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Sant’Abbondio, la Madonna lauretana torna alla Santa Casa (audio)

È stata riaperta, nel pomeriggio di lunedì 11 novembre, la Santa Casa della Madonna Lauretana, situata nella chiesa di S. Abbondio, in Cremona. La nuova “inaugurazione” si è tenuta al termine della Messa delle 18, per l’occasione presieduta dal vescovo Antonio Napolioni.

La statua della Madonna Nera aveva subìto qualche piccolo danno al termine della processione per la festa della parrocchia, e, dopo i dovuti restauri, ha ripreso il suo posto nel santuario cremonese.

«È come una mamma che torna a casa – così si è espresso Napolioni durante l’omelia – e si rende di nuovo presente a quei figli che, con ansia, la stavano aspettando. Ma non è solo questo».

Il Vescovo ha voluto sottolineare il valore simbolico del legame affettivo che lega i fedeli all’effige mariana: «L’immagine, il volto di una madre, possono andare incontro al bisogno che risiede nel cuore di ciascuno, ovvero essere in contatto con l’immenso amore di Dio. Per questo, insieme a quello della Madre, oggi, in questa chiesa, siamo invitati ad accogliere, ancora una volta, il volto misericordioso del Padre».

E, come al termine della celebrazione, i numerosi fedeli presenti si sono incamminati, dietro al Vescovo, per raggiungere la Santa Casa, così sono stati esortati a mettersi «in cammino  per consegnare al Signore desideri, affetti e fatiche, chiedendo a Lui, come ha fatto con Maria, di accrescere la propria fede».

Insieme al vescovo Napolioni erano presenti don Andrea Foglia e don Francesco Gandioli, parroco e vicario di S. Abbondio, e mons. Giuseppe Soldi, già parroco della comunità e canonico della cattedrale.

Don Foglia ha poi voluto ringraziare di cuore il Vescovo per la sua presenza e ribadire la «centralità della Santa Casa non solo per la parrocchia, ma per l’intera città. Per questo non poteva esserci altro modo per tornare ad abbracciare una Madre che ritorna: riunirci, insieme alla nostra guida, il nostro pastore, intorno alla mensa del Pane e della Parola».

L’omelia del vescovo




La terra bene comune: storia e prospettive nel convegno Coldiretti per la Festa del Ringraziamento (audio e video)

Si è svolto nella serata di mercoledì 6 novembre, a Cremona, l’incontro organizzato da Coldiretti per riscoprire e approfondire le radici dell’associazione, anche in vista della imminente Festa del Ringraziamento.

A guidare la riflessione proposta sono stati tre ospiti, ognuno dei quali ha tentato di focalizzare un aspetto differente della vita e della mission di Coldiretti: Nunzio Primavera, giornalista e autore del libro “La gente dei campi e il sogno di Bonomi – La Coldiretti dalla fondazione alla Riforma Agraria”, don Paolo Bonetti, consigliere ecclesiastico nazionale della Coldiretti, ed il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni.

Il giornalista ha aperto il proprio intervento ripercorrendo, in breve, la vicenda storica del fondatore, Paolo Bonomi, formatosi «negli ambienti di Azione Cattolica e, per questo, sempre attento alle dinamiche sociali, alle persone e ai processi di cambiamento». In particolare, l’attenzione di Bonomi per la persona, «testimonia lo stretto legame che intercorre tra le idee che stanno a fondamento dell’associazione e la dottrina sociale della Chiesa».

L’intervento di Nunzio Primavera

Ad insistere su questo rapporto è stato anche don Bonetti, che ha sottolineato come Bonomi fosse un «uomo di discernimento e che, per questo, ha saputo fondare Coldiretti dandole una precisa identità e sapendo generare un forte senso di appartenenza». Inoltre il sacerdote ha ricordato quanto, per l’associazione sia «rilevante il concetto di persona: l’uomo, la donna, l’agricoltore sono posti al centro; da lì nasce l’interesse per il mondo agricolo e, più in generale, per il bene comune».

