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Dalla parrocchia di Pandino un servizio di ascolto e assistenza psicologica gratuita via Skype

Un servizio di ascolto completamente gratuito per chi, in una situazione collettiva di emergenza come quella attuale, inedita per la nostra storia recente, senta il bisogno di condividere sentimenti di paura per sé e per i propri cari oppure mostri un’evidente fatica a gestire l’ansia e lo stress che derivano dalle condizioni di vita repentinamente mutate.

Ad offrirlo è la parrocchia di Pandino, grazie ad una professionista del paese che lavora privatamente a Crema e a Milano come psicologa e psicoterapeuta e che si è messa a disposizione per colloqui telefonici o via Skype che abbiano l’obiettivo di rassicurare la persona in difficoltà e sollecitarne le competenze autoregolative.

Un servizio pensato per i parrocchiani che potrebbe essere particolarmente indicato per malati cronici che vivono con ancora più smarrimento questi giorni, anziani particolarmente soli o persone con invalidità fisica o psichica che hanno bisogno di una serie di attenzioni e cura particolari.

«Chi ritenesse, per qualsiasi necessità – spiega il vicario don Andrea Lamperti Tornaghi -, di trovarsi in una situazione di questo tipo, non esiti a scrivere a don@oratoriopandino.it oppure a contattarmi. Accanto a questo servizio prosegue l’impegno quotidiano di noi preti di Pandino attraverso telefonate ad anziani ed ammalati, attraverso il lavoro di attenzione al mondo giovanile con il linguaggio dei social-network a loro più connaturali ed ovviamente nel rito cristiano delle esequie, senza la celebrazione dell’Eucarestia ed in forma privata per i soli famigliari». «L’ansia e l’angoscia panica – afferma la psicologa che effettuerà il servizio -, espongono a stress favorenti lo sviluppo poi di psicopatologie. Intervenire tempestivamente è di fondamentale importanza».


#restiamocomunità – #chiciseparerà




A Rivolta d’Adda anche la basilica, la chiesa di S. Maria Immacolata e Palazzo Celesia nel circuito “Palazzi, castelli e borghi medievali”

Su iniziativa della Pro Loco, Rivolta d’Adda entra quest’anno nel circuito di promozione turistica “Palazzi, castelli e borghi medievali”, organizzato dall’associazione sovracomunale “Pianura da scoprire”. Lo fa mettendo in mostra tre suoi gioielli: la basilica romanica di Santa Maria e San Sigismondo, la chiesa di Santa Maria Immacolata e l’antica dimora nobiliare denominata Palazzo Celesia (in foto) di proprietà della parrocchia, che in questo progetto fa quindi la parte del leone.

La prima delle giornate dedicate all’edizione 2020 di questo circuito si sarebbe dovuta tenere domenica 1° marzo, ma è stata rinviata per le misure attuate per il problema coronavirus.

«Anche Rivolta – spiega il presidente della Pro Loco, Giuseppe Strepparola – grazie all’interessamento della nostra associazione, con il patrocinio del Comune e con la collaborazione della Parrocchia, è stata inserita quest’anno nel circuito organizzato da Pianura da Scoprire insieme ad altre realtà della bergamasca, del Cremasco e del Milanese. Ogni visitatore sarà libero di organizzare la propria giornata secondo i suoi interessi e le sue possibilità, spostandosi da un borgo all’altro e scegliendo l’evento da seguire. Da noi, ai turisti saranno proposte visite guidate con l’associazione Rivolta d’Arte, dalle 14 alle 17.30, registrandosi presso l’infopoint Pro Loco di piazza Vittorio Emanuele II, con un contributo agevolato di 5 euro per visitatore. Presentando un biglietto della Pro Loco si potrà inoltre visitare il locale Parco della Preistoria a prezzi agevolati».

Il calendario delle prossime giornate indica come date il 5 aprile, il lunedì di Pasquetta (il 13 aprile), sabato 25 aprile, venerdì 1° maggio, domenica 3 maggio, martedì 2 giugno, domenica 6 settembre, domenica 4 ottobre e domenica 1° novembre.

