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La basilica di Rivolta d’Adda protagonista su BergamoTv

Un gioiello della nostra pianura, un edificio che gli studiosi considerano un esempio fra i più significativi e interessanti dell’arte lombarda del medioevo. È la basilica di Santa Maria e San Sigismondo, quasi millenaria chiesa situata nel cuore di Rivolta d’Adda, che è stata oggetto di un ampio servizio andato in onda nei giorni scorsi nell’ambito del programma “Gente e paesi. In viaggio con voi” di Bergamo Tv.

A condurre l’inviata Benedetta Roncalli e i telespettatori alla scoperta di questo autentico tesoro d’arte e di architettura sacra è stato Cesare Sottocorno, insegnante oggi in pensione, appassionato studioso della storia e delle tradizioni locali.

«La basilica – ha spiegato Sottocorno rispondendo alle domande della giornalista – risale alla fine dell’undicesimo secolo. Agli inizi del Novecento l’allora parroco monsignor Agostino Desirelli incaricò l’architetto milanese Cesare Nava di progettarne i restauri e la scelta fu quella di riportarla alla sua originaria struttura romanica. Fu aggiunto, ad esempio, il pronao che originariamente non esisteva».

Tre le navate, delle quali la centrale ha una volta a botte, le laterali a crociera. Di grande pregio gli affreschi.

«Dopo i lavori di restauro – ha proseguito Sottocorno – l’architetto Nava incaricò il pittore e decoratore Ernesto Rusca, una personalità nel proprio campo, di affrescare le pareti della basilica raccontando la storia della Chiesa. Nei capitelli invece la riproduzione del bestiario medievale rappresenta l’eterna lotta fra il bene ed il male».

Circa l’altare, del 1765, in stile neoclassico, Sottocorno ha raccontato che nel 1958 l’allora cardinale Giuseppe Roncalli, venuto a Rivolta in visita alle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento, avendone sentito parlare, chiese di poter visitare Santa Maria Assunta e San Sigismondo. Il parroco dell’epoca, che gli fece da guida, gli domandò se avesse dovuto togliere l’altare, come qualcuno voleva, ma il futuro papa (lo sarebbe diventato entro pochi mesi) gli disse di no perché “Ogni epoca ha le sue bellezze”.

La trasmissione di BergamoTv su è quindi soffermata, dietro l’altare, sull’affresco che narra l’Ultima Cena e gli altri dipinti, più o meno antichi.

«Una chiesa che fa emozionare – ha sottolineato la giornalista – e che permette a chi la visita di rivivere l’epoca romanica. In questa basilica ogni angolo parla della sua lunga ed affascinante storia».

«Penso sia una delle più belle testimonianze del romanico – le ha fatto eco Sottocorno – che in Lombardia non mancano, ma questa di Rivolta d’Adda è una delle migliori».

«La comunità considera questa chiesa un bene prezioso e di grande interesse», ha spiegato monsignor Dennis Feudatari, parroco di Rivolta d’Adda, in una breve intervista seguita alla visita. Aggiungendo poi: «Interesse per due motivi: perché la sua imponenza rimanda a un potere ecclesiastico notevole rispetto al contesto e perché essendo stata restaurata ad inizio ‘900 testimonia di come si restaurava a quel tempo, quando si imponeva un’idea di romanico che era più nella testa dell’architetto progettista che nella realtà dei fatti».

Il servizio di Gente e Paesi si è concluso con una battuta anche del presidente della Pro Loco Giuseppe Strepparola, che ha ricordato come l’associazione, fondata 36 anni fa, sia attiva con tante iniziative per promuovere Rivolta, le sue bellezze ed il suo territorio.

 

Per vedere il video cliccare qui (dal minuto 42’50”)




Visita pastorale, da venerdì il Vescovo a Pandino

Comincia nella mattinata di venerdì 26 gennaio dalla casa di riposo della Fondazione Ospedale dei Poveri la visita pastorale “Gesù per le strade” del vescovo Antonio Napolioni alla parrocchia di Pandino, in zona pastorale 1. Alle 10.30 monsignor Napolioni incontrerà gli anziani ospiti, il personale e gli amministratori della Fondazione, ma anche i volontari dell’associazione Soli Mai, attiva presso la struttura di via Vignola. Nel pomeriggio, alle 16, nella sala civica di via Bovis, è in programma l’incontro con gli insegnanti e gli operatori dell’istituto comprensivo visconteo guidato dal dirigente scolastico Giovanni Roglio e della Scuola Casearia; alle 18 quello con catechisti, membri del Consiglio pastorale e membri del Consiglio per gli affari economici della parrocchia. Ultimo appuntamento della giornata con i giovani, a partire dalle 19.30.

