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In Seminario il primo «eccomi» di tre studenti di Teologia

Qui la photogallery completa della celebrazione

 

Nella mattinata di sabato 26 novembre presso il Seminario di Cremona sono stati ammessi tra i candidati al Diaconato e al Presbiterato tre seminaristi, accompagnati dalle proprie famiglie, dagli amici e da rappresentanze delle diverse comunità da cui provengono o in cui hanno svolto o svolgono il loro servizio pastorale. Oltre ai formatori del Seminario, anche un gruppo di sacerdoti ha concelebrato la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni.

I seminaristi ammessi sono stati Alessandro Galluzzi di Pizzighettone, Massimo Serina di Rivolta d’Adda e Fabrice Sowou originario della diocesi di Lomè in Togo.

È stato proprio nel rito di ammissione che i tre seminaristi hanno detto il loro primo «eccomi» davanti a tutta la comunità presente. Un primo passo per ufficializzare il proprio cammino, e come ha detto il vescovo nell’omelia, «un impegno reciproco che i candidati decidono di prendersi con tutta la comunità cristiana che si senta impegnata a fare la propria parte». A partire dalla comunità del Seminario in cui si continuerà ad approfondire la formazione, con la preghiera, lo studio e l’attività pastorale. Monsignor Napolioni ha poi invitato a vivere questo passo con “cuore leggero”, con una sana dose di incoscienza e lasciare che sia la Sua volontà a tracciare il cammino.

Concludendo la propria riflessione, il vescovo ha voluto citare un breve passo di sant’Agostino, dell’ufficio di letture della giornata: “Canta e cammina”, con l’invito e l’augurio che sia l’atteggiamento che da oggi Alessandro, Massimo e Fabrice si impegnano a scegliere ancora di più.

Al termine dell’omelia si è svolto il rito di ammissione, durante il quale i candidati, dopo esser stati chiamati, hanno pronunciato il loro «eccomi» di fronte al vescovo e a tutta l’assemblea.

Al termine della celebrazione il rettore del Seminario, don Marco D’Agostino, ha voluto esprimere un sentito ringraziamento a tutti i presenti e a quanti in questi giorni, in diverso modo, si sono preparati e hanno preparato questa giornata. Significativa per i tre seminaristi, ma altrettanto importante per tutti.

La mattinata è proseguita con un momento di festa insieme agli amici e a quanti hanno voluto prendere parte a questa prima importante tappa del cammino vocazionale dei tre seminaristi. Una festa per i neo ammessi e per tutti, come per tutti è l’invito a non appesantire il cuore ma spalancarlo a quanto Dio compirà in ciascuno.

 

Profilo biografico:

Alessandro Galluzzi, classe 2000, originario della parrocchia di San Bassiano in Pizzighettone, è entrato in seminario subito dopo aver frequentato il liceo scientifico. Ha prestato il suo servizio pastorale a Castelverde e quest’anno nella parrocchia di Calcio.

Massimo Serina, del 1994, della parrocchia S. Maria Assunta e S. Sigismondo di Rivolta d’Adda, dopo la scuola superiore si è laureato in “Scienze e tecnologie alimentari”. Ha prestato servizio nella parrocchia della Beata Vergine in città, collaborando anche con l’ufficio diocesano vocazioni, quest’anno sta svolgendo il suo servizio a Soresina.

Fabrice Sowou, del 1989, proveniente dalla diocesi di Lomè in Togo, ha prestato servizio nella parrocchia di Vicomoscano e Soresina e quest’anno a Rivolta d’Adda.




Casirate d’Adda in festa per don Alberto Bigatti

“Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea”. È stato il versetto del Salmo 22 a fare da cornice alla Prima Messa di don Alberto Bigatti, tenutasi nel pomeriggio di domenica 13 giugno nella chiesa parrocchiale in Casirate d’Adda.

