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Spazi e servizi per gli universitari. Presentata la Consulta degli studenti al taglio del nastro della nuova aula studio all’Informagiovani

 

Cremona percorre, con sempre maggior determinazione, la strada per diventare una città universitaria. Il Tavolo Allargato, che da tempo unisce Comune di Cremona, Fondazione Arvedi Buschini, le università e la Diocesi, ne è una lampante dimostrazione.

Un passo significativo, anche alla luce delle numerose personalità presenti, è stata l’inaugurazione della nuova aula studio. Nel pomeriggio di venerdì 12 dicembre, il sindaco Galimberti ha ringraziato “per la passione e la competenza” tutti coloro che hanno collaborato e voluto lo spazio ricavato negli ambienti dell’Informagiovani di Via Palestro 17. Con immutato entusiasmo ha concluso l’intervento lodando la presa di responsabilità degli studenti e lanciando un appello: “Cremona è una città universitaria, tanto è stato fatto ma tanto è ancora da fare”.

Come sottolineato dall’assessore Maura Ruggeri e poi dalla responsabile del Servizio Carmen Russo, l’aula è la risposta ad una richiesta nata dai giovani universitari all’interno del progetto, finanziato da Regione Lombardia e presentato dal Comune di Cremona insieme ad un’ampia rete di partner, Ci sto. Molteplici sono le azioni poste in essere e presentate al folto pubblico presente: da un raccordo tra la generazione Z e le imprese, ai podcast e videopodcast, dall’orientamento alle attività laboratoriali realizzate in collaborazione con il terzo settore.

Francesca, rappresentante della neonata Consulta Interuniversitaria, ha spiegato il processo di formazione del gruppo degli studenti per poi sottolineare: “Cremona è una bella città ma, per gli universitari, potrebbe fare ancora di più”. Ha chiuso l’intervento ringraziando per le molteplici possibilità fornite, in particolare per lo sportello di supporto psicologico, particolarmente prezioso in questo momento storico.

L’aula studio sarà aperta il sabato e la domenica, dalle 10 alle 17, a tutti gli studenti maggiorenni che si saranno prenotati attraverso il portale www.cremonauniversity.it. Negli ampi spazi, luogo di studio ma anche di socializzazione, saranno a disposizione 25 postazioni, la connessione wi-fi e un operatore di supporto.




Al Museo diocesano inaugurata la mostra “Antonio Campi a Torre Pallavicina. L’Oratorio di Santa Lucia”

Il professor Marco Tanzi, davanti ai numerosi presenti nella saletta del Museo diocesano di Cremona, ammette di amare particolarmente la formula delle «piccole mostre dossier». È proprio il caso dell’esposizione “Antonio Campi a Torre Pallavicina. L’Oratorio di Santa Lucia”, inaugurata nel pomeriggio di sabato 9 settembre.

«È la prima mostra settembrina» afferma il conservatore del Museo, Stefano Macconi, che, dopo aver portato il saluto del direttore don Gianluca Gaiardi, ha ringraziato tutti i soggetti che hanno reso possibile la riunione delle tavole superstiti di un ampio ciclo dipinto dal grande manierista cremonese Antonio Campi. Dalla collaborazione tra il Museo diocesano e Galleria Canesso Milano, grazie al prestito accordato dai Musei Reali di Torino e a nuove scoperte documentarie, sono riunite in mostra le tavole superstiti di un ampio ciclo dipinto dal grande manierista cremonese negli anni Settanta del Cinquecento per il marchese Adalberto Pallavicino. Lasciando la parola ai numerosi ospiti, ha sottolineato come la mostra sia pienamente in linea con «lo spirito del museo, che vuole non solo raccontare il territorio cittadino, ma quello di tutta la diocesi».

Esprimendo ampia soddisfazione per la collaborazione avviata, ha preso la parola la responsabile delle collezioni d’arte e dell’archeologia dei Musei Reali di Torino, Annamaria Bava. Dopo aver fatto i complimenti per l’allestimento, ha ripercorso il tortuoso percorso che ha portato le opere nelle sale dell’istituzione torinese.

Con una dichiarazione di amore per la città del Torrazzo e per la pittura cremonese del ‘500, Maurizio Canesso, ha espresso tutto l’orgoglio e la soddisfazione per aver contribuito, con la propria Galleria, a riunire queste preziose opere pittoriche.

