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Università Cattolica in città, presenza vitale per un futuro che… continua

 

Una presenza vitale: sono queste le parole più adeguate a definire il campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Cremona.

Così lo ha definito il Magnifico Rettore, professor Franco Anelli, durante il Graduation Day dello scorso 6 maggio, con il primo “lancio dei tocchi” nella storia della sede cittadina dell’Ateneo, sempre più presenza caratterizzante nella vita della città del Torrazzo.

La sede cremonese della Cattolica presenta ormai tre corsi di laurea magistrali (di cui 2 in lingua inglese), due triennali e un master, suddivisi sulle due facoltà di “Scienze agrarie, alimentari e ambientali” e di “Economia e Giurisprudenza”, a cui si aggiunge la laurea magistrale in fase di istituzione (anch’essa in lingua inglese) in Consumer behaviour: psychology applied to food, health and environment, interfacoltà tra Scienze agrarie, alimentari e ambientali e Psicologia.

 

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«L’anno prossimo la facoltà di Scienze agrarie compie 40 anni di presenza a Cremona: dai 36 iscritti del ’92-93 del diploma universitario in Tecnologie alimentari siamo arrivati agli oltre 1.120 laureati magistrali e triennali della facoltà – ha sottolineato il preside della facoltà di Scienze Agrarie, alimentari e ambientali Marco Trevisan – questo a testimoniare la crescita continua e costante dell’impegno della facoltà nella sede, che prosegue con all’attivazione della nuova laurea magistrale».

«Oggi è un momento di gioia per voi, per le vostre famiglie e per i vostri amici – ha sottolineato il Rettore durante il suo intervento alla cerimonia di conferimento dei diplomi – ma anche il giorno in cui restituiamo ufficialmente alla città un ambiente rivitalizzato dalla nostra presenza».

Una presenza che è preziosa e che, nelle parole del sindaco Galimberti, si è trasformata in invito: «Che la vostra competenza maturata in questi anni sia per tutti, perché abbiamo sfide enormi davanti e abbiamo bisogno della vostra intelligenza».

 

 

La presenza di un polo universitario come quello di Santa Monica, in un luogo ricco della storia scritta nei secoli dalla comunità cremonese, di cui oggi rivela preziose tracce la splendida struttura architettonica rinnovata con un profondo rispetto progettuale, aperto a slanci di grande innovazione, è dunque una risorsa preziosa per l’intero territorio, ma, allo stesso tempo, prevede un certo grado di responsabilità. «Voi ragazzi vi trovate al centro di una transizione epocale – ha commentato la professoressa Anna Maria Fellegara, preside di Economia e Giurisprudenza – e il nostro compito è stato quello di fornirvi competenze sufficientemente solide per intercettare un futuro che è tutto da costruire».

E proprio di futuro ha parlato mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, rivolgendosi a tutti i neolaureati e ai loro familiari. «Mi piace vedere famiglie che aiutano i loro figli a crescere in un contesto serio, impegnato e pieno di prospettiva come l’Università Cattolica. Si tratta di un passo in avanti importante per la nostra comunità civile ed ecclesiale. E a voi, giovani laureati, auguro di seguire i vostri sogni, perché in essi è presente lo Spirito di Dio».

Una ricca storia alle spalle, come quella dell’ex convento di Santa Monica, e lo sguardo rivolto al futuro e al mondo, che coglie l’opportunità offerta dai corsi internazionali della Cattolica per portare in città uno sguardo nuovo. Questa la condizione di chi conclude un percorso di studi e si apre al domani. Le incertezze fanno parte del viaggio, così come il desiderio di spendersi per costruire qualcosa di grande.

«Alla fine di un percorso, amici – ha concluso il Rettore Anelli – ci si trova davanti a nuove scelte da compiere e occorre assumersi delle responsabilità. Non ho ricette da proporvi, piuttosto un’indicazione. Per esprimerla, ricorro alle celebri parole dell’oracolo di Delfi: “Conosci te stesso”. Credo infatti che la scelta migliore sia quella che è dettata dalla propria indole, da ciò che voi sentite essere la vostra vocazione».

La garanzia che giunge da chi è in cammino per comprenderla è una soltanto. Per ogni persona o ambiente che incontrerà, sarà una presenza vitale.