Con queste stesse parole, cantate durante la processione iniziale, si è aperta la celebrazione. Versetto poi ripreso al momento dei saluti e dei ringraziamenti dallo stesso don Alberto. Commosse e sentite le parole del parroco don Luigi Nozza, che in poche righe di omelia ha ripercorso il tratto di strada di questi ultimi anni del novello sacerdote.

Don Luigi, che non ha nascosto contentezza e commozione, ha richiamato al tema della gioia in una giornata così importante, non solo per la diocesi ma per tutta la chiesa. Ha poi rivolto a don Alberto alcune semplici ma significative parole: «Non sarai ma solo, ci sarà per te la vicinanza del Signore, che oggi gioisce con noi, della comunità dalla quale provieni, dove sei stato a prestare il tuo servizio e quelle a cui sarai mandato».

E alcune rappresentanze di parrocchiani e sacerdoti delle parrocchie in cui don Alberto ha prestato il suo servizio erano lì, tra cui anche quella di Soresina, parrocchia che lo vedrà impiegato a svolgere il suo ministero dal prossimo settembre.

La vicinanza, espressa da don Nozza, è stata tangibile e si è respirata nel corteo che dalla casa ha condotto all’oratorio, dal quale, dopo il messaggio del sindaco, è partita la processione per raggiungere la chiesa. La gente ai bordi delle strade e affacciata a balconi e finestre ha fatto respirare quel senso di parrocchia, paroikìa dal greco, ovvero essere vicino, essere tra le case.

Quelle case addobbate a festa per don Alberto e per tutta la comunità. Segno concreto di quell’idea di comunità che don Alberto ha richiamato in modo convinto e sincero alla fine della celebrazione, e come ha voluto specificare: «Oggi non fate festa per me ma con me».

La partecipazione, festosa e orante, e la preparazione, attenta e partecipata, hanno mostrato di quanto è bello gioire delle opere che il Signore compie nella vita di ciascun. Quella gioia che in questi giorni si respirerà tra le case di una comunità in festa che sarà segno autentico di lode nella grande assemblea.

Photogallery della celebrazione

 

 

Profilo del novello sacerdote

Don Alberto Bigatti, classe 1988, è originario di Casirate d’Adda. Laureato in Giurisprudenza, è stato ordinato diacono il 3 ottobre 2020 e ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 12 giugno 2021. Nell’anno del diaconato ha prestato servizio presso l’unità pastorale formata dalle parrocchie di Binanuova, Ca’ de Stefani, Gabbioneta, Vescovato, Pescarolo e Pieve Terzagni. A fine maggio è stato nominato vicario parrocchiale della parrocchia di San Siro vescovo in Soresina.

 

Don Alberto Bigatti e don Francesco Tassi ordinati sacerdoti (VIDEO e FOTO)

A Sant’Agata la Prima Messa di don Francesco Tassi




Virtualmente in pellegrinaggio al Santuario della Fontana (VIDEO)

Un pellegrinaggio insolito, un format completamente nuovo. Le Sottosezioni dell’Unitalsi Lombarda hanno proposto, con creatività, la scoperta delle ricchezze spirituali che il territorio lombardo offre. Il suggerimento, arrivato dalla Presidenza regionale, è stato accolto in modo positivo dalle diverse sottosezioni, tra le quali quella cremonese.

L’idea ha consistito nella produzione di un filmato registrato in uno dei Santuari della Diocesi di appartenenza, proponendo un’occasione di preghiera e un momento di meditazione per tutti coloro che avrebbero voluto e dovuto partecipare ai consueti pellegrinaggi proposti dall’Unitalsi, ma che a causa della situazione di emergenza sono stati posticipati. Per la sottosezione cremonese il Santuario scelto è stato quello della Fontana di Casalmaggiore.

I frati cappuccini hanno gentilmente aperto le porte alla delegazione unitalsiana, composta per l’occasione dal presidente Tiziano Guarneri, dall’assistente spirituale don Maurizio Lucini e da alcuni giovani volontari. Preghiera e storia hanno fatto da centro focale del pellegrinaggio virtuale. È stata così l’occasione per far conoscere un centro di forte spiritualità e altrettanta vicinanza nel territorio casalasco.