La visita pastorale continuerà sabato con tre gli appuntamenti: l’incontro con gli amministratori comunali e con le realtà dell’associazionismo e del volontariato sociale alle 10.30, quello con le coppie di neo-sposi e di genitori di bambini da 0 a 6 anni alle 16 e quello con i genitori e gli adulti a partire dalle 19.30, diviso in un momento dedicato alla cena comunitaria condivisa poi un momento dedicato alla lettura e alla riflessione sulla Parola di Dio delle che la liturgia prevede nella celebrazione della IV domenica del tempo ordinario.

A parte quelli alla Rsa e nella sala civica di via Bovis, sarà l’oratorio San Luigi Gonzaga a ospitare tutti gli incontri di questa visita pastorale.

Domenica 28 gennaio la conclusione della visita pastorale con la Messa solenne che il vescovo Napolioni celebrerà alle 11 nella chiesa parrocchiale di Santa Margherita e trasmessa in diretta tv su Cremona1 e in streaming sui canali web diocesani.

La parrocchia di Santa Margherita, che conta 7.551 persone, è guidata dal parroco don Eugenio Trezzi, che può contare sulla collaboratore del vicario don Andrea Lamperti Tornaghi e del collaboratore parrocchiale don Angelo Ferrari.

«È evidente – racconta don Trezzi – la distinzione fra i pandinesi cosiddetti “doc” e quelli che in paese sono venuti ad abitare, che sono anche le famiglie più giovani. Nostro obiettivo è integrare questi due blocchi, cosa che avviene nell’ambito del catechismo».

Vivace è l’associazionismo che o fa direttamente parte o comunque ruota intorno alla parrocchia. «Come emanazione diretta della parrocchia – prosegue il parroco – abbiamo la San Vincenzo, l’Azione Cattolica e il Centro Italiano Femminile. Dopodiché ruotano attorno a noi altre realtà a sfondo sociale con le quali abbiamo ottimi rapporti».

Significativa anche la parrocchie con l’altra realtà parrocchiale nel comune di Pandino, ma in diocesi di Lodi: «Se c’è bisogno per liturgia ci si aiuta reciprocamente anche con la parrocchia di Nosadello e Gradella, i due borghi che sono frazioni di Pandino ma che non fanno parte della diocesi di Cremona».

Tante le proposte dell’oratorio San Luigi Gonzaga: «L’oratorio – precisa ancora il sacerdote – è impegnato soprattutto nella catechesi dei bambini e dei ragazzi, ma offre parecchie proposte per le diverse fasce d’età».

Nota dolente, anche a Pandino, il calo della frequenza alle messe. «Dopo il Covid – conclude don Eugenio Trezzi – il calo è stato evidente. Ce ne preoccupiamo e ne cerchiamo le cause. Ciò che ci mette in difficoltà è la carenza di domanda. Ci fossero delle richieste, sapremmo come rispondere, invece c’è un distacco di carattere generale misto all’indifferenza degli adulti».




La visita pastorale a Pandino, segno di unità per «un cammino da percorrere insieme»

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Ha detto bene il parroco don Eugenio Trezzi al termine della Messa della domenica mattina: «La visita pastorale del vescovo Antonio non è un’ispezione alla parrocchia ma un aiuto spirituale per favorire l’unità e la comunione fra di noi».

Ed è proprio sulla necessità di fare comunione, di dialogare e di ricercare l’unità che Napolioni insiste nelle sue visite pastorali alle parrocchie della nostra diocesi. Lo ha fatto anche nei tre giorni – da venerdì a domenica – in cui è stato a Pandino, in visita alla vivace e popolosa parrocchia di Santa Margherita.

Una visita iniziata dalla Rsa della Fondazione Ospedale dei Poveri dove, accolto dal consiglio d’amministrazione, il presule ha salutato e si è intrattenuto con gli anziani ospiti con i quali ha dialogato, cantato e pregato. Nel pomeriggio, in oratorio, l’incontro con il mondo della scuola, dell’istruzione e dell’educazione in generale. Insegnanti e personale tecnico-amministrativo hanno presentato al vescovo le tante problematiche che oggi caratterizzano il mondo della scuola ma non sono mancate preziose riflessioni per sognare un futuro diverso in cui fare rete attorno alla vita dei più giovani. In serata, sempre in oratorio, il vescovo Antonio ha incontrato i giovani: un dialogo allegro ma ricco di spunti su tanti temi.

Particolarmente significativo, sabato mattina, l’appuntamento con il volontariato locale, ancora in oratorio, presente anche il sindaco Piergiacomo Bonaventi. Pandino conta più di cinquanta associazioni. Tante. Alcune molto attive. Eppure i problemi non mancano. Uno su tutti, la difficoltà del ricambio generazionale, evidenziata da più voci. Due i concetti espressi e rimarcati dal vescovo. Il primo: «Quando si sta bene insieme – ha detto – questo piacere genera amicizia e prima o poi sboccia in servizio. È lecito mettere assieme gli interessi che poi sfociano in qualcosa di più grande».

