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Società, lavoro e futuro, a “Chiesa di Casa” la delegazione cremonese in partenza per la Settimana Sociale di Taranto

Società, lavoro e futuro. Questi i temi affrontati nella terza puntata della trasmissione “Chiesa di Casa”. Gli ospiti, intervistati da Riccardo Mancabelli, sono stati Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, Diana Afman della associazione No Spreco e la studentessa Ester Tolomini, entrambe nuovi membri del consiglio pastorale diocesano. Insieme, parteciperanno alla settimana sociale che si terrà a Taranto, a partire dal 21 ottobre, per affrontare questioni legate alla dottrina sociale della Chiesa.

E proprio il tema della della settimana sociale di quest’anno, “Il pianeta che speriamo: ambiente, lavoro e futuro”, è stato al centro del dialogo in trasmissione: «Alla base della riflessione della Settimana Sociale – spiega Eugenio Bignardi – ci sarà la dottrina di Papa Francesco e in particolare il riferimento sarà la Laudato sii».

Diana Afman ha sottolineato l’importanza della parola «ascolto», infatti, a Taranto saranno proposte testimonianze concrete, ma «anche la parola “futuro” è importante, perché bisogna essere realisti – ha aggiunto -: i frutti si vedranno più avanti». Ester Tolomini, invece, richiama l’attenzione in particolare all’urgenza dei problemi legati all’ambiente e al lavoro, considerando necessario intervenire «in modo concreto», riflettendo sul punto di vista dei giovani.

Inoltre, si è da poco concluso il tempo del Creato, il periodo di riflessione sul rispetto dell’ambiente, voluto dal Papa e che, anche in diocesi, ha proposto diverse occasioni di riflessione sui temi ambientali: «Sono state portate esperienze che hanno dimostrato come l’attenzione al creato riguardi tutto l’uomo, non solo gli “ambientalisti”» ha spiegato Bignardi.

E questo è anche il cuore tematico della Settimana Sociale di Taranto: accanto alla presentazione di buone prassi, modelli di sostenibilità, rispetto e giustizia nella società e nel mondo del lavoro, lo stimolo ad un dibattito profondo e diffuso per arrivare a soluzioni attuabili per il bene della “casa comune” e delle persone che la abitano.

Rispetto alla questione “no-spreco”, infatti, Diana racconta la propria esperienza: «C’erano, nella stessa via, famiglie che non riuscivano a mettere un pasto in tavola e negozi che non riuscivano a smaltire alimentari invenduti. Insieme alla Caritas, alle San Vincenzo parrocchiali, siamo intervenuti. Ci sono, poi, giovani che hanno voluto partecipare, cercando di allargare a tutti la partecipazione al consumo delle eccedenze alimentari, non solo come risposta alla povertà, ma anche come segno di rispetto verso il Creato».

L’attenzione dei giovani rispetto alle problematiche sollevate è in crescita, come spiega Ester, aggiungendo: «Il nostro mondo è veloce e ci chiede di stare al passo. Mi piace pensare che questo sia un suggerimento per noi: che possiamo condividere quello che impareremo e individuare degli interventi da mettere in atto direttamente sul territorio, una volta tornati a casa».

Conclusa la settimana di Taranto, però, la sfida sarà quella di impiegare quanto emerso nel dibattito per un intervento nella nostra diocesi: «Ci sarà un incontro con la diocesi di Crema, il 4 dicembre, per riportare a politici le istanze che i giovani hanno recepito a Taranto» anticipa Bignardi, che richiama l’appuntamento con il Primo Maggio come momento centrale del calendario della pastorale sociale diocesana. Percorso che, nella prima parte dell’anno, sarà rivolto a «renderci conto, nella nostra diocesi, così diversa per i vari territori, qual è la situazione del lavoro».

 

 

 




“Chiesa di Casa”. Una missione che ci chiama tutti, la Chiesa cremonese accompagna Gloria e Marco

È la missione il tema della seconda puntata della trasmissione di approfondimento “Chiesa di Casa”. Ospiti nello studio della Casa della Comunicazione sono stati infatti don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la pastorale missionaria, Gloria Manfredini e Marco Allegri che il prossimo sabato 16 ottobre riceveranno dal vescovo Napolioni in Cattedrale il mandato missionario e nelle prossime settimane partiranno come missionari laici per Salvador de Bahia, nella parrocchia di Gesù Cristo Risorto, in Brasile.