La studiosa dell’arte Eleonora Scianna ha ringraziato sentitamente Monica Visioli che, grazie ad approfondite ricerche d’archivio, ha ritrovato un documento che ha permesso al professor Tanzi di aggiornare una sua precedente scoperta. Infatti, una trentina di anni, fa lo storico dell’arte cremonese aveva attribuito ad Antonio Campi due tavole dei Musei Reali fino a quel momento considerate opere di un pittore nordico.

Ed è stato proprio lo studioso prendendo la parola a ricordare la zia, la storica dell’arte Maria Luisa Ferrari che cinquant’anni fa pubblicò i due notturni di Antonio Campi (Cremona, 1522/1523-1587). Il recente ritrovamento delle due opere, esposte al pubblico per la prima volta nella sede milanese di Galleria Canesso nel 2021, ha portato nuovamente la questione di Torre Pallavicina all’attenzione degli studiosi.

 

Cristo nell’orto e Cristo davanti a Caifa, Galleria Canesso Milano;
Andata al Calvario (inv. 889) e Resurrezione (inv. 990), Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda.

 

Oggi si sa che la cappella privata voluta da Adalberto Pallavicino era arricchita da almeno 15 tavole con episodi della Passione di Cristo dipinte negli anni Settanta del Cinquecento, un caso privo di paragoni nella Lombardia manierista dell’epoca. Delle quattro opere oggi note, quelle torinesi, con colori smaglianti e affollate di personaggi, mostrano la maturità del manierista cremonese mentre le tavole Canesso sono tra i più alti esempi di quello sperimentalismo luministico che portò Antonio Campi a dipingere alcuni dei più emozionanti notturni della Lombardia prima di Caravaggio. Della sorte di tutte le altre tavole di Torre, alcune certamente danneggiate e forse distrutte, ancora non sappiamo nulla.

Nel breve ma efficace commento delle tavole esposte, ha affermato che rappresentano un «punto di svolta in cui il Campi passa dalla maniera alla natura e alle sperimentazioni luministiche». Prima di salutare tutti i presenti, ha quindi inserito l’attuale mostra in un «vero e proprio rinascimento della città» legato a tre importanti istituzioni museali: il Museo del Violino, il Museo Diocesano e il Museo Archeologico di San Lorenzo.

La mostra “Antonio Campi e Torre Pallavicina” sarà visitabile presso il Museo diocesano di Cremona dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18.

Le novità documentarie e le recenti scoperte presentate nella mostra cremonese saranno pubblicate in un volume corredato da nuove campagne fotografiche.

 

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L’interno della Galleria Canesso di Parigi

La Galleria Canesso

L’attività della Galleria Canesso ruota principalmente attorno ad artisti italiani o che abbiano lavorato in Italia nell’arco di tempo compreso tra il Rinascimento e il Settecento. La scelta dei dipinti, per lo più inediti, spazia dalla pittura di genere a soggetti di carattere storico, con un’attenzione particolare per i ritratti e le nature morte. L’interesse per i dipinti antichi accompagna Maurizio Canesso fin dalla sua giovinezza. Nel 1980 inizia a lavorare nel mondo dell’arte e nel 1994 fonda la sua prima galleria a Parigi. Inizialmente situata in rue Rossini, nel quartiere Drouot, ha inaugurato nel 2005 uno spazio più ampio nel 9° arrondissement, in rue Laffitte. Nel 2021 Maurizio Canesso ha deciso di aprire anche a Milano in via Borgonuovo 24.

La Galleria Canesso organizza periodicamente nei suoi spazi mostre di alto profilo scientifico, in collaborazione con musei e istituzioni pubbliche, come il Museo di Capodimonte a Napoli o i Musei di Strada Nuova di Genova. Oltre ai cataloghi editi in occasione delle mostre, la Galleria ha pubblicato oltre venti volumi ad accompagnamento delle proprie opere.
La fama di serietà professionale di cui gode la Galleria Canesso si è consolidata negli anni grazie alla partecipazione alle più importanti fiere d’arte e di antiquariato (TEFAF Maastricht, TEFAF New York, Fine Arts Paris) e alle strette relazioni tessute a livello internazionale. Tra i musei ai quali ha venduto i suoi dipinti si possono ricordare: il Metropolitan di New York, Lacma di Los Angeles, la National Gallery of Canada di Ottawa, la National Gallery of Victoria di Melbourne, il Louvre di Parigi, il Musée Fabre di Montpellier, il Louvre di Abu Dhabi. La Galleria Canesso si rivolge inoltre a una clientela privata estremamente attenta ed esigente.

