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Un musical su Peter Pan all’Oratorio di Agnadello

Tornano ad Agnadello “I Talenti di via Gemona” che stasera (sabato 15 giugno), all’oratorio San Giovanni Bosco, presentano il musical “Peter Pan”.

Appuntamento alle 21 per quella che sarà la rappresentazione unica di questo spettacolo. In scena, Andrea Beghi, Brian Torri, Carlo Segale, Chiara Beghi, Davide Degradi, Diego Palmas, Elena Galbiati, Eleonora Paolino, Federica Carenini, Irene Pavoni, Lorenzo Galbiati, Lucrezia Taglietti, Margherita Polgati, Matteo Ferrari, Mattia Rossetti, Alessio Pavoni, Matteo Pintus, Santo Vanzillotta, Stefano Beghi, Stefano Viviani, Simone Stella, Chiara Vismara, Alessandra Baragetti e Daniele Scolari diretti dal regista Stefano Faiella.

Ogni anno questa compagnia, formata da giovani dell’oratorio di età compresa fra i 18 ed i 24 anni, sceglie un musical ed inizia a prepararlo ad ottobre per rappresentarlo poi a giugno dell’anno successivo. 




Il Vescovo ai funerali di don Braggiè: «La solitudine, che può essere vista come apparente libertà, né ci conserva né ci custodisce»

Chiesa parrocchiale di San Zeno gremita di fedeli nel pomeriggio di mercoledì 5 giugno per l’ultimo saluto a don Sante Braggié, morto improvvisamente nella serata di sabato 1° giugno, all’età di 59 anni (ne avrebbe compiuti 60 fra pochi giorni), all’ospedale di Fermo dove il sacerdote originario di Cassano d’Adda si trovava ricoverato. Don Sante viveva da un anno a Montedinove (AP), presso i frati minori conventuali, per un periodo di formazione permanente ed avrebbe ripreso il suo ministero dopo l’estate.

A celebrare le esequie, alle 15, è stato il vescovo Antonio Napolioni. Accanto a lui il vescovo emerito Dante Lafranconi, il vicario generale don Massimo Calvi e una trentina di sacerdoti.

Fra i banchi, oltre ai famigliari, c’erano i sindaci di Fontanella (Mauro Brambilla), di Barbata (Vincenzo Trapattoni) e di Casaletto di Sopra (Roberto Moreni), comunità alla quali don Sante è stato legato.

«Dio ha voluto con sé don Sante nel suo abbraccio – ha detto monsignor Napolioni all’inizio Messa –. In questo giorno di dolore, guardiamo avanti, guardiamo al suo ingresso nel regno di Dio». Parole di speranza che il Vescovo ha ripreso anche nell’omelia. “La parola di Dio – ha spiegato – viene a restituirci la luce che si traduce per noi in gratitudine e speranza. E don Sante può andare orgoglioso della compagnia della Parola del Signore, quel Signore che ora lo custodisce e lo consola come custoditi, consolati e conservati lo siamo anche tutti noi».

«Ho incontrato don Sante nel suo momento più fragile – ha proseguito mons. Napolioni – e ringrazio Dio per coloro che si sono presi cura di lui».

Di don Braggié il Vescovo ha sottolineato anche l’esperienza francescana. «È stato per lui un anno di luce – ha spiegato – nel quale ha gioito, ha lavorato e ha cantato le lodi del Signore riscoprendo l’appartenenza alla diocesi che nei prossimi mesi, ora posso dirlo, lo avrebbe visto a Castelleone, come collaboratore. Con lui avevo fatto un patto: di non ricadere più nella trappola della solitudine. Questo deve essere il testamento spirituale che ci lascia: la solitudine, che può essere vista come apparente libertà, non ci conserva né ci custodisce, mentre la fraternità è la vera medicina. Qui a Cassano aveva celebrato la sua prima messa e qui oggi lo riconsegniamo a Dio, davanti a tanti fedeli, con fiducia e gioia, la stessa gioia che ho percepito nella sua voce solo qualche giorno fa, quando l’ho sentito per telefono mentre si trovava in ospedale. Fidiamoci quindi di Dio e non rimarremo delusi».

Dopo la preghiera dei fedeli il Vescovo è tornato brevemente sul concetto del reciproco aiuto. Una raccomandazione, la sua, che ha tenuto particolarmente a sottolineare. «Tutti i volti di una comunità – ha precisato – aiutino ciascuno a prendersi cura di sé e degli altri».