«Ogni viaggio è un’esperienza umana che può essere occasione di evangelizzazione e di incontro con il Signore»

Ogni viaggio si configura come un’esperienza umana. Ed è proprio per questo motivo che la Chiesa Italiana, nel corso degli anni, ha deciso che in ogni diocesi ci fosse un ufficio dedicato alla pastorale del turismo. Per la Chiesa di Cremona si tratta di un momento particolare, perché si sta vivendo un avvicendamento proprio su questo fronte. Il presidente dell’agenzia turistica diocesana ProfiloTours dal 2012, don Roberto Rota, dal 2008 è anche direttore dell’Ufficio pellegrinaggi: incarico, quest’ultimo, rispetto al quale nei prossimi mesi passerà il testimone a don Matteo Bottesini.

Alle porte, il pellegrinaggio in Turchia, sulle orme di San Paolo. «Dobbiamo tenere presente che i cristiani non viaggiano solo da pellegrini. Quella è un’esperienza particolare: il pellegrino compie un itinerario che è specchio della vita. Ma non tutti i viaggi sono pellegrinaggi. E il turismo resta una dimensione rilevante». Così proprio don Rota durante l’ultima puntata della stagione del talk diocesano Chiesa di casa.

Alle sue parole hanno fanno eco quelle di Silvana Lucchini, che si è detta «molto contenta di aver partecipato a numerosi viaggi. Per certi versi posso dire – ha affermato – che mi hanno cambiato la vita, perché mi hanno dato l’occasione di incontrare, conoscere e confrontarmi con culture diverse, che prima non conoscevo».

In diocesi, dunque, l’attività legata alla pastorale del tempo libero e del turismo assume una connotazione particolare. Per don Rota «intercetta la vita delle persone durante i momenti più liberi e distesi, ma profondamente umani, come i viaggi appunto, per renderli occasioni di evangelizzazione e di incontro con il Signore». In questo senso, molta rilevanza assume l’esperienza di comunità che si sperimenta. «Io per prima non mi aspettavo di esserne così colpita – ha raccontato Silvana Lucchini – ma stare insieme ad altre persone mi ha davvero fatto bene. Il ritrovarsi per celebrare la Messa, la condivisione dei momenti più semplici e autentici sono qualcosa che porterò sempre con me, al di là del viaggio in sé».

Incontro, scoperta e comunione. Sembrano essere queste le parole chiave messe in luce da don Roberto Rota e Silvana Lucchini. «D’altra parte il viaggio è sempre un “andare verso” – ha ribadito il sacerdote cremonese – e il fatto che gli uomini e le donne di ogni epoca abbiano avuto il desiderio di viaggiare ci fa capire quanto questa esperienza sia radicata e profonda in ciascuno di noi». Un’esperienza umana che apre le porte a ciò che va oltre. Ecco il vero scopo di un ufficio pellegrinaggi: suscitare e provocare una seria riflessione a partire da un’esperienza vissuta.




Tra Grest e Gmg l’estate oratoriana è condivisione e incontro

Condivisione e incontro. Sono queste, secondo Daniela Tansini, giovane dell’oratorio di Soresina, gli elementi centrali delle esperienze estive vissute in parrocchia. «Se parliamo di Grest – ha raccontato la ragazza durante l’ultima puntata di Chiesa di casa, il talk di approfondimento pastorale della Diocesi di Cremona – non posso fare a meno di pensare a tutte quelle persone, più piccole e più grandi di me, che ho avuto modo di incontrare e con cui ho potuto passare le mie estati. Questa è condivisione».

Ed è proprio quello dell’oratorio estivo un tempo utile a «vivere e riscoprire relazioni – secondo don Stefano Montagna, vicario parrocchiale a Cremona nell’unità pastorale Sant’Omobono –. Con la consapevolezza che ci si ritrova per stare insieme, per incontrarsi e per incontrare il Signore». Tempi e spazi consueti, dunque, cambiano durante l’estate, «con i nostri oratori che vengono abitati in modo diverso; oppure cambia il nostro modo di vivere la parrocchia: basta pensare ai campi estivi e a tutte le iniziative oratoriane che non si sviluppano in oratorio».