 

I Musei Reali di Torino

I Musei Reali di Torino sono situati nel cuore della città antica e propongono un affascinante itinerario di storia, arte e natura che si snoda attraverso i secoli, con testimonianze che datano dalla Preistoria all’età moderna. Il Palazzo Reale, centro di comando della famiglia Savoia, conserva ambienti, arredi e opere d’arte realizzati tra il XVI e il XX secolo. La facciata, preceduta dalla cancellata disegnata da Pelagio Palagi, cela interni sfarzosi, progettati e decorati da grandi artisti come Daniel Seiter, Claudio Beaumont, Francesco De Mura, e da architetti come Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri. Attraverso la Sala del Medagliere si accede all’Armeria Reale, aperta al pubblico nel 1837, che accoglie una ricchissima collezione di armi e armature che dal periodo archeologico giungono all’Ottocento. Lo scalone alfieriano collega l’Armeria alla Biblioteca Reale, fondata nel 1831 da Carlo Alberto, che ampliò la biblioteca di corte con numerosi volumi acquistati presso gli antiquari di tutta Europa. Di grande pregio la raccolta dei disegni, con esemplari dal Quattrocento al Settecento, opera
di grandi maestri tra i quali Michelangelo, Raffaello, Rembrandt. Tra questi spicca il celebre nucleo di Leonardo da Vinci, con l’Autoritratto e il Codice sul volo degli uccelli.
Dopo un lungo e difficile intervento di restauro, nel percorso di visita dei Musei Reali è compresa anche la Cappella della Sindone, mirabile architettura barocca realizzata su progetto di Guarino Guarini nella seconda metà del Seicento.
Il gusto collezionistico dei Savoia è documentato in pittura dalla Galleria Sabauda, che conserva grandi capolavori delle principali scuole europee, da van Eyck a Rubens e van Dyck, da Mantegna, a Paolo Veronese, a Orazio Gentileschi, a Guido Reni. Ordinata cronologicamente, la Galleria ha sede nella Manica Nuova di Palazzo Reale e accoglie anche tre importanti collezioni: quella di pittura fiamminga e olandese, proveniente dalle raccolte del Principe Eugenio di Savoia-Soissons; quella del finanziere Riccardo Gualino, con grandi dipinti che vanno da Duccio, a Botticelli, a Francesco Guardi; quella recentemente donata da Giuseppe e Gabriella Ferrero, comprendente 132 ceramiche artistiche Lenci, in dialogo con una selezione di dipinti e sculture contemporanei della pinacoteca. Il piano terreno è arricchito dalla sezione Un’altra armonia. Maestri dei Rinascimento in Piemonte.
Costituitosi nel 1724 come Museo della Regia Università e, dal 1832, Regio Museo delle antichità greche, romane ed egizie, il Museo di Antichità è affacciato sull’area archeologica del Teatro Romano, di recente restituzione. Nata nel Cinquecento come raccolta dinastica sabauda, la collezione archeologica fu arricchita dall’arrivo della collezione egizia di Bernardino Drovetti; dopo la separazione dal Museo Egizio, ospita i reperti archeologici provenienti da scavi condotti sul territorio piemontese, tra i quali il Tesoro di Marengo. La Galleria Archeologica, nuovo allestimento al piano terreno della Manica Nuova di Palazzo Reale, racchiude importanti collezioni del Mediterraneo antico, raccolte dai Savoia a partire dalla fine del XVI secolo.
I Giardini Reali, punto di snodo dell’intero complesso, furono realizzati dal Duparc, ampliati nel corso del Seicento da André le Nôtre e completati nel secolo successivo con il gruppo statuario dei Tritoni, opera di Simone Martinez. Parte integrante dei Musei Reali sono le Sale Chiablese, situate al piano terreno del Palazzo omonimo su Piazzetta Reale, destinate a ospitare mostre temporanee.