1

Corso per educatori sportivi, rete e collaborazione al centro del primo incontro

Agenzie educative in rete. Questo il tema della prima di tre tappe della prima fase del corso base per educatori sportivi di attività motoria per bambini dai 3 ai 10 anni, organizzato dalla sezione cremonese del Comitato sportivo italiano. Un’iniziativa che, come sottolineato dal presidente del Csi di Cremona, Claudio Ardigò, ha due finalità: «Quella di ipotecare il futuro, investendo su bambini e ragazzi di oggi, e quella di costruire una rete di interlocuzione con altre realtà».

L’evento, introdotto da Davide Iacchetti, responsabile della commissione bambini e ragazzi del Csi di Cremona, ha avuto luogo, nella serata di lunedì15 gennaio, nella gremita sala Spinelli del Centro pastorale diocesano di Cremona, popolata anche da un cospicuo numero di studenti delle scuole superiori, in particolare del liceo scientifico sportivo.

«Sono aumentate le attività e le scelte. È una cosa molto positiva, ma abbiamo evidenziato alcuni nodi problematici per cui abbiamo pensato a questa iniziativa – ha spiegato Iacchetti –. Si è persa un po’ la riflessione sul senso, sui valori, che lo sport deve rappresentare. E allora cominciamo con qualche consiglio generale per riaprire il dibattito sul valore culturale e sociale dello sport». 

Fulcro dell’incontro è stata la relazione di Giovanni Radi, consigliere del Panathlon Cremona, che ha esposto il progetto, già in atto da qualche anno in città, “Giocare gli sport per apprendere”, che mira a promuovere l’attività motoria nelle scuole primarie e dell’infanzia, attraverso l’inserimento e la collaborazione delle società sportive del territorio. «Il progetto è nato nel comitato Coni e poi progressivamente ha coinvolto sempre di più enti e attori del territorio – ha sottolineato Radi –. Attualmente riguarda circa un migliaio di bambini e bambini nella città di Cremona ed è un esempio di un progetto in rete che riguarda diversi riferimenti e diverse “agenzie educative”».

L’obiettivo dell’iniziativa – come specificato dal consigliere del Panathlon – è quello di favorire, attraverso il gioco, l’attività cognitiva degli alunni. Tutto ciò è reso possibile inserendo istruttori qualificati, provenienti da diverse società sportive, nelle ore curricolari di attività motoria e favorendo l’interazione e la collaborazione tra diversi enti e diverse figure educative.

La relazione di Giovanni Radi è stata quindi arricchita dagli interventi di Luca Zanacchi, assessore allo sport del Comune di Cremona, don Francesco Fontana, presidente della Federazione oratori cremonesi, ed Erminio Trevisi, presidente della società P. G. Frassati dell’oratorio di Pieve San Giacomo.

L’assessore Zanacchi ha spiegato come il Comune riesce a creare e sviluppare reti in ambito educativo e sportivo, concretizzati in alcuni esempi che lo hanno visto protagonista. «È il caso, per esempio, della Consulta dello sport – ha raccontato Zanacchi –, una rete di associazioni che sul territorio del comune di Cremona hanno contribuito alla riapertura della Medicina dello sport, che dopo la pandemia era stata chiusa».

«In oratorio si fa ancora tanto sport, anche se ha cambiato forma – ha invece evidenziato don Fontana –. Non è più, come in passato, uno sport organizzato da associazioni sportive dell’oratorio, è più con una forma libera. Ma ciò lo fa diventare una preziosa occasione educativa, perché torna ad essere un gioco e un’occasione per imparare la socialità e l’integrazione». Ha quindi concluso: «Ma lo sport non è tutto, c’è una dimensione ulteriore, come in tutte le cose, che è la dimensione spirituale della vita, dell’apertura a Dio e al prossimo».

L’ultima testimonianza è stata quella di Erminio Trevisi, che ha raccontato, attraverso la storia recente, la sua esperienza come membro di una società sportiva. «La società dell’oratorio di Piave San Giacomo è da sempre ispirata all’esempio di Pier Giorgio Frassati, un ragazzo solare, vivace, pieno di energia e praticante di tanti sport. Un ragazzo che è diventato santo per il suo modo di vivere – ha spiegato Trevisi –. La società sportiva è stata dunque fondata con la finalità di vivere appieno le relazioni, anche nella vita d’oratorio, spingendo sul coinvolgimento di tutti, ragazzi, giovani e adulti. Un altro modo per fare rete». Enti, associazioni o semplici singoli individui.

Il percorso di formazione proposto dal Csi agli educatori sportivi seguirà due ulteriori tappe.

Lunedì 29 gennaio, sempre alle 20.45, Mauro Bonali (docente dell’Università Cattolica), Fabio Tambani (presidente Sansebasket) e il capitano dell’U.S. Cremonese Daniel Ciofani interverranno nella serata dedicata al tema Modelli ed esperienze a confronto.

L’appuntamento conclusivo di questa prima fase del percorso prima fase avrà luogo il 5 febbraio, alle 20.45, e approfondirà La figura dell’educatore sportivo. Al centro dell’incontro gli interventi di don Alessio Albertini, già assistente ecclesiastico nazionale del Csi, e Lina Stefanini dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Al termine di questa prima fase sarà rilasciato un attestato di partecipazione e saranno garantiti tre crediti sportivi per allenatori, istruttori e dirigenti Csi.




“Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare”, al via il progetto didattico di Coldiretti

Ha preso il via nel mese di gennaio la nuova edizione de “Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare”, progetto didattico proposto da Coldiretti Cremona alle scuole primarie della provincia, in collaborazione con l’Ufficio scolastico territoriale, con l’impegno di promuovere sani stili di vita coniugati alla sostenibilità ambientale. Un’iniziativa la cui proposta formativa prevede un percorso educativo segnato da incontri in presenza con gli esperti di Coldiretti, di Giovani Impresa, di Donne Impresa e con i titolari delle fattorie didattiche.

Sei i temi proposti, tra i quali gli insegnanti saranno chiamati a sceglierne uno da affrontare in questo percorso formativo con i propri alunni: “Scalata della piramide alimentare”, “Latte a tutto calcio”, “AcquaVita”, “Buono come il miele”, “Arte a tavola” e, infine, “Gli animali della fattoria”, che rappresenta una novità di quest’anno.

Il nuovo corso è stato ufficialmente presentato nella mattina di martedì 23 gennaio, a Cremona, nella sede provinciale di Coldiretti. Sono intervenuti il direttore di Coldiretti Cremona Paola Bono, l’assessore all’Istruzione e Risorse umane del Comune di Cremona Maura Ruggeri, l’assessore comunale alla Cultura, Giovani e Politiche della Legalità Luca Burgazzi, e Aurora Romano, dell’Ufficio scolastico territoriale. Presenti all’incontro anche Maria Paglioli, responsabile provinciale di Coldiretti Donne Impresa, e Piercarlo Ongini, delegato provinciale di Giovani Impresa.

Un progetto che – come specificato dalla direttrice Bono – coinvolgerà quest’anno cento classi e circa duemila bambini, ovvero il 15% della popolazione frequentante la scuola primaria, a cui si aggiungono alcune classi della scuola dell’infanzia. «Un progetto che non sarebbe possibile realizzare senza il supporto di imprenditori e imprenditrici», ha sottolineato, che ha spiegato l’importanza di educare e «far percepire ai più piccoli la bellezza del nostro territorio».

«Negli ultimi 50 anni la scuola è diventata sempre meno autoreferenziale e sempre più aperta al territorio – ha evidenziato Aurora Romano –. E l’importanza di questo cambiamento si muove su tre direttrici, che sono l’educazione civica, l’innovazione didattica e l’educazione all’alimentazione». Un discorso al quale si lega perfettamente quello dell’assessore Ruggeri, che ha parlato di un «progetto che mette al centro un tema fondamentale, ovvero il legame tra sostenibilità ed educazione alimentare». «Come Amministrazione comunale siamo assolutamente in linea», ha proseguito, «lavorando nell’interesse dei bambini, dei giovani e della comunità».

Ha quindi preso la parola l’assessore Burgazzi, che ha voluto approfondire uno dei temi che lo vede protagonista. “Arte a tavola” è un progetto realizzato presso il Museo civico “Ala Ponzone”, comprensivo di laboratorio didattico al museo, alla scoperta del legame tra arte e alimentazione. «Un patrimonio culturale, per essere tale, deve essere vissuto, in primis dal territorio – ha sottolineato Burgazzi –. I musei possono contribuire, nel loro piccolo, al percorso di formazione e accompagnamento educativo anche in riferimento ai temi alimentari». Ha quindi concluso: «Le giovani e giovanissime generazioni non solo devono apprendere, ma devono anche insegnare qualcosa al mondo degli adulti. E progetti come questo, senz’altro, ci aiutano».

L’ultimo intervento è stato quello di Maria Paglioli, che ha raccontato del contributo di Donne Impresa nel percorso con gli studenti della scuola primaria. La responsabile ha voluto ringraziare tutti i coltivatori e le coltivatrici che dedicano il loro tempo a questa iniziativa, «ma il grazie più grande va ai bambini e agli insegnanti, che ogni anno ci scelgono».

“Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare”, ora ai blocchi di partenza, si concluderà nella tarda primavera con un concorso finale: ogni classe dovrà realizzare un elaborato (progetto grafico, produzione poetica/letteraria/musicale/filmografica/fotografica, plastico artistico o qualsiasi altra modalità), che dovrà essere consegnato entro il prossimo 30 aprile. Gli elaborati saranno analizzati da un’apposita commissione e i migliori verranno premiati durante la festa finale, alla quale saranno invitate tutte le classi aderenti.




