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Mons. Barosi e padre Zanardi, 80 anni del loro martirio

Il 19 novembre ricorre l’ottantesimo anniversario del martirio di mons. Antonio Barosi, originario di Solarolo Rainerio e amministratore apostolico di Kaifeng, e dei missionari del Pime (Pontificio istituto missioni estere) Mario Zanardi (di Soncino, in foto) Bruno Zanella e Gerolamo Lazzaroni, uccisi nel 1941 a Dingcun, nella provincia di Henan, in Cina.

Il massacro di Dingcun avvenne negli anni tragici dell’invasione giapponese della Cina e nel contesto della guerra contro il Giappone. La vita dei missionari era tutta dedicata al servizio della popolazione cinese, in un momento di grande miseria a causa delle inondazioni del Fiume Giallo, provocate per arrestare l’avanzata giapponese, che causarono centinaia di migliaia di morti e innumerevoli villaggi sommersi. I missionari rimasero accanto alla gente anche se senza né difese né garanzie, anzi consapevoli che, in quanto italiani, erano divenuti nemici agli occhi dei “partigiani” cinesi. L’Italia fascista era infatti alleata del Giappone, invasore della Cina.

Dingcun era una bella cittadina circondata da mura. I missionari e i loro collaboratori cinesi avevano suscitato una fervente comunità cattolica. Per incoraggiare i suoi cristiani, e celebrare le Cresime, l’amministratore apostolico Barosi (non ancora eletto vescovo, in foto qui a destra) vi si recò con padre Mario Zanardi, affrontando un viaggio di disagi e pericoli. La festa si tramutò in indicibile tragedia. La residenza dei missionari fu invasa da guerriglieri che li uccisero senza pietà. Negli anni a seguire la chiesa e la residenza furono distrutte e i resti dei martiri profanati. Ma i fedeli cinesi riuscirono a recuperare le ossa dei loro martiri e a nasconderle nella cittadina poco lontana di Zhoukou.

Verso la fine degli anni ’90 del secolo scorso, i cattolici di Zhoukou ricostruirono la chiesa, dedicata a san Giuseppe, nel cortile della vecchia residenza missionaria, collocando l’altare maggiore proprio sopra il pozzo dove i resti dei quattro martiri erano stati segretamente seppelliti. Proprio come ai primi tempi della Chiesa in Roma, quando si costruiva l’altare sulle reliquie dei martiri. Una decina d’anni fa i resti furono recuperati dal pozzo e, raccolti in urne, furono collocati in una apposita cappella a fianco della chiesa restaurata, sempre a Zhoukou.

Al di là delle sommarie testimonianze, che cosa accadde veramente? Come si svolsero i fatti e perché? Chi erano questi missionari? Ma, soprattutto, quale tesoro di testimonianza di fede e di dedizione alla Chiesa si riceve ancora oggi da loro? Dal 1941 ad oggi la ricerca non si é mai fermata. Molti gli ostacoli linguistici da affrontare, che diventano anche culturali e che a volte frenano l’interpretazione delle lettere, per non poi parlare di quelli politici, resisi ancor più avversi durante la rivoluzione culturale ad opera di Mao e non ancora trascorsi, che hanno reso il lavoro di ricerca molto arduo. Alcuni confratelli del Pime però non si sono arresi e hanno raccolto testimonianze, prove, materiale che confermerebbero non solo la totale dedizione di mons. Barosi e padre Zanardi a Cristo e quindi all’evangelizzazione, ma anche il loro dedicarsi ai poveri e alla Chiesa locale, cose queste che lasciano facilmente intuire come il loro sia stato un vero e proprio martirio in odio a tutto ciò. Ai fedeli il compito di tenere viva la loro memoria, magari dedicando uno spazio nella preghiera ogni 19 novembre, di far conoscere la loro storia e di pregare per chi come loro, ancora oggi, vive il rischio di vedersi privato della libertà e della dignità.

Nel 2011 una delegazione, composta anche dal cremonese don Mario Binotto, andò in Cina a recuperare le reliquie di Mons. Barosi e di padre Zanardi, con l’intento di riportarle “a casa”. Oggi le reliquie sono custodite a Soncino e a Solarolo Rainerio, paesi natali dei due missionari.

