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Don Davide Barili nuovo parroco di San Sebastiano: «Sono qui per farmi vostro compagno di cammino»

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Gioia, commozione e affetto hanno caratterizzato l’ingresso di don Davide Barili come nuovo parroco della parrocchia dei Ss. Fabiano e Sebastiano a Cremona. Una festa, quella che ha avuto luogo nella mattinata di domenica 28 settembre, che la comunità cremonese ha condiviso anche con le delegazioni di fedeli dell’unità pastorale di Pomponesco (precedenti parrocchie di don Barili) e di Calvatone (suo paese d’origine) che hanno voluto accompagnare don Davide nel suo nuovo incarico.

La Messa di insediamento è stata preceduta dal saluto dell’Amministrazione comunale sul sagrato della parrocchiale. La vicesindaca Francesca Romagnoli, nel suo augurio di una collaborazione proficua, ha sottolineato come la figura del parroco sia quella di «una persona che ha compassione, pronta all’ascolto, che con rispetto si avvicina agli altri. E anche i non credenti vedono nei parroci una figura di riferimento». Insieme alla vicesindaca era presente anche il vicesindaco di Pomponesco, Gabriele Giacomoli, e un ufficiale della Polizia locale del Comune di Cremona (San Sebastiano è infatti patrono del Corpo).

 

Il saluto della vicesindaca di Cremona

 

Poi in chiesa, accompagnata dai canti del coro parrocchiale, è iniziata la cerimonia liturgica presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata da alcuni sacerdoti diocesani, tra i quali il nuovo vicario episcopale per la Pastorale, don Antonio Bandirali, il vicario parrocchiale don William Dalé, il collaboratore parrocchiale don Adriano Veluti e don Andrea Spreafico, parroco della parrocchia Beata Vergine di Caravaggio e amministratore parrocchiale delle parrocchie di San Felice e San Savino, con cui la comunità di San Sebastiano sta consolidando un cammino di collaborazione in vista di una prossima unità pastorale.

Dopo la lettura del decreto di nomina e alcuni momenti caratteristici del rito di insediamento del nuovo parroco, Gabriele Panena, a nome della comunità parrocchiale, ha rivolto il saluto di benvenuto al nuovo parroco, evidenziando le aspettative nei suoi confronti: «Ci aspettiamo “un gran prete” – ha affermato –. Ci aspettiamo di poter condividere la vita spirituale, le attività caritative come quelle ricreative, perché la comunità vive di tutti questi momenti». Ha poi sottolineato quanto San Sebastiano sia una parrocchia viva, ma che come tutte sta attraversando una crisi profonda e la partecipazione è calata. La comunità parrocchiale, però, è pronta a impegnarsi e sono tante le realtà presenti. «Il cammino che abbiamo davanti ci porterà all’unità pastorale, ma l’approccio speriamo sia fatto di dialogo, confronto e mutuo aiuto, come in una camminata in montagna dove si va insieme e ci si aspetta». Come regalo di benvenuto è stata poi consegnata una casula di colore bianco, scelta proprio perché il bianco è il colore della festa.

 

Il saluto del rappresentante parrocchiale

 

L’omelia del vescovo Napolioni è iniziata in maniera sferzante con riferimento al brano evangelico e al testo del profesta Amos: «Sembrano le descrizioni del peggiore dei mondi: la crudeltà, la follia, l’avidità. Non sono tanto i ricchi da condannare, ma un sistema da cambiare – ha affermato –. Gesù, iniziando la sua missione nella sinagoga di Nazareth, legge il rotolo del profeta Isaia: “Lo spirito del Signore è su di me, mi ha mandato a portare la lieta notizia ai poveri.” E noi preti spesso siamo diventati preti con questa parola nel cuore. Un parroco che inizia il suo servizio in una nuova comunità si presenta così. E può dire, come Gesù: oggi questa Scrittura si compie in mezzo a voi, perché voi ci credete, ci provate, come ci provo io, come ci prova don Davide». Il vescovo ha poi riferimento alle parole della seconda lettura, tratta dalla prima lettera di Paolo a Timoteo, con l’invito a “tendere” e a “cercare” verità, giustizia e vita eterna. «Non siamo perfetti, non vi mando un santo, – ha detto ancora il vescovo – ma insieme cerchiamo di diventarlo. Una comunità non dipende solo dal prete, è uno scambio continuo: più voi ci mettete del vostro, più i sacerdoti riescono a stare al loro posto, che è innanzitutto quello della preghiera, dell’ascolto della Parola, dell’annuncio, della celebrazione, del perdono».

L’invito conclusivo è stato rivolto alla comunità, riprendendo l’elenco delle aspettative e delle disponibilità fatte dal rappresentante parrocchiale. «È bello pensare a una parrocchia che ha voglia di fare tante cose, ma in questo tempo forse dobbiamo più uscire, andare ad ascoltare, bussare alle porte delle case, portare la Buona Notizia. Insomma, essere una Chiesa missionaria, meno preoccupata di fare le sue cose. Se siamo uomini di Dio dobbiamo fare le cose di Dio, che sono la salvezza degli uomini, tutti. Ben venga allora un giorno di festa, ma vengano soprattutto giorni di riflessione, crescita, maturità, impegno e slancio missionario».