Università Cattolica del Sacro Cuore, sottoscritta la convenzione in ambito agri-food per il triennio 2024/2026

Sfoglia la Fotogallery completa

Innovazione, trasferimento tecnologico, strategie di sviluppo di nuovi prodotti, psicologia dei consumi alimentari, sviluppo manageriale nell’ambito della digitalizzazione, politiche di sostenibilità aziendale delle imprese. Sono queste alcune delle azioni di supporto a favore delle aziende cremonesi che saranno messe in campo dalle facoltà presenti nel campus Santa Monica di Cremona grazie alla Convenzione per il consolidamento di un sistema integrato di ricerca e innovazione aziende in ambito agri-food, sottoscritta nella mattinata di martedì 16 gennaio nella Sala della Consulta del palazzo comune di Cremona e valida per il periodo 2024/2026. Un progetto di collaborazione tra gli enti firmatari, che già era nato con la sottoscrizione della Convenzione triennale del 2020 e che prosegue, per altri tre anni, concretizzandosi in un finanziamento di 210mila euro complessivi ogni anno, da parte di Comune, Diocesi, Camera di Commercio e Provincia, a fronte di azioni di ricerca e attività di integrazione tra giovani universitari e imprese.

Presenti all’evento come firmatari della Convenzione il vescovo Antonio Napolioni, in rappresentanza dell’Istituto Gregorio XIV per l’educazione e la cultura, il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, il Commissario straordinario della Camera di Commercio di Cremona, Gian Domenico Auricchio, il vicepresidente della Provincia di Cremona, Giovanni Gagliardi, e Mario Gatti, direttore della sede di Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. A completare la tavola rotonda l’assessora all’Istruzione Maura Ruggeri, il segretario generale della Camera di Commercio, Maria Grazia Cappelli, Fabrizio Lonardi, dell’istituto Gregorio XIV, Matteo Burgazzoli, vicedirettore della sede cremonese della Cattolica, Annamaria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza, Lorenzo Morelli, direttore del Dipartimento Scienze e tecnologie alimentari per una filiera agro-alimentare sostenibile (DiSTAS), Daniele Rama, direttore Alta Scuola di Economia Agroalimentare (SMEA), e Guendalina Graffigna, direttrice del Centro di ricerca “EngageMinds HUB”.

«L’istituto Gregorio XIV è espressione concreta della passione educativa della Chiesa di Cremona», ha sottolineato il vescovo Napolioni, che ha poi aggiunto: «L’università richiama la bellezza della formazione dei giovani. Soprattutto se ha una dimensione ecclesiale, che le garantisce un’antropologia piu ricca e impegnata». Ha quindi concluso: «Sono davvero curioso di vedere i frutti di questa collaborazione».

Una visione, quella del vescovo, condivisa anche dal direttore della sede di Milano, che ha voluto ringraziare gli enti «che hanno sempre dimostrato fiducia nel progetto», e i docenti della Cattolica, «che hanno deciso di rafforzare e ampliare le proprie competenze su questo argomento». «Si conclude il primo ciclo – ha aggiunto Gatti –, ma sia il punto di partenza per il prossimo».

La firma della Convenzione rappresenta dunque il raggiungimento dell’Obiettivo primario, ovvero quello di creare una rete per il settore agroalimentare cremonese. Tante firme a sostegno di un necessario collegamento tra ricerca, sostenibilità e aziende produttive del territorio. «La cosa che chiedo all’Università Cattolica è che ci sia lo stesso sistema di rete anche dentro all’Ateneo, perché ogni sistema vive la necessità di creare sinergie – ha evidenziato il sindaco Galimberti –. Gli unici ostacoli che possono frapporsi all’interno di un progetto sono le divisioni». Due grandi alleati: le aziende del territorio e i giovani. «Una sfida vinta e per vincere ancora – ha concluso il sindaco –. Lo facciamo per Cremona e per tutto il mondo. Siamo tutti protagonisti, i giovani in primis».

Importante il finanziamento: 210mila euro ogni anno per tre anni, da parte di Comune di Cremona (140mila euro l’anno), Camera di Commercio (25mila euro l’anno), Provincia di Cremona (25mila euro l’anno), Diocesi (20mila euro l’anno), a fronte di azioni di ricerca, attività di integrazione tra giovani universitari e imprese. L’intesa è l’espressione di una crescente collaborazione coordinata in questi anni dal Comune che, insieme alle altre istituzioni del territorio, continua ad investire per sostenere i giovani, la ricerca e le imprese. La convenzione si aggiunge ai 100mila euro all’anno che, per dieci anni, il Comune di Cremona si è impegnato a garantire all’Università Cattolica all’interno di un più vasto accordo di programma. Inoltre, la convenzione si lega anche ad altri investimenti in atto, come ad esempio quelli che il Comune sta garantendo per sostenere il CRIT (Cremona Information Technology) e le altre Università.




Visita pastorale, un dialogo «amichevole e concreto» con l’unità pastorale di Isola Dovarese, Pessina Cremonese, Stilo de’ Mariani e Villarocca

Guarda la photogallery completa

 

Comunione, dialogo e fraternità al centro della prima tappa del 2024 della visita pastorale “Gesù per le strade”. Il vescovo Antonio Napolioni ha incontrato nel weekend dal 12 al 14 gennaio, nella zona 4, le comunità dell’unità pastorale di Isola Dovarese, Pessina Cremonese, Stilo de’ Mariani e Villarocca, guidata da don Antonio Loda Ghida.