Il secondo, prendendo spunto dalla definizione di Pro Loco: «Il loco non deve diventare localismo, perché allora il vescovo alza la voce. Il mio compito è questo: ricordare che il mondo non finisce al paese. Ci si salva, se ci salviamo tutti assieme».

La giornata di sabato è proseguita con gli incontri pomeridiani con le coppie di neo-sposi ed i genitori di bambini da 0 a 6 anni e con i genitori e gli adulti. Infine, la messa di domenica mattina, alle 11, nella chiesa di Santa Margherita, allietata dalla voci dei cantori della corale parrocchiale diretta da Diego Donati. Con monsignor Napolioni hanno concelebrato il parroco don Eugenio Trezzi, il vicario don Andrea Lamperti Tornaghi ed il collaboratore parrocchiale don Angelo Ferrari.

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Nell’omelia il vescovo ha esortato i fedeli pandinesi a camminare nell’unità: «Il messaggio che voglio condividere con voi al termine di questa visita pastorale –ha detto dal pulpito – è questo: la grande autorità di Gesù è consegnata alla Chiesa non solo nei suoi ruoli (il Papa, i vescovi, i ministeri) ma anche nella misura in cui i cristiani si uniscono, dialogano, si capiscono, rispettano le diversità, diventano accoglienti e vivono e diffondono la pace. Un paese di cosa ha bisogno? Certo, ha bisogno di chi sappia risolvere i problemi ma quanti ce ne sono. Risolto uno, ne arriva un altro. Il problema dei problemi è la nostra divisione, è il dividerci in fazioni che non vedono l’ora di distruggere quello che hanno fatto gli altri per dimostrare di essere più bravi finendo per fare il male. E anche nella Chiesa e nelle parrocchie a volte s’infila il virus della divisione e della menzogna, i due capolavori del diavolo. Invece il nostro cammino diventa un cammino sicuro nella misura in cui continueremo a farlo insieme, ciascuno con il suo passo, ma con questa gioia dell’essere popolo di Dio».

Dopo i saluti ed i ringraziamenti del parroco e del vicario, due bambini, Noemi ed il piccolo Federico, hanno donato al vescovo una felpa dell’oratorio San Luigi e assieme a lui sono rimasti sull’altare per la benedizione finale.

 

Il video integrale della celebrazione con il Vescovo

 

 

 


Questo il programma delle prossime tappe della visita pastorale:

  • 16-18 febbraio Vicomoscano, Quattrocase, Fossacaprara, Casalbellotto
  • 23-25 febbraio Vicoboneghisio, Camminata, Cappella di Casalmaggiore, Vicobellignano, Agoiolo
  • 1-3 marzo Soncino, Melotta, Casaletto di Sopra, Isengo
  • 8-10 marzo Caravaggio, Vidalengo
  • 15-17 marzo: San Michele Sette Pozzi, San Giacomo Lovara



Con la tappa nell’unità pastorale “TiCuViGe” la visita pastorale si sposta in zona 2

L’unità pastorale “Santi Martiri e Dottori della Chiesa”, conosciuta anche come “TiCuViGe” perché formata dalle parrocchie di Ticengo, Cumignano sul Naviglio, Villacampagna e Genivolta, si prepara ad accogliere il vescovo Antonio Napolioni in visita pastorale da venerdì 19 a domenica 21 gennaio.

Il programma inizierà venerdì con la Messa nella chiesa di Cumignano alle 18.30. A seguire, pizzata con adolescenti e giovani dell’unità pastorale in oratorio e, al termine, incontro del Vescovo con i ragazzi.

Sabato 20 gennaio, alle 10.30, nella sala consiliare del comune di Ticengo, monsignor Napolioni incontrerà gli amministratori dei Comuni dell’unità pastorale: Soncino (Villacampagna ne è una frazione), Ticengo, Cumignano sul Naviglio e Genivolta. Alle 12.30 pranzo in oratorio a Cumignano; alle 16 incontro a Genivolta con i genitori e i gruppi dell’iniziazione cristiana; alle 18 Messa a Ticengo. Alle 19.30 all’oratorio di Villacampagna apericena per tutti. Sempre a Villacampagna, alle 21, si rifletterà con il vescovo sulla Parola di Dio.

Domenica la conclusione della visita pastorale con le Messe celebrate dal vescovo Napolioni a Villacampagna alle 9 e a Genivolta alle 11: quest’ultima celebrazione sarà trasmessa in diretta televisiva su Cremona1 e in streaming sui canali web e social della Diocesi.