«Ancora oggi, a ottant’anni dalla tragedia – spiega don Binotto – teniamo viva ogni anno la loro memoria nei paesi in cui si trovano e facciamo visita costantemente al Pime, perché i loro martiri possano essere valutati per un eventuale processo di santificazione».

Padre Mario Zanardi sarà ricordato a Soncino nella Messa di venerdì 19 novembre alle 20.30 nell’antica pieve di S. Maria Assunta, a Soncino. Per l’occasione saranno messe a disposizione copie del libro Padre Mario Zanardi. Missionario martire in Cina scritto dall’ex sindaco Ambrogio Alberti ed edito da Acli soncinesi nel 2000. Una pubblicazione di 173 pagine che ripercorre la biografia di Zanardi e illustra il contesto storico delicatissimo in cui 80 anni fa fu ucciso e gettato nel pozzo insieme ai suoi confratelli missionari del Pime.




Inaugurato a Drizzona il nuovo emporio solidale

È stato inaugurato nel pomeriggio di sabato 13 novembre, in occasione della festa patronale di sant’Omobono e alla presenza del vescovo Napolioni, l’emporio solidale aperto nel Piadenese, a Drizzona, nei locali del market di via Platina ormai chiuso da anni e riaperto oggi nel tentativo di coinvolgere le persone sul tema della solidarietà.

«L’idea – spiega don Antonio Pezzetti, parroco di Drizzona, Piadena e Vho — nasce dalla collaborazione tra le parrocchie, alcune realtà del territorio, tra cui Amici di Emmaus, e i comuni di Piadena Drizzona e Torre de’ Picenardi, accomunati dalla preoccupazione per la fame e la povertà alimentare».

L’intento di questa iniziativa è quello di donare alle famiglie in difficoltà, in aumento dopo lo scoppio della pandemia, la possibilità di fare la spesa con dignità in un negozio pensato tutto per loro. Un progetto supervisionato dai Servizi sociali del Comune che, periodicamente, a seconda dei bisogni di ogni famiglia, assegnerà a ciascuna un punteggio sociale che, attraverso l’utilizzo di una carta, fungerà da unica moneta spendibile nel negozio.

L’emporio, il cui servizio sarà garantito dall’attività dei operatori volontari, impegnati al banco o in magazzino, sarà aperto solo un giorno alla settimana. L’auspicio comune, però, è che non resti solo uno spazi di solidarietà e altruismo, ma diventi anche un luogo di incontro e di contatto sociale tra il volontario e il cliente.

«Il progetto è solo ai suoi primi passi — aggiunge don Pezzetti —. La sua inaugurazione è stata programmata appositamente per la festa di sant’Omobono, che incarna perfettamente i valori alla base della nostra idea, in quanto santo della carità, ma prevediamo che l’avvio in pianta stabile del servizio avvenga a cavallo tra dicembre e gennaio, magari durante le festività natalizie».

Anche se l’idea è quella di garantire il servizio tramite il comune metodo della colletta alimentare, inizialmente i prodotti da offrire alla comunità sono raccolti grazie al contributo della Caritas diocesana, che ha garantito 2mila euro da spendere nei supermercati del paese. Si tratta anche di un’opportunità per stringere rapporti di collaborazione futuri, magari basati sullo reimpiego dei prodotti in eccesso rimasti sugli scaffali.

In una situazione come quella attuale, in cui l’economia è aggravata dalle scorie del Covid, l’idea dell’emporio solidale risulta essere un ottimo strumento per fronteggiare la povertà alimentare, tramite la collaborazione, la solidarietà e la vicinanza delle famiglie e dei giovani coinvolti nel progetto.




Don Ghilardi rilegge il XXX Rapporto Immigrazione

Dopo la pubblicazione del XXX Rapporto Immigrazione Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, avvenuto nello scorso ottobre, don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la Pastorale missionaria e per la Pastorale delle migrazioni, analizza i dati emersi dal documento e parla della situazione attuale relativa agli sbarchi e ai flussi migratori in Italia.