La visita è stata inaugurata la mattina di venerdì 12 gennaio, con l’incontro a Villarocca fra il Vescovo e gli anziani, proseguendo poi a Isola Dovarese dove monsignor Napolioni ha trascorso un momento di confronto con bambini e insegnanti nella scuola primaria del paese. Nel pomeriggio, il vescovo ha distribuito, accompagnato dal parroco, l’Eucaristia a due anziani – 102 e 95 anni – di Isola Dovarese e, subito dopo, ha presieduto la Messa presso la Fondazione “Casa di risposo San Giuseppe”, prima di incontrare, presso la sala consiliare del Comune di Isola Dovarese, le autorità dei Comuni che formano l’unità pastorale. Prima di cena, nel teatro parrocchiale, il Vescovo si è confrontato con i giovani e gli adolescenti della comunità. Un’incontro seguito dal “Giorno dell’ascolto” nella cappellina a Stilo de’ Mariani, che ha visto la partecipazione di oltre 50 fedeli.

«I giovani nei nostri paesi sono pochi e, frequentando le scuole ad Asola e Cremona (a Isola Dovarese c’è solo la Primaria, ndr), tanti di loro hanno formato gruppi e instaurato relazioni lontane dal loro paese», ha specificato il parroco. Un’esigua presenza di giovani che va di pari passo con uno dei principali ostacoli di questa comunità: «Il calo demografico – ha spiegato don Loda Ghida – ci porta a dire che stiamo vivendo delle difficoltà, ma ci porta anche a un impegno di progettualità del futuro che va fatta sull’oggi».

Impegno e progettualità che hanno trovato concretezza sia con gli incontri del venerdì, ma anche con quelli di sabato 13 gennaio. Dopo la Messa nella chiesa sussidiaria dell’Annunciazione di Maria Vergine a Monticelli Ripa d’Oglio, frazione di Isola Dovarese, il vescovo ha incontrato nel teatro parrocchiale di Isola Dovarese le associazioni del territorio (circa una ventina) e, a seguire, a Pessina i catechisti, le famiglie e i bambini del percorso di iniziazione cristiana. Al centro di questa tappa il tema delle aspettative nel rapporto tra genitori e figli. Nel tardo pomeriggio, poi, la Messa dalle 18, seguita dalla cena comunitaria.

A chiudere la visita pastorale, il 14 gennaio, è stata la Messa domenicale nella chiesa parrocchiale di Isola Dovarese, presieduta dal vescovo e trasmessa in diretta tv su Cremona1 e in streaming sui canali web e social della Diocesi. Un’occasione di saluto e apertura verso il futuro della comunità, anticipato dal confronto con il Consiglio pastorale unitario e il Consiglio degli affari economici, in cui, di fronte alle sfide pastorali della vita comunitaria, è spiccato l’appello di mons. Napolioni per una maggiore collaborazione con le parrocchie limitrofe e con le proposte diocesane.

«La Visita pastorale del vescovo – ha riflettuto il vescovo nella sua omelia – non è stata un’ispezione ma una condivisione di fede, una presa di coscienza» della missione della comunità cristiana, attraverso cui il Signore porta nel mondo la sua salvezza.

Una parrocchia protagonista, ha proseguito, «e per parrocchia non intendo solo il parroco, ciò che accade in chiesa o in oratorio, ma ciò che accade nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nella collettività, negli incontri più fortuiti» Una comunità «che non può fare le cose che ha sempre fatto solo per tradizione quasi come se fossimo un meccanismo che inesorabilmente porta i suoi effetti. La parrocchia non è una macchina, è una famiglia di famiglie. E abbiamo cominciato a intuire che il futuro della comunità cristiana e della fede coincide con il futuro delle famiglie e delle persone, nelle loro diversità. La parrocchia – ha aggiunto ancora mons. Napolioni – è allora questo popolo semplice ma laborioso anche nelle cose dello Spirito, perché ognuno sappia quanto è amato da Dio e possa gioire della casa che lo accoglie, qualunque cosa possa aver combinato. Questa è la casa della riconciliazione, della misericordia, della tenerezza, del ricominciare sempre un cammino d’amore».

«Che cosa – ha domandato il vescovo a conclusione della sua riflessione – ci farà capaci di essere così il corpo di Cristo?  L’ascolto fedele e innamorato della sua Parola», come quello condiviso con la comunità dell’Unità pastorale durante i giorni della visita.

«Tutti gli eventi di questi giorni sono stati caratterizzati da un dialogo molto amichevole, ma molto concreto – ha sottolineato don Antonio Loda Ghida –. C’è stato ovviamente spazio per un discorso sulla fede, che parte però sempre dalla concretezza della realtà». Ha quindi concluso: «Questa serie di incontri fraterni, tra tutte le difficoltà, ci ha lasciato molto entusiasmo e il desiderio di vedere non solo i limiti, ma anche il bello e il buono che c’è nella nostra comunità».