«L’iniziativa – afferma il parroco di Rivolta d’Adda, monsignor Dennis Feudatari – è partita dalla Pro Loco e noi l’abbiamo accolta perché per Rivolta è un’occasione. Parliamo di tre beni che hanno pregi unici. La basilica è uno dei pochi esempi di romanico rimasti e vale certamente la pena vederla; Santa Maria, che viene utilizzata per la recita del rosario nel mese di maggio e per i battesimi nella bella stagione, ha una volta affrescata con riferimenti chiaramente leonardeschi e palazzo Celesia è una villa signorile ben conservata, utilizzata per due terzi come sede dell’oratorio, sede delle Acli e dei suoi servizi, dell’Avis, della banda Sant’Alberto e delle Ortofficine Creative. Grazie al circuito di pianura da scoprire sarà più facile conoscere questi tre gioielli ed inoltre i visitatori potranno vedere quello che è l’impianto di un borgo medievale».




La parrocchia di Covo cede il vecchio oratorio. Il Comune realizzerà parcheggi e uffici per il volontariato

Il cortile come parcheggio ed il fabbricato come sede di alcune associazioni di volontariato. Sarà questo il futuro del complesso del vecchio oratorio di Palazzo Migliorati, destinato a passare di mano: dalla parrocchia al Comune, mediante un’operazione che sarà attuata dalla società SIL spa che sta realizzando a Covo il nuovo polo logistico dell’Italtrans (azienda di trasporto e deposito a servizio completo) nell’ambito di un piano integrato d’intervento.

Il sindaco Andrea Capelletti, spiega che cosa succederà: «Il Consiglio comunale, nella seduta di lunedì 24 febbraio, ha dato mandato alla SIL di acquisire dalla parrocchia il complesso dell’ex oratorio e di cederlo al Comune. La SIL ci ha presentato un piano integrato d’intervento che prevede la costruzione di un nuovo polo nella zona artigianale del nostro paese, verso Calcio, di circa 50.000 metri quadri, al momento praticamente completato. Come standard qualitativo a beneficio della comunità, su nostra richiesta, acquisirà il vecchio oratorio pagandolo 350.000 euro alla parrocchia (soldi che saranno scomputati dai complessivi 853.000 euro di standard qualitativi dovuti dalla SIL all’ente pubblico) per poi cederlo gratuitamente al Comune che nel cortile ricaverà oltre trenta parcheggi per auto utilizzando poi il fabbricato come sede per le associazioni di volontariato. Penso alla compagnia teatrale Studio Oida, alla Orsù Eventi, alla costituenda Pro Loco e ad altre attività comunali. Inoltre, con molta probabilità, il cortile anche ospiterà il mercato settimanale, che attualmente trova posto in via Trieste».

Costituito da un piano terra, un primo piano ed un sottotetto eventualmente recuperabile e situato in pieno centro storico, il vecchio oratorio è chiuso da circa sei anni a seguito dell’inaugurazione del nuovo oratorio San Tarcisio. «Per prima cosa –continua Capelletti – dovremo andare a sottoscrivere il preliminare di compravendita. L’ufficio tecnico comunale ha già avuto l’incarico di progettare la disposizione dei parcheggi mentre la SIL si occuperà di una prima, iniziale manutenzione generale, necessaria a riattivare, diciamo così, lo stabile di cui inizieremo ad utilizzare il piano terra per poi pensare, con il tempo, anche al resto. Questa è un’operazione che soddisfa sia noi che la parrocchia perché l’ex oratorio rimane un bene a disposizione di Covo e dei suoi cittadini con una nuova funzione ma con intatti i suoi ricordi, ai quali tanti in paese sono legati».

Soddisfazione viene espressa anche dal parroco don Lorenzo Nespoli: «Si porta a compimento – dice – un disegno che era già stato preventivato ai tempi della costruzione del nuovo oratorio. Allora infatti si era già nell’ottica di una sua cessione in permuta come parte del finanziamento della nuova struttura ed ora arriva l’occasione della cessione al Comune al quale inizialmente si pensava di cedere il cortile. I 350.000 euro che ricaveremo dalla vendita del complesso andranno nel capitolo di spesa per il pagamento del nuovo San Tarcisio».

L’esito positivo dell’operazione è, ovviamente, sottoposto alla previa autorizzazione della competente Sovrintendenza archeologia, belle arti e paesaggio.