L’intervento di don Paolo Bonetti

Il vescovo Napolioni ha poi chiuso la serie di interventi proponendo la propria riflessioni a partire dalla Laudato si’. «Questo documento rischia spesso di essere strumentalizzato e utilizzato come manifesto ecologista, – ha spiegato Napolioni – ma dice molto di più: è un segno di cura per gli uomini e, di conseguenza, per l’ambiente. Per questo mi pare possa essere condiviso e citato in un incontro come questo».

L’intervento del vescovo Napolioni

Al termine degli interventi dei relatori c’è stato lo spazio, offerto ai numerosi presenti, per instaurare un dibattito o condividere un pensiero.

A detta di molti dei partecipanti, la serata è stata un’ottima occasione per riflettere sulla storia e sull’identità di Coldiretti, strettamente legata alla vita ecclesiale, e prepararsi nel migliore dei modi per la Festa del Ringraziamento che l’associazione , a livello provinciale, vivrà domenica 17 novembre presso la Cattedrale di Crema.

 

La video-intervista a Nunzio Primavera e all’assistente di Coldiretti Cremona mons. Vincenzo Rini




Giovani in ascolto della Parola che indica la strada

Si è tenuto nella serata di venerdì 11 ottobre 2019, presso il Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore, l’incontro per i giovani della zona pastorale quinta. La proposta è arrivata da seminaristi e novizie delle Suore Adoratrici che, nella settimana precedente, hanno portato avanti, nella zona, la missione vocazionale dal titolo “Dimmi dove vorresti andare”, che è stata occasione di riflessione e confronto a partire dall’esperienza di vita e di fede di ciascuno.

Il vescovo Antonio Napolioni ha dunque guidato, insieme ai giovani “missionari”, questo momento di preghiera e di condivisione, che si è aperto con la recita del Salmo 121 – il canto di chi è in cammino – e si è concluso con lo spazio per il confronto comunitario.

Nel mezzo l’ascolto della Parola, seguito dalla riflessione del Vescovo, che ha invitato i presenti a riscoprire il proprio «rapporto con il Signore, che non è un fantasma, ma è il Risorto, è vivo e si dispone ad incontrarci».

Ascolta la riflessione del vescovo Napolioni

Monsignor Napolioni ha insistito sulla dinamica dell’incontro: «L’incontro lo fate tra di voi, e lo fate con i ragazzi e le ragazze che stanno affrontando un determinato cammino, di seminario e di noviziato, ma soprattutto con Gesù. È lui che chiama e, dunque, che salva».

Sulla dinamica della chiamata, esperienza chiave della tematica vocazionale, è tornato poi più volte: «Solo il contatto con il Signore, non solo intellettuale, ma fisico, può portare a scoprirlo davvero come vivente e, di conseguenza, può salvare. Proprio come è accaduto a Pietro, che temeva di affondare tra le onde del mare ed ha teso la mano al Maestro».

Dopo la riflessione del Vescovo, i presenti hanno potuto condividere i propri pensieri ed esperienze prima in piccoli gruppi, accompagnati da seminaristi e novizie, e poi di nuovo tutti insieme, per far sì che ciascuno potesse suggerire agli altri uno spunto su cui riflettere.

L’incontro, come ha ricordato il seminarista Valerio Lazzari nella sua introduzione, avevo lo scopo di «regalarci un po’ di tempo per metterci in ascolto della Parola e riflettere sul cammino che il Signore ci chiama a percorrere», come suggerisce lo stesso titolo scelto per l’iniziativa: “Dimmi dove vorresti andare. In equilibrio sulla Parola insieme”.

Un momento come quello vissuto dai giovani della zona quinta si inserisce alla perfezione nella proposta missionaria che porta questo titolo: un gruppo di ragazzi che, condividendo le proprie esperienze, si mette in ascolto della Parola per riflettere su ciò che essa può dire alla vita di ciascuno.