«Parliamo del biennio 2019/2020: c’è una parte che riguarda l’esplosione della pandemia e un dopo. Tutto questo ha bisogno di un approfondimento – spiega don Ghilardi -. È bene parlare di narrazione, piuttosto che di informazione, in quanto tutte le notizie che ci arrivano non sempre corrispondono alla verità. E parliamo di narrazione perché le informazioni che ci vengono recapitate sono solo relative agli sbarchi e solo per via mediterranea, quando in realtà queste rappresentano il numero più basso».

Scarica qui la sintesi del Rapporto

In questo periodo di pandemia, come sono variati i dati relativi all’immigrazione in Italia?

«La popolazione italiana è diminuita del 6,8%, ma la realtà è che non è stata compensata dall’immigrazione: gli arrivi nel nostro Paese sono infatti diminuiti del 5%. Ovviamente il virus ha avuto effetti devastanti sull’occupazione. Parlando degli stranieri in Italia, sono stati circa 100mila posti di lavoro persi. Ma allo stesso tempo il numero di infortuni è aumentato, sfruttando le basse qualifiche degli immigrati e la quasi totale assenza di smartworking. Molti stranieri sono infatti occupati nel settore turistico, nell’assistenza domestica o nella cura degli anziani. Tutto ciò ha portato a un aumento della povertà assoluta della popolazione straniera: il 52% dei richiedenti aiuto a Caritas sono infatti immigrati, costituito per il 26% da famiglie intere in situazione di bisogno. L’unico dato incoraggiante, invece, è che sono in aumento le imprese gestite da stranieri».

Dal punto di vista umano, invece, che effetti sta avendo la pandemia?

«Il problema del virus spesso viene visto come una colpa del migrante, etichettato come untore. Se prima lo straniero era visto come portatore di criminalità, ora è anche considerato portatore di malattia. E non è solo questo: anche le violenze domestiche sono aumentate ed è stato rilevato che vengono purtroppo denunciate sempre di meno, per la scarsa autonomia economica delle donne straniere».

Quando si sente parlare di aiuti e contributi, di che cosa si tratta?

«In verità tutti i bonus e gli ammortizzatori sociali che il Governo ha messo in campo sono state sfruttate in minima parte dalla popolazione straniera. La maggior parte di loro non ha, purtroppo, le competenze e le conoscenze linguistiche e culturali per accedere ai portali e fare richiesta. Non è dunque vero che la popolazione straniera ha goduto di più aiuti».

Parlando invece della diocesi di Cremona, sappiamo che saranno nominati due nuovi sacerdoti come guide di altrettante comunità straniere. Ce li presenta?

«Uno ve lo posso presentare, perché è già arrivato. Si chiama don Nicolas Diene, è originario del Senegal e sarà cappellano della comunità africana francofona e collaboratore presso l’unità pastorale “Don Primo Mazzolari” di Cremona. L’altro, che sarà nominato cappellano della comunità africana anglofona, arriverà probabilmente verso fine dicembre».




Giornata per le vittime di abusi, il Vescovo in Cattedrale: «Drammi che ci impegnano alla conversione»

In occasione della Prima Giornata nazionale di preghiera per le vittime degli abusi, il 18 novembre è stata celebrata in Duomo l’Eucaristia, presieduta dal mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona e Incaricato regionale per il servizio per la tutela dei minori. Una giornata celebrata in tutte le Diocesi d’Italia, per sensibilizzare tutte le comunità di fronte a drammi come questo.

L’invito del vescovo, nella sua introduzione in merito alla violenza e agli abusi di cui sono vittime in particolare i minori e le persone vulnerabili che subiscono «in famiglia in vari luoghi e purtroppo a volte anche nelle comunità cristiane violenze psicologica, abusi di potere coscienza, varie forme di abuso sessuale», è quello di una presa di coscienza collettiva e di una reazione per «assicurare ai bambini, ai ragazzi e alle persone con difficoltà, con fragilità un’accoglienza sicura e paterna, che dia fiducia alle famiglie e che insegni il segreto di una carità educativa.
È un dramma da riconoscere – ha aggiunto – da affrontare, da combattere con i mezzi giusti.

