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Azione Cattolica, prima riunione della Presidenza diocesana per progettare l’avvio d’anno

Nella serata di lunedì 31 agosto si è riunita per la prima volta la Presidenza diocesana dell’Azione Cattolica, composta dal presidente Emanuele Bellani, l’assistente diocesano (e Adulti) don Gianpaolo Maccagni, Chiara Ghezzi e Gilberto Gerevini (responsabili adulti e vicepresidenti), don Michele Martinelli (assistente Giovani e Giovanissimi), Lucia Ignoti e Marco Dasti (responsabili giovani e vicepresidenti), don Daniele Rossi (assistente Azione Cattolica Ragazzi), Daniele Trevisi e Francesca Dasti (responsabili Azione Cattolica Ragazzi) e Cesare Macconi (amministratore).

I vari membri, nominati a metà agosto, si sono ritrovati per la prima volta insieme al nuovo presidente Bellani al fine di valutare idee e proposte per i prossimi mesi. Questi ultimi tempi, d‘altra parte, così particolari e complessi, non si sono ben prestati a una progettualità definita e a lungo termine: pertanto, mentre si cominciano a muovere i primi cauti passi verso il futuro, la scelta è quella di ricalcare e seguire le direttive dichiarate anche dal Vescovo, che si possono riassumere nel tema dell’ascolto.

In primo luogo, l’ascolto della Parola di Dio assume un ruolo assolutamente prioritario, tanto in termini di condivisione della Parola tra i membri dell’associazione, quanto in termini di partecipazione attiva alla vita delle comunità parrocchiali. Nel necessario ripensamento della vita delle comunità e dell’associazione, il punto di partenza è dunque la centralità della Parola.

Nell’impegno di essere promotori di occasioni di ascolto comunitario della Parola, si riprende in mano un tema altrettanto delicato e cruciale: le relazioni. L’incertezza sul futuro, dovuta alla tuttora irrisolta situazione Covid-19, lascia spazio al desiderio e al gusto di riprendere in mano e sperimentare nuovamente la bellezza e la pienezza delle relazioni: «Questo periodo, più libero da impegni ed eventi, è un tempo buono per ritrovarci e raccontarci», commenta infatti il presidente Bellani. Più qualità a scapito della quantità insomma: la difficoltà (o addirittura impossibilità) di calendarizzare eventi non scoraggi, ma lasci invece spazio alla ripresa di rapporti genuini e all’incontro vero con l’altro e con Dio nella preghiera.

La terza “priorità”, prosegue il presidente, è «l’attenzione alle necessità del prossimo», ovvero l’insieme di tutti i servizi che curino i «bisogni sia materiali che spirituali dell’altro»: la valorizzazione di quell’umanità riscoperta e rivissuta paradossalmente proprio grazie a quella pandemia che ancora oggi spaventa tanto ma che non riesce ad avvizzire le relazioni.

Infine, sebbene si prospettino ancora settimane precoci e incerte, il neo-presidente si sbilancia sulla possibilità di organizzare alcuni eventi, dedicati in particolare ai giovani e giovanissimi dell’associazione: la due giorni ACR (26/27 Settembre), rivolta a bambini, ragazzi ed educatori di Azione Cattolica Ragazzi, e il campo giovani diocesano (inizio Ottobre, evento in fase di elaborazione), occasione di confronto e riflessione per i giovani dell’associazione e della diocesi.

Emanuele Bellani nuovo presidente diocesano di Azione Cattolica




Vacanze sicure e solidali, al mare nelle strutture Caritas

Sebbene la situazione Covid-19 sia ancora irrisolta definitivamente e quindi piuttosto problematica, le comunità stanno riaprendo le porte delle Chiese, degli oratori e dei cuori per riprendere in mano e rigenerare quelle relazioni che, per diverse settimane, sono state necessariamente abbandonate. Non solo lavoro e servizi però: si sente forte il desiderio godersi l’estate, visitando e ri-scoprendo l’Italia e le sue bellezze.

Anche la Diocesi di Cremona, da diversi anni a questa parte, offre la possibilità di vivere le vacanze in Italia: la Caritas diocesana, infatti, mette a disposizione due alloggi presso Cesenatico (FC) e Tonfano di Marina di Pietrasanta (LU); vi è una terza struttura, la Casa Alpina “S. Omobono”, presso Folgaria (TN), momentaneamente chiusa al pubblico.