Il dialogo, condotto da Riccardo Mancabelli, affronta il tema missione a partire dal tema del mese missionario in corso, “testimoni e profeti”: «È l’invito a vivere una missionarietà fatta di gesti, nel quotidiano. Lo possiamo fare sul nostro territorio, o a distanza» dice don Ghilardi, sottolineando la novità rappresentata per la Chiesa cremonese dalla partenza di due laici come missionari diocesani.

I due missionari saranno al fianco di don Davide Ferretti, successore di don Emilio Bellani come parroco della comunità di Gesù Cristo Risorto.

Alla domanda sul perché della loro partenza, Gloria e Marco hanno sottolineato l’importanza della propria storia, cioè della loro personale esperienza di vita: Gloria Manfredini, insegnante di scuola dell’infanzia dell’Unità pastorale cittadina di Sant’Omobono, risponde: «Non mi sono svegliata una mattina e deciso di farlo, ma è la tappa di un percorso». Anche quello che spinge Marco Allegri, ingegnere, dell’Unità pastorale cittadina Cittanova, a dire di sì alla missione è un cammino intrapreso nella quotidianità: «È una scelta che affonda le sue radici nel passato, nella mia vita e nelle relazioni. Negli ultimi anni cresceva in me la curiosità di provare a vivere accanto ad altri, in missione».

Questo dunque il cuore dell’impegno missionario che attende i due missionari in Brasile: «La relazione. Prima di tutto noi e la comunità di Salvador ci accogliamo a vicenda» spiega Gloria, aggiungendo che il desiderio è quello di mettersi in gioco appena possibile nel mondo educativo della parrocchia brasiliana. E Marco continua: «Siamo lì, prima di tutto per condividere una porzione di tempo, di vita: donarci e offrirci, rimanere in ascolto. Dopodiché metterò a disposizione le mie competenze per adulti e ragazzi delle favelas».

L’esperienza di dono è reciproca: anche chi parte può imparare molto. Infatti, come aggiunge don Maurizio, «le condizioni, anche quelle sociali, non sempre sono favorevoli, perciò, in Brasile si può riconoscere l’azione libera dello Spirito». Mentre, in Brasile, la comunità aspetta con gioia l’arrivo di Marco e Gloria, i due missionari cremonesi «saranno i primi a farci comprendere che ricaduta potrà avere la loro esperienza sulla nostra comunità».

I gesti correlati al gemellaggio con la parrocchia brasiliana sono molto concreti, come la già avvenuta adesione da parte di molti nostri diocesani alla “cesta basica”, il progetto di distribuzione di generi alimentari alle famiglie bisognose del quartiere. Ma non solo. Don Maurizio sottolinea che durante la prossima estate riprenderanno anche le esperienze di missione breve, segno, fra gli altri, che la scelta di Marco e Gloria può diventare occasione per molti.

La partenza di Gloria e Marco come segno della vocazione missionaria di tutta la Chiesa cremonese. Questo il significato profondo del mandato, con la consegna del crocifisso, che il vescovo conferirà loro in Cattedrale sabato 16 ottobre, davanti a tutta la diocesi, in occasione della veglia di apertura del cammino sinodale.

 


 

Chiesa di Casa è l’appuntamento settimanale con i protagonisti della vita pastorale della Chiesa Cremonese. Ogni giovedì dalle 20.30 sui canali web e social della Diocesi di Cremona (Facebook, Youtube, IGTV e diocesidicremona.it) e in tv ogni domenica alle 8.00 e alle 12.15 circa (dopo l’Angelus) su Cremona1, alle 11.45 e alle 20.40 su TelePace.

 

 




“Responsabili e attenti, ma non impauriti”. La preghiera con il Vescovo nella Giornata per le vittime del Covid (VIDEO E FOTO)

Giovedì 18 marzo anche la Diocesi di Cremona ha celebrato la “Giornata nazionale in memoria di tutte le vittime dell’epidemia da coronavirus”, giornata istituita dal Parlamento italiano, e lo ha fatto in particolare con la Messa presieduta in Cattedrale dal vescovo Napolioni e cui tutta la Chiesa locale si è potuta unire in comunione spirituale grazie alla trasmissione in diretta sui canali web.