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Festa degli Angeli, il vescovo a La Pace: «Educhiamoci a custodire gli altri, come gli angeli che non ci abbandonano mai» (audio e fotogallery)

«Dio si ricorda di noi». Con queste parole il Vescovo Antonio Napolioni ha aperto ha aperto la Messa celebrata nella mattinata di mercoledì 2 ottobre 2019 in occasione della festa degli Angeli custodi presso la “Fondazione La Pace Onlus – Casa di riposo Giovanni e Luciana Arvedi” di Cremona.

Insieme a lui hanno concelebrato don Luigi Mantia, cappellano, don Pietro Samarini, vicario zonale, don Antonio Bandirali e i sacerdoti ricoverati presso la struttura: don Albino Aglio, don Sergio Lodigiani, don Mario Cavalleri, don Raffaele Carletti e don Anselmo Gorni.

Durante l’omelia monsignor Napolioni ha invitato i numerosi anziani presenti ad imparare dagli angeli: «Come loro ci custodiscono bene, e fanno sì che, come in questa struttura, ci siano persone che si prendono cura di noi, così anche noi dobbiamo educarci a custodire gli altri, a volerci bene per davvero».

A questo invito, il Vescovo ha aggiunto tre indicazioni concrete, ossia «rispettare, ascoltare e seguire le parole dei nostri angeli custodi, perché, anche se a volte ci sembra di non vederli, non ci abbandonano mai».

Infine, per concludere la sua riflessione, il vescovo Napolioni ha ricordato il grande valore dell’Eucarestia celebrata in questa occasione: «È il Corpo di Cristo a nutrire la fiducia spirituale e l’apertura di cuore che siamo chiamati a sperimentare. Solo così potremo vivere tutte le prove che la vita ci pone di fronte con la pace e la serenità di chi sa di non essere solo».

L’audio dell’omelia

Al termine della Messa, animata dal canto e dalla partecipazione dell’assemblea, il presidente della Fondazione La Pace, il dott. Umberto Lonardi, ha ringraziato vivamente «Mons. Napolioni e i benefattori Giovanni e Luciana Arvedi per la loro graditissima presenza» ed ha invitato tutti i presenti a partecipare ad un momento di incontro informale con il Vescovo «perché se vogliamo che questa sia la nostra casa, dobbiamo accogliere i nostri ospiti ed essere disponibili a passare qualche minuto con loro».

Con questo clima disteso e gioviale si è dunque conclusa una mattinata di festa e condivisione che ha visto protagonisti gli anziani i quali, per usare le parole del Vescovo Napolioni, «sono, insieme ai bambini, il tesoro più prezioso della nostra società e della nostra Chiesa».

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«L’Acr ci ricorda l’importanza di lasciarci educare dai bambini» (FOTO)

«L’Acr ci ricorda l’importanza di lasciarci educare dai bambini». Con queste parole il vescovo Antonio Napolioni ha concluso il suo intervento all’interno della festa per i 50 anni dell’Azione Cattolica Ragazzi. L’evento si è svolto nel pomeriggio di domenica 29 settembre presso l’oratorio della parrocchia di Cristo Re, a Cremona, e ha coinvolto numerosi gruppi di ragazzi e di educatori da tutta la diocesi.

Dopo il breve momento di accoglienza e la consegna delle maglie ufficiali a tutti i presenti, la festa ha preso il via con la breve introduzione di Melania Fava, responsabile diocesana dell’Azione cattolica ragazzi. «Essere qui, oggi, è una grande gioia per me. Ed è resa ancor più profonda dalla consapevolezza di non essere sola. Stiamo vivendo questa festa insieme – ha proseguito – quindi il clima che respiriamo è quello della condivisione che, da sempre, caratterizza l’esperienza di Azione cattolica». La responsabile, però, non si è fermata al presente: «Festeggiare un anniversario come questo ci deve ricordare che veniamo da una storia, ma che siamo anche invitati a portarla avanti. L’A.C.R. è un esercizio ecclesiale e, come Chiesa, non possiamo che sentirci in cammino verso il futuro».

Alle parole della responsabile è seguito il momento di gioco e divertimento che ha animato il pomeriggio di tutti i ragazzi presenti: invitati a preparare il menù perfetto per la festa. I bambini, divisi in squadre, si sono sfidati per recuperare gli ingredienti e, tra una competizione e l’altra, hanno partecipato allo spettacolo proposto dall’équipe diocesana.