«Personalmente – ha aggiunto – mi sento coinvolto in tutto questo, perché sono sempre stato in mezzo ai ragazzi e in mezzo ai preti, e pensare che i ragazzi non possano fidarsi dei preti e dei catechisti mi fa impazzire».

Nella sua omelia il vescovo, rileggendo alcuni spunti offerti alla riflessione dalla liturgia della Parola, torna sul tema della Giornata guardando alla reazione a cui la Chiesa è chiamata di fronte a questi «Drammi da riconoscere, non ignorare e per i quali impegnarsi a cambiare»: «In casi come questi – ha detto – la rabbia non è mai la soluzione giusta, rischia di incanalarsi e creare altro male, ma il male non si combatte mai con il male. Una comunità che si sfoga solo attraverso la rabbia diventerebbe una comunità ancora più violenta».

Qual è allora il giusto atteggiamento da tenere di fronte agli scandali e alla grave crisi che coinvolge anche la Chiesa è causa sofferenze ai piccoli e ai fragili?

«Occorre la ricerca di un bene più grande. Tanto impegno a fianco delle vittime» – ha proseguito mons. Napolioni –  di cui accogliere, capire e condividere il dolore, ma anche un aiuto «per chi si è reso colpevole, o chi rischia di rendersi colpevole, perché magari dietro ognuno di loro c’è una storia di violenza subita, di degrado umano e morale, perché si ravveda, si redima, abbia una possibilità di vita».

Con un riferimento alle scritture il vescovo  ha concluso la sua omelia osservando che «quando piange per Gerusalemme Gesù pensa alla sua Chiesa, quella CHiesa che può far piangere ancora il Signore» e che oggi – ha aggiunto – «è chiamata a trasformare una crisi grave in occasione di conversione e salvezza».

La Messa si è conclusa con la preghiera scritta per la giornata e l’invito di mons. Napolioni a consultare tutto il materiale per la prevenzione, la sensibilizzazione e per l’approfondimento, disponibile sul portale della Diocesi di Cremona, nella sezione “Servizio diocesano tutela minori”  il servizio ormai disponibile in tutte le diocesi italiane per l’ascolto e l’accompagnamento delle vittime di abusi.

 

 




Dalla Sacra Famiglia uno sguardo sul mondo aiutando il Kenya

Si è svolto via Skype nella mattinata di mercoledì 10 ottobre l’incontro tra le due classi terze delle Medie della scuola Sacra Famiglia e Kelvin, il bambino keniota sostenuto a distanza dalla scuola stessa. In videochiamata erano presenti anche la madre di Kelvin, il suo educatore e il responsabile del sostegno a distanza in Kenya per Avsi, Antonino Masuri, impegnato a fare da tramite e da interprete.

«Il sostegno, in collaborazione con Avsi, è iniziato nel gennaio 2021 e dura un anno,  anche se l’idea è quella di prolungare questo rapporto, spiega la professoressa Laura Bruschi, insegnante di Lettere, Storia e Geografia di una delle due classi. L’idea di questo incontro è nata quando l’anno scorso, ascoltando una testimonianza di Antonino, sono rimasta colpita dalla sua voglia di andare ad esplorare le periferie del mondo. Ho notato una similitudine con i grandi esploratori rinascimentali, che nel frattempo stavamo studiando a scuola, e volevamo condividere, io e la classe, lo stesso desiderio di allargare gli orizzonti».

In un primo momento, non senza titubanza e timidezza, Kelvin ha ascoltato e poi risposto alle domande che i ragazzi della Sacra Famiglia avevano preparato per lui. Domande di vario genere, sulla routine, sui suoi gusti, sulle sue passioni, sui suoi hobby. Alcune di queste hanno ricevuto risposte davvero significative, addirittura toccanti. Alla domanda «chi è il tuo migliore amico?» Kelvin ha risposto «Mia mamma, perché mi protegge». Anche quando i ragazzi gli hanno chiesto quale fosse il suo animale preferito, ha risposto: «Il cane, perché mi protegge sempre». Si evince dalle sue parole un forte sentimento di gratitudine per coloro che gli offrono protezione, aiuto, supporto. La gratitudine però viene espressa anche con i gesti: Kelvin, infatti, ha raccontato che il suo passatempo preferito è andare a trovare i suoi amici malati, perché un giorno loro possano andare a trovare lui.