Oltre al vecchio oratorio La SIL spa acquisirà e cederà gratuitamente al Comune anche la saletta di via Nozza di proprietà della cooperativa 25 Aprile, per un valore di 33.000 euro, che diventerà sede dell’archivio comunale.




Rivolta d’Adda, inaugurata la mostra “Antichi telai per tessere la liturgia”

La parrocchia di Santa Maria e San Sigismondo in Rivolta d’Adda mette in vetrina i suoi paramenti sacri. Lo fa con la mostra dal titolo “Antichi telai per tessere la liturgia”, inaugurata sabato 8 febbraio alle 19 a Palazzo Celesia, sede dell’oratorio Sant’Alberto e di altre attività, dove al secondo piano sono state allestite due sale con esposti venticinque paramenti. Monsignor Dennis Feudatari, parroco di Rivolta, ha guidato i primi visitatori di questa rassegna (fra cui il sindaco Fabio Calvi e il presidente della Bcc di Caravaggio, Adda e Cremasco Giorgio Merigo) presentando le caratteristiche del materiale esposto, evidenziandone la provenienza, il significato, legato sia alla forma che ai tessuti che ai colori, e il contesto storico in cui è stato creato ed utilizzato.

La mostra, organizzata in occasione della fiera di Sant’Apollonia con il patrocinio di Comune di Rivolta d’Adda, Diocesi di Cremona e Oratorio parrocchiale, rimarrà aperta sino a domenica prossima, 16 febbraio. «Abbiamo scelto di allestirla proprio ora perché in questi giorni c’è la fiera di Sant’Apollonia, che è una fiera commerciale e questi manufatti rappresentano l’imprenditoria attorno alla liturgia» ha spiegato monsignor Feudatari.

I visitatori possono ammirare venticinque paramenti fra cui diversi tipi di piviale, dalmatica e pianeta, risalenti al diciassettesimo, al diciottesimo e al diciannovesimo secolo e un baldacchino processionale del 1700. Tutti i paramenti sono caratterizzati da un prezioso lavoro di tessitura. I ricami, in filamenti d’oro o in filamenti d’argento che riproducono fiori, fogliame prezioso, frutti, adagiati su sfondi di vari colori, sono di pregevole fattura, così come le stoffe.

«C’è anche un paramento – ha raccontato il parroco – che a suo tempo ha mandato la fabbriceria della parrocchia di Rivolta in tribunale, per un contenzioso con la ditta che lo produsse e con la prefettura».




Il Vescovo a Rivolta d’Adda nella festa di San Francesco Spinelli (FOTO E AUDIO)

Prima la visita alla casa Santa Maria, che ospita le suore anziane ed ammalate, poi la messa solenne in Casa madre. Questi i due momenti che nel pomeriggio di giovedì 6 febbraio hanno caratterizzato la presenza del vescovo Antonio Napolioni presso le suore Adoratrici del Santissimo Sacramento di Rivolta d’Adda nel giorno della festa del loro fondatore, San Francesco Spinelli.

Accompagnato dal vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e dal cerimoniere don Flavio Meano, in Casa Santa Maria il vescovo ha prima celebrato il vespro e poi incontrato le religiose per un saluto. «La stagione che vivete ora in questa casa – ha detto monsignor Napolioni alla suore presenti nella chiesetta della struttura di via Piave nella breve riflessione tenuta durante il vespro – non vi deve far sentire arrivate. Il Signore dà l’appuntamento a tutti noi nei nostri cuori, non si stanca mai di visitarci e di parlarci. Allora grazie e avanti. Grazie perché ogni giorno rinnovate il vostro sì, non meno difficile di quello in certi momenti entusiasmanti e di altri fragilissimi. Avanti dietro di Lui, con i fratelli, le sorelle e con tutta la Chiesa».

Omelia del Vescovo nei vespri a Santa Maria

Alle 17.30 il Vescovo ha presieduto la messa nella chiesa della casa madre delle Adoratrici, concelebrata da monsignor Dante Lafranconi, dal parroco di Rivolta monsignor Dennis Feudatari e da altri sacerdoti dicoesani e allietata dalla preghiera cantata dalle corali di Cella Dati, Derovere e Pugnolo. A rappresentare l’Amministrazione comunale c’erano gli assessori Andrea Vergani e Fiorella Boschetti con accanto il presidente della Pro Loco Giuseppe Strepparola, il presidente della Bcc di Caravaggio e Cremasco Giorgio Merigo ed il sindaco di Offanengo Gianni Rossoni.