Proprio a questo proposito, l’estate 2023 vivrà un momento particolarmente significativo soprattutto per i giovani, con la Giornata mondiale della gioventù che sarà celebrata a Lisbona insieme a Papa Francesco.

«Ero già stata alla Gmg di Cracovia nel 2016 – ha ricordato Daniela Tansini – e ancora oggi la descrivo come l’esperienza più bella e importante della mia vita per le emozioni che mi ha regalato. Per questo non vedo l’ora di partire per Lisbona».

E se il lato emotivo è il primo a essere coinvolto, ma anche quello che più facilmente può far rientrare la Gmg in una sorta di nicchia chiusa in se stessa, «è la ripresa di ciò che si è vissuto – per don Montagna – a rendere davvero speciale l’esperienza. Ricordare, riportare alla memoria i momenti salienti è la chiave. Ancora oggi mi capita di parlare con adulti che hanno vissuto le Gmg del passato e che le portano ancora nel cuore».

Ed è in esperienze come queste che, ancora una volta, incontro e condivisione rivestono un ruolo decisivo. Secondo la giovane soresinese sono «gli elementi che la caratterizzano in modo particolare e che permettono di viverla con così tanta partecipazione».

Alla lettura aggregativa e comunitaria don Stefano Montagna ha aggiunto quella ecclesiale: «È molto bello partire insieme ai ragazzi e giovani della parrocchia, per poi vivere la dimensione diocesana e, infine, quella universale. Questo ampio respiro rende la Gmg una vera esperienza di Chiesa, che è incontro, comunione e condivisione».




8xmille, la sensibilizzazione passa anche dalle magliette del Grest

 

“Una firma che fa bene”. Questo il titolo della campagna della CEI volta a promuovere la firma per donare l’8xmille alla Chiesa Cattolica. «Per prima cosa mi piace sottolineare che non si tratta della richiesta di un contributo ‒ ha chiarito don Andrea Spreafico, responsabile diocesano di Sovvenire ‒ ma della scelta di destinare in un modo particolare una piccola somma di ciò che, giustamente, versiamo allo Stato. Il nostro primo dovere, allora, è quello di firmare, per poter avere voce in capitolo sull’utilizzo di quei determinati fondi».

La destinazione dell’8xmille alla Chiesa Cattolica è dunque il modo per sostenere ed accompagnare la vita della comunità. Secondo don Spreafico «già negli Atti del Apostoli si trova il fondamento di questa riflessione. I primi cristiano vivevano mettendo in comune ogni cosa e preoccupandosi del bene dei fratelli, sia spirituale che materiale».

Ed è proprio su questi presupposti che si basa la gestione dei fondi dell’8xmille. Non solo per il sostentamento del clero, «ma anche per la promozione delle iniziative di formazione e carità destinate all’intera comunità civile».

Il punto, dunque, non è semplicemente economico, ma dice di uno stile ‒ quello cristiano ‒ che per sua stessa natura è intriso di carità. «La Chiesa non è una società di capitali ‒ ha spiegato Spreafico ‒ bensì una comunità di persone che desiderano avere a cuore il bene del prossimo».

E se di stile si parla, soprattutto in estate, quello delle parrocchie della diocesi di Cremona è fortemente caratterizzato dalle esperienze del Grest e dei campi estivi. «Abbiamo pensato per questo a qualcosa di particolare ‒ ha concluso don Andrea Spreafico ‒ intervenendo con un contributo per abbassare il prezzo delle magliette degli animatori. Allo stesso tempo abbiamo inserito un qrcode per raccontare e testimoniare quanto possa fare bene la firma dell’8xmille alla Chiesa Cattolica».

Di nuovo, quindi, “Una firma che fa bene”. Una firma che è innanzitutto dovere e che può, a tutti gli effetti, fare la differenza.

 

8xmille alla Chiesa cattolica: ogni anno le firme dei contribuenti diventano migliaia di opere




La Chiesa di Cremona guarda alla sua Cattedrale, casa della fede e dell’unità

 

«La Cattedrale è punto di riferimento per l’intera diocesi di Cremona, perché rappresenta la Chiesa riunita, insieme al suo pastore, il vescovo, davanti a Dio».

Con queste parole mons. Ruggero Zucchelli, presidente del Capitolo della Cattedrale, ha sintetizzato, durante la nuova puntata di “Chiesa di casa” il ruolo che la chiesa di S. Maria Assunta ricopre per l’intera comunità cremonese.