Il vescovo Napolioni ha introdotto la celebrazione richiamando l’attenzione sul silenzio che ha toccato tutto il Paese in questa giornata in cui tutti hanno bisogno di speranza e certezza durante un periodo che rimane faticoso. 

Una particolare domanda di intercessione è stata rivolta a San Giuseppe, custode della famiglia di cui il 19 marzo ricorre la memoria liturgica, ma anche patrono della «buona morte» per la tradizione popolare. San Giuseppe è padre putativo di Gesù, secondo lo spirito: così il medico o l’infermiere che accudiscono il malato sono diventate figure paterne. A questo proposito il ringraziamento del vescovo per la solidarietà generatasi in questo anno: «Ringraziamo per la capacità di immedesimarci gli uni con gli altri»

Nell’omelia monsignor Napolioni ha chiesto a Dio un amore eterno verso i nostri defunti, ognuno dei quali ha una propria storia di laboriosità, sofferenza e fede, nonostante vengano spesso ridotti a mera cifra di un bollettino. 

Fondamentale la coscienza di un cammino ancora difficile, nella certezza che molti saranno i semi di novità: «Questa preghiera ci rende responsabili e attenti ma non impauriti – ha riflettuto il vescovo – nel bel mezzo del ricordo dei defunti, il Vangelo ci proclama la nascita del Salvatore».

Memoria, però, non è solo ricordo, nostalgia: la preghiera e la comunione dei santi è testimonianza che i nostri defunti rimangono spiritualmente vicini a noi anche in «un’appartenenza non scalfita» come ha aggiunto monsignor Napolioni. 

Un pensiero è stato destinato anche a bambini, adolescenti, anziani: a loro abbiamo dedicato tutte le attenzioni, eppure: «Quanto manca a loro la nostra visita?» ha domandato il Vescovo. Il rischio è quello di dimenticarci anche dei vivi, di chi ci sta accanto, pena il cadere nella civiltà dell’oblio. Ma, citando il Vangelo, il vescovo di Cremona guarda a Gesù rimasto nel tempio: «Egli rivela la sua obbedienza alla missione e consegna a noi la risposta che ci salva». L’omelia, infatti, è proseguita con l’affermazione che da soli è impossibile volersi bene ricordandosi gli uni degli altri. Questa è stata la provocazione del Vescovo: «Chi ci cambierà?». La risposta a cui è giunta la riflessione è che solo l’unico Padre permette una fraternità tra gli uomini, solo Lui abilita ad una solidarietà vera. 

Durante la Messa il vescovo Antonio ha ricordato la commemorazione svoltasi anche in sua presenza presso il bosco della memoriacommemorazione svoltasi anche in sua presenza presso il bosco della memoria, sempre in concomitanza della giornata nazionale per la memoria per le vittime del Covid, alla presenza delle autorità civili cittadine.

 

Photogallery della celebrazione

Guarda il video integrale della Messa

Una preghiera per la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid

A Cremona il ricordo delle vittime Covid nel bosco a loro dedicato




A Caravaggio i vescovi lombardi in preghiera per le vittime del Covid (VIDEO e FOTO)

Nella mattinata di giovedì 11 marzo, l’arcivescovo di Milano e metropolita di Lombardia, mons. Mario Delpini, ha presieduto presso il santuario “Santa Maria del Fonte” presso Caravaggio, in provincia di Bergamo e nella diocesi di Cremona, la Messa per le vittime del Covid.

Si tratta di una data e di un luogo fondamentali per tutte le diocesi della Lombardia: la celebrazione a Caravaggio, sede degli incontri della Conferenza episcopale lombarda, risponde all’invito da parte dei vescovi europei a pregare per le oltre 770 mila vittime della pandemia. Giovedì 4 marzo il segretario della Conferenza episcopale italiana, mons. Stefano Russo, ha celebrato l’Eucaristia a Roma, nella cappella della Conferenza episcopale. La Lombardia, però, particolarmente provata dal virus, ha visto un proprio momento di suffragio, nella stessa giornata in cui anche Monaco ha pregato in memoria dei defunti al tempo del Covid-19.

