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Domenica pomeriggio a Brignano l’ingresso di don Giuseppe Ferri

Nella seconda domenica di insediamento dei nuovi parroci, l’appuntamento pomeridiano è in agenda a Brignano Gera d’Adda (Bg) con l’ingresso di don Giuseppe Ferri. Classe 1953, originario di Calvenzano, lascia la parrocchie dei Ss. Giacomo e Agostino e di S. Pietro al Po a Cremona dove per tre anni è stato collaboratore parrocchiale.»

 

Programma dell’insediamento

La celebrazione di ingresso è in programma nel pomeriggio di domenica 10 settembre. La processione dei concelebranti partirà alle 15.45 dal Convento per giungere sul sagrato della chiesa parrocchiale, dove il nuovo parroco riceverà il saluto del sindaco Beatrice Bolandrini. Quindi, alle 16, avrà inizio la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Al termine della celebrazione il rinfresco organizzato in oratorio sarà l’occasione per salutare il nuovo parroco.

 

Gli eventi preparatori

Dopo il saluto a don Luciano Manenti domenica 3 settembre, la Parrocchia di S. Maria Assunta in Brignano Gera d’Adda ha iniziato a prepararsi all’arrivo del nuovo parroco. Lunedì 4 settembre, nell’ambito della Festa dell’oratorio #chiAmati, la comunità ha partecipato a una serata di preghiera, soffermandosi in particolare su alcune domande poste come riflessione dal vicario don Francesco Fontana: quali le aspettative? che cosa si può chiedere al Signore per il nuovo parroco? che cosa chiedere invece per la comunità? Interessanti e positive le riflessioni emerse, che saranno consegnate al futuro parroco.

 

Profilo del nuovo parroco

Don Giuseppe Ferri è nato a Calvenzano (Bg) il 20 settembre 1953 ed è stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1978. È stato vicerettore del collegio Gregorio XIV a Cremona (1978/1980), vicario della comunità S. Maria Immacolata e S. Zeno a Cassano d’Adda (1980/1995) e parroco di Trigolo (1995/2014).

Laureato in Scienze religiose presso l’Istituto superiore di scienze religiose delle diocesi di Cremona-Crema-Lodi, don Ferri dal 2002 è direttore nazionale del Segretariato Scholae cantorum. È stato anche presidente dell’associazione Marc’Antonio Ingegneri e direttore della Scuola diocesana di musica sacra “D. Caifa”.

Da tre anni era collaboratore parrocchiale nelle Parrocchie dei Ss. Giacomo e Agostino e di S. Pietro al Po in Cremona.

Ora mons. Napolioni l’ha chiamato a guidare la comnità di Brignano Gera d’Adda sostituendo don don Luciano Manenti che, per motivi d’età, ha lasciato l’incarico diventano collaboratore parrocchiale a Vailate.

 

Saluto di don Ferri

L’avvicendamento dei preti, si sa, è un evento naturale e fisiologico, un cambio generazionale, ma è anche un evento di fede e di vita ecclesiale che coinvolge sacerdoti e parrocchiani. Cambiano i parroci, ma le comunità cristiane restano; un prete va e un prete viene, ma il Signore rimane ed è sempre lo stesso. Cambia solo il palcoscenico dove il vero regista resta il Signore che prosegue la sua opera di salvezza e che mantiene la sua promessa:”Io sarò sempre con voi”.

Così pure ogni cambiamento costringe tutti ad una riflessione, sia chi parte, chi resta e chi arriva e se gli anni, le abitudini, la quotidianità sembrano pretendere dei diritti acquisiti, nella vita ecclesiale le cose non stanno così: un prete oggi non può mai dirsi “sistemato”, ma sa che deve restare aperto alle tante esigenze della Chiesa e del Vescovo che, responsabile di tutta la Diocesi, deve provvedere ai bisogni pastorali di tutte le parrocchie.

La sostituzione degli uomini è quindi per sua natura garanzia di continuità di guida e di crescita. Anzi, l’avvicendamento spesso fa bene ad un parroco e fa bene ai parrocchiani ed è una delle espressioni più interessanti della vita che si rinnova. Ciascun sacerdote, poi, lascia la sua impronta nella Chiesa, con le sue caratteristiche personali e con i doni che gli sono propri. C’è il prete più preparato nella predicazione, quello più attento al confessionale, chi più sensibile ai malati e agli anziani, chi più in ascolto dei giovani, chi più capace di contemplazione e di preghiera, chi più appassionato di studio e di ricerca, chi più capace amministrativamente. Tutti comunque dicono la molteplicità e la varietà della presenza del Signore. Dietro i tanti volti dell’uomo occorre saper vedere il volto di Cristo, misteriosamente presente a continuare la proposta della Verità e della Grazia.