Guarda la photogallery completa

 

 

Guarda il video della celebrazione domenicale




Il 13 gennaio a San Luca Messa presieduta dal vescovo Guido Marini a 100 anni dalla morte del venerabile Serafino Ghidini

Sabato 13 gennaio ricorrono i 100 anni dalla morte del venerabile Serafino Ghidini, giovane chierico barnabita originario di Cavallara (in diocesi di Cremona e provincia di Mantova) morto in concetto di santità a soli 22 anni dopo essere riuscito a pronunciare la professione religiosa solenne. La sua figura sarà ricordata nella chiesa dei Barnabiti a Cremona con la Messa che alle 18 sarà presieduta dal vescovo Guido Marini (in foto qui accanto), già cerimoniere pontificio e oggi vescovo di Tortona. Proprio nella chiesa di San Luca sono custodite le spoglie del venerabile Serafino Ghidini, che in giovane età maturò la propria vocazione frequentando il circolo giovanile “Zaccaria” dei Barnabiti cremonesi.

Il significativo anniversario sarà occasione per rinnovare, in maniera solenne, la devozione a Serafino Ghidini, dichiarato venerabile da Papa Giovanni Paolo II nel 1994, e al quale è intitolata l’unità pastorale che comprende la sua parrocchia d’origine, nel Mantovano: l’unità pastorale “Servo di Dio Serafino Ghidini” di Cavallara, Correggioverde, Dosolo, Sabbioni di San Matteo, San Matteo delle Chiaviche e Villastrada.

La celebrazione, presieduta dal vescovo Marini, sarà animata con il canto dal coro gregoriano “S. Antonio Maria Zaccaria” insieme al coro polifonico “Il Discanto”, accompagnati all’organo dal maestro Marco Brunelli.

L’invito a prendere parte alla celebrazione è stato rivolto dal superiore della comunità di San Luca, padre Emilio Redaelli, alle vicine comunità dei Chierici regolari di San Paolo (meglio conosciuto come Barnabiti), al vicario generale della Diocesi di Cremona mons. Massimo Calvi, al delegato episcopale per la Vita consacrata don Enrico Maggi e al parroco dell’unità pastorale Cittanova don Irvano Maglia, insieme ad altri sacerdoti diocesani e non.

 

Il vescovo Guido Marini

Mons. Guido Marini è nato a Genova il 31 gennaio 1965. Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica al Liceo “C. Colombo” è entrato in Seminario. Ordinato sacerdote il 4 febbraio 1989 dal cardinale Giovanni Canestri, ha proseguito gli studi a Roma presso la Pontifica Università Lateranense, dove ha conseguito il dottorato In utroque Iure con una tesi inerente il problema dei rapporti Chiesa e Stato agli inizi del 1900. Nel 2007 ha conseguito la laurea breve in Psicologia della comunicazione presso la Pontificia Università Salesiana.

Dal 1988 al 1995 è stato segretario particolare del cardinale Giovanni Canestri, dal 1995 al 2002 del cardinale Dionigi Tettamanzi e dal 2002 al mese di agosto del 2003 del cardinale Tarcisio Bertone. Dei cardinali Tettamanzi e Bertone, come anche del cardinale Angelo Bagnasco, è stato maestro delle celebrazioni liturgiche, costituendo il Collegium Laurentianum, un’associazione di volontari per il servizio d’ordine e d’accoglienza della Cattedrale di Genova, soprattutto in occasione delle celebrazioni liturgiche diocesane.

Dal 2003 al 2005 è stato direttore dell’Ufficio diocesano per l’Educazione e la Scuola, con specifica competenza per l’insegnamento della religione cattolica.

Il 29 settembre 2007 Papa Benedetto XVI lo ha insignito del titolo di prelato d’onore di Sua Santità, mentre il 1º ottobre lo ha nominato maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, succedendo all’arcivescovo Piero Marini.

Il 17 gennaio 2019 Papa Francesco lo ha nominato responsabile della Cappella musicale pontificia sistina, contestualmente inserita nell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, affidandogli anche il compito di redigerne il nuovo statuto.

Il 29 agosto 2021 è stato nominato vescovo di Tortona, diocesi di cui ha preso possesso il 7 novembre, dopo l’ordinazione episcopale avvenuta il 17 ottobre nella basilica di San Pietro in Vaticano.

 

Il venerabile Serafino Ghidini

Serafino Maria Ghidini nacque il 10 gennaio 1902 a Cavallara (Mn). Inviato a Cremona come garzone in una cartoleria ebbe modo di conoscere e frequentare il Circolo giovanile Zaccaria voluto dei Barnabiti a San Luca. Il suo desiderio di diventare religioso, osteggiato dal padre, socialista convinto, si fortificò man mano nella preghiera e nello studio personale dopo le ore di lavoro. Nel 1919 riuscì finalmente a ottenere il consenso dei suoi genitori. La sua testimonianza di fede divenne realtà ancor più evidente quando iniziò a manifestarsi la malattia che l’avrebbe portato giovanissimo alla tomba.

Dopo un anno di studio a Milano, fu ammesso al noviziato dei Barnabiti di Monza, dove il 1° novembre 1923 pronunciò i voti religiosi. Avrebbe quindi dovuto recarsi a Lodi per completare gli studi liceali, ma per l’aggravarsi della malattia fu costretto al ricovero all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Rimase in ospedale ottanta giorni. Prima di morire in concetto di santità, il 13 gennaio 1924, riuscì a pronunciare la sua professione religiosa solenne.