Fra un impegno e l’altro il vescovo farà visita anche ad alcuni anziani nelle loro case.

L’unità pastorale TiCuViGe, in zona pastorale 2, conta circa 2.200 parrocchiani, con una buona percentuale di anziani. Inizialmente furono unite le parrocchie di Villacampagna e di Cumignano sul Naviglio. Una dozzina d’anni fa l’unità pastorale si ingrandì comprendendo la parrocchia di Ticengo e nel 2018 è stata aggregata anche la parrocchia di Genivolta. Parroco è don Davide Osio, cinquantaduenne sacerdote nativo di Cremona, coadiuvato da don Sergio Galbignani, che risiede a Villacampagna.

È proprio don Davide Osio a parlarci di questa realtà. «Per certi versi – racconta – è una realtà omogenea, per altri meno. Ticengo gravita molto su Romanengo, gli altri paesi su Soncino e Soresina e ogni paese ha il proprio Comune, tranne Villacampagna che è una frazione di Soncino. Le iniziative di aggregazione e di svago hanno un buon riscontro di gente, ma non posso dire la stessa cosa per le celebrazioni liturgiche che dopo la pandemia hanno visto dimezzato il numero dei presenti. Rimane la nota lieta di un bel gruppetto di adolescenti e giovani attivo nelle parrocchie dell’unità pastorale. Tre ragazzi maggiorenni, tanto per fare un esempio, prestano ancora servizio alle Messe come chierichetti».

Nota dolente, le strutture. «Ogni parrocchia – prosegue il parroco – ha le proprie e mantenerle costa parecchio. Se poi ai normali costi si aggiungono quelli derivanti dal maltempo ecco che ci ritroviamo la chiesa parrocchiale di Cumignano, ma anche la chiesa parrocchiale e l’oratorio di Genivolta, danneggiati dalle grandinate estive».

Bene invece le realtà associative. «Realtà legate direttamente alla parrocchia non ve ne sono se non la schola cantorum, ma c’è un gruppo valido di ragazzi a Genivolta che ruota attorno all’oratorio con cui abbiamo organizzato la rievocazione della Passione di Gesù e girato anche un film a Natale 2023. Lo scorso anno la squadra di calcio giovanile dell’unità pastorale ha raggiunto la finale regionale nella coppa nazionale dedicata agli oratori. Con le associazioni di volontariato esistenti si collabora: l’Auser di Genivolta organizza sempre qualcosa per anziani e bambini, mentre a Cumignano c’è La Libellula, associazione che ha lo scopo di aggregare facendo conoscere il patrimonio ambientale di questo territorio. Buono anche il rapporto con le Amministrazioni comunali».




«Una testimonianza d’amore, di speranza e di unità» il frutto della visita del Vescovo nell’unità pastorale TiCuViGe

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Conoscersi, incontrarsi, sapersi ascoltare. È anche così che si fa Eucarestia ed è in questo modo che, da venerdì 19 a domenica 21 gennaio, è stato fatto nell’unità pastorale “Santi Martiri e Dottori della Chiesa”, dove il vescovo Antonio Napolioni è stato in visita pastorale con un programma che ha toccato tutte e quattro le parrocchie: Ticengo, Cumignano sul Naviglio, Villacampagna e Genivolta (da qui l’abbreviazione TiCuViGe, com’è forse meglio conosciuta questa realtà di 2.200 parrocchiani circa).

Se la visita è cominciata da Cumignano, con la celebrazione della Messa nel tardo pomeriggio di venerdì 19 gennaio, la conclusione, domenica 21, è stata nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, a Genivolta, dove si è celebrata la Messa di chiusura di questa esperienza.

«Stiamo vivendo una cosa molto bella», ha detto il vescovo nell’omelia, nella quale ha sottolineato come «il fare unità, il fare comunità di questi giorni di gioia e di grazia rappresenta al meglio un Gesù che passa lungo le vie di Ticengo, Cumignano, Villacampagna e Genivolta: ci vede e ci dice di seguirlo, come fa nei sacramenti e nel tempo pasquale». «Dio – ha proseguito – è a tempo pieno amore per noi e ci propone di vivere l’esperienza del Cristo Risorto con una testimonianza d’amore, di speranza e di unità: sia dunque questo il frutto dei giorni che abbiamo vissuto assieme».

Prima della benedizione finale il saluto del parroco, don Davide Osio: «Sono stati giorni belli e intensi questi con il vescovo che con la sua presenza – ha detto il sacerdote – ci ricorda come Gesù sia per le strade, le nostre strade. È stato splendido viverli. Perciò ringrazio il vescovo, ma anche voi parrocchiani per la vostra gioiosa partecipazione. Oggi mettiamo un nuovo tassello per crescere ancora maggiormente nella fede».

