono nella pratica. E non da adesso, che l’evento è in corso di svolgimento, ma sin dalle fasi preparatorie.

«All’edizione 2023 del Grest – spiega Diego Palmas, responsabile delle attività assieme a Davide Degradi – si è voluto dare un’impronta di inclusività. Lo abbiamo fatto sin dal momento della formazione degli animatori, puntando sul concetto che ogni bambino che avrebbe partecipato al Grest 2023 dell’oratorio di Agnadello avrebbe avuto le proprie potenzialità, da cogliere e da sviluppare da parte nostra».

Un concetto che viene continuamente ribadito anche durante il Grest. «Nelle riunioni con gli animatori al termine della giornata – prosegue Palmas – dedichiamo uno spazio alla discussione di quei casi per i quali l’inclusione è fondamentale, cercando di strutturare le attività nel modo migliore. Come se non bastasse, c’è la consulenza di una psicologa per la quale ci fa da tramite Marta Tagliaferro (presidente della locale associazione “Amici per la scuola”).

«Ho chiesto il supporto da remoto di una psicologa, la dottoressa Olga Capone, che lavora al consultorio di Cremona – sottolinea la Tagliaferro – che sta dando un aiuto importante al Grest. Per telefono parliamo dei casi che hanno bisogno di maggiore attenzione e lei ci suggerisce le strategie da usare, che vengono poi condivise con gli animatori. Si prendono in esame le varie necessità e si cerca di agire di conseguenza».

A proposito di animatori, anche fra questi ragazzi il tema dell’inclusività assume una fisionomia ben precisa visto che due di loro provengono dalla comunità di Campisico. Il parroco don Marco Leggio non nasconde la sua soddisfazione per il lavoro che si sta facendo in oratorio. «L’attenzione a queste situazioni ed il desiderio di mettere in pratica il tema dell’inclusività rappresentano un valore aggiunto. Cose del genere fanno bene a noi; sono una risorsa per noi, che in questo modo facciamo del bene a noi stessi».

Al Grest dell’oratorio San Giovanni Bosco partecipano 226 bambini e una sessantina di animatori.




Sant’Alberto Quadrelli, Napolioni: «Oggi la sfida è essere adulti felici e maturi»

A cento giorni dalla visita pastorale il vescovo Antonio Napolioni domenica 2 luglio è tornato a Rivolta d’Adda per celebrare, alle 10 nella basilica di Santa Maria e San Sigismondo, la Messa nella solennità patronale di sant’Alberto Quadrelli, nativo del borgo e vescovo di Lodi vissuto nel XII secolo.

Ad accogliere monsignor Napolioni le parole del parroco, monsignor Dennis Feudatari: «Grazie per questa sua seconda venuta, quest’anno, nella nostra comunità». Ha detto ricordando la Visita pastorale, di cui ha ripreso due passaggi della consegna lasciata proprio dal vescovo: «Il primo è che Gesù ci viene a cercare e lo fa nell’Eucarestia e negli altri Sacramenti e nella preghiera personale e comunitaria». «La nostra comunità – ha aggiunto –, benedetta dalla santità del vescovo Alberto (Quadrelli, ndr) e del presbitero Francesco (Spinelli, ndr), respira questo senso profondo di grazia». E ha proseguito: «Nello stesso tempo lei, Eccellenza, ci fa un invito importante, perché ci chiede di essere discepoli missionari, contenti e convinti di riunirsi intorno alla presenza viva del Signore. Chiediamo a sant’Alberto di aiutarci in questo, ma chiediamo anche a lei di spronarci su questa strada».