Al termine della messa il parroco di Cassano, mons. Giansante Fusar Imperatore, insieme ad alcuni altri sacerdoti, ha accompagnato la salma verso il cimitero di Cassano per la tumulazione.

Photogallery della celebrazione

 

Il ricordo a Montedinove

Don Sante Braggiè è stato ricordato anche con una Messa di suffragio dalla comunità dei Frati Minori Conventuali di Montedinove (AP), dove aveva recentemente vissuto un periodo di formazione permanente.

 

 

Profilo di don Sante Braggiè

Don Sante Braggiè, nato a Conselve, in provincia di Padova, il 13 giugno 1959, è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1983 mentre risiedeva a Cassano d’Adda. È stato vicario a Fontanella (1983-1993), poi a Sant’Ambrogio in città e contemporaneamente incaricato per il Cimitero Civico (1993-2000). Per un anno (2000-2001) è stato cappellano dell’Ospedale di Treviglio-Caravaggio, quindi vicario a Soncino (2001-2006). Nel 2006 la nomina a parroco di Casaletto di Sopra e Melotta. Dal 2015 al 2017 è stato collaboratore parrocchiale dell’unità pastorale del Boschetto – Migliaro, a Cremona, e cappellano del Cimitero cittadino.




Accolte in diocesi le reliquie di S. Teresa, prima tappa a Mozzanica

La preghiera iniziale in oratorio, una processione fino alla chiesa parrocchiale accompagnata dalle note della banda musicale Don Paltenghi, e la Messa. Così Mozzanica ha accolto, la sera di giovedì 25 aprile, le reliquie di santa Teresa di Gesù Bambino e dei suoi genitori, i coniugi Luigi e Zelia Martin, anch’essi canonizzati dalla Chiesa.

Giunte da Grosseto, le reliquie (i resti corporali dei tre Santi contenuti in due urne) sono arrivate in oratorio alle 20.30. Lì il parroco don Bruno Galetti ha guidato la preghiera per poi celebrare, mezzora più tardi, la messa nella parrocchiale di Santo Stefano. Con lui, sull’altare, don Gabriele Mainardi, vicario parrocchiale, don Angelo Maffioletti, parroco nel Viadanese, don Antonio Bandirali, parroco di Sant’Imerio a Cremona (entrambe le loro parrocchie ospiteranno le reliquie nella loro peregrinatio in diocesi), don Marco Leggio, vicario zonale, e padre Antonio Sangalli, dei Carmelitani Scalzi.

«Stiamo vivendo – ha detto don Bruno all’inizio della celebrazione, animata dai canti della schola cantorum parrocchiale – un momento di grazia che ci fa guardare al Paradiso e i Santi sono qui stasera per incoraggiarci in questo cammino di grazia non facile».

A padre Sangalli è stata affidata l’omelia. «Luigi, Zelia e Teresa – ha detto il sacerdote Carmelitano – hanno vissuto Gesù sino in fondo. Ammaestrati dalla fede i due coniugi hanno a loro volta ammaestrato la più giovane dei loro nove figli, diventata dottore della Chiesa e patrona delle missioni».

A lungo padre Sangalli si è soffermato sulla figura dei coniugi Martin. “Luigi e Zelia – ha proseguito – hanno praticato la vita cristiana più semplice che vi sia santificando tutte le tappe della loro vita. Non sono diventati Santi perché la loro figlia era già stata canonizzata ma perché hanno saputo portare avanti un progetto di vita cristiana diventando sale della terra. Teresa stessa ringraziava Dio per averla fatta nascere in una terra santa. La santità – ha proseguito – è in tutte le cose che voi fedeli fate e da essa non è escluso nessuno. Pensare che diventare santo sia un privilegio solo per pochi è sbagliato perché tale lo si diventa a partire dal fonte battesimale, seguendo Gesù ogni giorno della nostra vita».

Le reliquie saranno a Mozzanica anche venerdì 26 e sabato 27 aprile, quando lasceranno la Bassa Bergamasca al termine della Messa delle 18 dirette a Cremona: tappe a San Sigismondo (Locandina con il programma) e poi a Sant’Imerio.

Contestualmente all’arrivo delle reliquie, nella chiesa parrocchiale di Mozzanica è stata allestita una mostra di pannelli illustrativi per conoscere la vita ed il messaggio di Santa Teresa e dei suoi genitori.