 

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La visita pastorale è cominciata venerdì venerdì 19 gennaio con la Messa delle 18.30 nella parrocchiale di Cumignano sul Naviglio, alla quale ha fatto seguito, in oratorio, una pizzata con il vescovo insieme ai ragazzi e il parroco, seguita a sua volta da un incontro di confronto e riflessione. «È stato un bell’incontro per i ragazzi ma anche per i giovani che erano presenti – racconta Matteo, 24 anni –. Il dialogo con il Vescovo è stato arricchente e davvero stimolante e credo fermamente che abbia acceso nelle nostre menti e nei nostri cuori scintille di conoscenza e di riflessione».

La giornata di sabato è cominciata con l’incontro di monsignor Napolioni con gli amministratori locali dei quattro paesi (per Villacampagna, che è una frazione, il riferimento del capoluogo è Soncino) ed è proseguita con le visite agli ammalati e il pranzo con gli anziani – una sessantina – in oratorio a Cumignano sul Naviglio. Nel pomeriggio, nella chiesa di Genivolta, con i genitori e i loro figli il Vescovo ha parlato di fede, di valori e di educazione.

Toccante l’incontro, in forma privata, fra lui e i parenti di alcune vittime della strada: Napolioni ha pregato assieme a loro e a don Osio.

In serata, apericena a Villacampagna per tutti; poi una riflessione sul vangelo domenicale.

Nei giorni di visita pastorale accanto al parroco anche il collaboratore parrocchiale don Sergio Galbignani, nativo di Villacampagna, dove risiede, a lungo missionario nelle Filippine e nelle Isole Salomon.

 

Il video della celebrazione conclusiva a Genivolta




Calvenzano in festa con il Vescovo per i 400 anni del ciclo di affreschi di Tommaso Pombioli nell’Oratorio dell’Assunta

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C’è la gioia degli occhi nel vedere i capolavori di un grande pittore; c’è quella dell’ascolto nel sentire le note di una banda musicale; c’è poi quella del cuore, la più importante, che mette assieme le altre due, che è quella donataci da Dio e che si concretizza nell’Eucarestia. Questo il messaggio che il vescovo Antonio Napolioni ha offerto nella mattinata di domenica 10 dicembre a Calvenzano dove è stato per celebrare con i parrocchiani due importanti anniversari: i 400 anni dalla conclusione del ciclo di affreschi dipinti da Tommaso Pombioli nella chiesetta dell’Oratorio dell’Assunta, detta anche Madonna dei Campi e custodita dal locale gruppo alpini, ed i 200 anni dalla fondazione del corpo bandistico di Calvenzano, vera e propria istituzione per il comune della Bassa Bergamasca nonché una delle più antiche bande della Lombardia.

Accompagnato dal sindaco Fabio Ferla, non nuovo a fare da guida in circostanze del genere, poco dopo le 9.30 il vescovo Napolioni ha visitato la chiesetta e i suoi affreschi rimanendo ammirato dalla bellezza dei dipinti del Pombioli, uno fra i più importanti artisti del Seicento. Il ciclo da lui raffigurato è un vero e proprio inno alla figura femminile che, attraverso la narrazione della vita di Maria, emerge come emblema di e per tutte le donne: forte, salda e dignitosa mentre compie il proprio dovere, che è anche il destino che le è stato assegnato. Un’opera che inneggia alla supremazia di una donna che rappresenta tutte le donne e che, a distanza di quattro secoli, è più che mai attuale.

Terminata la visita, il Vescovo è stato accolto sul sagrato della chiesa parrocchiale dalle note della banda musicale di Calvenzano, dal suo presidente Mario Pietro Colombo e dal suo coordinatore Francesco Tripepi. Il corpo bandistico di Calvenzano debuttò con un concerto in paese in occasione della Pasqua del 1823, dopo due anni di preparazione ad opera di alcuni giovani calvenzanesi tornati dal servizio militare prestato nell’esercito austriaco, dove avevano imparato l’uso di alcuni strumenti musicali

Poi la Messa, accompagnata dai canti della corale parrocchiale. «Non esistono periferie», ha detto monsignor Napolioni nel saluto iniziale ai fedeli, esortandoli a non sentirsi ai margini della diocesi: «Esiste la gente, esiste la vita, esiste il lavoro, esiste il santuario della Madonna dei Campi e ringrazio gli alpini che lo custodiscono con amore. Esiste anche un popolo che canta. È bello allora far festa per i 200 anni della banda di Calvenzano come è bello questo tempo dell’attesa del Signore, un bisogno che abbiamo nel profondo del cuore», ha quindi affermato all’inizio della Messa, concelebrata dal parroco don Franco Sudati e dal segretario e cerimoniere don Matteo Bottesini.

