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Festa per il patrono della Guardia di Finanza con la Messa presieduta dal Vescovo

 

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In una chiesa di S. Ilario gremita di uomini in divisa, si è celebrata a Cremona, il 21 settembre, in occasione della festa di san Matteo, la Messa per il corpo della Guardia di Finanza, di cui proprio l’apostolo ed evangelista è protettore.

Alla presenza delle autorità del territorio, con il prefetto di Cremona Corrado Conforto Galli, le rappresentanze di Comune e Provincia di Cremona, il questore Michele Davide Sinigaglia, il colonnello Massimo Dell’Anna, nuovo comandante provinciale delle Fiamme Gialle, e i comandanti delle forze armate e di polizia, ha presieduto la celebrazione il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, affiancato dal parroco dell’unità pastorale Cittanova (di cui S. Ilario fa parte) don Irvano Maglia e alcuni altri sacerdoti della parrocchia.

Nella sua omelia, riprendendo la storia della “chiamata” di san Matteo, raccontata nel Vangelo del giorno, il vescovo ha detto: «In fondo stiamo proprio attualizzando questa scena: la mensa, il dialogo tra uomini e donne che, a vario titolo, servono la comunità». Un paragone, quello tra l’apostolo Matteo e il corpo della Guardia di Finanza, riecheggiato nelle parole del vescovo: «Se c’è un dovere di cortesia nel partecipare, nell’accogliere l’invito di un Corpo piuttosto che di un altro, con il passare del tempo sento che si è creata e si ravviva sempre una bella familiarità».

«Matteo è tra quelli che si assumono un compito speciale – ha raccontato il vescovo –, assicurare nel tempo e nello spazio la memoria fedele dei gesti e delle parole di Gesù: e scrive il Vangelo». Vangelo che è stato scritto per le comunità giudaiche, formate da quelle persone che osservavano leggi e tradizioni contro cui, in una certa misura, Cristo si è scagliato. «Gli ebrei rifiutarono Gesù – ha proseguito Napolioni –. Alcuni però cominciarono a credere in lui: ed ecco le comunità giudeo-cristiane. Matteo si preoccupa di salvare tutto ciò che è buono della tradizione ebraica, ma anche di far cogliere la novità cristiana, presentando Gesù come nuovo Mosè». «Cita spesso l’Antico Testamento, per non perdere nessuno, non per fare compromessi, ma per tenere insieme il popolo».

Particolare della vita dell’evangelista che risulta di grande attualità, che si riflette nella vita del giorno d’oggi. «Cosa succede al mondo di oggi? – ha domandato il vescovo – Nostalgia del passato e fuga in avanti. Politicamente, le ideologie che fanno fatica a rinnovarsi e ad adeguarsi alle sfide del nostro tempo semplificano le cose, estremizzando questi due poli, come se ci fosse un passato perfetto al quale tornare». Un discorso che può essere applicato anche all’economia; citando il termine “glocalizzazione”, ossia la missione di salvaguardia sia dell’interezza del sistema di un pianeta tutto interdipendente, sia della tutela e della salvaguardia delle realtà locali, nelle loro peculiarità e specificità: «È una grande scommessa – ha spiegato Napolioni –. E richiede l’utilizzo intelligente delle poche risorse che abbiamo». Quindi, per realizzare questa delicata missione, evitando sperequazioni e disuguaglianze, «c’è lo spazio, non per Robin Hood dell’economia, ma per Istituzioni che facciano discernimento, che scrivano leggi per il bene comune e le applichino con la correttezza, la prudenza e il coraggio che sono necessari. Pare che san Matteo abbia qualcosa da dirci anche oggi, non per salvare capra e cavoli, ma per essere uniti». «E allora grazie – ha concluso – perché, in maniera a volte impopolare, certamente costosa anche a voi, alle vostre vite personali e alle vostre famiglie, ci aiutate in questa impresa».

La Messa si è conclusa con la preghiera del Finanziere e con i saluti e i ringraziamenti del comandante provinciale, insediatosi presso la vicina caserma “Dino Campagnoli” di via zara lo scorso 26 luglio, che ha detto: «È importante fermarsi un attimo e riflettere con tutti gli atti istituzionali e tutti i collaboratori». Da qui una riflessione, arrivata citando le opere del Caravaggio in cui san Matteo è ritratto: «C’è un quadro in particolare che fa riflettere, in cui c’è san Matteo è su uno sgabello in bilico; sgabello che richiama la precarietà della nostra vita, il fatto che siamo di passaggio, e anche la tentazione. Lo sgabello è simbolo di un equilibrio che va trovato ogni giorno». Ha poi concluso: «Rifletto ogni giorno su quello sgabello, perché ha un valore simbolico fortissimo, un invito a confrontarci ogni giorno con noi stessi e con gli altri».