Photogallery della serata del 25 aprile




Il Vescovo alla Sorem per la Messa del Primo Maggio: “Il luogo di lavoro sia un cantiere di pace” (AUDIO E GALLERY)

“Il lavoro sia espressione delle dignità dei figli di Dio”. Il vescovo Antonio ha celebrato quest’anno presso la ditta Sorem di Caravaggio l’annuale Messa diocesana del Primo Maggio, promossa dall’azienda di via Panizzardo di concerto con l’ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, la parrocchia di Caravaggio e la zona pastorale 1 della nostra diocesi.

La celebrazione, allietata dalle voci dei cantori della corale don “Domenico Vecchi”, è iniziata poco dopo le 10. Sull’altare, accanto a monsignor Napolioni, il parroco di Caravaggio don Angelo Lanzeni ed il vicario zonale don Marco Leggio. Con loro anche una dozzina di altri sacerdoti. Fra i fedeli, i sindaci di Caravaggio Claudio Bolandrini e quelli di Mozzanica Pino Fossati, di Calvenzano Fabio Ferla e di Antegnate Andrea Lanzini oltre ad esponenti dei settori dell’imprenditoria e del credito del territorio.

Clicca per guardare la photogallery 

A Lucia Remonti il compito di leggere il saluto iniziale al vescovo a nome della proprietà della Sorem. “La sua onorata presenza, Eccellenza – ha detto la Remonti – sia di stimolo per vivere con maggiore umanità una parte importante delle nostre vite, auspicando che tutte le realtà aziendali si impegnino a rendere più serena la vita dei lavoratori e delle loro famiglie cercando di dare sicurezza e continuità al lavoro”.

Ascolta il saluto della ditta Sorem

A nome della zona pastorale I don Mario Martinengo, parroco di Agnadello, ha rivolto un saluto ed un ringraziamento agli organizzatori e ai partecipanti a questa messa, rivolgendo poi un pensiero a coloro che sul posto di lavoro hanno perso la vita.

Ascolta il saluto di don Mario Martinengo

“Quando Gesù tornò a Nazareth per insegnare nella sinagoga – ha detto il vescovo in un passaggio della sua omelia – fu, per la gente del posto, motivo di scandalo. Non venne capito. Eppure lui si è fatto pane ed Eucaristia passando per la croce. Ecco allora il primo messaggio che voglio dare oggi: ogni uomo e donna che lavorano e che prendono sul serio la loro vita portano la propria croce. Gesù è venuto fra noi a riscattare il lavoro, perché non sia più una maledizione ma diventi espressione della dignità dei figli di Dio”.

Monsignor Napolioni ha rivolto ai fedeli presenti anche un secondo messaggio: “Che si indossi un camice oppure che si lavori in doppiopetto – ha proseguito -, occorre rivestirsi di carità per fare qualunque lavoro con amore, con dedizione, con passione e allora la pace di Cristo regnerà nei nostri cuori. Il luogo di lavoro deve essere un cantiere di pace e l’economia non deve essere una rincorsa del profitto. Solo la solidarietà che Cristo ha vissuto immergendosi nell’umanità trasforma una condizione faticosa in una benedizione”.

“Ecco perché – aggiunge prima di concludere la sua riflessione il Vescovo –  il lavoro deve rispettare le esigenze del riposo, della festa, della vita in famiglia. Non solo per tradizioni cristiane, ma per un’esigenza dell’anima”.

 

Ascolta l’omelia del Vescovo Napolioni

La funzione si è conclusa con la preghiera comunitaria a San Giuseppe Lavoratore, invocato affinché mantenga “sempre viva in tutti noi una coscienza umana e cristiana, e possiamo così lavorare nel rispetto della creazione e della vita”. Dopo la benedizione, i pastori della chiesa evangelica  Sammy Tetteh (dipendente della Sorem) ed Austin Chiemeke hanno intonato due canti rendendo ancora più gioiosa l’atmosfera di questa mattinata.

Ascolta il pensiero del vescovo Antonio dopo la preghiera dei fedeli letta da due bambini

 

Sorem Trasmissioni Meccaniche

Dall’intraprendenza di due amici operai, nel 1953, nasce una piccola impresa artigiana. L’impegno profuso in questa attività fa sì che nel tempo diventi una delle principali realtà industriali di Caravaggio.

Gradualmente ha ampliato i propri spazi produttivi, fino alla realtà attuale che utilizza 14.000 mq di area coperta, ampi spazi esterni e si avvale della collaborazione di 80 dipendenti che, per la maggior parte, sono in azienda da molto tempo e hanno contribuito e contribuiscono al raggiungimento di obiettivi prestigiosi, oltre ad altre circa 30 persone come indotto.

