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Don Pozza a Romanengo: «La fede è la nostra storia d’amore con Dio»

Nella serata di giovedì 2 dicembre si è svolto presso la chiesa parrocchiale dei santi Giovanni Battista e Biagio vescovo di Romanengo  l’ultimo appuntamento del ciclo di incontri “Con il suo sguardo”, organizzato dai giovani della parrocchia.

Ospite della serata Don Marco Pozza, dottore in Teologia, sacerdote di strada, cappellano del carcere Due Palazzi di Padova, scrittore, conduttore tv noto per le sue interviste a Papa Francesco.

Tema dell’incontro: «Credo. Non credo. Perché dovrei credere?»

Ha introdotto la serata un momento di preghiera guidato dai ragazzi della parrocchia di Romanengo che ha introdotto l’intervento di don Marco aperto con una riflessione sul Vangelo della  genealogia di Gesù: «Bisogna riconoscere che la Genealogia di Gesù è spaventosa» ha detto.

Il sacerdote ha voluto iniziare commentando questi versetti per far capire che Dio ha fatto nascere Gesù in una famiglia umile e imperfetta nella quale tutti possono rispecchiarsi. «La maggior parte delle sere, per arrivare a Cristo sbaglio spesso strada come uomo e come prete… Leggo il Vangelo di Matteo e guardo in faccia questa gente e scopro che mi riguardano, vi confesso che mi sento a casa» riflette Don Pozza, perché, come dice il profeta Davide, «Dio solleva l’indigente dall’immondizia, rialza il povero per farlo sedere tra i principi».

Quindi perché credere in Dio?

«Se la fede è la nostra personale storia di amore con Dio – ha riflettuto – allora questa storia d’amore funziona come funzionano tutte», ovvero con momenti di difficoltà e «c’è un unico tarlo che può distruggere questa storia d’amore ed è l’abitudine». E ha aggiunto: «A volte è necessario perdersi per riuscire a trovarsi veramente». Perché, ha proseguito, «se la misericordia di Dio è così grande nei miei confronti, che mi vede tornare dal medesimo tradimento e mi aspetta a braccia aperte, io lo guardo in faccia e dico: un Dio che si comporta così con me come faccio a non crederci!?».

Concludendo, è dunque tornato sulla domanda iniziale: perché credere? «Dio – ha assicurato il sacerdote veneto – non si vergogna di dirmi che nel mondo c’è la miseria e quindi mi fido. Non mi fido di chi cerca di nascondere la fatica dentro la storia» e «non ho ancora trovato nessuno che si fidi di me come Dio, nemmeno me stesso».

La serata si è conclusa con un momento di preghiera e i ringraziamenti e saluti del parroco di Romanengo don Emilio Merisi.