«Il fatto che in Duomo ‒ ha proseguito mons. Zucchelli ‒ sia presente la cattedra del vescovo è indicativo: racconta l’unità della Chiesa. E non si pensi solo alla nostra diocesi, perché il riferimento ultimo è la cattedra di Pietro, in Vaticano».

Il valore della presenza della Cattedrale non è però solo religioso. «Ci sono almeno altre due riflessioni che possiamo fare ‒ ha spiegato Tommaso Giorgi, presidente della associazione CrArT-Cremona Arte e Turismo ‒ e riguardano l’ambito artistico e quello civile». Arte e fede, d’altra parte, sono sempre state legate. Secondo Giorgi, infatti, «le espressioni artistiche hanno contribuito a raccontare l’evoluzione della società civile e religiosa, oltre ad essere stati grandiosi strumenti di formazione e coinvolgimento dei fedeli nella vita della Chiesa».

Altrettanto forte è sempre stato il rapporto con la città intera, che, secondo le parole di mons. Zucchelli, «molte volte ha trovato nella Cattedrale un punto di riferimento comune. Essa infatti, pur non avendo una comunità di riferimento particolarmente stabile, come una normale parrocchia ad esempio, dalla sua fondazione svolge il ruolo di centro aggregante per i fedeli e i cittadini di Cremona».

Quella della Cattedrale, dunque, è una presenza che, nella storia, è sempre stata fondamentale per la città, con la quale ha condiviso un cammino di crescita e condivisione. «A testimonianza di questo ‒ ha concluso Tommaso Giorgi ‒ sta anche la scelta di optare per un altare, un ambone e una sede estremamente moderni nel progetto di adeguamento liturgico da poco concluso. Questa è l’immagine evidente di una Chiesa che condivide la storia degli uomini e si compromette con essa».




Cremona e la devozione mariana: a Chiesa di Casa sotto la lente il Santuario lauretano

«La diocesi di Cremona ha una forte connotazione mariana ‒ ha raccontato don Andrea Foglia, parroco di S. Abbondio, a Cremona, nella nuova puntata di “Chiesa di casa” ‒ e il Santuario Lauretano rappresenta l’unica testimonianza cittadina di questo legame con la madre del Signore». Un legame forte e radicato, perché «fin dalla sua fondazione, la Santa Casa, copia di quella di Loreto, è stata voluta da un laico come protagonista della vita civile, entrando a tutti gli effetti nel quotidiano dei cittadini di Cremona».

Ancor più significativo, oggi, è ciò che il Santuario Lauretano rappresenta per i fedeli di S. Abbondio. «La preghiera davanti alla Madonna Nera ‒ ha spiegato Paolo Penci, del Consiglio Pastorale Parrocchiale ‒ accomuna e riunisce la nostra comunità, contribuendo a darci un’identità ben definita. In più, è parte della nostra storia e si inserisce nel solco della tradizione della parrocchia».

Forte il richiamo religioso, dunque, ma significativo anche il rapporto con la cultura di ogni tempo. Ancora oggi, all’inizio del mese di maggio, si celebra la processione cittadina dalla Cattedrale di Cremona alla Santa Casa. «Mi piace anche ricordare ‒ ha sottolineato don Foglia ‒ che in parrocchia abbiamo il museo Lauretano, che raccoglie, tra le altre cose, moltissimi ex voto che testimoniano quanto, nel corso della storia, i fedeli si siano affidati a Maria, oltre a darci un interessantissimo spaccato della società degli ultimi quattro secoli».

Sarà proprio il 2024, infatti, l’anno della celebrazione del quattrocentesimo anniversario della fondazione del Santuario. «Ovviamente abbiamo già iniziato a confrontarci su come celebrare questo momento ‒ ha chiosato Penci ‒ perché riteniamo molto importante dare il giusto spazio a questa occasione. Insieme ai momenti di festa, ci piacerebbe unire incontri particolari di preghiera e formazione, per dar seguito a quella tradizione che vede nel Santuario Lauretano un punto di riferimento per l’intera città».