 

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Nell’omelia il Vescovo è partito dalla meraviglia che un’opera come gli affreschi dell’Assunta rappresenta per gli occhi e che le note della banda musicale rappresentano per gli orecchi: un trionfo dei sensi che trova senso e compimento nel cuore di ognuno per mezzo del Signore. «Dio – ha detto – ci dice di aprire gli occhi e il cuore preparando la strada al trionfo della vita sulla morte. Questo è ciò che avviene ogni domenica nell’Eucarestia».

 

Ascolta l’omelia del Vescovo

 

Al termine della messa, il saluto ed i ringraziamenti del parroco. Sul sagrato, ancora protagonista la banda musicale diretta da Massimo Blini che sabato prossimo, alle 21, nell’auditorium comunale di largo XXV Aprile, terrà il concerto conclusivo del ciclo di eventi per il 200° di fondazione.

 

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Romanengo, presentato il progetto per i lavori al tetto e alla struttura

«Questo progetto non rappresenta solamente una semplice opera di ristrutturazione, ma è anche la consapevolezza, da parte nostra, di voler credere che la comunità parrocchiale di Romanengo sarà presente e viva anche nel futuro». Così il parroco di Romanengo, don Massimo Cortellazzi, nel suo intervento di saluto alla presentazione pubblica del progetto di ristrutturazione del tetto e della struttura della chiesa parrocchiale che si è tenuta nel pomeriggio di domenica 3 dicembre proprio nell’edificio di culto dedicato ai Santi Giovanni Battista e Biagio su iniziativa dello stesso don Cortellazzi, del Consiglio pastorale parrocchiale e del Consiglio affari economici della parrocchia.

Un centinaio i presenti fra amministratori comunali, esponenti dell’associazionismo locale e cittadini cui il progetto è stato spiegato con dovizia di particolari e con l’ausilio di una corposa documentazione fotografica dagli architetti Rosaria Tolotti ed Omar Merlo, estensori del progetto e incaricati anche della direzione-lavori, dal restauratore Daniele Calvi della Open Art e dall’ingegner Cristiano Ghisetti, titolare della Ghisetti Costruzioni di Crema, ditta appaltatrice dei lavori.

Il progetto è suddiviso in sette stralci che portano alla sistemazione di tutto il tetto, cupola compresa, e alla manutenzione delle parti litoidi della chiesa. Al momento sono già in corso i lavori afferenti al primo stralcio, relativo al pronao.

Dal punto di vista economico la stima complessiva dell’intervento, comprensiva di spese tecniche, è pari a circa due milioni di euro, di cui una quota-parte potrebbe essere coperta da contributi della CEI e dalla partecipazione a bandi; la restante parte sarà invece a carico della parrocchia.

Terminata la presentazione, i tecnici hanno risposto ad alcune domande dei presenti. La riunione si è conclusa con la parte più significativa di quest’incontro: far decollare le iniziative per la raccolta fondi. Oltre ai contribuiti volontari dei parrocchiani di Romanengo, don Cortellazzi e i suoi collaboratori hanno pensato di coinvolgere le numerose associazioni di volontariato del territorio, di incontrare le imprese locali e dei paesi limitrofi e di attivare una raccolta fondi via web. Insomma, si è lasciata aperta la porta per tutte le idee che possano portare contributi economici a questo importante progetto.




Ad Antegnate una rievocazione storica ha ricordato il miracolo del 1705

Guerra di successione spagnola. L’esercito francese, in procinto di assaltare l’antico borgo di Antegnate, intravede sulle mura una moltitudine di soldati guidati da un condottiero che prendeva ordini da una donna ferma sul soglio della chiesa: dentro la chiesa, impauriti, si erano rifugiati anziani, donne e bambini. Pensando di essere in posizione d’inferiorità l’esercito francese decide di non attaccare e solo successivamente avrebbe scoperto che non vi era alcun soldato a presidiare Antegnate e che quella donna era identica alla statua della Madonna del Rosario venerata dagli abitanti del luogo.

Questi eventi miracolosi, risalenti al novembre 1705, sono ancora oggi ricordati con grande fede e devozione ad Antegnate, nella Bergamasca, come testimonia la partecipazione della gente agli appuntamenti della festa dell’Apparizione di Nostra Signora del Rosario, che li ricorda. Organizzati dalla parrocchia e dal Comune con la partecipazione ed il supporto del gruppo storico Pietro Micca, della locale banda musicale Luciano Manara e del Trekking Ranch, hanno avuto in quella di domenica 5 novembre la giornata conclusiva e più importante.

Una giornata iniziata con la Messa solenne delle 10.30 nella parrocchiale di San Michele Arcangelo presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Con lui hanno concelebrato l’Eucaristia il parroco don Angelo Maffioletti, monsignor Mario Marchesi (già vicario generale della Diocesi, originario del paese) e il segretario e cerimoniere don Matteo Bottesini, con il diacono permanente Roberto Cavalli che ha prestato servizio all’altare.