La celebrazione, proposta su tutto il territorio regionale attraverso la diretta promossa dalla Diocesi di Cremona in collaborazione con l’emittente Cremona 1, ha dato la possibilità a tutti i fedeli lombardi di vivere questo momento in comunione spirituale.

Photogallery della celebrazione

A concelebrare sono stati tutti i Vescovi delle diocesi lombarde, e tra loro anche il vescovo di Cremona Antonio Napolioni, rimasti vicini alle proprie comunità nelle difficoltà e nelle incertezze, come ha ricordato monsignor Delpini introducendo la Messa. Più volte durante la celebrazione è stato ribadito l’affidamento alla Madonna del Fonte, affinché ogni fedele sia sostenuto nel proprio cammino in questo particolare momento storico.

Nell’omelia l’Arcivescovo di Milano si è soffermato sui rischi e sul male che segnano questo tempo di prova: «Si aggira sulla nostra terra una specie di grigiore, una inclinazione alla rassegnazione». Monsignor Delpini ha poi sottolineato e distinto alcuni tratti significativi di questa rassegnazione: il «demone muto» che  impone il silenzio, il «demone ribelle» che insinua la disperazione, infine il «demone della solitudine», origine dell’egoismo che mette gli uni contro gli altri. Il Vangelo di Luca, nella liturgia della Parola, indica la risposta, l’obiezione reale a questo grigiore e al tarlo dell’egoismo, così come ha ricordato l’Arcivescovo: «Ma il regno di Dio è giunto a noi». Delpini ha poi aggiunto la modalità attraverso la quale questo regno si fa presente oggi: attraverso la comunione dei santi. Ha invitato, quindi, alla fraternità tra gli uomini per intercessione di Maria.

La Messa si è conclusa, prima della benedizione, con la preghiera dell’Angelus Domini davanti all’immagine di Maria, affidando a Santa Maria del Fonte le vittime del Covid insieme a tutte le loro famiglia, quanti stanno vivendo momenti di difficoltà a causa della pandemia e tutti coloro che sono impegnati in prima linea nell’emergenza sanitaria. Le parole dell’Arcivescovo hanno ribadito la speranza in questo tempo di prova: «In virtù di un duplice sì, quello di Cristo e quello di  Maria, diviene realtà la salvezza voluta da Dio per il mondo intero».

 

Il video integrale della celebrazione




I perché sul matrimonio: il vescovo risponde alle domande dei futuri sposi (VIDEO)

Nella serata di domenica 14 marzo, alle ore 21 si è svolto in modalità online l’incontro del vescovo Napolioni con le coppie che stanno frequentando i corsi di preparazione al matrimonio. Un appuntamento che negli anni era diventato tradizionale nel percorso annuale della pastorale familiare, quest’anno trasmesso sul portale diocesano e sul canale Youtube della “Diocesi di Cremona”.

Alcune coppie di fidanzati hanno posto dubbi e domande riguardanti le ragioni della scelta coniugale, il perché questo “sì” valga la pena. Le risposte del Vescovo hanno posto in evidenza che il matrimonio è un progetto custodito da Dio, perché «è Lui che ci fa incontrare»; perciò la domanda “Ma chi te l’ha fatto fare?” spesso rivolta ai futuri sposi, sarà una provocazione utile e sempre viva, vero «motore di ricerca» nella coppia per poter cogliere i segni della sua presenza.

Tra le altre domande poste a monsignor Napolioni quella sulla differenza tra matrimonio civile e religioso. In risposta, il Vescovo ha sottolineato che per il cristiano l’altro è dono di Dio, lo stupore, la vita che derivano dal «cementarsi» insieme sono dono di Dio: questa è la genesi di una ricchezza infinita che solo l’atto sacramentale può sprigionare.

Il matrimonio è dunque dono anche nel mezzo della pandemia: «Il Covid costringe a ridimensionare la festa delle nozze. Quali aspetti sono essenziali?» hanno chiesto alcuni. Il Vescovo ha reagito così: «Spalmerete la festa negli anni che verranno, possa essere un cammino di festa!» ricordando che «L’essenziale siete voi e il sacramento; ciò che accade dentro e, se possibile, la coerenza con i segni che lo esprimono fuori».