Il video è stato pubblicato sui diversi canali social dell’Unitalsi regionale che, insieme a quelli delle altre sottosezioni, vuole garantire e assicurare la sua vicinanza ai propri malati, amici e sostenitori. Sempre vicini anche se lontani!

Guarda gli altri pellegrinaggi virtuali in regione




Unitalsi, il vescovo Antonio ospite del meet con le sottosezioni della Lombardia

Un’occasione di incontro insolita: 23 sottosezioni coinvolte e più di 130 volontari. Questi i numeri del terzo incontro proposto da Unitalsi Lombardia in questa lunga quarantena. L’idea, nata dal presidente dell’Unitalsi lombarda Vittore de Carli e da tutto il consiglio regionale, è quella di coinvolgere tutti i volontari e amici dell’associazione che in questo tempo non possono ritrovarsi ai consueti appuntamenti. E così la rete e la tecnologia sono diventati strumenti utili per far sì che, dalla propria abitazione, si potesse creare un’occasione d’incontro anche con gli associati più lontani.

Il terzo incontro, tenutosi sabato 18 aprile, ha avuto come ospite il vescovo di Cremona Antonio Napolioni, il quale ha tenuto una meditazione dal titolo: “Fate questo in memoria di me”. Dopo il benvenuto di de Carli e della vicepresidente regionale Graziella Moschino la parola è passata all’assistente regionale Mons. Roberto Busti il quale ha espresso parole di vicinanza e apprezzamento per il vescovo cremonese, da poco dimesso dal nosocomio cittadino in seguito al contagio da Corona-virus. Dopo i saluti iniziali ha preso la parola mons. Napolioni il quale ha spiegato l’idea di strutturare la sua meditazione su tre punti, prendendo come brano per la propria riflessione l’ultima cena, nel Vangelo di Luca al capitolo 22. Molti sono stati i temi affrontati dal relatore, uno fra tutti quello della memoria e del ricordo di tutte quelle persone defunte o negli ospedali o nelle case di riposo, lontano da amici e famigliari. Il vescovo ha, quindi, rinnovato l’impegno a ricordare tutti e accompagnarli nella preghiera, in un momento così delicato e difficile. L’invito è poi stato quello di declinare i verbi del quotidiano: amare, lavorare, vivere e donare. Ogni credente è stato invitato a saperli attuare nell’invito che il vangelo gli fa. Al termine dell’incontro il Vescovo Antonio ha poi risposto ad alcune domande. Interessanti i passaggi in cui ha invitato ciascuno a riflettere, riprendendo il discorso alla città di Milano di Mons. Delpini (dicembre del 2018), dal titolo: “Autorizzati a pensare”. Napolioni ha invitato fortemente a farlo – e questo periodo lo impone -, anche per attuare la volontà di Dio. In conclusione, ha raccontato alcuni episodi di bene ricevuti in queste settimane: il più significativo è stato quello di un chierichetto cremonese che, puntualmente, si informava sulla salute del Vescovo e tutte le sere lo ricordava nelle preghiere. Un ottimo esempio per vivere l’invito: “Fate questo in memoria di me”. Un bene fatto non solo di parole ma di gesti concreti.




In Seminario al lavoro per garantire pasti a domicilio

Tutti i sacerdoti, che da seminaristi hanno abitato tra le mura di via Milano 5, ricordano molto bene tutti gli eventi e gli avvenimenti che hanno segnato la storia di questa comunità. Alcuni più piacevoli, altri molto duri, addirittura da far cambiare fisionomia alla struttura.

I sacerdoti più anziani ricordano il periodo della guerra, le cronache ne danno conferma. Negli anni della Seconda guerra mondiale il Seminario cambiò “vocazione”: non più luogo attento alla cura e alla formazione dei futuri presbiteri, ma ambiente di cura e ricovero per i militari feriti. In poco tempo la comunità aprì le porte alla richiesta di aiuto. La diocesi necessitava di sacerdoti, ma anche di uomini sani e militari che potessero continuare ad aiutare il proprio Paese. Così il Seminario di Cremona divenne ben presto un nosocomio cittadino.