Kelvin è infatti affetto da Sla, anche se in maniera lieve. Anche suo fratello era malato ed è deceduto nel 2020, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore del ragazzo e della madre Jane che, raccontando di suo figlio, non è riuscita a trattenere la commozione.

Oltre alla vita personale di Kelvin, i ragazzi delle due classi si sono dimostrati interessati anche al suo Paese, chiedendo informazioni sulla geografia e sulla situazione politica della nazione africana. Ci ha pensato Silvio, un collaboratore, a rispondere a questi quesiti. Ha spiegato agli studenti che il Kenya è una Repubblica presidenziale e che in questo momento regna la pace, ma si sta avvicinando per loro un periodo molto delicato, quello delle elezioni, in cui il clima si fa molto più teso. In Kenya non sono nuovi a bagni di sangue e conflitti tra tribù per dissensi politici; l’associazione, infatti, ha deciso per ragioni di sicurezza di sospendere in questo periodo il servizio degli educatori sul territorio.

«In Kenya vengono inoltre accolti molti profughi – ha racconta Silvio -. Tutte le nazioni intorno vivono una situazione di instabilità politica che porta le persone a scappare, a volte anche i più ricchi».

Avsi ha costruito ben dodici scuole in Kenya, tutte destinate ai bambini appartenenti a famiglie povere, senza distinzioni religiose. Le strutture ospitano i bambini dalla mattina fino a pomeriggio inoltrato, garantendo loro l’istruzione con anche un banco di scuola, cosa per nulla scontata da quelle parti, dove solitamente si vedono bambini seduti in terra e insegnanti violenti.

L’incontro si è concluso con l’appello di Antonino: «Continuate ad aiutare i bambini bisognosi, soprattutto le femmine. Sono le donne a fare di più, sono le donne quelle in pericolo, vendute in giovane età per qualche mucca, ma non pronte per essere mogli e madri; sostenete le donne, perché loro hanno bisogno di voi».




Gmg, le famiglie cremonesi “chiamate” a ospitare i giovani di Salvador de Bahia

Centinaia di migliaia di giovani, provenienti da tutto il mondo, si riuniranno, il prossimo agosto, a Lisbona, in occasione della Giornata mondiale della Gioventù. E tra loro ci saranno anche ventuno giovani della parrocchia brasiliana di Gesù Cristo Risorto di Salvador de Bahia, in cui presta servizio il sacerdote fidei donum cremonese don Davide Ferretti. In occasione di questo viaggio verso l’Europa, le ragazze e i ragazzi brasiliani faranno una tappa, l’ultima settimana di luglio, a Cremona, per un gemellaggio che darà ulteriore respiro all’impegno che in questi anni la Diocesi di Cremona sta portando avanti con il “Progetto Bahia”, che ha fatto di quella di Bahia la 222ª parrocchia cremonese.

«Ormai da anni, anche nelle scuole, è naturale vedere gemellaggi e scambi interculturali. È sempre un’esperienza positiva, e lo sarà anche per questi giovani e per le famiglie». Così don Umberto Zanaboni, incaricato diocesano per la Pastorale missionaria.

Il Centro missionario diocesano, in sinergia con la Pastorale giovanile, fa dunque appello alla generosità delle famiglie cremonesi, chiamate, ove possibile, ad accogliere e ospitare i giovani in arrivo dal Brasile. «Si tratta di prendersi carico di questi ragazzi per un’ospitalità che riguardi soprattutto il pernottamento – spiega don Zanaboni –. L’idea è poi quella di “impegnarli” in qualche gita alla scoperta di Cremona e dell’Italia, cercando di offrire loro la possibilità di stare insieme, di fare comunità, nell’arco delle giornate». Si auspicano visite alla città di Cremona, ai suoi musei e ai suoi luoghi di interesse, a qualche città vicina, ma anche vivendo esperienze in qualche oratorio in diocesi, per far toccare con mano ai giovani brasiliani le realtà parrocchiali.

