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“Fare pellegrinaggio è faticoso come vivere”

“Fare pellegrinaggio è faticoso come vivere. Se decidiamo di non entrare nello stile di Dio la vita è ancora più faticosa”. Si potrebbe riassumere così l’originale incontro che i cittadini di Casalmaggiore hanno fatto venerdì 26 luglio, durante una mattinata all’insegna dell’accoglienza. Ad essere ospitati per un momento di spiritualità, nel piccolo gioiello artistico e storico che è la chiesa di Santa Maria dell’Argine, a Vicobellignano (frazione di Casalmaggiore), è stato mons. Guido Gallese, vescovo di Alessandria, e i suoi 15 accompagnatori. Motivo della visita una tappa durante il percorso sulle orme di San Marco intrapreso pochi giorni prima a partire dalla città piemontese per giungere a Venezia, dove saranno accolti dal patriarca della città e venereranno la tomba del Santo presso la Basilica a lui intitolata.

Per quanto possa apparire come un viaggio all’insegna della passione sportiva (mons. Gallese è uno sportivo amante dello stand up paddle) o alla scoperta di itinerari naturalistici, è lo stesso Vescovo a spiegare il vero scopo di quest’avventura durante la Messa concelebrata nella chiesa di Santa Maria dell’Argine con don Gabriele Bonoldi, parroco di Vicobellignano, e don Claudio Rubagotti, parroco di Casalmaggiore.

“Chissà se siamo capaci di riconoscere oggi Gesù tra noi. Il pellegrinaggio alla tomba di san Marco ha lo scopo di conoscere Gesù e camminare con Lui. Non c’è niente di più bello che essere in cammino con Gesù!”.

Partire per tornare cambiati. Viaggiare per convertirsi, cum-vertere, dare un nuovo verso, un nuovo senso, alla propria vita.

Navigazione e cammino per oltre 500 km (290 i km percorsi via fiume e 270 quelli che li attendono via terra) per riscoprire il volto di Gesù nell’oggi, nel quotidiano, nei nostri tempi e nelle nostre città. Per arrivare a comprendere perché è tanto difficile vedere Gesù. Lo stesso Gallese dichiara “Io sono vescovo eppure non l’ho mai visto! Eppure le sue tracce, le sue grazie, quante ne ho viste di quelle!”.

Un pellegrinaggio per dire, con forza e sostenuti dalle parole di papa Francesco, che i cristiani non sono “gente da museo”, incapaci di stare al passo con i tempi e di aprirsi al mondo. Perché “il cristianesimo non è una scienza archeologica”. Con lo sguardo puntato su Gesù i cristiani trovano il coraggio della conversione e, nonostante la fatica, “la vita diventa vivibile in modo più armonioso!”. Sul modello dell’evangelista Marco, che ha voluto raccontare l’incontro con un uomo che gli aveva cambiato la vita, così anche ai cristiani oggi è richiesto il coraggio di una testimonianza, che cambierà loro la vita.