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Domenica della Parola di Dio, un’occasione per rimettere l’ascolto al centro della realtà

“Beato chi ascolta la Parola di Dio!” (cf. Lc 11,28). È questo il titolo scelto da Papa Francesco per la Domenica della Parola di Dio che quest’anno ricorre il 23 gennaio.

Il titolo si rifà alla famosa e più ampia beatitudine del Vangelo di Luca dove  a una donna che esclama: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato», Gesù risponde: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!». È evidente che la beatitudine evangelica unisce l’ascolto della Parola di Dio con la sua messa in opera. Il Papa però intende richiamare l’attenzione sulla sua prima parte. Indubbiamente l’agire con coerenza è un valore, ma a condizione che la decisione sia saldamente e autenticamente fondata su un ascolto assiduo, attento e fedele della Parola di Dio. Come spiega mons. Rino Fisichella: «L’esistenza cristiana si caratterizza per l’ascolto della Parola di Dio. In essa viene offerto un senso così profondo che aiuta a comprendere la nostra presenza tra le alterne vicende del mondo. Sarà sempre una lotta dura tra quanti aderiscono alla Parola e quanti vi si oppongono. Edulcorare questa condizione potrà dare ai cristiani un ruolo sociale più remunerativo, ma li renderà insignificanti, perché alla fine resteranno “muti” e soggiogati».

Non si tratta perciò di incoronare l’ascolto della Parola come momento “introduttivo” (e sbrigativo) all’agire o ancor peggio a tutte le riunioni di sorta… È certamente accresciuta nelle comunità cristiane una certa familiarità con la Parola di Dio, ma nella vita ecclesiale soffriamo ancora di una profonda frattura tra “pastorale” e “Parola di Dio”, “catechesi” e “Parola di Dio”, “teologia” e “Parola di Dio”… come ambiti diversi, a volte affiancati, ma poco comunicanti. Mondi ancora troppo paralleli.

Sarebbe imperdonabile nella prassi pastorale abituarsi a riservare “un posto d’onore” alla Parola di Dio, ponendola come su un podio: ammirata, celebrata, “ascoltata”… ma appunto anche confinata a preambolo introduttorio, o magari ridotta ad alimento per una “spiritualità” intesa come altro e lontana dalla realtà. Significherebbe tradire un autentico ascolto della Parola di Dio che non può essere privo di forza e di dirompente concretezza. L’ascolto è un requisito permanente della vita di fede: va custodito di continuo, esteso ad ogni ambito del vivere perché la testimonianza cristiana non è la gran cassa del nostro agire, ma il sublime canto della Parola che nella sua comunità si fa carne e vivifica il popolo in cui ha posto le sue radici.

Per meglio celebrare la Domenica della Parola, il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione ha approntato un apposito sussidio a cui vale la pena dare un’occhiata. In una cinquantina di pagine si trovano vari suggerimenti che spaziano da momenti liturgici, a riflessioni utili per la catechesi e l’omelia, a iniziative da mettere in campo. Il tutto è suddiviso in tre ambiti: la Parola di Dio in Comunità, la Parola di Dio in Famiglia, la Parola di Dio nella preghiera personale. Una appendice è poi dedicata al tema più generale: Chiesa e Parola di Dio.

Don Maurizio Compiani
Incaricato diocesano Apostolato Biblico

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