Il processo di beatificazione fu stato promosso dai Padri Barnabiti. L’inchiesta diocesana, aperta il 9 marzo 1967, fu chiusa il 21 marzo 1975 e il decreto sugli scritti fu emesso il 28 maggio 1977. Dopo il Congresso dei teologi dell’11 gennaio 1994 e la sessione ordinaria dei Cardinali e Vescovi del 19 aprile 1994, con l’approvazione delle virtù eroiche del 2 luglio 1994, Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato venerabile il chierico Serafino Ghidini.




Csi Cremona, al via il corso base per educatori sportivi di attività motoria per bambini

Prenderà il via a metà gennaio il corso base per educatori sportivi per l’attività motoria di bambini da 3 a 10 anni, organizzato dal CSI di Cremona. L’iniziativa si svolgerà presso il Centro pastorale diocesano di via Sant’Antonio del Fuoco 9, a Cremona, in tre serate. I destinatari del corso sono operatori, educatori, animatori, istruttori, allenatori, volontari, collaboratori e insegnanti che si occupano dell’attività ludico-motoria dei bambini.

Il primo appuntamento, in programma lunedì 15 gennaio alle 20.45, si focalizzerà sul tema Sport e bambini in rete. Interverranno Giovanni Radi, consigliere Panathlon Cremona, Luca Zanacchi, assessore allo sport del Comune di Cremona, don Francesco Fontana, presidente della Federazione oratori cremonesi, ed Erminio Trevisi, presidente P. G. Frassati di Pieve San Giacomo.

Lunedì 29 gennaio, sempre alle 20.45, Mauro Bonali, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Fabio Tambani, presidente Sansebasket, e Daniel Ciofani, capitano dell’U.S. Cremonese, arricchiranno la serata a tema Modelli ed esperienze a confronto.

L’appuntamento conclusivo della prima fase avrà luogo il 5 febbraio, alle 20.45, e svilupperà La figura dell’educatore sportivo. Al centro dell’incontro gli interventi di don Alessio Albertini, già assistente ecclesiastico nazionale del Csi, e Lina Stefanini, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Al termine di questa fase sarà rilasciato un attestato di partecipazione e saranno riconosciuti tre crediti sportivi per allenatori, istruttori e dirigenti Csi.

Per chi poi avrà intenzione di ottenere la qualifica di istruttore, allenatore o educatore sportivo di 1° livello, sarà programmata la seconda fase, in cui saranno previsti – con date ancora da decidere – sei incontri teorico/pratici.

Il corso è organizzato dal Csi di Cremona, con il patrocinio di Diocesi di Cremona, Comune di Cremona, Federazione Oratori Cremonesi, Panathlon Club Cremona, Coni Lombardia e U.S. Cremonese. Per info e iscrizioni contattare il numero 0372-23928 o scrivere a csi@csicremona.it.

 

Locandina del percorso

 




Napolioni: «Come i Magi ascoltiamo il bisogno profondo del cuore e mettiamoci in cammino»

 

Una Cattedrale di Cremona gremita, la mattina di sabato 6 gennaio, per la Messa solenne dell’Epifania, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dai canonici del Capitolo. Una liturgia che, all’inizio dell’anno civile, scandisce le festività dell’anno liturgico: prima dell’omelia, infatti, secondo una antica tradizione il cantore ha annunciato le date delle principali festività, con il culmine nella Pasqua, che quest’anno cadrà il 31 marzo. Da quella data derivano anche tutte le altre celebrazioni: il Mercoledì della Ceneri, inizio della Quaresima, il 14 febbraio; l’Ascensione del Signore il 12 maggio; la Pentecoste il 19 maggio; l’inizio dell’Avvento il 1° dicembre.

«Questo ascolto mi fa modificare un proverbio – ha detto il vescovo all’inizio dell’omelia –: “l’Epifania tutte le feste si porta via”. Io dico: l’Epifania di tutte le feste ci indica la via. Non solo perché ci è stato proclamato una sorta di calendario, ma perché la strada che si riapre dalla venuta del Signore è costellata di memorie potenti, di celebrazioni fruttuose, di incontri del popolo di Dio per rigenerarsi, ritrovare se stessi, ricevere la grazia, vivere la riconciliazione, ripartire per la missione». Ha dunque aggiunto: «E allora lo modifico ancora questo proverbio: l’Epifania della vita come una festa, della vita eterna, ci traccia la via».

Da qui il collegamento con il Vangelo del giorno, il racconto della venuta dei Magi e del turbamento di Erode. Un brano «bello», «attuale», «potente». «Questi re, che vengono da lontano – ha detto mons. Napolioni –, esprimono anche la condizione del nostro tempo, in cui i re, i potenti, i popoli, la scienza, la cultura, sembrano come illudere e deludere nello stesso tempo. Le stesse persone che incarnano questi poteri godono di momenti di grande rilevanza, ma corrono anche il grande rischio di fallire e di far fallire coloro che subiscono gli effetti della loro responsabilità».

In un mondo caratterizzato da «un delirio pseudo-spirituale» in cui, oggi come nel passato, si partecipa e si giustificano ancora le guerre, sembra sempre essere più opportuno seguire l’esempio dei Magi. «Dove andavano i Magi? Da quale luce sono stati attirati? Qual è il punto chiave che consente a queste Scritture di essere lette in verità? – si è chiesto il vescovo – Non è nemmeno la Chiesa, è solo Cristo Gesù».

