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Domenica a S. Omobono la presentazione del restauro del dipinto dell’abside

Nell’agosto del 2002, durante l’esecuzione del restauro della decorazione quadraturistica di Giovan Battista Zaist nell’abside della chiesa di S. Omobono, a Cremona, è stato ritrovato un affresco di straordinaria bellezza e importanza storica al di sotto degli affreschi settecenteschi. La decorazione, frammentaria, rappresenta al centro un’aggraziata Madonna col Bambino seduta su un trono riccamente decorato.

Il restauro conservativo del dipinto murale dell’abside sarà presentato nel pomeriggio di domenica 5 giugno nella chiesa S. Omobono: dopo la Messa delle 17.30, alle 18.30 interverranno la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cremona, Lodi e Mantova; l’incaricato diocesano per le Attività e i beni culturali ecclesiastici don Gianluca Gaiardi, l’architetto Paolo Rambaldi, la restauratrice Rosa Nolli e l’esperta d’arte Roberta Raimondi. La conclusione con una visita guidata in programma dalle 19.15 circa.

 

L’affresco dell’abside

L’abito della Vergine è decorato a fiori e morbidamente panneggiato, il volto è incorniciato da un velo che scivola morbido sulle spalle, trattenuto sul capo da un prezioso diadema. Sulle ginocchia della Vergine il Bambino benedice il donatore, un giovane uomo inginocchiato alla sua destra, presentato da S. Omobono, in piedi alle sue spalle e riconoscibile dalla borsa dell’elemosina, mentre a sinistra è visibile un Santo in groppa a un cavallo dalla ricca bardatura. Sulla parte sinistra della scena si scorge un elemento architettonico, forse una tribuna, lacunoso nella parte superiore.

Un’impresa decorativa di delicata raffinatezza e di squisita eleganza gotico-cortese, probabilmente riconducibile alla presenza di Bonifacio Bembo e della sua bottega nella chiesa di S. Agostino dove, a partire dal 1447, stava dipingendo la cappella Cavalcabò con le Storie della Vergine.

L’intervento di restauro in fase di ultimazione, condotto dalla restauratrice Rosa Nolli, ha coinvolto sia gli affreschi presenti nel coro absidale attribuiti a Bonifacio Bembo che le restanti zone attribuite a Giovanni Angelo Borroni ed a Giovan Battista Zaist.

Per prima cosa sono state rimosse le vecchie stuccature decoese tramite piccoli scalpelli e bisturi, poi si sono eseguiti i salva bordi lungo il perimetro delle cadute di intonaco e risarcito i piccoli e medi fori con malta di pura calce. Per l’operazione di pulitura si è utilizzata acqua distillata e ammonio al 50% interponendo fogli di carta giapponese, previa esecuzione di alcune prove con diversi prodotti. Il consolidamento è stato eseguito con iniezioni di boiacca a varie diluizioni e sfruttando, come punti, le piccole fessure e i fori già presenti sulla superficie decorata. La fase finale prevede la reintegrazione pittorica eseguita con colori ad acquerello, utilizzando la tecnica del rigatino per le stuccature di piccole e medie dimensioni, mentre per quelle più grandi si è optato per un sottotono neutro.