 

L’omelia del vescovo

 

Prima della benedizione finale, don Davide Barili ha preso la parola per salutare la sua nuova comunità e le sue parole sono state cariche di impegno, affetto, ma anche commozione, soprattutto nel ricordo della parrocchia di Pomponesco. Ha affermato: «Grazie a tutti voi che siete qui per accogliermi, per accompagnarmi e comunque per essere presenti, perché in certi momenti è importante esserci». E ancora: «Divento parroco di questa comunità e sono qui per farmi vostro compagno di cammino, per diventare insieme discepoli del Signore sempre più convinti, credenti e credibili. Mi faccio vostro compagno di cammino perché non si è credenti se non si è in una compagnia». Don Barili ha confessato di essere dispiaciuto nel lasciare la sua parrocchia precedente, dove si è trovato bene e dove gli hanno voluto bene, «ma vengo qui volentieri, con voglia, perché tutti avete diritto a un prete desideroso di fare bene, perché questa comunità, come ogni comunità, custodisce il tesoro prezioso della fede e nella proposta del vescovo, che ringrazio, vedo la riconferma di quella chiamata che qualche anno fa mi ha fatto entrare in Seminario». Nelle parole di don Barili non è mancato un ricordare per don Calvi Massimo, che lo ha preceduto come parroco a San Sebastiano e che ora è diventato rettore del Santuario di Caravaggio. La conclusione con un’invocazione alla Madonna, augurando «che ci protegga nel cammino della vita».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Terminata la celebrazione si è tenuto un rinfresco nell’oratorio, occasione per don Davide di conoscere i suoi nuovi fedeli e ringraziare coloro che lo hanno accompagnato durante il cammino.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Don Davide Barili, classe 1968, originario di Calvatone, è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1995. Ha iniziato il ministero sacerdotale come vicario parrocchiale a Mozzanica (1995-2000), ricoprendo poi il medesimo incarico nella parrocchia di S. Stefano protomartire a Casalmaggiore (2000-2011).

Nel 2011 la nomina a parroco in solido e moderatore dell’unità pastorale di Buzzoletto, Bellaguarda, Casaletto e Salina, rimodulata dal 2015 con l’inserimento della comunità di Pomponesco al posto di Buzzoletto. Dal 2017 ricopriva anche l’incarico di vicario Zonale della Zona Pastorale 5.

Ora il vescovo l’ha scelto come nuovo vicario episcopale per il Clero (in sostituzione di don Gianpaolo Maccagni diventato parroco dell’unità pastorale S. Omobono di Cremona) e parroco di San Sebastiano al posto di don Massimo Calvi (diventato rettore del Santuario di Caravaggio).

 

 

Il saluto di don Barili sul bollettino parrocchiale

Sulla tua Parola: ancora!

Mi chiedo che cosa abbia spinto il Vescovo Antonio a cercare il futuro parroco di San Sebastiano nella campagna viadanese. Mi sono dato due tipi di risposte:

La prima: don Davide era nel casalasco-viadanese da venticinque anni. In così tanto tempo, può darsi che avesse acquisito una buona conoscenza del territorio e, probabilmente, fosse giunto il momento di metterla in gioco in città. Magari, chissà, proprio la città, nonostante tutto, può avere ancora qualcosa da imparare, perfino dalla periferia più profonda.

La seconda: un sacerdote diceva che il mantovano ha un pregio e un difetto. Il difetto è di essere lontano da Cremona. Il pregio… di essere lontano da Cremona. Così il vescovo, nel dubbio, deve avere pensato che non è bene stare per troppo tempo distanti dall’ombra del torrazzo. Non si sa mai che uno, pian piano cominci a guardare a Mantova o a Parma. Tutte città più vicine a Pomponesco-Salina-Casaletto-Bellaguarda che non a Cremona dove in auto… non si arriva mai.

Così, per una motivazione o per l’altra, per tutte e due o per altre ancora, vengo a voi, in una città che nel mio pellegrinare di vita mi ha visto crescere nell’infanzia e nell’adolescenza in via degli Orti Romani (all’epoca, tra San Bernardo e S. Abbondio, di appartenenza incerta).

Vengo a San Sebastiano. I ricordi mi portano al funerale di un compagno di liceo, sedicenne, salito al cielo troppo presto per un fatale incidente.

Vengo nella Cremona del seminario, dove la mia vocazione è stata accolta e accudita ma che poi, da vicario prima e da parroco poi, è sempre vissuta altrove.

Porto con me il profumo dei campi dei meloni: quelli a cielo aperto e quelli rigati dai tunnel; lo scorrere lento dell’acqua del fiume Po; i nomi delle cascine Caldarina, Manfrona, Zermelle, Cigolare e tanti altri, imparati a memoria con pazienza, unici possibili punti di riferimento per orientarsi nelle “basse” vergate da strade, ora tortuose o raddrizzate in infiniti, improbabili e assolati rettilinei, sempre incorniciate da fossi profondi e minacciosi; porto con me i soprannomi con cui la gente di paese si chiama, indica le parentele, le caratteristiche e le provenienze.
Porto con me anni e anni spesi a favore dei ragazzi degli oratori. Quantità innumerevoli di incontri vissuti per far dialogare tra loro comunità piccole ma non mediocri, orgogliose e fiere della loro storia. Esempi di fede semplice, concreta e impastata di vita.

Volti, famiglie, traguardi, fallimenti… questo della memoria è il vero trasloco da fare: portare con sé tutto questo patrimonio di vita di cui dire grazie al Signore. Quel Signore che quel giorno ti ha sedotto e che ti ha portato, passo passo, senza mollarti mai.
Sulla tua Parola: ancora getterò le reti!

Don Davide