Ecco allora l’appello del vescovo Napolioni: «Dio, fa’ che come i Magi noi ascoltiamo il bisogno profondo del cuore e ci mettiamo in cammino, come insaziabili cercatori di senso, finché non troviamo anche una rinnovata rilettura del Vangelo, una scossa alla nostra coscienza e alle nostre scelte, perché diventi possibile la seconda grande Epifania. Non basta l’Epifania di Gesù se non avviene nella storia l’epifania dei suoi discepoli, della Chiesa, degli innamorati di Dio e degli operatori di pace».

Una storia, una realtà odierna, che sente il bisogno di essere ricca di nuovi magi, ma che purtroppo è anche ricca di tanti piccoli Erode. «Chi dirà a questi Erode che c’è un bambino anche nel loro cuore, che stanno nutrendo di veleno perché stanno percorrendo la via dell’arroganza? C’è anche una via della mitezza e della pace!». E ancora: «Perché questa pace avvenga occorre che avvenga l’epifania di noi stessi, come uomini e donne che cominciano qui a coltivare il dono ricevuto: quel Bambino, la sua pace e la vita nuova che ci ha consegnato».

La Messa, servita all’altare da alcuni diaconi permanenti diocesani, è stata animata dal Coro della Cattedrale di Cremona con l’esecuzione solista di Michele Ghisolfi, sotto la direzione del maestro don Graziano Ghisolfi e l’accompagnato all’organo del maestro Fausto Caporali.

Nel pomeriggio ulteriore appuntamento dell’Epifania con i Secondi Vespri della solennità del 6 gennaio presieduti dal vescovo alle 17 nella chiesa di San Sigismondo, a Cremona, insieme alla comunità Domenicana che, proprio in questa occasione, ricorda i 16 anni dalla posa della clausura sul monastero di San Giuseppe in San Sigismondo.




Torna la “Raccolta di monetine per gli asini”, originale raccolta fondi per sostenere la Isla de Burro

Anche dopo il Natale proseguono sul territorio diocesano le iniziative di carità proposte da diversi enti e associazioni. È il caso de “La Isla de Burro”, opera segno di Caritas Cremonese, specializzata nella pet-therapy. Per questo 2024, la struttura di Zanengo ha deciso di riproporre la “Raccolta di monetine per gli asini”, un’originale raccolta fondi che rappresenta un concreto aiuto all’autofinanziamento della struttura.

«Quelle piccole monetine di bronzo che spesso ci dimentichiamo nel portafogli, in tasca o negli angoli di casa, per operatori, volontari e asini de “La Isla de Burro” costituiscono, invece, un grande valore – spiegaMarco Ruggeri, responsabile dell’opera segno di Caritas –. Esse rappresentano la piccola differenza che, anche se minuscola, sommata a tutte le altre ci ha permesso di esistere ancora oggi, nonostante le difficoltà economiche che ogni anno ci accompagnano».

Ma come funziona questa particolare raccolta fondi? Sono stati predisposti speciali “bicchierini” per la raccolta di monete (ma anche banconote), ritirabili direttamente presso la struttura, presso gli uffici di Caritas Cremonese, in via Stenico 2/B, o presso la caffetteria Il Voltone in piazza Sant’Antonio Maria Zaccaria a Cremona. Una volta raccolti i fondi, i bicchierini saranno da riconsegnare agli stessi punti di ritiro. In alternativa, sarà possibile utilizzare anche un proprio bicchiere o vasetto.

Energia elettrica, acqua, spese alimentari, spese veterinarie e spese tecniche. Sono numerose le esigenze della struttura di Zanengo che necessitano di un contributo economico. L’iniziativa rappresenta dunque una mano tesa verso la continuità di questa preziosa realtà, che vuole esprimere la propria gratitudine «a tutti coloro che aderiranno alla campagna, sostenendo il progetto e dando valore a ciò che, isolato, è troppo piccolo, ma unito a tanti altri può generare un’azione per fare una grande differenza e cambiare la realtà».




Nel segno del Sinodo, l’augurio del Vescovo per il nuovo è «per una Chiesa più umile, perciò più libera e più fedele al suo Signore»

Guarda la photogallery completa

 

Numerosi fedeli hanno partecipato, nel pomeriggio di domenica 31 dicembre, nella chiesa di Sant’Agostino, a Cremona, alla Messa di fine anno, alla vigilia della solennità di Maria Madre di Dio, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e caratterizzata dal canto del Te Deum.

Come ogni anno, la celebrazione è stata occasione di ringraziamento per gli ultimi dodici mesi trascorsi, nonché una porta aperta al nuovo anno. «Mentre le televisioni, i giornali e i commentatori tentano di dire come è andato quest’anno e che cosa ci attende dal prossimo, la Parola di Dio sembra ripeterci le stesse cose, come se fosse fuori dal tempo. O, viceversa, conosce talmente il segreto del tempo da rivelarci il modo per viverlo, per leggerlo, per affrontarlo», ha specificato il vescovo Napolioni nell’omelia.