È con questo spirito che ho accolto la proposta del Vescovo di diventare vostro parroco e mentre lo ringrazio per il bene che mi vuole, per la stima e la fiducia, voglio assicurarvi da subito che vengo a Brignano molto volentieri e con entusiasmo, con il desiderio sincero di spendermi generosamente a servizio di questa comunità. Certo, ogni cambiamento richiede le sue fatiche: è un ricominciare da capo, è sempre una incognita, si riparte tutti da zero, ci si deve rimettere in gioco, far conoscere, riallacciare relazioni, amicizie, bisogna guadagnarsi nuovamente la fiducia e la stima. Insomma, si arriva a volte in parrocchia come  extracomunitari, bisognosi di accoglienza e comprensione, ma faccio conto sulla vostra bontà e sulla vostra collaborazione, mentre io metto a disposizione i miei quasi quarant’anni di esperienza sacerdotale.

In altre parole vorrei far passare il messaggio “io per voi e voi per me”, in una reciproca espressione di dono, nonostante i limiti e le povertà.

Vorrei salutare prima di tutto don Luciano che vi è stato parroco per quasi vent’anni; per me è stato amico e insegnante in seminario. Lo ringrazio per tutto quello che mi fa trovare già pronto e per i consigli che vorrà darmi. Saluto con affetto e stima il vicario don Francesco che so dotato di creatività e di ottimismo. Sarà il primo diretto collaboratore. Affronteremo insieme con pazienza reciproca le fatiche pastorali, i progetti e le numerose sfide di oggi, sulle quali sappiamo tutti non si può più né fingere né soprassedere.

Desidero poi estendere un saluto a tutti i sacerdoti brignanesi  e ai loro familiari, perché so che questa è sempre stata una terra feconda di vocazioni, generosa e buona. Uno sguardo preferenziale anche alla giovanissima comunità delle suore del Focolare della Madre, bella testimonianza di fede e di slancio evangelico.

Un rispettoso saluto e un augurio a quanti sono impegnati nelle realtà civili per la promozione del bene di tutti i cittadini, ai volontari, ai giovani e agli animatori dell’oratorio, ai catechisti, agli insegnanti e agli alunni, agli ospiti e agli operatori sanitari della casa di riposo, ai malati nelle case o in ospedale, ai membri dei consigli pastorale e amministrativo, alle diverse associazioni. Insomma, il mio sguardo vuole estendersi ovunque scorre la vita, fin negli ambienti che ancora non conosco e che mi scuso di non citare, ma che sarà mia premura avvicinare.

Infine un caro saluto a tutti indistintamente. Con i tempi che cambiano anche i laici devono ritornare al centro della comunità cristiana. Anche qui, non soltanto per una banale ragione di necessità “i laici servono”, ma semplicemente perché sono la parrocchia.

Sicuramente dovrete concedermi il tempo di  mettermi in ascolto delle tante voci per farne una sinfonia, perché siamo tutti testimoni che oggi viviamo un momento difficile per la fede e la morale, nell’era galoppante delle grandi trasformazioni, non più delle attese ma delle pretese, nello stesso tempo del facile disimpegno. E’ il tempo del consumismo e della crisi, dei nuovi lineamenti familiari, dell’appannarsi dei valori cristiani, delle frammentazioni sociali, della scarsa tenuta educativa, della fede fragile, della carità pigra, dei rimodellamenti culturali, delle increspature inquietanti e confuse. E’ aumentato si il lavoro pastorale, mentre è diminuita la quantità e la qualità dei cristiani, ma oggi dobbiamo convincerci che occorre puntare più sul profondo che sul vasto e come ci insegna Papa Francesco dobbiamo mettere al primo posto  l’amore di Dio con il compito di aprire le porte non di sprangarle, di accogliere e non di respingere, di infondere fiducia non di rinfacciare gli sbagli, di rendere testimonianza della nostra fede, accogliendo anche coloro che la fede l’ hanno abbandonata. Mi sono ormai fatto l’idea che per fare il parroco occorre sì l’intelligenza, ma soprattutto il cuore.

Nei prossimi giorni, mesi, anni, a Dio piacendo,  ci sarà tempo per altre parole e soprattutto per i fatti.

Per ora vi chiedo di camminare insieme come si fa in una famiglia e di pregare anche per me, perché la Madonna Assunta, venerata qui come patrona di questa Comunità, accompagni il  nuovo tratto di strada che insieme stiamo per iniziare.

Vi abbraccio uno ad uno e vi benedico nel Signore.

Don Giuseppe