A madre Isabella Vecchio, superiora generale delle Adoratrici, il compito di salutare il vescovo Antonio. «Dal cielo, San Francesco Spinelli – ha detto – oggi guarda e benedice anche lei, Eccellenza. Grazie al vescovo Dante che continua a portarci nel cuore, ai preti, alle suore e a tutti coloro che oggi sono qui in questa chiesa».

Saluto della superiora generale, madre Isabella Vecchio

«Il Signore è con noi e ci propone, mediante la figura di San Francesco Spinelli, la possibilità di una vita più bella di quella che finora abbiamo assaporato» ha esordito il vescovo Napolioni nella sua omelia, soffermandosi poi sulle letture e sul vangelo. «Chi mangia questo pane – ha proseguito – vivrà in eterno. Su questa frase del vangelo San Francesco Spinelli non ha detto “speriamo” ma ha insistito, costruendoci sopra una vita. Affido alle suore questa esortazione, questo “vivrà in eterno”, da interpretare non solo in chiave individuale ma anche in chiave comunitaria. Tutte le storie vissute sulla terra – ha concluso – nella misura in cui sono state docili alla provvidenza del Padre, sono eterne».

La celebrazione si è conclusa con la preghiera e la benedizione solenne impartita dal vescovo davanti all’urna di padre Spinelli.

Omelia del Vescovo nella Messa in Casa madre

 

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Biografia di san Francesco Spinelli

Nato a Milano il 14 aprile 1853 da genitori bergamaschi a servizio dei Marchesi Stanga, Francesco cresce bravo e vivace e, come S. Giovanni Bosco, è pieno di gioia quando attira gli altri bambini organizzando spettacolini di marionette.  Quando è libero, la mamma lo conduce a visitare poveri e ammalati e lui è felice di amare e aiutare il prossimo, come insegnato da Gesù.

Nasce la vocazione, e Francesco studia a Bergamo, e viene ordinato sacerdote nel 1875.  In quello stesso anno si reca a Roma per il Giubileo, e in S. Maria Maggiore ha una visione: uno stuolo di vergini che adorano Gesù Sacramentato. Don Francesco capisce il progetto della sua vita, ma aspetta il momento giusto per realizzarlo.

Tornato da Roma, svolge attività educative e una scuola serale presso l’ oratorio di don Palazzolo, un’apostolato fra i poveri nella parrocchia dello zio don Pietro, l’insegnamento in Seminario e la guida di alcune comunità religiose femminili, fino a quando nel 1882 recatosi a S.Gervasio d’Adda (CR) incontra una giovane ragazza, Caterina Comensoli, che desidera diventare religiosa in una congregazione che abbia come scopo l’Adorazione Eucaristica.

Don Francesco può così realizzare quel sogno visto in S. Maria Maggiore. Il 15 dicembre 1882 le prime aspiranti suore entrano in una casa che sarà il primo convento, in via S. Antonino a Bergamo. Quel giorno l’Istituto delle Suore Adoratrici ha inizio.  Intanto si aprono nuove case e le religiose accolgono handicappati, poveri e ammalati.

Tutto va bene fino a quando, per una serie di spiacevoli equivoci, don Francesco è costretto ad abbandonare la diocesi di Bergamo, e il 4 aprile 1889 si trasferisce in diocesi di Cremona, a Rivolta d’Adda, dove le sue figlie hanno aperto una casa. Il sacerdote non può più governare l’Istituto, e così la fondazione si divide: madre Comensoli fonda la congregazione delle Suore Sacramentine, don Francesco quella delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Ottenuta la giusta approvazione, le Adoratrici prendono vita. Esse hanno il compito di adorare giorno e notte Gesù nell’Eucarestia e di servire i fratelli poveri e sofferenti, nei quali “Ravvisare il Volto di Cristo”.  Gesù è la fonte e il modello della vita sacerdotale di don Francesco, dal quale prendeva forza e vigore per servire gli altri.

A Rivolta si piega a cercare Cristo fra gli infelici, gli emarginati, i respinti, e dove c’è un bisogno di qualsiasi tipo: scuole, oratori, assistenza agli infermi, agli anziani soli.