 

Il saluto del parroco Feudatari 

 

Anche Alberto Quadrelli visse in un tempo che non era più facile del nostro. Un tempo in cui venivano le città erano distrutte e venivano eletti anti-papi. Lo ha detto il vescovo Napolioni all’inizio della sua omelia per ricordare quante sfide il santo dovette affrontare. «Anche noi – ha sottolineato – siamo di fronte a delle sfide. Insieme a voi vorrei soffermarmi oggi sulla sfida dell’essere adulti felici e maturi, del non aver paura di essere tali in una società giovanilista e fondamentalmente orientata all’apparire». E ha proseguito: «Quando san Paolo scrive, nella lettera a Timoteo, che la smania di arricchirsi porta all’inganno di molti desideri insensati, che fanno affogare nella rovina e nella perdizione, penso che stia descrivendo qualcosa che ci riguarda. Sono le follie collettive di questa adolescenza prolungata, quest’immaturità indotta che fa comodo a qualcuno». Che cosa possiamo fare? «Guardiamo indietro, a un mondo più semplice e più povero? No, abbiamo diritto di essere protagonisti di un mondo dinamico, che progredisce, ma anche in questo mondo, per far crescere le virtù, dobbiamo essere uomini di Dio. Dove per uomo di Dio si intende colui che riconosce il posto del Signore nella sua vita. Tutti siamo uomini e donne di Dio!». «Ciò significa sapere – ha spiegato il Vescovo – che il viaggio della nostra vita può essere vissuto con una realtà filiale e fraterna che ci fa adulti. Ecco la vera crescita in età, sapienza e grazia. Godiamo dell’essere adulti ed assumiamoci la responsabilità di esserlo. Questa è la grazia che chiediamo a Sant’Alberto, un ragazzo di Rivolta che è diventato adulto nella fede, nell’umanità, nel servizio e nella santità».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

Alla celebrazione erano presenti il sindaco Giovanni Sgroi e gli amministratori del Comune con i rappresentanti delle associazioni, oltre naturalmente alla comunità rivoltana con numerosi ragazzi del Grest e diverse suore Adoratrici.

In serata, in occasione della festa patronale, Vespro e processione per le vie di Rivolta con la reliquia del santo. Martedì 4 luglio, nel giorno della memoria liturgica di sant’Alberto Quadrelli, consueto pellegrinaggio alla cattedrale di Lodi, di cui il patrono fu vescovo.

 

Sant’Alberto Quadrelli

Alberto Quadrelli nacque a Rivolta d’Adda e rimase parroco di quella antica e importante chiesa collegiata della nostra diocesi per circa venticinque anni. Nel 1168 dal clero di Lodi fu eletto vescovo, il primo della città ricostruita dopo la distruzione operata da Federico Barbarossa. Vissuto in un periodo politicamente e religiosamente turbolento, in mezzo alle lotte tra i Comuni e l’Impero e a una Chiesa lacerata da scismi, Alberto viene descritto da un contemporaneo, suo avversario, come «uomo onesto, saggio, dedito alla preghiera, di vita integra, pieno di amor di Dio e di santo timore». La costante tradizione della Chiesa di Lodi ce lo presenta come un pastore sensibile alle necessità dei poveri. Morì il 4 luglio 1173.

Approfondimento

 




Laudato si’, bilanci e prospettive dell’impegno in diocesi nell’incontro al Santuario di Caravaggio

Scambiarsi idee e suggerimenti, fare formazione e riflettere sulla possibilità di essere ancora più presenti a livello diocesano dando concretezza agli appelli di Papa Francesco. Queste le motivazioni con il quale il gruppo Laudato si’ della Diocesi di Cremona ha deciso di ritrovarsi sabato 24 giugno al Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio. Una giornata conviviale ma anche e soprattutto un appuntamento denso di spunti di confronto.

Come quello offerto nella prima parte dell’incontro, in mattinata, quando Gloria Mari ha illustrato l’esperienza del centro Nocetum di Milano del quale è presidente. Nocetum è una realtà milanese (si trova in zona Corvetto) fondata nel 1998 da suor Ancilla Beretta per prendersi cura dell’uomo nella sua integrità, cioè della sua anima, del suo corpo e dell’ambiente in cui vive, riconoscendolo come opera meravigliosa e unica del Creatore. Il 9 luglio del 2012 l’allora arcivescovo di Milano, cardinal Angelo Scola, ha riconosciuto la comunità Nocetum come “Associazione Privata di Fedeli” e dal gennaio 2020 Nocetum stessa è riconosciuta come “Comunità Laudato si’” per il suo impegno sia nella custodia del creato sia nel sostegno sociale delle persone in stato di disagio.