(foto: cremonavacanze.it)

La struttura di Cesenatico, gestita ormai da diversi anni da don Giuliano Valiati, riapre le porte a gruppi di ragazzi e famiglie che desiderano respirare un po’ di aria di mare. Il Soggiorno “Sant’Omobono”, a pochi minuti da una spiaggia di proprietà, offre anche la possibilità di un bel tuffo in piscina.  La casa, concepita come mista, mira ad accogliere contemporaneamente sia comitive di giovani e adolescenti che nuclei familiari, superando i 50 posti.

Insomma tanto divertimento, a prezzi assolutamente accessibili (intorno ai 30-40€ a notte, pensione completa, oltre a soli 0,50€ di tassa di soggiorno), ma in sicurezza: il responsabile della struttura garantisce, infatti, il totale adempimento alle norme vigenti in termini di igienizzazione, sanificazione e distanziamento.

Le stesse attenzioni rispetto alle normative anti-Covid, previste dal protocollo nazionale “Accoglienza Sicura”, vengono condivise anche da Ester Leli, neo-responsabile di “Casa Nostra Signora” presso Tonfano di Marina di Pietrasanta. La splendida struttura, a due passi dal mare, ha una capienza di circa 70 ospiti, che possono godersi le vacanze a prezzi abbordabili in funzione del periodo e della stanza, singola o doppia (60-80 € pensione completa, con possibile opzione “bed & breakfast”). La responsabile ha fatto la scelta, coraggiosa e vincente, di lasciare la casa ed il lavoro per cambiare ambiente e trasferirsi con il marito presso la struttura, che promette resterà a disposizione anche

durante i prossimi mesi, così da diventare sede di vacanze, ma anche incontri e ritiri spirituali – complice anche la vicinanza della Via Francigena.

In merito alle prenotazioni, non è ancora attivo un servizio online, ma è sufficiente contattare l’Ufficio “Servizi per l’Accoglienza Onlus” (via S. Antonio del Fuoco, Cremona – serviziaccoglienza@tiscalinet.it – tel: 037221562 – ) o direttamente le strutture di Cesenatico (cesenatico@cremonavacanze.it – tel: 0547.75778) e Tonfano (tonfano@cremonavacanze.it – tel: 0584/20023).

Entrambi sono più che lieti e disponibili a venire incontro a coloro che desiderano passare qualche giorno di relax, gioco o preghiera, aiutando indirettamente il prossimo: infatti il ricavato viene devoluto alle strutture ed ai servizi della Caritas di Cremona sul territorio diocesano.




InTEgration, un progetto giovane per una città che accoglie

Sebbene i dati demografici parlino chiaro e dimostrino quanto Cremona sia una città poco giovane, è altrettanto vero che sul territorio cittadino e diocesano siano presenti numerose associazioni ben inserite nel contesto socio-culturale della splendida città del violino.

Tutte queste realtà raccontano del desiderio dei giovani di rigenerare, valorizzare e stimolare la crescita della città, già gioiello internazionale nei settori musicali ed agroalimentari nonché esempio virtuoso nel terzo settore e nell’attenzione al sociale.

Tra queste realtà, anche la “Associazione Drum Bun”, da anni promotrice di esperienze di volontariato in Italia (Calabria) e all’estero (Albania e Romania), ha deviato rotta e strutturato un nuovo piano d’azione a km0. Complice anche l’impossibilità di viaggiare e varcare i confini italiani, si è fatta largo un’intuizione accattivante: mantenere lo stile animativo ed educativo, sfruttando le risorse e gli spazi di casa.

Nasce così il progetto “InTEgration”, sostenuto da un finanziamento semestrale dell’Unione Europea (Corpo Europeo di Solidarietà), che vede due grandi protagonisti: una decina di giovani volontari dell’associazione tra i 22 e i 27 anni e un gruppetto di minori stranieri non accompagnati accolti presso il Centro Diurno Giona.

Come evoca lo stesso nome del progetto, l’idea è quella di integrare i minori nel tessuto cittadino, organizzando serate all’insegna del divertimento, delle buone relazioni e dello scambio interculturale.

Le occasioni proposte vanno dalla pizza insieme ad una serata al cinema, dalla biciclettata ad una cena multiculturale, e si tengono con cadenza mensile. Il progetto, giunto al suo secondo appuntamento, ha già riscosso grande successo tra i giovanissimi stranieri e tanto entusiasmo da parte dei volontari.