Al termine del momento ricreativo è stata ceduta la parola a un ospite a sorpresa, il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti. «Io sono un grande fan dell’Azione cattolica – ha raccontato il primo cittadino cremonese ai bambini – e mi fa piacere vedervi così numerosi, perché mi ricorda il grande valore aggregativo di questa esperienza che la rende non solo significativa nel cammino di fede di ciascuno, ma rilevante anche a livello sociale e umano».

Successivamente è stato il momento di Silvia Corbari, presidente diocesana dell’Ac cremonese, che ha ricordato «il grande valore della dinamica esperienziale, che guadagna importanza perché rende possibile l’ingresso e la partecipazione vera alla vita della Chiesa. Che si tratti di momenti formativi o incontri quotidiani, lo stile dell’Azione Cattolica invita a riconoscere nell’altro il volto del Signore».

Per concludere la fase celebrativa della festa è poi arrivato il vescovo Napolioni che ha guidato il momento di preghiera. Nella sua breve riflessione ha sottolineato l’importanza di «porsi davanti ai bambini non solo come educatori, ma come cristiani che hanno la consapevolezza di doversi lasciar educare dai più piccoli», soprattutto perché, stando insieme a loro si può imparare «a parlare la lingua dell’altro, ad uscire dai propri schemi per adeguarsi a quelli altrui e, finalmente, potersi capire».

Alle parole del Vescovo hanno fatto eco quelle di don Daniele Rossi, assistente diocesano dell’Acr: «Se oggi possiamo essere qui a festeggiare è perché qualcuno ci ha permesso di farlo. Dobbiamo ringraziare tutti coloro che sono venuti prima di noi, che hanno creduto nell’Azione cattolica, e tutti quelli che si sono spesi per preparare questa giornata, cioè i membri dell’équipe diocesana e i molti educatori che si sono resi disponibile per collaborare. Aggiungo un grazie anche per Ilaria Fumagalli e Francesca Gandolfi, responsabili regionali di Acr che hanno voluto essere con noi oggi. Evidentemente credono fortemente in ciò che fanno, e per questo dobbiamo dire loro grazie».

Immancabile, come in ogni compleanno che si rispetti, la torta celebrativa che, spente le sue cinquanta candeline, ha dato il via al buffet e al momento più leggero e disteso della festa.

Cinquant’anni sono tanti, ma non sono un traguardo, stando alle parole di chi l’Acr la vive in prima linea. La sfida è calare l’esperienza nel quotidiano. Le energie ci sono, le forze non mancano. Non resta che mettersi in cammino.

 

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«Francesco è profezia di fraternità»

È una chiesa gremita quella che ha accolto, nel pomeriggio di venerdì 4 ottobre presso il convento Cappuccino di Cremona, il vescovo Antonio Napolioni e il vescovo emerito Lafranconi per la celebrazione della Messa in occasione della festa del patrono d’Italia.

Francesco d’Assisi, fondatore dell’ordine dei Frati minori, richiama, come da tradizione laici e consacrati attorno alla mensa della Parola e dell’Eucarestia per pregare insieme e spezzare il pane. Questo il cuore della riflessione proposta da monsignor Napolioni che nella sua omelia ha più volte richiamato l’attenzione su Francesco «non come leggenda da tramandare, ma come catalizzatore che ci riporti all’essenzialità del Vangelo». A partire da questa premessa il Pastore della Chiesa cremonese ha ricordato quanto il Santo di Assisi fosse «intimamente legato a Cristo, e proprio perché in comunione con Lui, è stato profeta di fraternità per tutti i cristiani. Questo è essere Chiesa: vivere l’esperienza comuitaria alla luce del Risorto, così da poter rinnovare ogni cosa».