«Nasciamo dal basso – ha detto Gloria Mari – e la nostra intersezione con il territorio è continua. Negli anni abbiamo sviluppato il dialogo con le Istituzioni utilizzando il Municipio che, va detto, si è sempre dimostrato molto sensibile nei nostri confronti».

Proprio l’esperienza di Nocetum è esemplificativa di un lavoro che parte dal territorio, secondo il responsabile diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, Eugenio Bignardi. Se n’è parlato nel momento di confronto pomeridiano sul ruolo del gruppo diocesano Laudato si’, nel corso del quale è intervenuto anche il vescovo Antonio Napolioni.

«Ci ha impressionato – ha detto Bignardi – il modo in cui i responsabili di Nocetum siano stati in grado di partire da una grande spiritualità arrivando al concreto, interagendo con amministrazioni pubbliche e cittadini».

Ognuno dei presenti in sala ha espresso la propria idea. Una di queste è la necessità di ampliare la formazione, perché se è vero che il volontariato ha ancora forze rilevanti, è altrettanto vero che mancano attività formative che possano essere la chiave per meglio dialogare con le realtà dei settori del sociale e della politica. Si è insistito anche sulla necessità che, come comunità cristiana, anche il gruppo Laudato si’ debba andare oltre la semplice spiritualità per passare maggiormente all’azione.

Nel suo contributo il vescovo Napolioni ha invitato i presenti a «vigilare sulle sfide del territorio, ben sapendo qual è il nostro compito: aiutare ad affrontare emergenze e problemi con metodo». E ha auspicato che possa «crescere una capacità di riflessione che sia sinodale, ovviamente continuando a cantierare alcune iniziative, come ad esempio le comunità energetiche». “La diocesi – ha aggiunto Napolioni – ci vuole essere. Ben vengano le creatività anche in rapporto ad esperienze di altre diocesi».

Raccogliendo l’intervento di uno dei presenti, che si è chiesto perché in parrocchia si senta parlare poco, o nulla, della Laudato si’, Eugenio Bignardi ha suggerito che «dovremmo essere noi a far scoprire alle nostre comunità i problemi del territorio. Cerchiamo di essere d’aiuto, come soggetti attivi».

Insomma, c’è molto da lavorare. Lavorare in rete. Poiché quello che è stato fatto sinora non pare sufficiente.

Idee in tal senso esistono già. Prossimamente si cercherà di metterle in pratica. Intanto un momento importante potrà essere l’apertura del nuovo anno pastorale.




Al Santuario di Caravaggio ordinati presbiteri due frati minori cappuccini

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Fra Luca Savoldelli, 33enne bergamasco di Rovetta, e fra Fabio Burla, 40enne veronese, sono adesso sacerdoti dell’ordine dei frati minori cappuccini. A consacrarli, nella mattinata di sabato 24 giugno al Santuario di Caravaggio, è stato il vescovo Antonio Napolioni che ha presieduto la celebrazione nella basilica di Santa Maria del Fonte.

Un’ottantina i cappuccini presenti, sufficienti a riempire, in aggiunta alle delegazioni di conterranei, parenti ed amici dei due novelli preti, la basilica in un’atmosfera di solennità e di gioia nella ricorrenza di san Giovanni Battista.

E propria sulla figura, le gesta e gli insegnamenti di quello che ha definito come «Il più grande profeti» il vescovo ha incentrato la sua omelia. «Forse – ha esordito Napolioni rivolgendosi a fra Luca e fra Fabio – oggi qui nascono due profeti. Anzi, togliamo il forse, perché certamente Fabio e Luca ricevono la missione di annunciare Cristo da presbiteri oltre che da figli e fratelli di Francesco. Un avvenimento puntuale che sprigiona però i suoi effetti per l’eternità, perché si è sacerdoti per sempre».