Il progetto risulta, dunque, un perfetto connubio tra l’essenza dell’associazione, con i suoi obiettivi educativi e di incontro con altre culture e tradizioni, e la riscoperta di un territorio ricco di risorse e potenzialità, seppur rinunciando al viaggio fisico: “InTEgration” diventa così testimonianza diretta di una città che si apre ai giovani e si riscopre viva, vivace e desiderosa di incontrare e conoscere l’altro, valorizzando al contempo le proprie radici.

 




“Tempi nuovi. Cremona riparte”: sul Torrazzo un momento per ripensare le sorti di una città pronta a rimettersi in gioco (VIDEO)

Dopo settimane di reclusione e isolamento, la quotidianità di milioni di persone sta lentamente ritornando a quella di mesi fa, sebbene costellata da dubbi e domande di senso sul futuro. Proprio per questo risulta necessario fermarsi e sforzarsi di guardare oltre: il team di Riflessi Magazine, in collaborazione con il Museo Verticale del Torrazzo, ha così proposto una bellissima occasione di dialogo e confronto con Anna Lazzarini, docente del dipartimento di Scienze umane e sociali  dell’Università di Bergamo nonché autrice di “Polis in Fabula” e “Il mondo dentro la città”, e Fabio Antoldi, professore del dipartimento di Scienze economiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale (Cersi). L’evento, condotto da Filippo Gilardi, giornalista di Riflessi Magazine, è stato trasmesso nella serata di martedì 2 giugno sul sito del magazine digitale oltre che i canali web della Diocesi. La scelta della location di questo accattivante evento è altrettanto interessante: il Museo Verticale del Tempo, ubicato nelle viscere del cuore di Cremona, il Torrazzo.

Il punto di partenza è stato un bilancio della crisi, che, secondo entrambi gli ospiti, ha avuto ricadute enormi a livello culturale, economico e sociale. Tuttavia, come sottolinea la professoressa Lazzarini, «la crisi generata dalla pandemia si è innestata su una serie di altre crisi, che già stavamo vivendo, e porta una nuova consapevolezza rispetto a due questioni: la condizione umana come interdipendenza e interconnessione sul pianeta e l’unicità del destino». «Questa crisi, soprattutto sul versante economico, – prosegue Antoldi – è stata un acceleratore, un innesco potente di cambiamenti e contraddizioni». La vera domanda, pertanto, non è “come riprendere l’economia di prima”, bensì “quale economia vogliamo”. Paradossalmente la crisi potrebbe diventare una preziosa occasione per prendere sul serio i temi della sostenibilità, della giustizia sociale, della distribuzione del reddito. La chiave di volta consisterà, dunque, nel riconoscere quei «giacimenti di conoscenza che chiamano la possibilità di produrre nuovi servizi e beni, sulle quali costruire opportunità per giovani imprenditori».

Una città di cultura, come Cremona, dimostra anche una vocazione all’innovazione ed alla creatività, soprattutto ma non esclusivamente dei giovani. Il tema dell’innovazione e dell’impegno giovanile sono stati quindi ampiamente dibattuti dai due ospiti, partendo dai meravigliosi filmati di ProCremona, che ha recentemente omaggiato la città con video virali, veri e propri inni alla bellezza della città dedicati soprattutto agli operatori in prima linea contro la minaccia CoViD-19: indimenticabile e toccante l’esibizione di Lena Yokoyama sulla cima del Torrazzo. Servono, allora, “luoghi di coagulo sociale”, provoca Lazzarini, «per riunire le energie positive e le potenzialità dei giovani ed indirizzarle verso la costruzione di corresponsabilità e passioni liete».

Il fil rouge che collega tutti i puntini è, in qualche modo, la centralità delle relazioni, dell’empatia e della solidarietà, in parte riscoperta proprio grazie alla pandemia ed alla quarantena. Su questo tema così delicato interviene anche il vescovo Napolioni, che descrive la comunità come «una grande rete che dipende dalla tenuta di ciascuno dei suoi piccoli nodi, dalla proporzione delle forze in gioco, dall’equilibrio degli spessori dei fili della trama, dall’armonia e leggerezza con la quale tutto si muove, respira, danza, lasciando passare e crescere la vita». In questa rete occorre avere un’attenzione specifica alle fragilità, alle persone con disagi e difficoltà, abbandonate e isolate non solo durante la quarantena. «Mettere al centro la fragilità significa progettare un mondo ed un tempo migliore per tutti», commenta Lazzarini, predisponendo risorse e aprendosi ad orizzonti nuovi. Le nuove fragilità, prevede Antoldi, saranno essenzialmente in termini di “mancanza o riduzione del reddito”, che richiama un tema scottante: occorre attenzione a non trasformare la risposta emergenziale in assistenzialismo.

