Il ricordo del professor Massimo Marcocchi
Martedì 4 novembre è tornato alla Casa del Padre il professor Massimo Marcocchi, storico del Cristianesimo e professore emerito dell’Università Cattolica del S. Cuore. Aveva 89 anni. Le esequie si sono svolte la mattina di giovedì 5 novembre presso la chiesa parrocchiale di San Pietro al Po, in Cremona, partendo dall’abitazione di via Bella Rocca dove era stata allestita la camera ardente.
Laureato in Lettere nel 1953, dopo aver insegnato in alcuni istituti superiori della città (Beata Vergine e Magistrali), fu docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Pavia e Chieti, passando poi alla Cattolica (1981-2004).
Prese parte attivamente alla vita della Chiesa cremonese, in particolare dando il proprio contributo a partire dalla fase preparatoria del Sinodo. Da ricordare anche i suoi interventi alla Scuola teologica promossa al Centro pastorale diocesano. Tra le tante pubblicazioni da segnalare il suo contributo nella realizzazione della collana “Storia religiosa della Lombardia” per quanto riguarda la Diocesi di Cremona.
Di seguito pubblichiamo il ricorso dell’amico Mario Gnocchi, già presidente nazionale del Segretariato attività ecumeniche.
Ripercorrere, sia pur sommariamente, la storia personale di Massimo Marcocchi implica il rievocare una stagione storica ricca di eventi e personaggi che hanno profondamente inciso nella vita ecclesiale e civile del nostro tempo.
Sulla sua formazione umana e culturale lasciarono certamente un’impronta gli anni degli studi liceali, svoltisi al liceo “Manin” sotto la guida di valenti insegnanti (possiamo ricordare in particolare l’italianista Gaetano Persico e i classicisti Piazza e Gazza) e in stimolante rapporto con un nutrito gruppo di compagni intellettualmente vivaci e aperti, con alcuni dei quali mantenne per tutta la vita una relazione amichevole.
Conseguita nel 1949 la maturità classica, si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Pavia, ottenendo un posto di alunno al prestigioso Collegio Borromeo. Rettore del Collegio era allora don Cesare Angelini, fine letterato ed umanista cristiano, che esercitò un sensibile influsso sulla sua formazione intellettuale e spirituale.
Laureatosi con una tesi sull’epistolario di san Gerolamo, Massimo incanalò i propri studi nella storia del cristianesimo, dando così inizio al lungo percorso di ricerca, di magistero e di produzione scientifica che avrebbe assorbito le sue energie intellettuali e caratterizzato la sua vita. Ebbe maestro e amico su questa strada il professor Mario Bendiscioli, al quale rimase sempre legato con grande stima, affetto e riconoscenza, anche dopo aver lasciato l’Università di Pavia, in cui aveva iniziato la propria carriera accademica, per passare alla Cattolica di Milano.
Tema centrale nella sua indagine storiografica e nella sua produzione scientifica, è stata certamente la Riforma Cattolica, ma la sua attenzione si rivolse anche ad altri momenti e personaggi della storia religiosa ed ecclesiale, con particolare interesse per l’età contemporanea, di cui aveva personalmente vissuto le vicende. Ne sono un esempio i saggi dedicati a Giovanni Battista Montini, a Emilio Guano e ad altre figure del cattolicesimo contemporaneo.
Decisiva, tanto nel suo impegno storiografico quanto nella sua personale partecipazione alla vita ecclesiale, fu l’esperienza del Concilio Vaticano II, di cui Massimo seguì appassionatamente la genesi e lo sviluppo, cogliendone con lucidità e intima adesione la fecondità e le spinte innovatrici. Tra gli aspetti particolari della novità conciliare accolse e mise particolarmente in rilievo i temi e gli sviluppi ecclesiologici, come il riconoscimento della dignità dei laici nella vita della Chiesa e l’apertura ecumenica. La conoscenza del movimento ecumenico e l’accoglienza della spiritualità ecumenica a Cremona devono molto all’opera di Marcocchi; ed è significativo che tra le persone che gli sono state più affettuosamente vicine negli anni della malattia sia stato il pastore valdese Paolo Ricca.
A fianco e in riflesso del suo impegno accademico, Massimo esercitò un importante influsso nella vita intellettuale e spirituale della Chiesa e della società cremonese, sia con la sua attività personale sia attraverso la presenza e le iniziative di gruppi e associazioni, quali la FUCI (cui si associava anche la memoria di Giovanni Battista Montini, al quale rimase intimamente legato fino agli ultimi anni) e il Movimento Laureati Cattolici, di cui negli anni ’60 presiedette e fortemente incrementò il Gruppo cremonese. Assistente del Gruppo era allora don Franco Voltini e presidente diocesano del Movimento Giuseppe Casella, con i quali Massimo stabilì uno stretto rapporto di amicizia. Particolarmente Giuseppe Casella ebbe un’importanza profonda nella sua vita: Massimo nutriva per lui un sentimento di immensa stima e di devota fedeltà, quasi da discepolo a maestro, e lo considerò sempre uno dei punti di riferimento della sua vita intellettuale e spirituale.
Nella vita ecclesiale e culturale cremonese il contributo di Marcocchi si espanse largamente, spiccando in alcuni momenti ed eventi particolari, come il Sinodo diocesano, il recupero dell’eredità storica di Geremia Bonomelli e la celebrazione della memoria di don Primo Mazzolari (fu, tra l’altro, membro del Comitato scientifico della Fondazione Mazzolari).
Tra i concetti di matrice montiniana che erano più cari a Massimo era quello di “carità intellettuale”. Ad esso cercò di orientare la propria vita e la propria opera: noi ne abbiamo ricevuti i frutti, e gliene siamo riconoscenti.