Invitando fra Luca e fra Fabio ad avere una bella amicizia con i preti diocesani, con le parrocchie e con i vescovi che incontreranno, Napolioni ha augurato loro di mantenere quel pizzico di libertà che significa «una vocazione profetica, evangelica e missionaria più che clericale e puramente liturgica e sacerdotale». «È il sacerdozio del Cristo Crocifisso – ha aggiunto – che come paramento porta solo uno straccio».

In conclusione, traendo spunto dalle parole del prefazio della preghiera eucaristica, le raccomandazioni ai due neo sacerdoti: «Il prefazio – ha sottolineato il vescovo – contiene dei verbi che al passato remoto descrivono la missione del Battista ma che, declinati al futuro, contengono anche la missione che oggi inizia per voi: esultate sempre, anche nelle circostanze avverse; non stancatevi di essere uomini che portano l’annuncio ovunque e che lo sanno preparare; abbiate la capacità di indicare Gesù, che non è nel passato né nei nostri cassetti; agite dentro un popolo che è chiamato ad essere corpo di Cristo; testimoniate la parola di Cristo con autenticità umana anche fra le difficoltà che troverete».

L’ordinazione presbiteriale è stata per i due cappuccini il coronamento di un lungo percorso. La loro provenienza è dal mondo del lavoro. Fabio Burla ha lavorato in un’azienda alimentare e nell’agricoltura mentre Luca Savoldelli dall’età di 16 anni ha sempre svolto sempre la professione di metalmeccanico in un’azienda di Cerete alternandola con gli studi presso le scuole serali come dirigente di comunità. Poi la vocazione. Per entrambi, il postulato a Lendinara (Rovigo) e, dopo il primo periodo di discernimento vocazionale conclusosi con la professione perpetua, l’inizio degli studi teologici (terminati circa un mese fa) e l’ordinazione diaconale nel convento di Venezia, datata 5 novembre 2022.




A Caravaggio la festa unitaria dell’Azione Cattolica con il dono al Santuario del pastorale del vescovo Assi

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Un pellegrinaggio, un’occasione di festa e un momento di riflessione sul servizio che l’Azione Cattolica svolge in diocesi. Si è svolto nel pomeriggio di sabato 17 giugno al Santuario di Caravaggio l’incontro unitario dell’Ac diocesana. In duecento circa fra bambini, ragazzi e adulti si sono ritrovati a S. Maria del Fonte per un appuntamento che si è concluso in basilica, con l’affidamento alla Vergine e il dono al Santuario regionale della Lombardia del pastorale che fu del vescovo Enrico Assi e che proprio l’Azione Cattolica cremonese gli regalò nel 1986.

«È un momento di festa per noi quello di oggi – ha detto il presidente diocesano Emanuele Bellani – ma è anche un momento in cui gli adulti, oltre a poter vivere una visita guidata del Santuario con don Ottorino Baronio, hanno riflettuto sul ruolo dell’Azione Cattolica non soltanto nella comunità parrocchiale ma anche nella società in generale».

Anche i bambini e i ragazzi sono stati coinvolti in un momento di approfondimento sul Santuario e la sua storia, con suor Paola Rizzi, seguito da attività e giochi proposti dai loro animatori.

Contestualmente è stato l’occasione per il lancio delle attività estive, come il camposcuola per bambini e ragazzi di elementari e medie di Lavarone dal 12 al 19 agosto, che ad oggi conta un’ottantina di iscritti; il camposcuola per adolescenti di Castione della Presolana dal 20 al 27 agosto, che sinora ha raccolto 70 iscrizioni; il week-end dall’1 al 3 settembre per adulti e famiglie di Cesenatico; il campo giovani di fine settembre in una località ancora in fase di definizione. Iniziative aperte anche a non tesserati nelle quali non solo si sta insieme e ci si diverte, ma si prega e si riflette.

«Nel nuovo anno associativo – prosegue ancora il presidente Bellani – saremo inoltre chiamati all’impegno del rinnovo delle cariche, partendo dalle parrocchie a salire: zone pastorali, diocesi fino ai vertici nazionali. Sarà un anno importante, di ricambio».