Un anniversario, dunque, che sarà strettamente legato alla devozione mariana, la quale, però, secondo don Foglia, «è un rimando chiaro alla centralità del Cristo. La stessa Santa Casa ci rimanda al momento dell’Annunciazione, che è strettamente legato al mistero dell’Incarnazione. Pregare Maria significa allora affidarsi per imparare ad essere, come lei, discepoli del vero Maestro».




Comunicazione: c’è uno stile per «parlare con il cuore»

 

Una questione di cuore. Sembra essere questo il tema della riflessione al centro della 57ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

«Dopo aver riflettuto, negli anni scorsi, sui verbi “andare e vedere” e “ascoltare” come condizione per una buona comunicazione ‒ ha ricordato il Papa Francesco ‒ vorrei soffermarmi sul “parlare con il cuore”». È dunque questo il titolo scelto per la Giornata, seguito dalla citazione di San Paolo agli Efesini: «Secondo verità nella carità».

«Credo sia proprio questo il senso della comunicazione cristiana ‒ ha sottolineato Riccardo Mancabelli, direttore dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Cremona, nella nuova puntata di “Chiesa di casa” ‒ che si basa innanzitutto su queste due dinamiche: verità e carità, cioè cura della realtà e dell’altro».

Attenzioni che si declinano in molti modi differenti, quando si parla di comunicazione. Secondo Eugenio Clerici, direttore del bollettino parrocchiale di Castelleone, «vivere la carità significa riuscire a tenere insieme il tessuto ecclesiale con quello dell’intera comunità civile. Solo così si può parlare a tutti gli effetti di Chiesa».

Il legame con il territorio, d’altra parte, è sempre fondamentale per una buona comunicazione. «Essa infatti è efficace ‒ per Riccardo Mancabelli ‒ solo se è capace di ridurre le distanze per creare un contatto vero e autentico con coloro che vivono la comunità in prima persona».

Un compito non facile, soprattutto nella realtà dei più giovani, spesso abitata da social e intelligenza artificiale. «Far sentire i ragazzi parte del processo comunicativo per noi è molto importante ‒ ha chiosato Clerici ‒ perché ci pare l’unico modo per renderli protagonisti consapevoli del mondo in cui vivono».

Dunque se è vero, come sottolineato da Papa Francesco, che la comunicazione è una questione di cuore, «il nostro impegno è innanzitutto quello di formare ed educare a comunicare bene ‒ ha concluso Mancabelli ‒ impegnandoci per essere sempre più capaci di costruire e coltivare relazioni belle con la comunità che abitiamo».

Dopo aver visto e ascoltato, allora, «Parlare col cuore», il titolo della Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali 2023, non è un semplice slogan da affiggere sulle bacheche delle chiese. Si tratta innanzitutto di una missione, un invito rivolto a ogni cristiano, che diventa quindi chiamato a portare avanti, nel quotidiano, uno stile comunicativo colmo di verità e carità.




ISSR S. Agostino, uno studio accademico che alimenta la fede (e offre occasioni di lavoro)

Cremona, Crema, Lodi, Vigevano e Pavia. Cinque diocesi che collaborano in ambito culturale e pastorale. È questa l’idea che fonda e sostiene il percorso di studi proposti all’Istituto Superiore di Scienze Religiose, riferimento di formazione per le Chiese locali.

In particolare, l’ISSR Sant’Agostino, con sede a Crema e con poli didattici a Pavia, Lodi e ora anche a Cremona, ha come scopo la promozione degli studi nel campo della teologia e delle scienze religiose, così da favorire la formazione teologica e culturale di laici, religiosi e sacerdoti che possano svolgere compiti di evangelizzazione e catechesi, insieme alla preparazione dei docenti di Religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado.

«La parola “scienze” è fondamentale all’interno del nostro Istituto –  ha spiegato don Antonio Facchinetti, direttore dell’ISSR di Cremona, nella puntata di questa settimana di “Chiesa di casa” – perché definisce con quale approccio ci avviciniamo allo studio della teologia. Si tratta dunque di un approccio metodologico, con attenzione all’ambito umanistico, e con un taglio scientifico, cioè accademico, a tutti gli effetti».

Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Antonio Tomasoni, ex studente dell’Istituto e insegnante di Religione cattolica: «Personalmente trovo che gli studi affrontati mi abbiano aiutato molto, sia dal punto di vista lavorativo che personale  Oggi posso insegnare grazie a tutte le conoscenze e competenze che ho acquisito all’interno del mio percorso. Allo stesso tempo, però, mi sento profondamente arricchito dai miei studi anche come persona, così come percepisco di aver approfondito il mio cammino di fede».

La prospettiva dell’insegnamento, infatti, non è l’unica ad essere considerata nel percorso di studi proposto dall’ISSR. Esso è rivolto a tutti coloro che, oltre a cercare di entrare nel mondo della scuola, vogliono acquisire maggiori strumenti in ambito pastorale, oppure sentono il desiderio di approfondire gli studi biblici e teologici per cultura personale.

«Si tratta di una dinamica molto bella –  ha proseguito don Facchinetti – proprio perché permette un confronto tra chi è in cammino con obiettivi differenti. Anzi, ci piacerebbe che crescesse sempre più il numero di persone che vivono gli studi teologici con passione ed interesse innanzitutto personale: sarebbe una bellissima testimonianza di fede per tutta la comunità».

Dal punto di vista pratico, il percorso di studi si articola in tre modalità differenti. La base di partenza è la laurea triennale in Scienze Religiose, a cui fanno seguito, per chi lo desidera, due lauree magistrali leggermente diverse: una prima rivolta a coloro che desiderano insegnare; una seconda pensata per chi ha impegni in ambito pastorale.

«Pur essendo passati già dieci anni –  ha commentato Antonio Tomasoni –  ho un ricordo molto bello: oltre al valore culturale di ciò che ho studiato, che ancora oggi porto con me e ritengo molto prezioso, mi piace sottolineare il clima positivo che si respirava, quello di una vera comunità».

Secondo don Antonio Facchinetti, quindi, la proposta dell’ISSR è dunque l’ideale connubio tra scienza e fede, «perché unisce un approccio accademico con un taglio e un metodo scientifico, all’attenzione alla vita quotidiana, al territorio e agli aspetti più umani, che è proprio l’approccio della fede cristiana».

L’offerta formativa

È ormai in fase chiusura l’anno accademico 2022/2023, ma si pensa già al prossimo. Si sta infatti sempre più consolidando nella città di Cremona la presenza dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Sant’Agostino», espressione accademica delle Diocesi di Crema-Cremona-Lodi-Pavia-Vigevano. Dal prossimo anno un ulteriore percorso di studio si avvarrà a Cremona del polo per la formazione a distanza (Fad): anche le lezioni del terzo e del secondo anno si svolgeranno nel Seminario vescovile che lo scorso anno ha già ospitato le studentesse e gli studenti del primo anno.

A partire da martedì 3 ottobre e fino a giovedì 30 maggio, numerosi docenti della diocesi terranno i corsi di Filosofia, Sacra Scrittura, Teologia fondamentale, Teologia dogmatica, Teologia morale, Scienze Umane, Storia Ecclesiastica, Diritto. Le sere di martedì e giovedì, dalle 16.45 alle 19.45, e la mattina di sabato, dalle 9 alle 13, insegnanti qualificati svolgeranno le lezioni accademiche, nelle discipline previste anno per anno, in modo autonomo oppure in collegamento Fad con le aule di Lodi e di Pavia. Nei mesi invernali – come lo scorso anno – le lezioni saranno erogate online per una quota significativa, alleviando così i disagi degli spostamenti, peraltro oggigiorno anche costosi.

Al di là degli stretti ambiti accademici volti al conseguimento del titolo di laurea semplice o magistrale dopo tre o cinque anni, l’offerta didattica è così ampia e qualificata che può coinvolgere anche operatori pastorali per affinare o aggiornare la propria preparazione di base. In questo modo, agli studenti e studentesse ordinari si possono affiancare anche gli uditori che intendono usufruire soltanto di qualche percorso scolastico specifico. In questo modo, chi annuncia o testimonia il Vangelo nelle proprie comunità ecclesiali potrà davvero fondare su solide basi il proprio servizio qualificato.

L’istituto persegue le proprie finalità formative istituendo non solo i corsi accademici, che conferiscono i gradi di laurea triennale e magistrale, ma anche promuovendo iniziative di studio e ricerca e curando pubblicazioni nei campi di propria competenza.