Nella riflessione del vescovo Napolioni non è mancato un affondo sociale, concreto: «Se Francesco, così legato al crocifisso, è patrono d’Italia, non possiamo esimerci, anche noi, dal difendere i crocifissi. Tutti i crocifissi, a partire da coloro che soffrono accanto a noi. Altrimenti quale sarebbe l’utilità di celebrare l’Eucarestia ed ascoltare la Parola, se non se ne vedono i frutti?».

La celebrazione è poi proseguita in un clima familiare, festoso e di grande partecipazione, anche grazie alla presenza del coro che ha animato la Messa con canti e preghiere.

All’inizio della Messa il saluto del padre guardiano, Giorgio Peracchi, che ha ringraziato tutti i presenti e specialmente don Giuliano Vezzosi, don Pietro Samarini e don Ottorino Baronio, rispettivamente ex parroco, parroco e collaboratore della parrocchia di San Bernardo, di cui il convento fa parte.

Anche quest’anno la festa di San Francesco è stata occasione di gioia e di riflessione per rimettersi davanti alla figura del Santo e imparare a ricentrare la propria vita sul Vangelo. In questo senso la presenza del convento nella città di Cremona è una grande risorsa e un grande stimolo che non può essere messo da parte.

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Un incontro che si fa preghiera (audio e fotogallery)

Nella serata di martedì 1° ottobre, nella cattedrale di Cremona, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto, accompagnato dal Capitolo, l’incontro con i gruppi di preghiera presenti in diocesi. Due sono stati i momenti chiave: il primo incentrato sull’ascolto, mentre il secondo ha avuto come cuore l’adorazione eucaristica.

I testi che hanno guidato la riflessione (Atto di offerta all’amore misericordioso di Dio, Novo Millennio Ineunte e Gaudete et exsultate), insieme ad alcuni brani evangelici, hanno focalizzato l’attenzione su ciò che è preghiera: incontro, relazione, richiesta, reciprocità e quotidianità.

Ad essi ha fatto seguito la breve omelia del vescovo Napolioni. Il pastore della Chiesa cremonese si è detto innanzitutto felice di aprire il mese missionario in questo modo «perché la preghiera è essa stessa fondamento e cuore dell’esperienza missionaria». Successivamente ha invitato i presenti a vivere realmente e profondamente il momento di preghiera provando ad offrire tre spunti: «Se crediamo che il Signore sia presente dove due o tre si riuniscono nel Suo nome, proviamo ad essere comunità unita, così che Egli ci doni ciò che noi, Chiesa, chiederemo. Allora l’Eucarestia farà davvero di noi un corpo solo, un corpo di cui la preghiera, che è silenzio, incontro tra l’infinito mistero di Dio e la nostra umanità,  è il sangue che ne garantisce il movimento».

Si è poi aperto il secondo momento della serata, iniziato con l’esposizione dell’Eucarestia e terminato con la benedizione solenne.

Durante l’adorazione, l’assemblea è stata più volte invitata a pregare per invocare, lodare, chiedere perdono e ringraziare il Signore. Un’intenzione particolare è stata espressa per don Davide Ferretti, sacerdote cremonese che raggiungerà la diocesi di Salvador de Bahia, in Brasile, come missionario.

L’incontro si è poi concluso con il saluto e il ringraziamento di monsignor Napolioni ai numerosi gruppi di preghiera presenti, che sono stati invitati a continuare nella loro opera di sostegno silenzioso alla Chiesa, al Papa e al Vescovo, affinché l’azione della Grazia continui a guidare il popolo di Dio ed i pastori ai quali esso è affidato.

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A Caravaggio affidato a Maria il nuovo cammino pastorale nel segno della cura (VIDEO e FOTO)

Con la celebrazione eucaristica di domenica 22 settembre, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni presso il santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, è stato solennemente inaugurato il nuovo anno pastorale della Diocesi di Cremona. L’avvio era stato dato, nella giornata precedente, dal convegno diocesano, tenutosi presso il Seminario Vescovile, che ha tematizzato, grazie alla riflessione della professoressa Isabella Guanzini, l’esperienza comunitaria della fede cristiana. Clicca qui per saperne di più

Sulla stessa lunghezza d’onda si è sviluppata l’omelia proposta dal Vescovo durante la Messa presso il santuario di Caravaggio. Il pastore della Chiesa cremonese ha declinato, su più fronti, la dinamica della cura, mantendendo sempre uno sguardo sociale e comunitario.