I suoi prediletti sono i portatori di handicap, per i quali nutre un affetto di padre. Per loro, oltre all’assistenza, si prodiga per farli organizzare in semplici lavori per sollecitare la loro capacità e promuovere una maggiore autonomia personale. Crede in loro e non li tratta come dei “minorati”.

Accoglie i giovani del grosso borgo cremonese, nella casa madre, ed è felice di trovarsi con loro e farli divertire.  Circondato da vastissima fama di santità, raggiunge l’amato Dio, il 6 febbraio 1913.

Viene dichiarato beato da Giovanni Paolo II il 21 giugno 1992, nel Santuario Mariano di Caravaggio, e proclamato santo in piazza San Pietro da Papa Francesco il 14 ottobre 2018.

 

Le parole e le immagini della Canonizzazione 




Agnadello, il 2 febbraio al via i festeggiamenti per i 70 anni della Polisportiva

La Polisportiva Oratorio San Giovanni Bosco di Agnadello compie settant’anni e domenica 2 febbraio iniziano i festeggiamenti. Si parte con la Messa solenne che alle 10.30 nella chiesa di San Bernardino sarà presieduta dal bergamasco monsignor Carlo Mazza, vescovo emerito di Fidenza, delegato della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna per per il Tempo libero, il Turismo e lo Sport.

Alla celebrazione saranno presenti dirigenti, allenatori, educatori e catechisti che al termine della Messa riceveranno il progetto educativo redatto al termine del Sinodo diocesano dei giovani. Seguirà il pranzo in oratorio.

In serata, alle 21, nel teatro del complesso di via Gemona, una ventina di ragazzi di terza media e di prima superiore porterà in scena lo spettacolo “High School Musical”, per la regia di Lorenzo Galbiati. Di questo musical Elena Galbiati e Matteo Ferrari hanno curato la preparazione dei balletti, Eleonora Paolino la preparazione dei canti e Davide Degradi e Diego Palms la parte di recitazione.

Il calendario di eventi per i settant’anni della Polisportiva, che prevede diversi appuntamenti durante quest’anno, è in fase di preparazione.

“A maggio – spiega il vicario don Daniele Rossi – chiuderemo l’anno sportivo 2019-2020 mentre posso già dire che la festa di compleanno vera e propria della San Giovanni Bosco si terrà il 12 settembre, con l’invito a prendervi parte rivolto al vescovo Antonio Napolioni e con la presenza già confermata delle associazioni di volontariato locali e dell’amministrazione comunale”.




Agnadello, comunità in festa con il vescovo Mazza per i 70 anni della Polisportiva dell’Oratorio (AUDIO E FOTO)

La preghiera comunitaria con la Messa domenicale, un pranzo insieme ed un musical portato in scena da una ventina di ragazzi. Questi gli eventi che domenica 2 febbraio hanno caratterizzato l’inizio dei festeggiamenti per i settant’anni di fondazione della Polisportiva Oratorio San Giovanni Bosco.

Per l’occasione è stato ospite della parrocchia monsignor Carlo Mazza, vescovo emerito di Fidenza, per vent’anni direttore dell’ufficio nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per lo sport, il turismo ed il tempo libero e per diverso tempo cappellano delle delegazioni italiane alle olimpiadi, che ha presieduto la Messa solenne delle 10.30 nella chiesetta di San Bernardino, gremita di fedeli, concelebrata dal parroco don Mario Martinengo a dal vicario don Daniele Rossi.
Prendendo spunto dal vangelo del giorno sulla presentazione di Gesù al tempio, monsignor Mazza nella sua omelia ha sviluppato tre concetti come il sacrificio, la luce e l’incontro che lo sport sa coniugare alla perfezione.
Il sacrificio nello sport, aiuta il corpo a crescere. Ma per questo corpo lo sport è anche luce, perché lo associa all’anima sviluppando appeno la singolarità di ciascuno. Infine lo sport è luogo e tempo dell’incontro, sia con gli amici che con gli avversari. E se c’è l’incontro c’è anche la pace.

