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Domenica 8 aprile il Sinodo dei giovani ha fatto tappa a Casalmaggiore

Ottantotto i giovani sinodali presenti con il vescovo Napolioni alla quarta Assemblea del Sinodo diocesano, convocata nel pomeriggio di domenica 8 aprile a Casalmaggiore, nella Zona pastorale 5.

Come da programma, dopo l’accoglienza fraterna presso la struttura dell’Oratorio “Maffei”, si sono aperti i lavori moderati da Melania Fava.

Al tavolo della presidenza anche il responsabile della pastorale giovanile don Paolo Arienti, coadiuvato dalla Segreteria del Sinodo e dallo Staff della Comunicazione diocesana.

 

Durante la preghiera introduttiva e l’accoglienza del segno del pane, la proclamazione del Vangelo: l’episodio della guarigione del cieco Bartimeo. Ad esso ha fatto riferimento la breve meditazione del Vescovo sul cuore del confronto oggi a tema dell’Assemblea: il senso della scelta di fede.

La fede, atto di affidamento poggiante sulla relazione fiduciosa, deve trovare – a detta di mons. Napolioni – nuove strade per raggiungere l’universo giovanile. “Il Vescovo chiede di aiutarlo. Parlateci di Dio, non della pastorale nelle nostre parrocchie” – ha concluso – “Diteci a che punto siete nell’intuizione della fede”.

Prima del confronto nei nove tavoli di lavoro, l’Assemblea ha posto in votazione le proposizioni maturate dalla scorsa Assemblea, celebrata a Rivolta d’Adda nel marzo scorso sul tema del “futuro”.

Due proposizioni su nove non hanno superato il quorum previsto e saranno riformulate e successivamente votate: la prima (che proponeva la domanda sul senso della vita) e la quinta (sul significato della vocazione). Per comprendere le motivazioni del diniego occorrerà attendere l’invio di osservazioni e proposte di modifica.

Ecco il testo della proposizioni approvate, consegnate sin d’ora alla riflessione del Vescovo:

2.  Tra i giovani ci sono diversi modi di affrontare il futuro: c’è chi cerca una direzione, mentre ad altri sembra impossibile dare concretezza alle proprie aspirazioni, soprattutto nella società odierna. I giovani spesso subiscono il disorientamento degli adulti e sono concentrati sull’adesso, prigionieri di meccanismi che li rendono incapaci di scegliere. Si è costretti a rinviare alcuni passaggi importanti (come l’autonomia dalla famiglia) e non si trovano le sicurezze cercate (ad es. un lavoro non precario). Allo stesso tempo  diversi giovani sembrano immersi nell’indifferenza,  mancare di senso critico e chiudersi troppo in se stessi.

3. Il futuro in parte ci spaventa, perché attorno a noi spesso risuonano le parole “crisi” e “precarietà”: parole che non ci piacciono e che non possono diventare un alibi! Sentiamo infatti che alcuni cambiamenti sono posti nelle nostre mani: è nostro compito buttarci, attivarci, leggere il presente, riconoscerne i bisogni e farci provocare da essi. Gesti solidali e concrete scelte di fraternità possono incidere nella storia, far rivivere la speranza nel domani e rimotivarci, quando ci avvertiamo bloccati dalla sfiducia. Anche la partecipazione da cittadini attivi alla vita pubblica è per noi un’occasione preziosa per costruire il futuro e per non relegare la fede solo all’interno nei nostri gruppi o delle nostre scelte interiori. Sappiamo però che dobbiamo combattere contro la sfiducia e il discredito che sembrano avvolgere oggi la “cosa pubblica”.

4. Chiediamo che la Chiesa aiuti noi  giovani a riscoprire uno sguardo positivo sul presente e sul futuro, con la testimonianza e la coerenza di adulti significativi: abbiamo bisogno di punti di riferimento che sappiano narrare con la propria esperienza come si vive in questo mondo e la bellezza che c’è nell’essere persone di fede e di speranza. È importante che sacerdoti, genitori  ed educatori non si stanchino di suscitare la domanda sul domani e il suo senso, e siano disponibili ad accompagnare con libertà e convinzione la nostra sete di futuro, anche nei momenti in cui questa sembra più offuscata.

6. Per noi giovani cristiani la “vocazione” non è un’operazione di marketing, ma ha a che fare con i grandi orientamenti della vita, con quanto la rende davvero felice e con la sua chiamata all’eternità. Intuiamo inoltre che questa vocazione si costruisce e si verifica anche nelle piccole scelte, nello stile e nelle motivazioni del quotidiano. Crediamo che – pur nelle difficoltà – sia ancora importante porsi la domanda: c’è un disegno sulla tua vita? Qual è il “filo rosso” che lega la tua esistenza? Vedere la vita come una chiamata è decisivo perché i giovani si orientino all’impegno di sé, alla costruzione di progetti grandi e belli.

Avvertiamo il fascino di scelte definitive come il sacerdozio, la consacrazione e il matrimonio, ma capiamo che il pensiero dell’impegno definitivo e il rischio del fallimento spaventino molti, mentre il mondo attorno a noi cambia in modo vorticoso.

7. Chiediamo che ogni attività di pastorale giovanile ritrovi il suo vero cuore nella proposta vocazionale. Il “come” e il “dove” orientare la vita devono essere l’anima di ogni percorso offerto in diocesi ai giovani, come pure dell’accompagnamento spirituale da parte dei sacerdoti. Sono necessari momenti e percorsi di discernimento spirituale, accessibili anche ai giovani che provengono da territori più periferici e dalle comunità più piccole. Ed è indispensabile una relazione di fiducia e di conoscenza reciproca che impegni sacerdoti e giovani.

8.  Chiediamo che anche le istituzioni – e in generale il mondo degli adulti – aiutino i giovani a trovare il loro spazio, non li giudichino solo incapaci e infantili, scommettano di più sui giovani, soprattutto nel mondo del lavoro e nella società. A noi giovani spetta il compito di dimostrare il nostro valore e di mettere in campo le migliori energie. Abbiamo tutti bisogno di ritrovare concreti segni di speranza, uscendo da una certa retorica del futuro e della crisi.

9.  Nella vita concreta delle nostre comunità, soprattutto di quelle in cammino verso l’unità pastorale, crediamo nel contributo dei giovani e chiediamo che un lavoro più condiviso superi il rischio della frammentazione e della moltiplicazione frenetica di proposte. Chiediamo agli adulti di non limitarsi a delegare compiti e riteniamo che sia indispensabile un lavoro condiviso tra sacerdoti, adulti e giovani.

Dopo la votazione è iniziato il confronto dei giovani sinodali sulla traccia del quarto capitolo dello strumento di lavoro.