Prima dell’inizio della liturgia è stata letta la ricostruzione storica dei fati del 4 e 5 novembre 1705, mentre vescovo e sacerdoti rendevano omaggio alla Vergine nel santuario a lei dedicato, situato dietro l’altare maggiore della parrocchiale.

«Perché non vedere in questa storia i segni di quel Magnificat cantato da Maria?», ha detto il parroco don Angelo Maffioletti nel suo saluto all’inizio della celebrazione: «Perché smettere di raccontare ciò che i nostri padri hanno interpretato alla luce della fede? Certo di storico c’è che un esercito s’è fermato e forse è necessario raccontare questa storia oggi che tanti eserciti sono schierati per la distruzione. Qui un volto di una donna ha portato la pace. Una donna ebrea, cristiana perché madre di Cristo e che i musulmani venerano come la madre del profeta».

E sulla figura di Maria anche il Vescovo si è concentrato nella sua omelia. «È lei che ci insegna ad ascoltare il Vangelo e che ci dice di fidarci di ciò che nel nostro cuore il Signore semina. Dio ci ha mandato Maria per venirci incontro. È una di noi». E ancora: «Come ha detto don Angelo, un po’ ebrea, un po’ palestinese, sicuramente più cristiana di noi».

Durante la Messa, allietata dalle voci dei cantori della corale parrocchiale, vi sono stati dei gesti simbolici, come l’accensione di un cero da parte del sindaco Mariangela Riva e l’omaggio floreale alla Madonna da parte dei bambini del catechismo.

All’uscita dalla chiesa, invece, un assaggio invece di quello che gli antegnatesi avrebbero visto poche ore dopo: i soldati francesi (del gruppo storico Pietro Micca) schierati sul sagrato per salutare il vescovo Napolioni e i sacerdoti.

Dalle 14.30 in poi spazio alla ricostruzione storica. Prima location il parco Dei Fontanili dove è andata in scena la simulazione di una battaglia di inizio Settecento con armi d’epoca e cannoni, nella quale il gruppo storico Pietro Micca ha offerto un saggio del proprio repertorio. Alle 16, in un contesto di festa fortunatamente graziato dal meteo, è andato in scena il corteo storico con anche decine di figuranti antegnatesi che indossavano i costumi d’epoca realizzati per la commemorazione del trecentesimo del miracolo. Partito dalla sede dell’associazione Nono Gino, il corteo è giunto in chiesa dove, fra storia e fede, è stato rievocato il miracolo dell’Apparizione.




Antegnate, nel fine settimana in festa per la ricorrenza dell’apparizione

Antegnate in festa, questo fine settimana, per la ricorrenza dell’apparizione di Nostra Signora del Rosario alla quale è dedicato il santuario situato dietro l’altare maggiore della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo.

Il programma degli eventi, che vede la parrocchia affiancata dal Comune nell’organizzazione, con il gruppo storico Pietro Micca, corpo musicale locale “Luciano Manara” e Trekking Ranch, inizia nella serata di venerdì 3 novembre, alle 20.45, con il concerto mariano della schola cantorum di Mozzanica in chiesa parrocchiale. «I brani eseguiti dalla corale – precisa il parroco di Antegnate, don Angelo Maffioletti – si alterneranno con la lettura di scritti di Papa Francesco che chiedono a Maria il dono della pace».

Sabato, alle 9, dopo la recita delle Kodi, in San Michele si aprirà la Scala Santa, una delle rampe che portano al santuario. Alle 10.30 la compagnia teatrale Studio Oida terrà un racconto dell’Apparizione per i bambini. Nel pomeriggio, a cura dell’Amministrazione comunale, visita guidata della chiesa parrocchiale. Alle 18, Messa, recita delle litanie e velazione dell’immagine della Madonna.

Nella giornata di domenica 5 novembre la festa sarà suddivisa fra spiritualità e storia. A presiedere alle 10.30 la Messa solenne sarà il vescovo Antonio Napolioni, che nell’occasione scoprirà la velatura della statua di Maria. A partire dalle 14, quindi, è prevista la simulazione di una battaglia con cannoni ed armi d’epoca presso il parco Dei Fontanili, a cura del gruppo storico Pietro Micca, che precederà il corteo storico (con una cinquantina di figuranti antegnatesi che indosseranno i costumi d’epoca creati nel 2005) con partenza dalla sede dell’associazione Nonno Gino e la rievocazione del miracolo del 5 novembre 1705 quando, durante la guerra di successione spagnola, la popolazione invocò per un’intera notte l’intercessione della Vergine Maria per scongiurare l’assalto al castello di Antegnate che miracolosamente non avvenne.