Il vescovo emerito di Fidenza ha terminato la sua omelia con un augurio: “A voi bambini e ragazzi –ha detto- che cresciate nelle vostre potenzialità; a voi adulti che sappiate evitare ai vostri ragazzi di crescere come degli zombie. Lo sport sia una barriera contro il pericolo di cadere in certe derive”.

Ascolta l’omelia

Prima della benedizione finale monsignor Mazza ha consegnato a catechisti, allenatori ed educatori il progetto educativo dell’oratorio che più avanti sarà distribuito anche alle famiglie del paese mentre il vicario don Daniele Rossi ha presentato all’assemblea i ragazzi di terza media e di prima superiore che sabato sera (1 febbraio) hanno debuttato sul palcoscenico del teatro dell’oratorio con lo spettacolo High School Musical, replicato anche domenica sera.
In questa avventura i ragazzi sono stati accompagnati da Lorenzo Galbiati in regia, da Elena Galbiati e Matteo Ferrari per la preparazione dei balletti, da Eleonora Paolino la preparazione dei canti e da Davide Degradi e Diego Palmas per la parte di recitazione.

Il calendario di eventi per i settant’anni della Polisportiva è in fase di stesura. Sicuramente in maggio ci sarà la festa di chiusura dell’anno sportivo 2019-2020 mentre la festa di compleanno vera e propria della San Giovanni Bosco è stata fissata per il 12 settembre.

 




Niente può fermare i sogni. A Covo la testimonianza dell’atleta paralimpico Oney Tapia

“Niente può fermare i sogni”. Questo il titolo di una serata formativa organizzata venerdì 24 gennaio all’oratorio San Tarcisio di Covo dalle polisportive oratoriane di Covo, Fontanella ed Antegnate con il patrocinio dei rispettivi comuni. Presentato da Gigi Lanzani e introdotto dal saluto dei sindaci di Covo, Andrea Capelletti, e di Fontanella, Mauro Brambilla, dell’assessore allo sport di Antegnate, Ivan Brambilla, e del parroco di Fontanella, don Diego Poli, l’evento ha segnato un ulteriore, positivo momento di collaborazione fra le tre parrocchie, anche in vista della creazione di una futura unità pastorale.

Protagonista Oney Tapia, 43enne atleta paralimpico di origini cubane, ex giocatore di baseball all’inizio degli anni duemila, ex primatista del mondo, tre ori agli europei paralimpici nel lancio del disco e nel getto del peso e medaglia d’argento alle paralimpiadi di Rio de Janeiro nel lancio del disco, che ha raccontato la sua esperienza di vita ad una platea formata da bambini, ragazzi e genitori.

Prima di lui però, a parlare al pubblico offrendo la propria testimonianza di vita è stato Mario Donelli, ex calciatore professionista, oggi allenatore. Nel suo curriculum, anche le esperienze con i “Milan Academy” in Australia ed in Giappone. “La nostra mission – ha detto – è riempire di gioia e di passione. Ai miei ragazzi dico di non smettere mai di sognare”.

Un concetto, quest’ultimo, che è stato sviluppato anche da Tapia, la cui vita è cambiata radicalmente un giorno di maggio del 2011 quando sul lavoro (faceva il giardiniere a Treviglio) un ramo l’ha colpito causandogli la perdita della vista. Carattere estroverso e piglio da intrattenitore nato, Oney ha raccontato la sua esperienza e partendo da quella ha invitato tutti a riflettere e a piangersi addosso il meno possibile, “Perché in fondo – ha detto in un passaggio del suo intervento – la vita è un gioco e bisogna imparare a giocare”. “Il 25 maggio 2011, giorno del mio incidente – ha esordito – si è spenta una luce e se n’è accesa un’altra, è caduta una pianta ed è nato un bosco. Ho pianto, ho urlato ma ho anche ricominciato a fare i primi passi, assieme a mia mamma”.

E poi l’inizio delle attività sportive per non vedenti, il colpo di fulmine con l’atletica leggera, grazie al gruppo “Omero” di Bergamo, e la carriera paralimpica piena di soddisfazioni”. Oney, che ha vinto tanto in pedana, ha parlato anche delle sconfitte, dalle quali va tratto un insegnamento. “Se noi stessi non decidiamo quando agire – ha spiegato – anche il miglior psicologo del mondo non riuscirebbe ad aiutarci. Se partiamo dicendo che ce la faremo, siamo già al 50% dell’opera. A prescindere dai problemi, dobbiamo cercare di vivere sereni. E dobbiamo seminare. Semina un’idea e raccoglierai un’emozione, semina un’emozione e raccoglierai un’azione. Se non sogniamo, cari miei, siamo fritti. Quello che oggi noi diamo alla vita la vita ce lo restituirà”.