Presenti all’incontro l’assistente diocesano don Giampaolo Maccagni, don William Dalè, nuovo assistente dell’Azione Cattolica Ragazzi, e don Daniele Rossi, assistente ACR ora passato ai Giovani.

«Quest’anno – ha dichiarato don Daniele Rossi – i numeri dell’Azione Cattolica diocesana segnano un più 20 iscritti (sono 1.380 in totale). Sicuramente anche l’Azione Cattolica sta risentendo della generica fatica di vivere l’associazionismo, ma nei paesi in cui è presente sta andando abbastanza bene. Proprio per venire incontro a un determinato settore pensiamo di introdurre, in primo luogo in città, il Msac, il Movimento Studenti di Azione Cattolica, una realtà già presente in diocesi vicine alla nostra».

Alle 18 i partecipanti all’incontro si sono ritrovati in basilica per la preghiera di affidamento a Maria guidata dal vicario episcopale per il clero e assistente diocesano Ac, don Gianpaolo Maccagni, alla presenza anche del rettore del Santuario, monsignor Amedeo Ferrari.

«Siamo preoccupati e smarriti come ogni persona che riflette su ciò che gli succede intorno – ha detto don Maccagni nella breve riflessione seguita alla preghiera – ma non siamo disperati. E, come si fa con una mamma, ci rivolgiamo adesso a Maria, la quale ci indica due strade: la prima è Gesù, la seconda è quella di voler bene a chi Gesù ha messo alla guida delle comunità cristiane». «Ecco allora il senso del dono di oggi – ha proseguito il sacerdote –: il pastorale che l’Azione Cattolica regalò nel 1986 all’allora vescovo di Cremona Enrico Assi, che era custodito nella nostra sede diocesana, viene oggi donato al santuario di Caravaggio. Un dono per dire che noi ci siamo, che condividiamo la fatica del vescovo e che vogliamo bene alla Chiesa di Cremona che ha tanto futuro davanti a sé”.

Il pastorale, opera dello scultore Maurizio Zurla, riporta tra l’altro nell’estremità ricurva proprio l’apparizione della Beata Vergine di Caravaggio.




A Brignano l’ultimo saluto a don Gianfranco Castelli, «annunciatore fermo della Parola, con il cuore toccato dallo Spirito»

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Nella chiesa parrocchiale di Brignano Gera d’Adda, la comunità diocesana ha dato il suo ultimo saluto, nella mattinata di sabato 15 luglio, a don Gianfranco Castelli, ex parroco di Misano e prima ancora di Fiesco, morto giovedì mattina all’hospice di Calcinate all’età di 76 anni.

Ha celebrato le esequie, iniziate alle 10, il vescovo Antonio Napolioni. Tra i concelebranti il vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e monsignor Valter Dario Maggi, brignanese, ex vescovo missionario di Ibarra, in Ecuador. Presenti una cinquantina di preti diocesani (molti dei quali hanno percorso parecchi chilometri pur di esserci, come ha evidenziato il vescovo stesso), le autorità comunali di Brignano, una folta rappresentanza di misanesi con il sindaco Daisy Pirovano ed il parroco don Stefano Zoppi, alcune suore Adoratrici del Santissimo Sacramento, ma anche persone da Fiesco con il parroco don Marino Dalè.

 

Ascolta l’omelia del Vescovo Napolioni

 