Dapprima, partendo dalla liturgia del giorno, si è soffermato sulla cura che l’uomo deve avere per ciò che lo circonda, «per quel creato che Dio ci ha affidato e di cui ci ha chiesto di essere amministratori», senza dimenticare che, per ciascuno, «vale l’invito a custodire l’ambiente anche in vista di chi verrà dopo di noi, investendo sull’educazione dei più giovani e delle generazioni future». Quella citata dal Vescovo non vuole porsi semplicemente come una riflessione ecologica, ma come «preoccupazione di chi sa che tutto ciò che lo circonda gli è stato donato e che, egli stesso, è chiamato a ri-donare a propria volta».

La seconda declinazione della cura che il vescovo Napolioni ha invitato a tener presente è quella del prossimo. Rifacendosi al punto precedente, ha sottolineato l’importanza della vita comunitaria invocando per ciascuno «il dono della pace, che non può essere privilegio esclusivo di alcuni eletti, ma condizione universale entro cui tutti possano rispecchiarsi». Affinché questo accada «è necessario riscoprire l’amore per il prossimo, non semplicemente come atto di generosità, ma con la volontà di mettere in circolo quell’amore di cui ogni uomo è destinatario: l’amore di Dio; solo così sarà possibile amare Dio per amare il prossimo».

Infine il Vescovo ha voluto porre l’attenzione sulla cura per la vita, «in ciascuna delle sue forme, specialmente le più fragili». «Ogni cristiano ha il dovere di farsi carico della vita, di non sentirsene padrone, di accompagnare chi vive il dolore in prima persona – ha insistito Napolioni – perché ogni istante è prezioso, è dono da non sprecare per tutta la comuità».

Maria è stata presa come «esempio e modello per la vita di ogni cristiano e per la Chiesa intera, perché ha saputo declinare, come madre e discepola, la cura per tutto ciò che le è stato affidato», ed a lei il Vescovo ha affidato la diocesi di Cremona, di cui, insieme a s. Omobono, è co-patrona.

La celebrazione, che si è svolta all’interno della basilica del santuario a causa del maltempo, è stata concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi e dai numerosi sacerdoti presenti, che hanno accompagnato le proprie comunità parrocchiali.

Come da tradizione, la partecipazione è stata corposa e vivace, anche grazie alla presenza dei volontari dell’Unitalsi che hanno permesso a molti ammalati e anziani di essere presenti.

L’anno pastorale della Diocesi di Cremona ha dunque preso il via nel segno della riflessione comunitaria, affidandosi a Maria che della comunità cristiana è madre e compagna di viaggio.

 

La photogallery della celebrazione

 




La cura del creato, atto di amore cristiano

«Una giornata brutta per noi, ma bella per la natura». Con queste parole don Irvano Maglia ha introdotto la celebrazione che ha aperto la Giornata per il creato della zona pastorale III. La pioggia non ha infatti fermato, o solo parzialmente, le attività previste presso le Colonie Padane. La Messa, animata da un gruppo di giovani della città, è stata seguita da un momento formativo e di riflessione guidato dalle testimonianze dei rappresentanti delle associazioni presenti: Legambiente, cooperativa Nazareth, Slowfood e Guardie Ecologiche.

Durante la celebrazione don Maglia ha sottolineato più volte l’importanza, per un cristiano, di prendersi cura del creato, non per un dovere estrinseco, ma per amore, quello stesso amore di cui l’uomo, per sua natura, è destinatario.

Sulla stessa linea si è mosso anche don Maurizio Lucini, responsabile dell’area pastorale dedicata al servizio (la quale ha promosso l’iniziativa), che ha ricordato quanto l’interesse per l’ecologia necessiti, per ciascuno, di una riflessione più profonda e radicata di un semplice pensiero ambientalista.