Ad Agnadello il presepe vivente si è concluso con l’arrivo dei Magi durante la Messa in San Bernardino

Come da tradizione, nel giorno dell’Epifania, l’oratorio Don Bosco e la parrocchia di San Vittore di Agnadello, con il patrocinio del Comune, hanno allestito il presepe vivente. Due le novità rispetto alla passata edizione. La prima, la location: via Orefici, strada del centro storico che ben si prestava, nelle intenzioni degli organizzatori a ospitare una rievocazione (scelta rivelatasi azzeccata). La seconda, la scena dell’arrivo dei re magi al cospetto del Bambino, collocata nel corso della Messa celebrata, a fine presepe, dal vicario don Daniele Rossi nella chiesetta di San Bernardino, proprio mentre il sacerdote stava leggendo il vangelo.

Il presepe ha iniziato ad animarsi alle 16, quando le botteghe e i mestieri di un antico villaggio (dal fabbro all’oste, dal fornaio al fruttivendolo) hanno preso vita in via Orefici e si è concluso un’ora più tardi, con la rappresentazione della natività in San Bernardino. Poi, la Messa.

Una cinquantina i figuranti, numeroso il pubblico presente. Immancabile la partecipazione della banda musicale di Agnadello diretta da Angelo Pertusi, le cui note hanno allietato l’evento.

Anche quest’anno la Sacra Famiglia è stata impersonata da una famiglia vera: Marcello Polgati era Giuseppe. Sua moglie Sofia Allegri Maria e il loro figlioletto Matteo Gesù Bambino. Simone Stella ha vestito i panni di Erode, Martina Basso Ricci quelli della regina e Matteo Pintus quelli del censitore mentre Giulio Uberti, Massimiliano Bolognini e Vittorio Regazzini hanno interpretato i re magi.

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Mozzanica come la Palestina di duemila anni fa

Una cinquantina di figuranti ha rappresentato, domenica pomeriggio (5 gennaio), il presepe vivente di Mozzanica, organizzato dal comitato di volontari con il supporto degli alpini e dell’oratorio San Luigi e Sant’Agnese.
Il presepe è tornato dopo un anno di stop ed ha avuto un ottimo riscontro di pubblico. In via Della Fontana ed in via Cerchia delle Mura hanno trovato posto diverse scene nelle quali sono stati riprodotti i mestieri tipici di un antico villaggio come il cestaio, le ricamatrici, la sgranatrice, i panettieri, il ciabattino, l’oste, l’antica farmacia, ed il mulino con i mugnai. Immancabile la casa di re Erode (Norberto Caroselli) e della sua regina (Maria Manenti) così come la postazione dedicata al censimento con lo scriba (Irene Foppa).

Dalle 15 alle 16,30 si sono animate le scene di vita quotidiana del villaggio. Poi, il passaggio di Maria (Elisa Archetti) e di Giuseppe (Carlo Passoni) in cerca di una sistemazione per la notte ha introdotto la fase finale della rappresentazione che si è svolta sul sagrato della chiesa parrocchiale di Santo Stefano dove è stata rappresentata la natività, narrata da Vittorio Grechi. Ad impersonare Gesù è stato un bambino vero, il piccolo Michele, figlio di Carlo ed Elisa Passoni.


L’arrivo dei re magi (Giovanni Moretti, Giuseppe Ronca ed Emmanuel Okoye), giunti dalla chiesa di Santa Marta, ha segnato il momento conclusivo del presepe, chiuso dal parroco don Bruno Galetti con una preghiera, un ringraziamento a chi ha lavorato e partecipato a questo evento e con la benedizione finale.

Nel pomeriggio di lunedì 6 gennaio è in programma un altro evento proposto dalla parrocchia: bambini e ragazzi dell’Azione Cattolica porteranno in scena, alle 16, in oratorio, lo spettacolo “La culla del piccolo re”.