Si prospettano, dunque, “Tempi Nuovi” per Cremona, ricchi di sfide complesse, dal ruolo della cultura allo spazio per l’innovazione, dall’attivismo dei giovani all’attenzione alle fragilità: sfide da affrontare con speranza, ottimismo ed impegno, consapevoli della centralità della rete di relazioni che sostiene l’economia e la vita della comunità.

 




Messe in sicurezza e confessioni individuali: l’Unità pastorale San Francesco, San Bernardo, Maristella e Borgo Loreto pronta alla fase 2

Dopo settimane di isolamento, si intravede uno spiraglio di speranza e fiducia: è tempo, quindi, di riapertura e di un lento e graduale percorso di ritorno alla normalità, o meglio di convivenza con il virus, che riguarda anche le chiese e i luoghi di culto. Diverse unità pastorali, tra le quali anche l’unità pastorale San Francesco, San Bernardo, Borgo Loreto e Maristella (zona 3), hanno iniziato ad ipotizzare proposte che consentano una riapertura delle celebrazioni alla comunità.

Don Piergiorgio Tizzi, vicario dell’unità pastorale, racconta che si è previsto di aumentare la distanza tra i banchi delle chiese per permettere alle persone di prendere posto in sicurezza ed anticipa che alcuni volontari provvederanno, nei prossimi giorni, all’allestimento delle strutture. Inoltre verranno predisposti degli spazi appositi all’esterno di alcuni edifici, specificatamente negli oratori delle parrocchie San Francesco e Maristella, per cercare di permettere a quanti più fedeli possibile di prendere parte alle Messe, sempre rispettando le normative vigenti (nell’ipotesi nella quale il numero di partecipanti fosse superiore alla capienza delle chiese).

In merito alle celebrazioni domenicali, queste si svolgeranno nelle quattro chiese parrocchiali secondo gli orari consueti. L’unica eccezione è rappresentata dalla Messa celebrata presso la chiesa di Santa Cristina: dal momento che l’edificio non garantisce un distanziamento adeguato, tale celebrazione è sospesa fino a data da destinarsi. I fedeli potranno comunque recarsi alla vicina e più grande chiesa del Maristella.

Inoltre, da lunedì 18 maggio, riprenderanno anche le messe feriali (il 23 maggio dal Maristella), sebbene inizialmente a San Francesco sarà sospesa la messa delle ore 8.30 (rimpiazzata dall’unica celebrazione delle ore 18.30).

Parallelamente alle Messe, durante la settimana i sacerdoti hanno previsto un periodo di tempo durante il quale sosteranno in chiesa per le confessioni. Pur avendo accantonato l’idea di una celebrazione penitenziale comunitaria, per evitare di scoraggiare la partecipazione dei fedeli a causa del rischio assembramenti, i parroci e i collaboratori hanno ritenuto opportuno dedicare tempi e spazi ai fedeli per colloqui individuali: le disponibilità dei preti verranno comunicate tramite un avviso apposito che verrà pubblicato sui canali social delle parrocchie ed affisso sulle chiese. Questo, sottolinea don Tizzi, per rispondere al «desiderio di rileggere, alla luce della fede, i vissuti delle persone», facendosi vicini alle sofferenze ed alle fatiche dei fedeli.

Tra dirette streaming delle Messe, iniziative social per adolescenti e preadolescenti e sperimentazioni di camere virtuali per progetti educativi e catechistici, Don Piergiorgio e i parroci, gli educatori, i catechisti ed i volontari delle parrocchie si sono impegnati attivamente per accompagnare grandi e piccoli nei propri percorsi di fede e spiritualità. Tuttavia, data la riapertura delle chiese, le dirette streaming delle Messe saranno sospese, sebbene si continuerà per il mese di maggio a trasmettere sulla pagina Facebook dell’unità pastorale il rosario dal Maristella il lunedì e la via Lucis da san Francesco il mercoledì.