Oggi non siamo in tempo di guerra, ma la situazione di gravità ed emergenza in cui verte il territorio invita ciascuno a dare il proprio contributo. Interpella a porsi la domanda su come poter aiutare il prossimo. Richiama tutti a un senso di responsabilità, a fare nei limiti del possibile la propria parte. Così anche il Seminario vescovile di Cremona ha aperto le porte e ha messo a disposizione la propria cucina per la preparazione dei pasti che, quotidianamente, grazie a numerosi volontari, vengono consegnati agli anziani della città e delle zone limitrofe. L’attività è svolta in collaborazione con la Cooperativa “Varietà” di via Bonomelli 81.

Anche i seminaristi si sono messi a disposizione per collaborare e aiutare a preparare i pacchi da consegnare nelle case. In un momento così delicato, la preghiera e la carità che si è invitati a compiere fa comprendere quanto l’altro abbia bisogno di noi. Non per un senso di onnipotenza o indispensabilità, ma per attuare nel quotidiano quell’appartenenza civica e comunitaria che ciascuno è chiamato a vivere.

La giornata per i cuochi inizia la mattina molto presto, intorno alle 6. Dopo la preghiera comunitaria, arrivano i seminaristi; infine è il momento dei volontari. Le mascherine e i camici bianchi che tutti sono obbligati a mettere incutono una certa preoccupazione per la situazione attuale, ma coloro che li portano sono persone che fanno ben sperare. Perché il bene comune è interesse di tutti, e il loro sorriso ne dà conferma.




Ricordato il vescovo Galli con alcune borse di studio per il Seminario

Silenzio e contemplazione, sono queste le parole sottolineate maggiormente giovedì sera, nella chiesa di San Michele, a Cremona, davanti a un’assemblea formata da fedeli e sacerdoti delle diocesi di Cremona e di Fidenza. A presiedere l’Eucarestia l’arcivescovo di Ferrara–Comacchio, Gian Carlo Perego, originario di Agnadello. L’occasione è stata il ricordo di monsignor Maurizio Galli, vescovo di Fidenza, ma per i cremonesi soprattutto sacerdote, assistente scout e rettore del Seminario vescovile.

Presenti, infatti, anche i seminaristi diocesani e il gruppo scout adulti Masci, promotori dell’evento insieme alla parrocchia nell’anniversario della nascita: proprio il 21 novembre del 1936 nasceva a Soresina monsignor Galli, prematuramente scomparso undici anni fa dopo un periodo di malattia.

Introduzione alla celebrazione

Nell’omelia, l’arcivescovo Perego ha fatto memoria del suo rapporto con Galli e delle esperienze condivise, raccontando di un uomo appassionato al ministero, semplice, attento alla fraternità e agli ultimi, ma anche ricco di stimoli per la formazione.

L’Arcivescovo ha collegato anche il ricordo con le due importanti ricorrenze della giornata: la presentazione al tempio della Beata Vergine Maria e la giornata delle claustrali. Da qui l’accenno alla contemplazione e al silenzio, per riscoprire e rinnovare ogni giorno quella gioia di restare alla presenza del Signore. Due esempi di dedizione completa e umile a Dio, un sì orante e silenzioso.

È stata richiamata inoltre, l’apertura e l’interesse all’associazionismo e al mondo del volontariato, proprio a voler sottolineare l’importanza che ha dato, nel suo ministero, alle persone in difficoltà.

Omelia di monsignor Perego

Prima delle benedizione finale, anche il parroco, don Angelo Manfredini, oltre che a ringraziare tutti i presenti, ha voluto accennare un ultimo ricordo con l’insegnamento a guardare sempre in alto. E non è mancato neppure uno speciale ricordo per monsignor Angelo Talamazzini, parroco a San Michele dal 1984 al 2004, deceduto proprio la mattina.