Gremita la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, a testimonianza dell’affetto e della stima di cui godeva don Gianfranco, cosa che il vescovo, ad inizio celebrazione, non ha mancato di sottolineare, come non ha mancato di rimarcare, nell’omelia, il concetto con il quale ha iniziato, quello del ritorno alla casa del padre. «Quando si dà l’annuncio di una morte – ha detto – si cercano le parole più adatte: si dice che è morto, è deceduto, è scomparso… Com’è bello dire invece: “è arrivato a casa”, “è tornato alla casa del Padre”. Missione compiuta. Questa immagine del ritorno a casa per don Gianfranco è particolarmente adatta perché, sceso da Brignano insieme a tanti altri giovani di questa comunità, ha vissuto gli anni della vocazione nel Seminario di Cremona per poi iniziare il suo progressivo viaggio di riavvicinamento: Sant’Imerio, Soncino, Fiesco, un lungo servizio a Misano Gera d’Adda e poi, quando il vescovo gli ha chiesto se volesse rimanere a Cremona come canonico della Cattedrale, certo che avrebbe prestato un ottimo servizio, l’attrattiva della sua Brignano ha prevalso. Sicuramente don Gianfranco avrebbe voluto godere lunghi anni di condivisione con voi, con i famigliari, in questa comunità che ha amato e dalla quale si è riconosciuto generato. Una comunità che adesso lo rigenera, lo partorisce di nuovo nella fede grazie alla parola di Dio che arriva provvidenziale a darci luce. Ringrazio tutti a nome di don Gianfranco».

Nella sua riflessione il vescovo si è chiesto quale sia l’eredità che lascia chi vive amando coloro che incontra, pur coi propri limiti, come ha fatto don Gianfranco, «annunciatore forte della Parola che ci salva». «Un uomo fine, fermo e fraterno – ha proseguito Napolioni –, un prete che non ha mai smesso di lasciarsi toccare nel cuore dalla spiritualità, attingendo alle fonti più sane, più classiche, da San Francesco a papa Giovanni. Anche nell’ultimo periodo, quello della degenza in ospedale, ha mostrato attaccamento alla vita (“Ci spero”, diceva), ma anche obbedienza al Mistero ultimo: “Sono pronto”, diceva anche. Bando ai pessimismi – ha concluso – non facciamo bilanci, guardiamo avanti con fede e con serenità che il Signore ridesterà anche alla memoria di don Gianfranco la voglia di seguirlo e di annunciarlo fino in fondo».

Al termine della Messa, l’ultimo viaggio di don Castelli, accompagnato dai fratelli sacerdoti e dai fedeli, verso il cimitero comunale, dove la salma è stata tumulata.


BIOGRAFIA

Nato a Brignano Gera d’Adda (BG) nel 1946, don Gianfranco Castelli è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1971. Ha iniziato il proprio ministero a Cremona come vicario nella parrocchia dei Santi Clemente e Imerio; nel 1979 il trasferimento a Soncino come vicario nelle parrocchie di S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo. Nel 1986 è stato nominato parroco di Fiesco dove è rimasto fino al 1998, anno della nomina a parroco di Misano Gera d’Adda, dove il sacerdote ha esercitato il suo ministero fino al ritiro, nel 2021. È quindi rientrato nella sua parrocchia d’origine come collaboratore parrocchiale, affiancando, negli ultimi anni di servizio, il parroco don Giuseppe Ferri. Negli ultimi mesi il ricovero presso l’ospedale di Treviglio, a causa di una grave malattia. Da lì il trasferimento all’hospice di Calcinate, dove ha trascorso le ultime settimane.




La Prima Messa di don Andrea Bani ad Agnadello: «Non c’è bambino, ragazzo, adulto o anziano che non porti dentro una parte di te»

 

Quanta gioia per Agnadello nel poter dare di nuovo, trent’anni dopo don Roberto Moroni, un sacerdote alla diocesi di Cremona nella persona del ventiseienne don Andrea Bani. E quanta commozione nell’accoglierlo, nel pomeriggio di domenica 11 giugno, per la sua Prima Messa da prete novello, neanche ventiquattr’ore dopo la sua ordinazione sacerdotale avvenuta sabato sera in Cattedrale a Cremona.

Per far sì che tutti i fedeli potessero assistere alla celebrazione, iniziata alle 18 ed animata nel canto della corale parrocchiale, il parroco don Marco Leggio e i suoi collaboratori hanno fatto predisporre in piazza della Chiesa numerosi posti a sedere e un maxischermo. Ad Agnadello si fanno le cose in grande in occasioni come queste. E si piange. Di gioia, naturalmente.