Nel dialogo con il vescovo Napolioni sono emerse anche le fatiche della quotidianità e la sfida che il matrimonio comporta: «Come poter perdonare?» oppure «Che cosa serve per mantenere vivo il dialogo in una coppia?». Monsignor Napolioni ha spiegato che il perdono di Dio si è reso palpabile nel corpo di Gesù crocifisso: «Come possiamo allontanarcene? Che razza di amore sarebbe quello che funziona finché va bene e non ricomincia a osare quando invece i conti non tornano?». Certo, bisogna darsi il tempo e «disintossicarsi» dalle etichette.

Nel cammino, però, la coppia non è sola: per questo il Vescovo si è soffermato in modo particolare sull’importanza della Chiesa, un  vero alleato. Per sopravvivere, anzi, crescere nei momenti di crisi è necessario lasciarsi aiutare ogni giorno dalla preghiera, la comunità e l’ascolto della Parola: «Quando siamo a frammenti, a pezzi, il Signore ci raccoglie, ci tiene insieme e ci ricostruisce». Ma la comunità è anche «famiglia di famiglie» ha affermato il Vescovo, stupendosi alla vista delle coppie ritrovatesi insieme: «I figli che ci dona il Signore non sono proprietà privata».

L’ultima riflessione ha riguardato proprio la responsabilità genitoriale: «Il figlio custodisce un mistero, non sta ai genitori programmarne il futuro». Il Vescovo ha invitato i genitori a sostenere i figli alla scoperta della propria vocazione e a «dare impulso alla loro sana libertà».

Monsignor Napolioni ha infine ribadito l’invito a essere protagonisti nelle comunità rivolgendo ai futuri sposi un particolare augurio per il cammino verso la Pasqua.

ECCO IL VIDEO COMPLETO

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https://youtu.be/kRGsTq2YuFQ

 

 




I dirigenti delle scuole paritarie a confronto con il Vescovo

Nella mattinata di giovedì 24 settembre si è svolto, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, l’incontro con i dirigenti scolastici delle scuole paritarie di ispirazione cristiana presenti sul territorio diocesano. Il dialogo, con l’intervento del vescovo Napolioni, è stato proposto dall’Ufficio diocesano per la pastorale scolastica, diretto da don Giovanni Tonani.

L’incontro si è svolto a partire da momento di preghiera, seguito da una breve introduzione di don Tonani che ha evidenziato l’importanza delle scuole paritarie. «Dobbiamo andare avanti», ha affermato citando alcuni dati recentemente pubblicati dall’Ufficio scolastico regionale. «In Lombardia abbiamo, nelle scuole paritarie, 228.975 alunni. Il totale degli studenti delle scuole professionali è di 8.579 alunni». Numeri incoraggianti, da associare alle criticità di un tempo delicato come quello attuale.

Nel suo intervento il Vescovo ha esordito sottolineando la portata di questa sfida per le scuole cattoliche: «Voi siete protagonisti di un passaggio epocale. La domanda non è soltanto “Come stiamo galleggiando?”, ma “Quale rotta stiamo prendendo?”».

Il dialogo ha lasciato poi spazio all’intervento dei vari dirigenti che hanno esposto il loro approccio e le loro prime impressioni riguardo la ripresa dell’attività scolastica.

Tra le diverse esperienze è emersa la necessità di dedicarsi tanto alla didattica quanto a un’accoglienza paziente verso le famiglie. Un’occasione, quella di questi mesi, per reinventare tempi e modi, ma anche per riscoprire la positività del lavoro in presenza: «Ogni giorno adesso è regalato», ha commentato il Vescovo.

Infine Mons. Napolioni ha citato i punti principali del messaggio dei Vescovi lombardi ai fedeli: “Imparare a pregare, imparare a pensare, imparare a sperare oltre la morte, imparare a prendersi cura”. «Il verbo che fa da comune denominatore è il vostro, cioè imparare». E ha aggiunto: «Se non impariamo adesso perdiamo qualcosa di decisivo per la vita».

In chiusura di incontro don Tonani ha proposto la lettura del sussidio “Educare, infinito e presente”, a cura della Conferenza episcopale italiana, mentre il Vescovo ha ribadito la propria disponibilità e quella delle parrocchie nell’aiuto agli insegnanti e alle scuole per il percorso che li attende.