«Accompagnamoli alla libertà», il prof. Triani e le sfide per gli educatori (VIDEO)

Il professor Pierpaolo Triani, docente di pedagogia generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, è stato il protagonista dell’intervista promossa dall’Ufficio per la Pastorale giovanile della Diocesi di Cremona e trasmessa in diretta la sera di venerdì 9 maggio sui canali web e social diocesani. Durante l’evento, inserito nel percorso pensato come accompagnamento per gli educatori dal titolo «Io avrò cura di te», il professore, in un clima familiare e genuino, ha risposto alle domande suggerite tanto dal conduttore, l’educatore cremonese Mattia Cabrini, quanto dal pubblico a casa, andando a toccare svariate tematiche: dal rapporto con la corporeità alla didattica a distanza, oltre a molte altre questioni calde di questo tempo così anomalo e complesso.

 

Gli ultimi mesi, infatti, sono rimasti come congelati: lezioni, incontri, allenamenti sono stati dapprima procrastinati e successivamente sospesi, creando una sorta di squarcio temporale tra la promessa del rivedersi presto e il dubbio su quando poterlo fare. Questa spaccatura di oltre 10 settimane, tuttavia, può considerarsi fruttifica – suggerisce l’ospite della serata – nella misura in cui «ha portato ad assumere piena consapevolezza dei nostri limiti e della nostra fragilità e, soprattutto, a riscoprire che cosa sia davvero essenziale».

Il primo grande aspetto da considerare è senza dubbio l’impossibilità di vivere con pienezza la «materialità», ovvero la bellezza del comunicare «dal vivo» in uno spazio fisico, che non può essere chiaramente sopperita dall’utilizzo dei vari strumenti tecnologici, sebbene le relazioni possano comunque essere coltivate grazie ad essi. Non bisogna demonizzare né assolutizzare tali strumenti, osserva il professor Triani: la soluzione virtuale, laddove al centro si collochi il «fine educativo», cioè «promuovere alla libertà e alla responsabilità», senza rinunciare allo «stile educativo», si riassume nell’azione di «accompagnare».

Il fine e lo stile educativo sono i due punti cardinali per guidare bambini e ragazzi nell’affrontare questioni delicate, come il rapporto con il proprio corpo, con il corpo degli altri e con l’ambiente. Le modalità – riflette ancora l’esperto pedagogista – possono e devono essere differenziate per fasce d’età: nei confronti degli adolescenti è auspicabile costruire spazi di riflessività, di relazione e di dialogo per scandagliare le loro esperienze, mentre nel caso dei bambini la migliore strategia è dimostrare attenzione e cura, esaltando il coraggio dei più piccoli e sostenendoli in un percorso di graduale ritorno alla normalità. Tuttavia, la «normalità» alla quale si era abituati, che si costruisce anche e soprattutto nei grandi luoghi di aggregazione (quali scuole e oratori), sembra ancora lontana.

Allora il punto centrale – provoca il docente – è chiedersi, per esempio, come «fare oratorio senza stare in oratorio», ovvero come essere una comunità educante, che va incontro alle persone e che fa scoprire il Vangelo nell’incontro con l’altro, pur non vivendo un luogo fisico. Questo ragionamento si può estendere, evidentemente, anche all’universo scolastico: un ecosistema articolato e complesso, che ha rinunciato ai suoi spazi, ma non alla sua missione. Allo stesso modo nemmeno gli educatori, nel senso più ampio del termine, possono rinunciare alla loro vocazione e al loro impegno.

Non solo gruppi, però, ma anche rapporti «a tu per tu»: questo tempo così strano può anche servire per concentrarci sul singolo, aggiunge Triani. Il bisogno di ogni persona, specialmente bambini e ragazzi, è sapere di essere pensati, essere oggetto delle cure e delle attenzioni di una figura di riferimento. Serve quindi che l’educatore sia premuroso, attento e recettivo, disposto a imparare da, con e per il ragazzo.

Per chi affianca bambini, ragazzi e giovani in questo tempo, dunque, la chiamata è quella ad «armarsi di tutti gli strumenti necessari», investendo nella formazione e soprattutto mantenendo uno sguardo attento e paziente. «L’azione educativa – conclude infatti Triani – ha il suo senso nel cercare di promuovere il bene dell’altro, accompagnandolo alla libertà».