Le iscrizioni

Fissata al prossimo 15 settembre la scadenza per le iscrizioni al prossimo anno accademico all’Issr «Sant’Agostino». Saranno infatti da effettuare entro quella data il pagamento della quota e la consegna o l’invio del modulo d’iscrizione. Fanno eccezione gli studenti fuori corso, che potranno effettuare il pagamento entro il 15 dicembre. Per gli studenti ordinari la quota è di 800 euro e compre l’immatricolazione, la partecipazione a tutti i corsi, gli esami, la tessera della biblioteca e l’accesso al settore riservato del sito internet. Discorso differente invece per lo studente uditore, per cui è prevista una quota di iscrizione di 100 euro, comprensiva di un corso. Poi, il pagamento di 50 euro per ogni corso scelto, per un massimo di quattro corsi, e di 10 euro per l’iscrizione a ogni singolo esame. I fuori corso, per mantenere lo status di studente, dovranno versare ogni anno la quota di 350 euro. Per maggiori dettagli e per le informazioni riguardanti il pagamento visitare il sito www.issrsantagostino.it.




Vocazioni, come un meraviglioso poliedro

Un meraviglioso poliedro. Questo il titolo scelto per la sessantesima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, celebrata a livello universale domenica 30 aprile. Un chiaro riferimento alle parole di Papa Francesco, che definisce proprio in questo modo la Chiesa nella Christus Vivit. Allo stesso tempo, un evidente richiamo alla missione di ogni cristiano, invitato a vedere nella comunità le sue molteplici sfaccettature per coglierne il grande valore.

Ospite della nuova puntata di “Chiesa di Casa”, don Francesco Cortellini, vicerettore del Seminario di Cremona e incaricato diocesano per la Pastorale vocazionale, ha ripreso il titolo della Giornata sottolineando la bellezza di «una Chiesa che si compone di molti volti, di molte facce, esattamente come un poliedro. Ed è proprio in questa differenziazione che si cela la presenza del Signore, che in modi diversi chiama gli uomini e le donne di ogni tempo a seguirlo».

Chiamata, invito, proposta sono dunque le parole chiave quando si parla di vocazione. «Immagino il disegno di Dio sulla vita di ciascuno – ha raccontato suor Valentina Campana, dell’equipe diocesana di pastorale vocazionale – come un progetto che ha come scopo ultimo la felicità dell’uomo. A noi è lasciata la libertà di decidere se rispondere alla chiamata del Signore, se accogliere la sua proposta di pienezza».

E se, da un lato, non è sempre semplice cogliere i segnali della vocazione, dall’altra «è forse più semplice – secondo Cortellini – prendere come esempio la dinamica dell’innamoramento: quando lo si sperimenta, ci si accorge di ciò che fa star bene. Allo stesso modo, parlando di vocazione, è importante provare a comprendere quali sono le esperienze che ci scaldano il cuore. Lì il Signore ci parla».

Parlare di vocazione, però, non significa limitarsi al mondo ecclesiastico, o religioso. «Come un meraviglioso poliedro, la Chiesa riconosce il valore di ogni vocazione, di ogni esperienza di vita», ha precisato suor Valentina Campana.

Ed è proprio questo lo scopo della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni: suscitare una riflessione sull’esperienza di vita di ciascuno. «C’è una dimensione di preghiera che è innanzitutto personale – ha concluso don Francesco Cortellini – per la comprensione e l’accompagnamento della vocazione di ciascuno. Ma c’è anche un valore comunitario: ciascuno di noi è invitato a pregare perché nella Chiesa ciascuno colga, viva e incarni la propria vocazione camminando verso la pienezza di vita che il Signore sa donare».

Questo è anche l’augurio che conclude il messaggio di Papa Francesco relativo a questa Giornata: “Le iniziative di preghiera e di animazione possano rafforzare la sensibilità vocazionale nelle nostre famiglie, nelle comunità parrocchiali e in quelle di vita consacrata, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali. Lo Spirito del Signore risorto ci scuota dall’apatia e ci doni simpatia ed empatia, per vivere ogni giorno rigenerati come figli di Dio”.