In un mondo e in un periodo in cui l’esistenza sembra abbandonarsi sempre di più ai mali, «la Chiesa – ha sottolineato il vescovo – è fatta di uomini che affrontano la realtà con una forza in più, con la capacità di speranza, di generare carità, che supera di gran lunga i nostri peccati, i nostri scandali». E ha proseguito: «Non voglio passare in rassegna tutte le tematiche del tempo che viviamo – ha proseguito –, ma mi accorgo con voi che questo 2023 ci ha messo in un cammino sinodale, che è universale, che non è una delle tante riunioni, o peggio chiacchiere, che a volte la Chiesa compie, ma un momento di grazia, che proseguirà anche nel 2024».

Un sinodo che, come spiegato dal vescovo, è organizzato in tre fasi: la prima è stata quella “narrativa” in cui «ci siamo raccontati quello che siamo e quello che viviamo»; poi la fase attuale, quella “sapienziale” in cui «occorre attingere alla sapienza ispirata per capire che cosa sta accadendo davvero, che cosa il Signore vuole da noi, quali sono i criteri per affrontare una realtà così in cambiamento», ispirati da Maria, maestra della Chiesa, testimone silenziosa di sapienza; «il terzo e ultimo passo sarà quello delle decisioni – ha aggiunto –, perché c’è un tempo che esige un risveglio, un coraggio nell’annuncio, una selezione di ciò che è urgente in confronto a ciò che può essere trascurato, non perché lo disprezziamo, ma perché ci confonde». Memoria, sapienza, profezia, «per una Chiesa più umile, perciò più libera, e più fedele al suo Signore, che la prende per mano, che la tira in avanti e che dà forza per il cammino. E allora “buon anno” significa tutto questo».

La Messa, concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi e dai sacerdoti dell’unità unità pastorale Cittanova con il parroco don Irvano Maglia insieme anche ad alcuni altri preti legati alla parrocchia, si è conclusa con il canto del Te Deum, inno cristiano di ringraziamento, con il quale tradizionalmente l’ultimo giorno dell’anno si ringrazia il Signore dell’anno trascorso.

 

L’omelia del vescovo Napolioni




Natale con i detenuti di Ca’ del Ferro: segni di una Chiesa vicina ai luoghi più lontani

Natale è speranza, è amore, è gioia. Anche e soprattutto per i più “lontani”. E proprio per questo, la Caritas Cremonese ha deciso di offrire 250 pandori alla Casa circondariale di Cremona, per permettere di vivere il proprio Natale anche a chi si trova isolato e distante dalla propria casa. Oltre all’iniziativa di solidarietà della Caritas diocesana, la vicinanza della Chiesa cremonese ai detenuti del carcere di via Palosca si concretizza anche nella visita del vescovo Antonio Napolioni, che, come da tradizione, presiederà la Messa natalizia, la mattina del 25 dicembre, alle 9, nella cappella del carcere.

«La presenza del vescovo il giorno di Natale è un segno forte che diventa suggello di una presenza fissa e significativa della Chiesa – spiega don Graziano Ghisolfi, cappellano, insieme a don Roberto Musa, della Casa circondariale di Cremona –. Quando ho dato la notizia ai detenuti, i loro volti si sono davvero illuminati». E aggiunge: «Questo perché la Messa del vescovo è davvero un segno grandissimo. I detenuti vivono la loro quotidianità come individui messi da parte dalla società; il fatto che qualcuno arrivi a Natale solo per loro significa che davvero al di fuori di questo luogo c’è qualcuno che si interessa a queste persone».

Una presenza, dunque, davvero indispensabile, anche solo per alleviare, in questo giorno di festa, i dolori della vita del carcere. Come in molte altre città italiane, infatti, la Casa circondariale di Cremona si trova ad affrontare diverse difficoltà e situazioni di fragilità, quali il sovraffollamento (sono circa 550 i detenuti attuali, 150 in più rispetto alla capienza della struttura), la carenza di personale e molte altre. «Dal punto di vista strutturale, la mancanza di personale risulta essere un problema serio – evidenzia il cappellano –: agenti, amministrativi ed educatori si trovano a fare sempre più lavoro, rinunciando anche a turni di riposo. Questo provoca naturalmente un a situazione più stressante».

«Anche dal punto di vista della popolazione detenuta riscontriamo diverse difficoltà – racconta –: ad esempio, la maggior parte degli stranieri (che rappresentano circa il 70% del totale) è gente che fuori da qui non ha niente e nessuno ed è totalmente disperata». Un’altra situazione complicata riguarda l’aumento di casi psichiatrici, spesso generati dal sempre più diffuso utilizzo di droghe sintetiche: «Vivono insieme agli altri detenuti e per questo vanno trattati come gli altri detenuti – aggiunge don Ghisolfi –. E la loro convivenza non è per nulla facile».

«Forse la Chiesa, da fuori, non può fare molto di più – conclude il sacerdote –. La nostra presenza, suggellata dalle opere di carità e dalle visite del vescovo, rappresenta però già un gesto di grande importanza per la vita dei detenuti». Una vicinanza costante, in cammino fianco a fianco verso anche questo Natale. Un’occasione di luce per i periodi bui di ogni vita. Perché davvero il Natale è amore. E lo è per tutti.