L’oratorio di Sospiro mette a disposizione della Fondazione Istituto Ospedaliero ping pong e calcio balilla

Nel clima di grande stress psicologico e perenne apprensione dato dalla situazione emergenziale che sta investendo il Paese, c’è chi ha pensato di contribuire in modo diverso, regalando un sorriso e un po’ di quella serenità persa da tempo. A Sospiro, per esempio, la parrocchia ha messo a disposizione della Fondazione Istituto Ospedaliero di Sospiro un calcio balilla e un tavolo da ping pong, perché gli utenti possano trovare una valvola di sfogo in questo periodo così emotivamente provante. Un gesto, come racconta don Federico Celini, parroco di Sospiro, molto apprezzato dai ragazzi dell’istituto. Questo piccolo segno non è che la punta dell’iceberg di un sistema più articolato.

Nei giorni scorsi la Parrocchia, unitamente ad Amministrazione comunale, polizia locale, Associazione nazionale carabinieri, Proloco Sospiro, Protezione civile e gruppo ecologico El Muroon, ha donato e consegnato 330 uova di Pasqua a tutti i bambini e ragazzi del paese sotto i 14 anni, come augurio di buona Pasqua e come emblema di una comunità viva ed attiva, attenta ai più piccoli.

Non sono mancate altre attività, quali confezionamento di pacchi con generi alimentari non deperibili di prima necessità per i cittadini in difficoltà e consegna di mascherine messe a disposizione dalla protezione civile e dalla Regione Lombardia.

Inoltre, confida don Celini, l’idea è di continuare ad assistere i cittadini come possibile, con nuovi progetti sempre in un’ottica di sinergia e collaborazione tra le varie realtà di volontariato, ecclesiali e istituzionali del paese.

«Lavoriamo tutti per il bene di tutti», riassume entusiasta il parroco: tramite tanti piccoli gesti di speranza e solidarietà, che profumano di quell’umanità ritrovata che unisce davvero tutti in questa situazione, è possibile regalare un sorriso terapeutico contro il mostro che il mondo sta affrontando.




#spinadescononsiferma: tutti uniti contro il Coronavirus

La situazione grottesca e drammatica generata dall’emergenza CoVid-19 ha radicalmente stravolto la quotidianità di milioni di italiani, costretti a isolarsi in casa come primaria, necessaria ed efficace misura di prevenzione e contenimento della diffusione del virus. Come conseguenza, molte persone, soprattutto anziani e poveri, si sono trovati in grosse difficoltà. Davanti a tante situazioni di bisogno e disagio c’è stata una risposta immediata attivando numerosi servizi utili ai più bisognosi. Non solo le grandi città, ma anche tanti paesi più piccoli si sono dati da fare come possibile, e Spinadesco ne è un esempio virtuoso.

La Parrocchia, infatti, in collaborazione con l’Amministrazione comunale e svariate associazioni, ha attivato una raccolta fondi per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale, principalmente mascherine monouso, ma anche di generi alimentari di prima necessità. Inoltre due saturimetri e uno spirometro sono stati messi a disposizione dal Comune al medico di base del paese.

Le mascherine acquistate sono state recapitate in modo gratuito a tutti gli abitanti di Spinadesco grazie alla collaborazione del gruppo giovani e di diversi volontari della parrocchia, insieme ad altrettanti membri di numerosissime associazioni (AVIS Spinadesco, AIDO Spinadesco, Associazione degli Angeli, Solidarietà e Assistenza, Dal Po al Rodano, Proloco Spinadesco, Polisportiva Spinadesco, Argine Maestro 49, il Piccolo Teatro, Gruppo Giovani, Schola Cantorum S. Martino).

Parallelamente a questo, il gruppo di volontari si è anche impegnato nella consegna a domicilio della spesa a coloro che ne hanno fatto richiesta, naturalmente sempre a titolo gratuito.

Parrocchia, Comune e associazioni contano di continuare a raccogliere altri fondi e non fermare questa macchina di solidarietà messa in moto dalla generosità dei volontari e di tutti i cittadini che hanno voluto contribuire alla causa. Perché, come confida don Fabio Sozzi, parroco di Spinadesco, bisogna «cercare di essere vicini alla gente, anche con un piccolo segno».

Allora #spinadescononsiferma non è semplicemente un hashtag, ma anche e soprattutto la bella storia di un paese che si unisce contro un nemico comune e si stringe attorno a coloro che più hanno bisogno.