Società e lavoro, guarda alla festa dei lavoratori la nuova puntata di Chiesa di casa

Lavoro e lavoratori. Questo il centro della festa del Primo Maggio, che pone l’attenzione sulle dinamiche interne al mondo del lavoro, con lo sguardo sempre rivolto al futuro. Nata a Chicago come rivolta operaia nel 1886, la Festa dei lavoratori si è poi trasformata in un simbolo della lotta per i diritti, e viene celebrata ogni anno con manifestazioni, discorsi e attività culturali. In questo senso guarda al domani: il Primo Maggio non nasce semplicemente per ricordare le conquiste e le necessità dei lavoratori, ma si pone l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le singole coscienze sul valore del lavoro, sulle sue condizioni e sulla valorizzazione che esso merita.

Proprio per questo motivo la nuova puntata di Chiesa di casa, il talk settimanale che la Diocesi di Cremona dedica agli approfondimenti sulla vita della comunità, ha visto la presenza di Eugenio Bignardi, responsabile dell’ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro, e Michele Fusari, presidente del Movimento cristiano lavoratori di Cremona, Crema e Lodi.

«Per la Chiesa è importante parlare di lavoro – ha sottolineato Bignardi – perché rappresenta una parte consistente della vita di ciascuno. Sul lavoro si vivono relazioni, incontri e dinamiche che coinvolgono in modo consistente le persone, sia nei rapporti tra loro, sia con le istituzioni. L’ufficio di pastorale sociale cerca proprio di inserirsi in questo continuo dialogo per portare lo stile del Vangelo nel quotidiano della vita di ciascuno».

Oltre ad una presenza istituzionale, però, quella della Chiesa è anche una vicinanza concreta ai singoli lavoratori. «Noi come Movimento cristiano lavoratori – ha spiegato Fusari – cerchiamo di farci prossimi alle persone che incontriamo, occupandoci di formazione, accompagnamento e sostegno. Di fatto, ciò che ci sta maggiormente a cuore, è il bene della persona, che spesso passa anche dal suo modo di vivere il lavoro».

Di nuovo, lavoro e lavoratori. Cura del mondo sociale, ma, soprattutto, dei singoli. E a fare la differenza, secondo Bignardi, «è la capacità di sensibilizzare i lavoratori, stimolando, da parte loro, una vera e propria partecipazione attiva alla vita della società».

Lo stesso magistero della Chiesa prevede un coinvolgimento della comunità cristiana nelle dinamiche istituzionali e sociali di ogni tempo. «Mi piace pensare che ci sia chiesto di comprometterci con la realtà che ci circonda – ha scherzato il presidente di Movimento cristiano lavoratori – ovvero di non fermarci a guardare ciò che accade come spettatori. L’idea che ci guida è quella di entrare nel mondo per abitarlo davvero».

Il riferimento alle questioni salienti del nostro tempo è chiaro: crisi socio-economica, attenzione all’ambiente, ricerca di condizioni di lavoro eque… Per Bignardi «noi cristiani siamo invitati caldamente a dire la nostra, a interrogarci, a trovare e proporre strade e soluzioni utili al bene di tutti. Ecco perché il Primo Maggio è, una volta di più, occasione utile per fermarci a pensare al contributo che ciascuno di noi può dare alla realtà in cui vive».

Festa dei lavoratori, dunque, che non fa rima esclusivamente con il lavoro inteso in senso stretto. Secondo Michele Fusari, infatti, «è difficile pensare ad un agire umano, cristiano, che non abbia alla base un percorso di formazione spirituale. Ciò significa che a fare la differenza non sono semplicemente le nostre azioni, bensì ciò che le guida. Per questo la pastorale sociale e del lavoro è molto spesso un’esperienza di carità: non si limita a tentare di risolvere problemi, ma si preoccupa di farsi carico, a tutto tondo, della vita delle persone».

Lavoro e lavoratori. Ma non solo. Persone, si potrebbe dire, sintetizzando il pensiero della Chiesa, espresso da Eugenio Bignardi e Michele Fusari.

Il Primo Maggio, caratterizzato ancora oggi dalle battaglie per i diritti, portebbe essere l’occasione per portare alla luce l’interrogativo vero quello più autentico e personale, che ciascuno può rivolgere a se stesso: come portare l’umanità, il Vangelo, nel quotidiano? E anche un momento per celebrare i progressi fatti in questo campo e per guardare al futuro con speranza.