Non è riuscito a trattenere la commozione Davide De Gradi, che ad inizio celebrazione ha letto il saluto del Consiglio parrocchiale. «Grazie al Signore per aver dato alla nostra comunità la gioia di vederti realizzare una vocazione sempre più rara». E ancora: «Non c’è bambino, ragazzo, adulto o anziano che non porti dentro una parte di te. L’oratorio è stato per te come una seconda famiglia; ora però, nostro malgrado, è ora che questa famiglia ti lasci partire e ti lasci affrontare da nuove sfide e da nuove esperienze. Questo passaggio non è mai facile, prima per noi che per te, ma ti promettiamo che riusciremo ad accettarlo e continueremo a pregare e a fare il tifo per te».

 

Il saluto del Consiglio pastorale parrocchiale

 

Più commosso ancora di De Gradi è stato il sindaco Stefano Samarati di più. «Sono sicuro – ha affermato nel passaggio finale del suo intervento – di parlare anche a nome di tutti gli agnadellesi, anche di quelli che purtroppo ci hanno lasciati in questi ultimi anni e che sarebbero stati presenti qui in prima fila per salutarti e per ringraziarti per ciò che la grazia della tua testimonianza offre e dona oggi ad Agnadello: da parte di tutti noi, buon cammino». A don Andrea l’Amministrazione comunale ha regalato un’immagine in cornice, uno scatto di Roberta Tassi che raffigura la chiesa parrocchiale e sulla quale compare la scritta “Servo per amore, sacerdote dell’umanità”.

A pronunciare l’omelia è stato don Mario Martinengo, parroco di Agnadello dal 2012 al 2021, che ha definito il sacerdote come uno strumento scelto da Dio che a sua volta sceglie di rispondergli affinché l’Eucarestia possa arrivare in ogni luogo ed in ogni tempo. «Il prete –ha aggiunto – è prima di tutto colui che celebra l’Eucarestia e tu, don Andrea, dovrai essere l’amore che si dona, la testimonianza dell’amore infinito di Dio. Dovrai caricarti di tutte le debolezze della gente che incontrerai trasformandole in occasione di dono di te stesso».

 

Omelia di don Mario Martinengo

 

A fine celebrazione è toccato al parroco prendere la parola: «Dirai a tutti la più bella fra le notizie. Oggi ci fai capire che Gesù è vivo. Oggi è il tuo e il nostro sì per diventare più Chiesa» ha detto don Marco Leggio.

 

Saluto del parroco di Agnadello

 

Don Daniele Rossi, vicario di Agnadello tra il 2013 e il 2021, ha raccomandato a don Andrea il mondo giovanile: «Abbilo sempre a cuore». E ancora: «Ti sei fidato di Dio, ti sei abbandonato alla sua volontà e oggi puoi dire che ne è valsa la pena. Avrai momenti belli ed altri meno belli, ma una sola è la gioia che dovrai conservare nel tuo cuore: quella di rendere Dio presente ogni volta che celebrerai l’Eucarestia».

 

Saluto di don Daniele Rossi

 

Da ultimo, il saluto ai presenti da parte del prete novello che ha ringraziato la sua famiglia, i suoi compagni di classe delle scuole superiori e delle squadre di basket in cui ha giocato ed i suoi catechisti ricordando il momento in cui annunciò il suo ingresso in seminario (“Un percorso non facile che mi ha aiutato a maturare come uomo e come credente e nel quale ho imparato a pregare”). E poi altri ringraziamenti: ai suoi compagni di classe in seminario, alle comunità che ha servito in questi anni (Pizzighettone, la prima, seguita nell’ordine, da Mozzanica, Cavatigozzi e dall’unità pastorale di Piadena, Vho e Drizzona), ai parroci di Agnadello, alla comunità tutta (“Che mi ha generato alla fede”) e, da ultimo “Un grazie i miei preti”, senza dimenticare un pensiero per gli amici che ora non ci sono più.

 

Saluto di don Andrea Bani

 

Al termine della celebrazione ancora festa con le note della banda musicale di Agnadello.

 

Don Andrea, don Claudio, don Alex e don Jacopo: sacerdoti «del Corpus Domini» per la Chiesa cremonese