Al termine della Messa il programma ha subito una leggera modifica: anziché la passeggiata all’aperto e la raccolta dei rifiuti, i presenti hanno potuto ascoltare le parole di alcuni testimoni ed esperti.

Giusy Brignoli ha presentato le attività della cooperativa Nazareth che, oltre ad accogliere e prendersi cura di persone con fragilità, mira ad educarle e fornire loro competenze di tipo produttivo. Da qui l’idea di impegnarsi nell’agricoltura biologica e nella produzione di frutta e ortaggi.

In seguito le guardie ecologiche volontarie e le guide che avrebbero dovuto accompagnare i partecipanti lungo il Po hanno messo la loro esperienza e le loro competenze a disposizione dei presenti, raccontando le peculiarità del territorio cremonese e le bellezze che le biodiversità del nostro ecosistema presentano.

La giornata si è conclusa con il pranzo, in collaborazione con il Bon Bistrot, consumato al sacco da tutti coloro che hanno avuto il coraggio di sfidare la pioggia e il clima, decisamente avverso.

La quattordicesima giornata per il creato ha dunque avuto luogo anche a Cremona, portando con sé la consapevolezza di non proporre nulla di risolutivo, ma con l’ambizione di proporre una provocazione seria e strutturata su una tematica che non può più lasciare indifferenti.

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Il “Cortile dei sogni” per un oratorio che ha ancora qualcosa da dire (audio e foto)

«Il cortile dei sogni è quello che siamo invitati a costruire: non un progetto che ci piove addosso, ma un desiderio da portare nel cuore». La riflessione del vescovo Antonio Napolioni ha aperto l’assemblea degli oratori che si è svolta giovedì presso il Seminario di Cremona.

Commentando la prima parabola del capitolo 15 del vangelo di Luca, il Pastore della Chiesa cremonese ha posto l’accento sulla «missionarietà che l’esperienza oratoriana deve portare con sé: il cortile dei sogni deve aprire delle porte, mettersi in movimento, andare verso l’altro per accoglierlo», e ha invitato ciascuno a «sognare, vivere e amare con questa finalità, perché l’esigenza di ogni cristiano dovrebbe essere quella di comunicare la bellezza e la verità del Vangelo».

Alle parole del Vescovo ha fatto seguito l’intervento di don Paolo Arienti, responsabile della Pastorale giovanile diocesana e della Federazione oratori cremonesi. «Ripartire dall’oratorio – ha evidenziato Arienti – significa non soffermarsi sui problemi, o sulle constatazioni ormai consuete, ma credere che l’oratorio abbia ancora qualcosa da dire alla pastorale giovanile se si allea con altre agenzie educative del territorio».

A dare un ulteriore spunto di riflessione è stata la provocazione proposta da Mattia Cabrini, educatore e collaboratore della Federazione oratori. «Quello del cortile è un progetto, un sogno che coinvolge tutta la diocesi di Cremona – ha spiegato Cabrini – e che punta a realizzarsi attraverso un metodo ben preciso, che sostenga e accompagni tutta la vita dell’oratorio: il tempo». La progettualità è essa stessa una dinamica che richiede lungimiranza, non immediatezza, infatti «l’educatore deve essere capace di aspettare senza aver la brama di prendere e portare con sé, di portare la propria testimonianza di appartenenza a una realtà, quella dell’oratorio, che è innanzitutto condivisione e cammino da non affrontare in solitudine».

Affinché tutto ciò che è stato messo in evidenza dai tre interventi sia possibile, la Diocesi di Cremona, insieme all’Ufficio di pastorale giovanile, metterà a disposizione delle parrocchie alcuni strumenti utili per costruire e realizzare quei sogni di cui si è tanto parlato: proposte vocazionali, occasioni di formazione e sostegno economico per le comunità che vorranno avvalersi di figure educative qualificate.

L’anno oratoriano, dunque, è ufficialmente iniziato e, da sogno quale è, chiede di non essere dimenticato e messo da parte, ma, anzi, spinge ciascuno a impegnarsi e a lavorare per far sì che si realizzi.

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