«Più avanti, probabilmente in occasione della festa dell’Immacolata – aggiunge don Maffioletti – uscirà una guida turistica religiosa del santuario realizzata da don Samuele Riva, attuale parroco di Sabbioneta ma originario di Antegnate, che sul paese ha già realizzato un importante volume a carattere storico».

«Siamo felici – commenta il vicesindaco Giorgio Allegri – di poter affiancare la parrocchia nell’organizzazione degli eventi, resi possibili anche grazie ai fondi del bando Ogni giorno in Lombardia, e fa piacere aver riscoperto da un paio d’anni a questa parte la rievocazione storica, momento significativo per la tradizione antegnatese».




Soncino ricorda il servo di Dio padre Giovanni Battista Manzella: l’Apostolo della Sardegna nacque nel borgo nel 1885

È stata inaugurata il 21 ottobre nella sala ristoro dell’ex filanda Meroni, a Soncino, la mostra, come dice il sottotitolo, dedicata a “Uno dei grandi uomini che hanno fatto la storia del borgo”. Si tratta del servo di Dio padre Giovanni Battista Manzella, detto l’Apostolo della Sardegna. Lombardo di nascita (a Soncino, il 21 gennaio 1885), sardo nel cuore (morì a Sassari il 23 ottobre 1937).

«Questa mostra, patrocinata dal Comune – spiega don Giuseppe Nevi, parroco di Soncino – raccoglie gli elementi fondamentali della vita di padre Giovanni Battista, sacerdote capace di realizzare in pieno, con un impegno quotidiano e incessante in aiuto alle numerose forme di povertà espresse dalla società dell’epoca, la morale della congregazione di San Vincenzo de’ Paoli alla quale apparteneva. Nel corso della sua lunga esperienza pastorale in Sardegna padre Manzella passa in rassegna moltissimi paesi, rispondendo alle necessità dovute a una povertà diffusa. La mostra si sofferma anche sull’Istituto delle Suore del Getsemani, da lui fondato con l’aiuto della mistica Angela Marongiu, un istituto il cui carisma racchiude sia la dimensione contemplativa che quella caritatevole».

A Soncino l’Apostolo della Sardegna fu commemorato in occasione del 70° anniversario della sua morte, ma è la prima volta che viene allestita una mostra in suo ricordo. L’idea è stata proprio di don Nevi, che ha presentato l’iniziativa durante la cerimonia inaugurale, alla quale ha presenziato anche il sindaco di Soncino, Gabriele Gallina, che ha ringraziato sia la famiglia Manzella che il parroco «perché iniziative del genere permettono di riscoprire un illustre cittadino soncinese che si è speso molto sia a livello religioso che civile e umanitario e la cui vita, pensiero ed opere i cittadini soncinesi conoscono ancora poco».

Nella serata di sabato 28 ottobre, alle 20.30, nella sala consiliare del Comune, si terrà una conferenza dal titolo “Padre Manzella dono di Dio e per gli uomini” con relatrice suor Carmela Tornatore delle Suore del Getsemani di Sassari.

La mostra tornerà invece ad essere aperta al pubblico domenica 29 ottobre dalle 14 alle 18 (a disposizione dei visitatori anche una poesia su padre Manzella appositamente scritta dalla soncinese Cristina Cappellini). Sempre domenica, alle 10.30, nella pieve di Santa Maria Assunta, Messa in suffragio di padre Manzella.

«A gennaio 2024 – anticipa don Nevi – tornerà a Soncino una delegazione delle Suore del Getsemani insieme a un padre vincenziano, in quanto riproporremo la mostra, la conferenza e la Messa per padre Manzella”.

Ma chi era il servo di Dio padre Giovanni Battista Manzella? Nato a Soncino il 21 gennaio cresce in una famiglia di modeste condizioni economiche che tuttavia esprime una fede robusta. Entra nel mondo del lavoro, per contribuire all’economia famigliare, e sacerdote lo diventa più tardi, all’inizio del 1893, nella Congregazione dei Missionari Vincenziani. Dopo aver ricoperto diversi incarichi nella provincia di Torino, nel 1900 approda in Sardegna, dove rimane fino alla sua morte. Trentasette anni nei quali spende tutte le sue energie, fisiche e spirituali, per dedicarsi all’apostolato in diversi ambiti: formatore del clero, direttore di anime, ispiratore e realizzatore di molteplici opere caritative. Nel 1909 fonda l’Istituto religioso delle Suore del Getsemani, dette anche Manzelliane. Le sue spoglie si trovano nella chiesa del Santissimo Sacramento di Sassari e sono oggetto di venerazione quotidiana da parte di numerosi devoti e fedeli.