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Eucaristia: dalla vita al cuore della Chiesa

«Noi non possiamo vivere senza». Così agli albori del cristianesimo si esprimevano i credenti parlando dell’Eucaristia. Don Daniele Piazzi, responsabile dell’Ufficio liturgico diocesano, commenta le significative evoluzioni oggi registrate sull’argomento in occasione della solennità del Corpus Domini.
In molte comunità cristiane si osserva il mutare della sensibilità religiosa. L’Eucaristia fa eccezione?
«Le indagini recenti segnalano una costante diminuzione della frequenza domenicale. Questo è il dato macroscopico da non ignorare. Penso che sia, però, più serio pastoralmente preoccuparsi di chi a messa c’è. Sembra che ultimamente si siano inasprite modalità diverse di percepire e vivere la fede e quindi l’Eucaristia. Una minoranza (spesso rumorosa) vuole un ritorno alla “verità” di una dottrina immutabile e così chiede (o pretende) riti immutabili. Il rito sembra celebri non il mistero pasquale, ma una Chiesa fortezza. Altri cercano una fede meno strutturata, più “evangelica”, affettiva o comunitaria: il rito rischia di essere un pretesto per fare catechesi o celebrare un generico stare insieme, soggetto alle mode o al singolo presidente. Sopravvive anche una partecipazione «abitudinaria» e individualistica, che ricerca una celebrazione poco incidente sul quotidiano e possibilmente scarna nella regia rituale: “meno si fa, prima si torna a casa”».
Anche per il culto eucaristico sembra giunto il momento di una seria riflessione pastorale. É sufficiente reiterare le forme del passato?
«Una ventina di anni fa da una indagine dell’Ufficio liturgico risultava che ancora un 50% circa delle parrocchie conservava vespro e benedizione eucaristica domenicale e una buona percentuale l’adorazione eucaristica (mensile o settimanale, quasi ovunque quella annuale). Le cosiddette “Quarantore”, là dove si tengono, vedono una presenza sempre più risicata di fedeli. Una ripresa ultimamente ha coinvolto una minoranza di movimenti, associazioni e gruppi giovanili e elitari. Non è raro che si perpetui la debolezza del passato: un culto della “presenza reale” di Cristo completamente slegato dalla celebrazione eucaristica, dalla storia della salvezza e dalla storia dell’uomo. A rischio di essere frainteso mi pongo una domanda: dobbiamo darci da fare per “risuscitare” l’adorazione eucaristica o per rendere più vitale (non solo più vivace) la celebrazione eucaristica domenicale?».
La crisi dei linguaggi che esprimono la fede può essere uno dei fattori dell’indifferenza religiosa di tanti? O la questione è di altra natura?
«I linguaggi possono essere stantii, ma dietro il deficit di linguaggio non sta solo il cambio culturale e la gente che “non capisce”: c’è anche una fragilità di teologia eucaristica di clero, catechisti ed educatori. Le parole della teologia classica sembrano rassicuranti, chiare: presenza, sacrificio, comunione… Potremo ridire le grandi parole che aiutano a comprendere l’Eucaristia, educando o rieducando anzitutto ministri ordinati e formatori a sperimentare in se stessi e poi saper “gestire” per gli altri la forza del linguaggio simbolico che il rito ha già in se stesso. Non è semplice passare dallo spiegare una dottrina (analisi) al celebrare un Dio che agisce attraverso un’azione rituale simbolica (sintesi)».
Escluse stravaganze e deformazioni, come l’Eucaristia di una comunità cristiana può tornare a “fare notizia”?
«Non credo che debba tornare a “fare notizia”. Basta essere consapevoli che l’Eucaristia domenicale fa già da sempre “cultura”, cioè plasma attraverso i riti e le preghiere un modo di intendere Dio, l’uomo e il tempo. Non è inutile che un piccolo “resto” si riunisca caparbiamente tutte le domeniche per celebrare il mistero pasquale. Lo fa attraverso la sua lingua, il canto, l’arte, l’architettura delle sue chiese, la rilettura di antiche Scritture, facendo “agire” diversi ministri, convocando uomini e donne come nessuna altra realtà riesce a fare. Questa, secondo me, è la “notizia” che fa l’Eucaristia domenicale: disegnare una cultura cristiana dentro la cultura di una data stagione e regione di Chiesa».

La processione del Corpus Domini (leggi l’articolo e guarda la fotogallery)