Saluto di don Aldo Mandredini

Al termine della Messa un rappresentante degli scout ha consegnato al rettore del Seminario, don Marco d’Agostino, alcune borse di studio in ricordo di monsignor Galli, sacerdote che ha saputo dare una grande importanza alla formazione. Nell’occasione è stata anche chiusa la raccolta firme che sarà presentata al Comune di Cremona con la richiesta di intitolare al vescovo Maurizio Galli una via, una piazza o un parco della città.

Intervento del rappresentante Masci

Photogallery

 

 

Profilo del vescovo Maurizio Galli

Nato a Soresina nel 1936 e cresciuto nella comunità di Sant’Agata, a Cremona, monsignor Galli fu ordinato sacerdote nel 1961.

Vicario a San Michele Vetere in Cremona e vice assistente di Azione Cattolica, dal 1978 al 1982 è stato animatore in Seminario e quindi rettore.

Il 2 aprile 1998 fu eletto vescovo di Fidenza, ricevendo l’ordinazione episcopale per le mani di mons. Giulio Nicolini il 2 maggio 1998 nella Cattedrale di Cremona. Il 7 giugno 1998 prese possesso della Chiesa di Fidenza, che guidò fino al 30 giugno 2007.

Mons. Maurizio Galli morì il 1° giugno 2008 nella casa di cura Ancelle della Carità di Cremona. È sepolto nella Cattedrale di San Donnino, a Fidenza.

 

 




Il vescovo Napolioni all’apertura dell’anno del Seminario: una fraternità in cammino

Fraternità, comunità, cammino. Sono queste le tre parole risuonate nella cripta del seminario di Cremona, mercoledì 25 settembre, durante celebrazione ufficiale di apertura dell’anno di Seminario. Parole dette e motivate dal vescovo Antonio, il quale ha celebrato l’eucarestia affiancato dal rettore don Marco d’Agostino e il direttore spirituale don Maurizio Lucini.

Le prime parole di benvenuto sono andate alla classe di propedeutica, quest’anno formata da due giovani che hanno deciso di mettersi in cammino e discernimento. Il vescovo ha poi invitato i due propedeutici, ovviamente invito esteso a tutta la comunità a vivere con intensità e attenzione un anno di vita fraterna e non solitaria. Una fraternità fatta di attenzioni, gesti e parole, tutto che richiami ad un attenzione per l’altro, in cammino come me.

Non si tratta di semplice tenerezza, ma consapevolezza di essere per l’altro compagno di viaggio e figura di riferimento per un confronto. Ecco appunto, che subito dopo è stato richiamato il tema della comunità, una comunità trasparente, che chiede di essere sé stessi, senza maschere o finzioni. Se infatti si saprà essere una comunità autentica e sincera ciascuno potrà aiutare gli altri nel proprio cammino di ricerca. Cammino appunto, ecco la terza parola, “nessuno si consideri arrivato”, sono state proprio queste le parole del vescovo, un cammino di domande, dubbi, paure e perplessità. Un cammino però, fatto anche di tante cose positive, come la relazione con Dio nella preghiera e nell’incontro con l’altro, le relazioni con gli altri, nello specifico la vita comunitaria.

Quest’anno la comunità è formata da sedici giovani, però, come ha richiamato il vescovo durante l’omelia, non si tratta di una questione di numeri, ma di persone, che hanno risposto ad un interrogativo bello e serio per la propria vita.

Dopo l’inizio ufficiale, seguito da un momento di festa per i nuovi arrivati, la vita di seminario è costituita da una sua ordinarietà, ma anche quotidiano di novità. Non tanto vissuto per forza come qualcosa di nuovo, ma come consapevolezza di riuscire a stupirsi. Perché, anche se per alcuni gli anni di seminario sono di più di quelli che si contano sulle dita di una mano, è importante che rimanga quell’entusiasmo non effimero, ma edificante per il proprio percorso umano e cristiano. Un’ordinarietà poi che si vive con la scuola a Lodi, la liturgia delle ore, la messa quotidiana, la preparazione delle attività pastorali in vista del fine settimana e anche quel sano imprevisto fuori programma che ci tiene pronti.