Messa con il vescovo Napolioni per i 120 anni della Latteria Soresina

Amministratori, parroci e comuni cittadini hanno partecipato questa mattina alle celebrazioni per il 120esimo compleanno della “Latteria Soresina”, culminate con la Messa presieduta dal  vescovo Napolioni presso lo stabilimento. Prima della celebrazione eucaristica, è stato proiettato un video per ripercorrere le tappe e i successi della cooperativa nata nel 1900 come un gruppo di 19 allevatori e 2 ingegneri e che si è sviluppata sino ad oggi, affermandosi come una realtà fruttuosa e conosciuta a livello internazionale, raccontando la storia di un’azienda capace di innovare e rinnovarsi da decine di anni, sempre al pari passo con i cambiamenti storici, i progressi tecnologici e le trasformazioni culturali. «Una storia bellissima, di orgoglio e indipendenza, di attaccamento al territorio ma anche di rispetto per la natura e per le sue insostituibili risorse», ha commentato il prefetto di Cremona dott. Vito Danilo Gagliardi. «Protagonista è il latte, sinonimo di vita, testimonianza più concreta ed immediata della forza della vita, in grado di opporsi continuamente contro ogni avversità e nutrire la speranza, vincendo anche le Guerre e la povertà».

Questa storia è fatta sicuramente di strategie di vendita e produzione, ma è anche e soprattutto il prodotto di sogni, pensieri e incontri di migliaia di persone: infatti, come ha sottolineato il presidente dott. Tiziano Fusar Poli, «non ci sarebbe l’oceano senza le gocce: ognuno ha il suo pezzo di responsabilità, di merito o demerito; ognuno di noi è importante, anche coloro che, agli occhi miopi del mondo, non sembrano esserlo».

Anche il sindaco di Soresina, Diego Vairani, in rappresentanza dell’amministrazione comunale insieme all’assessore Fabio Rolfi, si è unito al coro degli auguri sottolineando la centralità dei «collaboratori di ieri, di oggi e di domani» che hanno reso e renderanno grande la cooperativa; motivo per cui, come ha aggiunto il direttore generale Michele Falzetta, questo momento di festa regala sorrisi ed emozioni.

Il vescovo Napolioni, nell’omelia pronunciata durante la Messa, ha specificato che «se oggi siamo qui a festeggiare i 120 anni di crescita laboriosa, faticosa, coraggiosa è perché dei credenti hanno osato andare al di là di uno sguardo miope, al di là dell’interesse privato inteso in termini esclusivi; hanno osato credere che ci fosse un moltiplicatore di benessere che non è l’egoismo, ma che è la solidarietà, la cooperazione». Tuttavia, ha concluso, «oggi ci vantiamo – giustamente – dei risultati, ma verremo giudicati sui frutti, non suoi risultati; i frutti vengono da un albero che ha radici profonde ed in cui scorre la vita, e dove si ha cura del debole». Il vescovo ha invitato dunque a non perdere di vista la nostra identità di figli e fratelli, chiamati a generare un bene grande, tessendo reti di collaborazione e solidarietà, come Latteria Soresina si impegna a fare da ormai 120 anni.




Pizzighettone in marcia per la Giornata della Vita

Palloncini colorati, canzoni, esibizioni di danza e teatrali e diverse testimonianze: ricco pomeriggio a Pizzighettone in occasione della 42sima Giornata per la Vita. Un momento di festa per riflettere sul valore inestimabile della vita, dal suo inizio alla sua fine, per affermare con convinzione la necessità di preservare e scegliere sempre la vita e per non dimenticarsi mai della dignità di ogni essere umano. La marcia è iniziata nel primo pomeriggio di domenica 2 febbraio presso la chiesa parrocchiale di Roggione ed è terminata nella piazza delle armi di Pizzighettone, di fronte alla chiesa di San Bassiano.

Ad animare il pomeriggio hanno provveduto alcune educatrici dell’unità pastorale di Pizzighettone, il coro di bambini “San Vincenzo Grossi”, la scuola di danza “Laura Fontana” ed il gruppo teatrale “Le stanze di Igor”.

Non solo tanto divertimento, ma anche testimonianze sincere e profonde: hanno infatti raccontato le loro esperienze di Paolo Reggiani, presidente del Centro di aiuto alla vita di Cremona, Monica Galli del consultorio Ucipem di Cremona e Francesco e Bruna Chiozzi dell’associazione di famiglie affidatarie “Il Girasole”. Il tutto sotto la guida del parroco don Andrea Bastoni, che ha chiuso il pomeriggio con la preghiera.

Una manciata di chilometri per concludere con un convinto e sincero: “Si alla vita!”.

Photogallery dell’evento