L’azienda ha sempre operato nel campo della meccanica e, con gradualità, è arrivata a potere effettuare tutte le lavorazioni meccaniche, anche le più complesse e di maggiore precisione, con un costante e continuo aggiornamento degli impianti, per la maggior parte eseguita da operatori specializzati, per potere stare al passo dell’evoluzione tecnico produttiva.

Ha iniziato la propria attività producendo particolari per svariati settori: motocicli, macchine agricole e qualsiasi componente che richiedesse il mercato. Dalla fine degli anni Settanta si è specializzata nella produzione di organi di trasmissioni e doppi giunti cardanici impiegati su trattori, macchine movimento terra, carrelli elevatori, carrelli aereoportuali, camion, mezzi per vigili del fuoco e protezione civile, macchine per municipalità e qualsiasi mezzo che opera fuori strada.

La clientela iniziale, locale, ha contribuito ad affinare una notevole esperienza sia tecnica che produttiva, nella produzione di tali prodotti, che forniamo come prodotto finito e pronto per l’assemblaggio in gruppi complessi quali gli assali di macchine, e che ha fatto conoscere la Sorem, dagli anni Novanta, a livello europeo.

Ora, riconosciuta tra i migliori costruttori di doppi giunti a livello globale, si propone come partner collaborativo di realtà industriali, sia di piccole dimensioni che di multinazionali del settore giungendo a una capacità produttiva che potrebbe arrivare fino a 200.000 pezzi all’anno e con la possibilità di soddisfare richieste di quantità importanti da parte di qualsiasi utilizzatore.




A Rivolta d’Adda la torre campanaria è tornata a suonare

Mancavano dal settembre scorso le dieci campane della chiesa parrocchiale di Santa Maria e San Sigismondo, a Rivolta d’Adda. Da quando sono state calate dalla torre campanaria che domina piazza Vittorio Emanuele II per essere portate a Coccaglio (Brescia), nel capannone della ditta “DAN De Antoni” dove sono state sistemate e tirate a lucido e dove è stato rifatto il castello che lo sorregge, non più in legno ma in acciaio zincato. Un’operazione costata circa 110.000 euro e finanziata all’80% dai fondi del meccanismo dell’8 per mille alla chiesa cattolica. La mattina di domenica 14 aprile l’inaugurazione ufficiale, con una breve cerimonia che, a causa del maltempo, si è svolta sotto i portici del municipio.

«Sono ovviamente soddisfatto – ha detto il parroco don Dennis Feudatari nel suo intervento – perché dopo un lungo periodo di pene siamo finalmente arrivati a questo momento». Lungo periodo perché se è vero che le campane sono state tolte dal campanile circa sette mesi fa, è vero anche che dalla Settimana Santa del 2016 suonavano solo “a martello”, data la precarietà delle condizioni del castello in legno.

  

Lunga la lista dei ringraziamenti fatti dal sacerdote a chi, in una maniera o nell’altra, ha contribuito al raggiungimento di questo risultato: dal Consiglio degli affari economici della parrocchia a tutti coloro che hanno dato un contributo passando per tecnici e volontari a vario titolo, senza dimenticare il vescovo Antonio Napolioni, la Curia cremonese e don Gianluca Gaiardi, responsabile dell’ufficio Beni Culturali, e la Conferenza Episcopale Italiana.

Anche Fabio Calvi, sindaco di Rivolta d’Adda, ha dato il bentornato alle campane a nome della cittadinanza. “Dopo mesi di insolito e disorientante silenzio – ha detto nel suo intervento, seguito a quello del parroco – la comunità che ho l’onore di rappresentare si ritrova oggi per dare il bentornato alle nostra campane. Mi sembra giusto e doveroso, a questo punto, fare un ringraziamento particolare a don Dennis per l’attenzione costante che da subito dopo il suo arrivo fra di noi ha dedicato al nostro paese. Ci sono mancate, le nostre belle campane, ma adesso la trepidante attesa è terminata».

Domenica mattina si è anche aperta nell’atrio del palazzo comunale una mostra illustrativa della che riporta notizie sulle dieci campane della basilica (datate 1949), sulla decisione di procedere con i lavori di sostituzione del castello e sistemazione delle campane e sullo svolgimento dei lavori stessi. Il progetto grafico di questa mostra è stato curato da Ivan Losio, ex vicesindaco, musicista, esperto di campane e già responsabile, per la parrocchia di Rivolta, del loro suono.