Nei prossimi mesi, saranno organizzati alcuni incontri online con le famiglie che sceglieranno di aderire alla proposta di ospitalità, per tracciare le linee guida e prepararle in modo uniforme all’accoglienza di questi giovani. Per favorire la gestione logistica e organizzativa, sarà data precedenza alle famiglie residenti in città o nei dintorni più immediati.

Per offrire la propria ospitalità, contattare l’Ufficio missionario, al numero 331-8363752 (don Umberto Zanaboni) o scrivendo all’indirizzo mail missioni@diocesidicremona.it.

 

Gmg Lisbona, dalla FOCr tre proposte di viaggio




Visita pastorale, da gennaio le nuove tappe

Dopo la conclusione del programma delle visite nelle parrocchie della Zona 3, nella città di Cremona, che si è svolto nella prima parte del 2022, il Vescovo proseguirà il cammino sul territorio della Visita pastorale “Gesù per le strade” nel nuovo anno pastorale. Il ciclo di visite che, a differenza dell’ultimo anno, sarà itinerante per tutte le altre quattro zone pastorali, prenderà il via nel fine settimana 13-15 gennaio con il primo appuntamento nella Zona 2 presso la parrocchia Ss. Giovanni Battista e Biagio di Romanengo.

Dal 20 al 22 gennaio sarà il turno dell’unità pastorale di Piadena, Drizzona e Vho. Il weekend successivo, invece, sempre nella Zona 4, il vescovo farà visita all’unità pastorale formata dalle parrocchie di Scandolara Ravara, Ca’ de’ Soresini, Castelponzone, Cingia de’ Botti, Motta Baluffi, San Martino del Lago, Solarolo Monasterolo e Vidiceto.

A febbraio il vescovo farà ritorno nella Zona 2: dal 3 al 5 febbraio visita all’unità pastorale di Castelleone e Corte Madama, mentre dal 10 al 12 febbraio appuntamento presso la parrocchia di S. Siro Vescovo a Soresina.

Successivamente gli impegni nella Zona 5, nel mantovano: dal 24 al 26 febbraio mons. Napolioni sarà ospite presso l’unità pastorale di Pomponesco, Bellaguarda, Casaletto e Salina; dal 3 al 5 marzo andrà invece in visita all’unità pastorale di  Cavallara, Corregioverde, Dosolo, Sabbioni di S. Matteo, S. Matteo delle Chiaviche e Villastrada.

A chiudere il calendario di visite sarà la Zona pastorale 1, con la parrocchia di S. Giovanni Battista, a Fornovo San Giovanni, che accoglierà il vescovo dal 10 al 12 marzo e la parrocchia di S. Maria Assunta e S. Sigismondo, a Rivolta d’Adda, il weekend successivo, dal 17 al 19 marzo.

«Dopo aver concluso la visita pastorale nella Zona 3, quella di città, il vescovo aveva intenzione di continuare a incontrare parrocchie inserite in unità pastorali o in collaborazioni pastorali – spiega don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale della Diocesi di Cremona –, per conoscere da vicino e toccare con mano la quotidianità di queste comunità».

Le prossime visite pastorali seguiranno il tradizionale stile organizzativo, con una pre-visita, in programma a partire da settembre, durante la quale il Vescovo incontrerà i sacerdoti e i consigli pastorali delle parrocchie interessate, la visita vera e propria e, dopo un anno, un post-visita di resoconto. «Alcuni incontri di resoconto delle ultime visite pastorali si sono già svolti, come per esempio nell’unità pastorale Cittanova», prosegue Maccagni. E conclude: «Dalle scorse visite sono rimasti impressi i bei momenti di fraternità, di ascolto della Parola, di preghiera e di incontro con le situazioni di fragilità, nelle case e nelle strutture sanitarie, a cui il Vescovo tiene molto».