La vita di via Milano 5 è qualcosa di certamente originale, ma se vissuto nel modo giusto può davvero far crescere. Il Seminario serve appunto per comprendere se il desiderio che Dio ha per un giovane, e il desiderio di quel giovane sono il medesimo, allora in quel momento si riuscirà a rispondere ad una chiamata di fede.




Istituto degli studi teologici riuniti, a Lodi aperto ufficialmente il nuovo anno accademico

Con l’avvio del nuovo anno pastorale anche il Seminario diocesano ha ripreso la sua attività. Come ogni anno, non solo riprendono per i seminaristi i vari impegni pastorali e comunitari, ma anche il percorso di studi in preparazione al ministero. Lunedì 16 settembre è stata proprio l’occasione e il momento per definire il nuovo anno ormai alle porte e dare il benvenuto agli ultimi arrivati.

Gli anni di Teologia, ovvero quelli compresi tra l’anno di propedeutica e l’anno del diaconato, sono cinque. Divisi in un biennio prettamente filosofico e un triennio che dà maggiore attenzione alle materie teologiche e che preparano al ministero.

Da alcuni anni gli studenti del seminario di Cremona studiano a Lodi dal lunedì al giovedì. Tra il viaggio e le lezioni la scuola impegna l’intera mattinata. A Lodi frequentano i corsi insieme ai seminaristi delle diocesi di Lodi, Crema, Vigevano e Pavia. Gli studenti del biennio sono 10, di cui 6 seminaristi di Cremona. Quelli del triennio 18, con 7 cremonesi.

In mattinata i seminaristi hanno iniziato le lezioni, tenute da docenti delle diocesi coinvolte nell’istituto degli studi teologici riuniti, che comprende le diocesi di Crema, Cremona, Lodi, Vigevano e Pavia.

Se la mattinata ha visto l’occupazione dei seminaristi, il pomeriggio è stato occupato per buona parte del tempo dal collegio docenti, formato appunto dai sacerdoti impegnati nell’insegnamento e dai vescovi Antonio Napolioni (Cremona), Maurizio Malvestiti (Lodi), Maurizio Gervasoni (Vigevano) e Daniele Gianotti (Crema).

Concluso il collegio docenti è stato il momento della celebrazione della Messa, alla quale ha preso parte anche il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti, dato che tra i vari studenti degli studi teologici riuniti ci sono anche seminaristi pavesi, unitisi ai corsi l’anno scorso. La Messa, presieduta da mons. Gervasoni, affiancato dagli altri vescovi, è stata celebrata nella cappella superiore del Seminario di Lodi ed è stata l’occasione di affidamento del nuovo anno.

Mons. Gervasoni ha ricordato durante l’omelia l’importanza dell’approccio allo studio, non tanto per essere grandi sapienti, ovvio il sapere è doveroso, ma la sottolineatura fatta è stata quella sull’importanza che ciò che si studia e quindi ci aiuta a comprendere meglio il pensiero cristiano deve avere come scopo l’avvicinamento a Lui. Ha poi continuato mons. Gervasoni: «Qualcosa dunque che ci debba cambiare, che ci faccia interrogare dal profondo. Questo non sia acquisizione di competenze o saggezza in senso generale, ma sia l’opportunità per verificare fino a che punto quella Parola è rivolta a voi». Un invito chiaro e deciso quello del vescovo di Pavia, che ha sottolineato più volte l’importanza allo studio che alla base deve avere una domanda che ciascuno si pone e un obiettivo al quale aspira.

Al termine della celebrazione il momento informale della cena ha permesso quindi di trascorrere del tempo tra i vari insegnanti e seminaristi, di solito abituati a vedersi solo nelle ore di lezione.

Inizia quindi un nuovo anno di studio, conoscenza e ricerca, consapevoli dell’importanza che ha per ciascuno di noi, e per il nostro futuro.